LA DOTTRINA SOCIALE
AL CONCILIO VATICANO I


di Don Curzio Nitoglia




Da Pio IX a Leone XIII

Comunemente si insegna che la Dottrina sociale della Chiesa è iniziata in maniera magisteriale e sistematica con l’Enciclica Rerum novarum di Leone XIII del 15 maggio del 1891.
Tuttavia occorre sapere che già nel 1869 durante il Concilio Vaticano I, interrotto dall’invasione di Roma da parte delle truppe piemontesi il XX settembre 1870, era stato preparato un Documento sulla questione sociale, il quale riprendeva ed approfondiva ciò che aveva già insegnato papa Pio IX nell’Enciclica Quanta cura e nel Syllabus (8 dicembre 1864) condannando in maniera breve e concisa, ma assai chiara gli errori socio-politici ed economici del social/comunismo e del liberalismo/liberista.

Il Documento sociale del Vaticano I

Il Documento in questione, che non è stato promulgato a causa dell’interruzione forzata del Vaticano I e quindi non è formalmente Magistero autentico, si trova tra gli Schemi elaborati dalla “Commissione politico-ecclesiastica” del Concilio Vaticano I (1869-1870). Tale Decreto, che si prefiggeva di sovvenire alla miseria materiale e spirituale degli operai e dei poveri, si intitola Decretum de pauperum operariorumque miseria sublevanda (Decreto per sollevare la miseria dei poveri e degli operai). Esso fu esaminato il 3 ottobre del 1869 e consta di tre parti:
1a) il buon uso dei beni materiali;
2a) la Carità cristiana;
3a) i mezzi pratici per eliminare gli ostacoli alla soluzione del problema.

Il 1° capitolo (“De recto honorum temporalium usu. Il buon uso dei beni temporali”) spiega come l’infelice condizione degli operai sia dovuta soprattutto alla deviazione morale per cui gli uomini hanno posto nelle creature, e soprattutto nelle ricchezze materiali, il loro Fine ultimo e non un mezzo per cogliere il Fine. Ciò porta i ricchi a disprezzare i poveri e ad usarli come cose per aumentare la propria ricchezza (errore del liberalismo/liberista), mentre i poveri diventano gelosi ed invidiosi dei ricchi e li odiano (errore del marxismo social/comunista). Occorre, invece, ritornare al principio e fondamento della vita cristiana secondo cui l’uomo ha come Fine ultimo Dio e le altre creature lo debbono aiutare ad unirsi a Lui come mezzi ordinati al fine. Quindi il ricco non deve abusare della ricchezza accumulandola come fosse eterna, sfruttando il debole ed il povero, e questo non deve rattristarsi eccessivamente della povertà, cadendo così nella disperazione.

Il 2° capitolo (“Charitas omnibus commendatur. La Carità è raccomandata a tutti”), specifica che la Carità cristiana ci spinge a prenderci cura del prossimo, soprattutto dei più bisognosi e specialmente di coloro che si vergognano di palesare la loro miseria.
S. Teresa d’Avila diceva che “i veri poveri non fanno rumore”. Tutti devono praticare la Carità: i ricchi dando del loro ai poveri ed i poveri aiutando i ricchi a salvarsi l’anima facendo far loro l’elemosina, senza sentirsi offesi o tendere all’odio di classe e alla rivoluzione del proletariato comunista per risolvere il problema dell’indigenza, la quale sarà sempre presente in questo mondo caduco e limitato.
I Governanti hanno il compito ufficiale e specifico (più di tutti gli altri cittadini) di alleviare le sofferenze dei poveri, facendo leggi che assicurino la stabilità e l’ordine interno della Società civile e che li aiutino a migliorarsi economicamente e socialmente.
I sacerdoti debbono ricordare ai ricchi che il giorno del Giudizio renderanno conto a Dio di come hanno amministrato i beni o i “talenti” terreni. Inoltre essi stessi non debbono dimenticare che i beni temporali della Chiesa non sono propri dei chierici, ma sono stati costituiti dalle offerte dei fedeli, per cui sono il patrimonio di tutti e specialmente dei più bisognosi; quindi il clero ne ha solo l’amministrazione e non il possesso e ne renderà conto a Dio in maniera ancora più severa al Giudizio particolare ed universale.

Il 3° capitolo (“De tollendis causis Charitatem impedientibus. Bisogna togliere le cause che impediscono la pratica della Carità”), tratta specialmente della questione, allora attualissima, dei Governi che ostacolano la pratica della Carità della Chiesa, vietando gli Istituti che Essa ha costituito nel corso dei secoli: gli ospedali, le mense, le scuole, le università, i ricoveri, le corporazioni.
Il Risorgimento ha voluto “laicizzare” brutalmente anche le opere caritative cristiane; oggi la laicizzazione è un dato di fatto che viene portato avanti in maniera apparentemente non-violenta e purtroppo con l’avallo dei chierici modernisti i quali hanno accettato il principio della “libertà religiosa” proprio del liberalismo.
Le industrie stesse hanno perso, per volontà del liberalismo, ogni carattere religioso che si trovava al loro interno (Corporazioni di Arti e Mestieri) e son divenute i covi del social/comunismo. Giustamente Lenin diceva: “la borghesia liberale sta fornendo al proletariato la corda con la quale sarà impiccata”.  Infatti dalla “Rivoluzione industriale” liberista è nato lo sfruttamento del proletariato e questo oramai laicizzato si è rivoltato ed ha odiato come insegna la dottrina comunista: “odio di classe” e “Rivoluzione del proletariato”. Se i ricchi e i poveri cercano solo ricchezze materiali sono come due animali feroci che si disputano la stessa coperta, la quale è troppo piccola per entrambi e quindi si azzannano per averne la parte più grande.
Il Cristianesimo ha insegnato al ricco a non disprezzare il povero e al povero a non invidiare il ricco. Ciò non significa che ogni cristiano sia ipso facto coerente con la dottrina e la pratica del Cristianesimo: occorre sempre distinguere i princìpi immortali del cristianesimo dagli uomini sedicenti “cristiani”. Tuttavia tolto l’influsso sociale del Cristianesimo, ridotto dal liberalismo a qualcosa di puramente individuale, resta solo l’al di qua, il quale è limitato, finito e troppo stretto per l’uomo che ha un’anima spirituale aperta oggettivamente a tutto, e si va verso la “Rivoluzione del proletariato” comunista animato dall’odio di classe, fomentato dall’ingordigia liberale e dalla propaganda marxista e dall’incoerenza per principio del modernismo sociale dei demo/cristiani o catto/liberali.
Oggi come allora va di moda la “filantropia” o surrogato della Carità soprannaturale resa “carità” legale. Mentre il comunismo rende obbligatorio il voto di povertà statalizzata (“tutti poveri”), il liberalismo rende obbligatorio il consiglio dell’elemosina e vorrebbe trasformare la carità soprannaturale in carità legale e giuridica laicizzata  o rotariana (“tutti filantropi e solidali”).

Il Documento, inoltre, ricorda che i padroni debbono la giusta paga agli operai e chi la nega commette un peccato che “grida vendetta al Cielo” e nello stesso tempo ammonisce il povero a far bene il suo lavoro senza mormorazione o invidia e odio. Senza l’influsso sociale e politico (non partitico o “clepto-cratico”) del Cristianesimo operai e padroni perdono la Fede e si odiano vicendevolmente.
Il mondo attuale è una sorta di bolgia infernale in cui gli uomini oramai assatanati si odiano tra loro e si uniscono solo per combattere il bene e il vero.

Il Documento, infine, esorta i Vescovi a prendersi cura dei fedeli vigilando sul matrimonio, la famiglia e le singole anime, essendo stati esclusi laicisticamente dalla Società civile.

Il 22 luglio del 1869 fu approntato in Concilio un altro Decreto chiamato Postulatum de Socialismo di 72 pagine (G. D. Mansi, Sacrorum conciliorum…, cit., vol. 49, pp. 718 ss.) riguardante la Dottrina sociale alla luce dell’errore del socialismo; esso fu ultimato e presentato in latino il 7 marzo del 1870 firmato da 16 vescovi ed appoggiato specialmente dal cardinal Mermillod.

Il rimedio

L’unico vero rimedio ai mali della questione sociale è lo spirito cristiano: “cercate innanzitutto la santità e la vita eterna ed il resto vi sarà dato in sovrappiù”.
Purtroppo lo Stato moderno liberale o comunista ha laicizzato, ha eliminato l’influsso del Vangelo sulla polis e la societas ed ha abolito le Corporazioni religiose degli artigiani ed operai, ha impoverito il mondo dell’artigianato, della agricoltura a favore della grande industria, ha scoraggiato il risparmio a favore dei “bankster”, che hanno reso il popolo massa pronta per essere fagocitata dal marxismo e dal liberismo; ha favorito il lavoro delle donne e  dei bambini, ha disprezzato il riposo domenicale, il giusto tempo da dare a se stessi, alla famiglia e a Dio. Quindi ha rivoluzionato la società, la famiglia e l’individuo, non più ordinati e finalizzati a Dio, ma al denaro e al benessere materiale su questa terra, la quale non è più a misura d’uomo ma l’uomo è diventato una rotella dell’ingranaggio industriale anonimo ed economico/finanziario. Naturalmente questa terra è diventata un campo di battaglia, la guerra di tutti contro tutti in cui vince il più forte (che non sempre è il migliore moralmente, ma solo il più prepotente fisicamente).

Attualità del Documento del 1869

Oggi (2001-2013) la rivoluzione liberale e quella socialista si sono unite e dominano il mondo dando il peggio che portano in sé:
1°) il liberalismo concede la licenza assoluta e il consumismo amorale, che portano al caos anarchico dei poteri forti e ricchi;
2°) il socialismo è sempre pronto a fomentare disordini e guerre civili, ed inoltre non concede più al cittadino quel certo ordine sociale e civile che davano i regimi forti nel passato: avendo sposato il liberismo libertario e libertino è diventato fonte di anarchia dei poveri;
3°) infine, dopo aver tolto la Fede e la Speranza soprannaturali all’uomo odierno ed averlo illuso per decenni sino al 2008/2009 su un’era di pace, ricchezza, benessere fisico, hanno lasciato sprofondare il mondo intero (2009/2013) in uno stato di povertà e crisi economica, che si ripercuote sulla sussistenza economica e sulla salute dei cittadini, i quali sono non solo in preda alle malattie (data la natura umana che per definizione è corruttibile), ma non ricevono più i sussidi per curarsi e non hanno di che vivere decentemente, per cui cadono nella disperazione e talvolta si suicidano.

Il mondo vivificato socialmente e politicamente dal Vangelo, essendo l’uomo un “animale socievole per natura” (Aristotele e San Tommaso) conosceva una certa tranquillità dell’ordine (sempre relativa ed imperfetta su questa terra),  le leggi cercavano di impedire lo sfruttamento dei poveri e la rivolta contro i ricchi,  volevano che l’uomo lavorasse per vivere dignitosamente e moralmente onde salvarsi l’anima, mentre oggi si corre affannati senza giungere alla fine del mese in pareggio e non si ha il tempo né per se stessi, né per la famiglia, né per pensare all’anima. Il lavoro delle donne ha privato i figli della presenza delle mamme in casa, ha separato de facto il marito dalla moglie ed ha aperto la porta all’infedeltà coniugale ed al divorzio.

Lo Stato o il Governo deve garantire innanzitutto l’ordine interno della Società civile e la tranquillità dei cittadini. Il laicismo deruba la Società e i cittadini dell’uno e dell’altra, inoltre toglie loro anche Dio e l’aldilà, promettendo a parole un “paradiso” in terra (sovietica o americanista), ma trasformando in re la terra in un inferno (Gulag e libertarianismo/freudiano alla Milton Friedmann).

Il grande pericolo che sovrasta la vecchia Europa è l’invasione od occupazione da parte di masse enormi inviate dall’Africa e dall’Asia, le quali in sé hanno ricchezze enormi ma che i “poteri forti” non lasciano sfruttare agli indigeni, che rappresentano la nuova manovalanza della Rivoluzione del “proletariato” (senza neppure la prole) o meglio “extra-comunitariato” sbandato e pronto alla guerra di classe, di razza e di religione.
Gli uomini di Chiesa, che dovrebbero insegnare la Dottrina sociale, son diventati con il Vaticano II delle marionette nelle mani dei poteri forti o massonici ebraico/americani e vanno a Lampedusa o dall’on. “Luxuria” a Genova ad incoraggiare coloro che metteranno a ferro e a fuoco un’Europa diventata un’enorme Sodoma e Gomorra.

Oggi vi è un razzismo all’incontrario: se prima l’Occidente ha schiavizzato l’Africa (nel Brasile la schiavitù è stata abolita solo nel 1888) oggi è l’Africa a dominare l’Occidente ed anche l’Europa che è diventata una costola della “Magna America”.
Non esiste una “Magna Europa” (come pretende “Alleanza Cattolica”), che si estende culturalmente sino in nord-America, ma esiste un’America del nord la quale si è estesa sino alla vecchia Europa e ne ha disseccato le radici e divelto le fondamenta culturali, morali, religiose, spirituali e civili. Siamo  tutti “americani” e gli Stati che si ostinano a restare se stessi (Russia, Libia, Tunisia, Egitto, Siria, Libano, Palestina) vedono improvvisamente delle rivoluzioni colorate o primaverili nascere “spontaneamente” teleguidate dalle tre forze che reggono gli Usa: il Calvinismo, la Massoneria e il Giudaismo talmudico.

Di fronte a un caos talmente profondo e universale solo l’Onnipotenza divina può mettervi rimedio, noi dobbiamo fare il nostro dovere quotidiano, dedicarci alla “preghiera e penitenza” come ha raccomandato la Madonna da Lourdes a Fatima ed aspettare il castigo che ci siamo ampiamente meritato per aver apostatato da Dio ed avergli preferito l’Uomo, che è diventato “l’asso piglia tutto” dell’epoca moderna, come scriveva acutamente padre Cornelio Fabro.
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d. Curzio Nitoglia
22 luglio 2013








luglio 2013

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