LA «GUERRA OCCULTA»

DELL’UOMO CHE «S’INDIA»

contro

IL VERBO CHE «S’INCARNA»


Parte seconda


di Don Curzio Nitoglia

Parte prima
Parte seconda


Gli articoli dell'Autore sono reperibili sul suo sito
https://doncurzionitoglia.wordpress.com/










Le tappe principali della sovversione filosofica


Padre Gabriele Roschini scriveva: «L’età moderna, iniziatasi con l’umanesimo, è una marcia verso la conquista dell’io, che il Medio Evo aveva mortificato in omaggio a Dio. Per riconquistare quest’io, mortificato da Dio, l’uomo si mise a percorrere freneticamente le vie dell’emancipazione. Venne Lutero col Protestantesimo, e si ebbe l’emancipazione dell’io dall’autorità religiosa. Venne Cartesio e col suo famoso metodo filosofico segnò l’emancipazione dell’io dalla filosofia tradizionale, ossia dalla filosofia perenne che è l’unica vera; emancipazione filosofica poi agli ultimi termini da Kant, da Hegel, ecc. … . Venne Rousseau e con i suoi principi sociali rivoluzionari segnò l’emancipazione dell’io dall’autorità civile. Questa continua, progressiva emancipazione dell’io ha poi culminato nella divinizzazione dell'io medesimo e nella conseguente umanizzazione, o meglio, distruzione di Dio. S’è avuta così l’uccisione nicciana di Dio in omaggio all’io» (1).

La democrazia moderna è una contraddizione nei termini, un’illogicità lampante. Infatti, ciò che sta in basso non coincide con ciò che sta in alto, chi obbedisce non equivale a chi comanda; tranne che per Bergoglio e il “Sinodo sinodale” (4 – 29 ottobre 2023).

Se, si prende la volontà del popolo per fonte di Autorità, verità e bontà, la strada per il bolscevismo è aperta, anzi spalancata. Si vede così che il Comunismo è la conclusione logica del democraticismo moderno.

La democrazia moderna proclama l’eguaglianza assoluta degli uomini e l’inesistenza delle classi. Invece, il comunismo - meno utopisticamente e meno ipocritamente - ha respinto tutte queste utopie e ha proclamato che l’ineguaglianza delle classi è la strada règia per giungere alla rivoluzione bolscevica e alla dittatura del proletariato o meglio del Partito sul proletariato; conseguentemente esso è il capitalismo del Partito o di gerarchi dello Stato detto “proletario”.


La questione comunista

Inoltre, il comunismo ha concentrato in un blocco monolitico tutti i frustrati e gli scontenti per sfondare il fronte nemico diviso orizzontalmente tramite i nazionalismi esagerati e verticalmente tramite la democrazia moderna. L’Europa, perciò, si è divisa e si è scontrata orizzontalmente tra nazionalismi sciocchi; le classi delle medesime Nazioni si sono odiate verticalmente e il comunismo ne ha goduto.

Poi (1968) il comunismo s’è servito del problema studentesco e infine africano (2012/23) per lanciare l’etnia nera contro quella bianca e oggi il Giudaismo, padre del bolscevismo, si serve dell’islamismo wahabita per far scannare tra loro gli Arabi e per mettere a ferro e a fuoco quel che ancora resta della Vecchia Europa invasa da milioni di musulmani radicali.  Individui della stessa Nazione in guerra interna tra di loro. Nazioni dello stesso Continente l’una contro l’altra. Infine, Continenti contro altri Continenti. Questa è la tattica del Giudaismo talmudico, che si cela dietro il comunismo bolscevico e il neocomunismo sessantottino libertario e anarcoide. 

Il motore del comunismo è l’odio che rivela quale sia la sua origine. “Dio è amore” (S. Giovanni) e il diavolo è “omicida sin dall’inizio”, omicida perché colmo di odio, come ha detto Gesù ai suppositi principali di satana: “Mi hanno odiato gratuitamente, senza ragione o senza un motivo reale”, ossia per puro odio ispirato dall’invidia e dalla gelosia. “Voi avete per padre il diavolo” si può, quindi, dire dei comunisti come dei farisei.

Infatti, per odiare la fede cristiana non basta non averla: uno “zero” non può produrre nulla, nemmeno l’odio. Occorre avere una fede contraria o deviata, una per/fidia (da “per/fidem”). In un’epoca di tolleranza totale come spiegare l’odio contro Cristo? Solo l’influsso del diavolo e del suo accolito principale, il Giudaismo talmudico e (etimologicamente) perfido, può spiegare l’odio comunista. L’economia materialistica non è la natura del comunismo; no, esso è una contro/religione fondata sull’odio diabolico contro Dio e i suoi rappresentanti. Il comunismo non si spiega col materialismo, ma con lo spirito e specialmente con lo spirito maligno, anche se si serve del materialismo come di un mezzo per scatenare l’odio di classe.

L’esistenza del comunismo mutatosi nell’anarchismo libertario sessantottino è l’argomento di convenienza dell’esistenza del diavolo e della contro/chiesa. Vi è nella storia umana una corrente parallela, sotterranea e avversa a quella di Dio e di Cristo, che agisce per odio metafisico e spirituale come Dio agisce per amore disinteressato. È questa la “Guerra occulta” che si cela dietro quella visibile agli occhi umani e che può essere conosciuta per convenienza solo con la ragione illuminata dalla certezza della fede.

Se il corpo ci accomuna alle bestie, l’anima ci fa simili agli angeli. Se l’anima è buona, è simile all’angelo buono; se, invece, essa è malvagia, è simile al diavolo, che è un angelo decaduto. Così, l’umanità da Adamo ed Eva (la donna del dialogo) si è divisa in due parti: i figli di Abele e i figli di Caino; la lotta tra di essi non è lotta di classe, ma capitanata dagli angeli buoni o cattivi, che durerà sino alla fine del mondo.


La buona volontà

Schierarci con la parte buona dipende dalla nostra buona volontà aiutata dalla grazia divina, che non è negata a nessuno.

San Tommaso insegna: «Mediante la volontà ci gioviamo di tutto ciò che si trova in noi. Perciò, è chiamata buona, non la persona intelligente, ma quella che ha la buona volontà» (S. Th., I, q. 5, a. 4, ad 3). Infatti, la nostra anima mantiene la grazia infusa da Dio in forza della buona volontà (S. Th., I, q. 83, a. 2, sed contra).

La libertà vera consiste nella scelta libera di voler amare Dio e «più amiamo Dio, più siamo liberi» (In III Sent., dist. 29, a. 8, quaestiunc. 3, n. 106, sed contra). Per cui «la vera libertà è libertà dal peccato; mentre la vera schiavitù è la schiavitù del peccato» (S. Th., II-II, q. 183, a. 4). Se, l’intelligenza rende l’uomo dotto, la volontà lo fa virtuoso. Il peccato, perciò, è l’obitorio della vera libertà. Come d’altra parte insegna anche il Vangelo: è “la Verità che vi farà liberi”, poiché chi cade nell’errore è schiavo di esso.

L’Imitazione di Cristo c’insegna che il giorno del Giudizio non ci verrà chiesto ciò che abbiamo letto, detto o scritto, ma ciò che abbiamo voluto e fatto. L’ideale è la retta scienza accompagnata dalla buona volontà (“doctus cum pietate, pius cum doctrina”), conoscere per amare e voler conoscere per poter amare sempre meglio. Senza dimenticare che abbiamo un corpo con i suoi sensi e le passioni, che vanno educate e innalzate dalla conoscenza amorosa del Fine ultimo e non represse, altrimenti scoppiano e si rivoltano. “Chi vuol far l’angelo, finisce per diventare una bestia”.

L’uomo è un’unità sostanziale di anima, corpo, sensibilità, intelletto/volontà e tutto dev’essere utilizzato in armonia e gerarchia allo scopo finale.

L’uomo completo dovrebbe tendere, pian piano e soprattutto con l’aiuto di Dio, ad acquisire un’intelligenza profonda, chiara, riflessiva, penetrante, agile, viva e rapida, non superficiale, non fredda, arida o egoista ma, accompagnata da un caldo e intenso amore di Dio e del prossimo, e una volontà forte, ferma, costante, attiva e tenace, non timida, ma impavida e accompagnata dalla bontà di cuore, evitando la pignoleria e la meticolosità ristrette, la durezza, l’ostinazione, l’insensibilità.

Infine la sensibilità, controllata da intelletto e volontà, dovrebbe arricchire l’appetito irascibile con la benignità, la serenità, la compassione, l’affabilità e l’espansività, senza durezza di cuore e l’appetito concupiscibile con la padronanza di sé e la flemma, la costanza, la metodicità, la perseveranza e la prudenza, schivando l’«angelismo» come pure la schiavitù o la dipendenza dalle passioni o dagli istinti disordinati (2).

Padre Reginaldo Garrigou-Lagrange era solito dire: “Il santo è intransigente nei princìpi perché ha la Fede, è molto comprensivo e indulgente nella pratica perché ha la Carità. Invece, il modernista è cedevolissimo nei princìpi perché non crede ma, disumano e spietato nella pratica, perché non ama”. 

Per cui intelletto, volontà e sensibilità debbono concorrere al perfezionamento dell’uomo assieme e subordinatamente per fare il bene, evitare il male e reagire alla guerra occulta contro Dio, la sua Chiesa e la Civiltà cristiana.

Santa Teresina di Lisieux ha scritto di aver sentito il diavolo dire: “La nemica che ci sconfigge è quella cagna della buona volontà!”.  


La sovversione all’interno della Chiesa

Paolo VI ha detto: “La religione di Dio che s’è fatto uomo s’è incontrata con la religione - perché tale è - dell’uomo che si fa Dio. Che cosa è avvenuto? Uno scontro, una lotta, un anatema? Poteva essere, ma non è avvenuto. […]. Una simpatia immensa l’ha tutto pervaso. […]. Dategli merito in questo almeno, voi umanisti moderni, rinunciatari alla Trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, noi più di tutti siamo i cultori dell’uomo! […]. Una corrente d’affetto e d’ammirazione s’è riversata dal Concilio sul mondo moderno” (3).

Non è forse questa l’apologia dell’«indiamento» (o meglio, “indemoniamento”) dell’uomo, messo sullo stesso piano dell’Incarnazione del Verbo? Per di più fatta dal Vicario del Verbo Incarnato … insomma, un vero e proprio pandemonio … a partire da questa premessa, non si poteva non arrivare al “Sinodo della Sinodalità” (4 / 29 ottobre 2023), secondo cui bisogna rivoltare la Chiesa gerarchica e piramidale nella quale in cima c’è il Papa, poi sotto a lui i Vescovi e in fondo preti e poi i fedeli laici; di modo da giungere a una piramide rovesciata in cui in basso c’è il Papa, poi un po’ più su i Vescovi e in cima i Christi fideles laici … insomma un manicomio o un Sin/demonio.


NOTE

1La Santa Messa. Breve esposizione dogmatica, II ed., Frigento (AV), CME, 2010, p. 11-13.
2 -  Cfr. A. TANQUEREY, Compendio di teologia ascetica e mistica, Roma, Desclée, VIII ed., 1954; A. ROYO MARIN, Teologia della perfezione cristiana, Roma, Paoline, 1960.
3 - PAOLO VI, Omelia della nona sessione del Concilio, 7 dicembre 1965, Enchiridion Vaticanum, EDB, Bologna, IX ed., 1971, p. 282-283.

 



 




 
novembre 2023
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