L’accelerazione della TRIBALIZZAZIONE DELLA “CHIESA conciliare”
sotto Bergoglio


di Don Curzio Nitoglia

Gli articoli dell'Autore sono reperibili sul suo sito
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PROGRESSISMO E MODERNISMO

LA CHIESA VISTA DA “SINISTRA” …

Vari pensatori progressisti (Alcide De Gasperi) (1) e modernisti (Ernesto Buonaiuti/Romolo Murri) hanno cercato di presentare - “da sinistra” - una Chiesa “cristiana” primitiva, democratica, d’origine rivoluzionaria, sovversiva, anarchica, ostile all’Impero di Roma e a qualsiasi potere politico, la quale sarebbe stata snaturata dalla Chiesa cattolico/romana, petrina, papale e costantiniana, che è essenzialmente gerarchica e monarchica. Costoro, criticano questo snaturamento del cristianesimo primitivo, che sarebbe stato il frutto della filosofia greca e del diritto romano.


… E DA “DESTRA”

La stessa teoria è stata formulata - “da destra” - anche dai neopagani (Julius Evola) o dagli uomini d’ordine, i quali, però, hanno visto questo snaturamento positivamente (Charles Maurras), in quanto esso avrebbe consentito alla Patria, Nazione, Regno, Impero e al Principe di servirsi della Chiesa romana come collante o cemento per mantenere l’ordine e l’obbedienza delle masse.


IL SINEDRIO ACCUSA LA CHIESA

Tuttavia, chi per primo ha cercato di dipingere Gesù come un rivoluzionario è stato il Sinedrio o la “Sinagoga di Satana” come la chiama l’Apostolo San Giovanni (Apoc., II, 9). Ponzio Pilato dopo aver interrogato Gesù non ha dato retta a questa calunnia (Gv., XIX, 11; Lc., XIII, 1; Rom., XIII, 1).

A partire dal Nuovo Testamento si evince chiaramente che i farisei, i sadducei e gli scribi, ossia il giudaismo talmudico, hanno cercato di mostrare i cristiani come  sovversivi e rivoltosi per farli condannare da Roma e che Roma - solo con Nerone, grazie all’influsso nefasto della sua seconda moglie Poppea la quale era una giudaizzante - ha iniziato solo nel 64 la persecuzione pratica dei cristiani (2).

L’eresia Montanista, condannata dalla Chiesa con papa Zefirino, invece aveva quelle caratteristiche sovversive e antiromane che erano state proprie degli zeloti e del giudaismo più intransigente e che avevano costretto Roma a sedare la loro rivolta col ferro e col fuoco (70 d. C. e 135). L’Imperatore Marco Aurelio circa nel 170 scatenò una persecuzione che aveva di mira il Montanismo, ma che toccò, praticamente, anche il cattolicesimo romano (3).

Attualmente, certuni uomini di Chiesa dopo la svolta rivoluzionaria del Vaticano II hanno mutuato dalla “nuova teologia” neo-modernistica alcune idee che riecheggiano la concezione a-dogmatica e a-gerarchica del “cristianesimo delle origini”  sia dal punto di vista dottrinale che da quello spirituale (L. J. SUENENS (4)).


I MOVIMENTI NEO PENTECOSTALI

I vari “Movimenti” tipo “Comunione e Liberazione”, “Comunità di S. Egidio”, il “Cammino Neo-catecumenale”, il “Rinnovamento dello Spirito” e il neo “Pentecostalismo cattolico” cercano di edificare una Chiesa spirituale o “giovannea” a-dogmatica, sentimentalistica, carismatica, liberale, latitudinarista, ecumenista, che purtroppo sembra prevalere - solo pro tempore - su quella petrina o costantiniana. Questi “movimenti” sono caratterizzati da uno spirito comunitario che tende al collettivistico, senza istituzioni o gerarchia e dominato dal “profetismo” o carisma di alcuni leader (5).


LA “NUOVA MESSA MONTINIANA”:
GRIMALDELLO PER GUASTARE LA CHIESA

La testa d’ariete di cui si è servito il modernismo per deformare la Fede dei cristiani è stata il Novus Orror Missae, il quale ha fatto vivere la dottrina del Vaticano II ai fedeli, che altrimenti non sarebbero stati toccati, se non in piccola parte, dai Decreti conciliari.

Come il Sessantotto ha cambiato la mentalità dell’uomo contemporaneo non tramite i libri, ma mediante la musica, la moda, la stampa rosa; così il neo-modernismo ha cambiato il cristiano contemporaneo tramite le musichette sincopate della Nuova Messa, il sentimentalismo che emana da essa, i nuovi ornamenti liturgici, la nuova architettura delle chiese e la secolarizzazione dell’abito ecclesiastico.


INTELLETTO, VOLONTÀ E SENTIMENTO

La svalutazione dell’intelletto e della volontà - nell’ordine naturale - è accompagnata - nell’ordine soprannaturale - dal ridimensionamento delle Virtù infuse di Fede e Carità per dare il primato all’esperienza religiosa o al sentimento, giungendo a un falso misticismo, il quale pretende che non si debbano esercitare le Virtù né la vita ascetica, ma occorra solo seguire l’impulso dello Spirito, senza lottare contro il peccato o le cattive inclinazioni.

Si cade così in uno stato di esaltazione religiosa o superstiziosa, che è la contraffazione della vera Religione. L’irrazionalismo, il sentimentalismo, l’emozionalismo, l’anti-intellettualismo, la svalutazione della libera volontà, sono il comun denominatore di questi movimenti pseudo-spirituali nati durante e sùbito dopo il Vaticano II.

Il sentimentalismo religioso è uno dei pericoli più gravi che minaccia l’ambiente cattolico e specialmente ecclesiale, esso distrugge la Fede rendendola puramente soggettiva e non più un atto soprannaturale di adesione dell’intelletto, mosso dalla volontà con l’aiuto della Grazia attuale, a delle verità o Dogmi, oggettivi e reali.

Dal punto di vista naturale il sentimentalismo distrugge la ragione e rende l’uomo, un animale selvaggio, istintivo ed emozionale.

Abbassa, perciò, la retta ragione naturale a un livello inferiore a quello raggiunto dalla metafisica classica greca e del diritto o morale naturale romana.


TRIBALIZZAZIONE DELLA CRISTIANITÀ EUROPEA

Riporta la civiltà europea che ha le sue origini nella metafisica classica, nel diritto romano e nella scolastica al livello primitivo, selvaggio o tribale. È per questo, che si può parlare di (tentata) tribalizzazione della Chiesa, come il Sessantotto con la Scuola di Francoforte (Adorno e Marcuse) e lo Strutturalismo francese (con Lévy-Strauss, Ricoeur, Lacan, Sartre) ha reso l’uomo contemporaneo un animale selvaggio. 

Per quanto riguarda il Paganesimo (6), occorre, però, distinguere nettamente la falsa religiosità popolare greco/romana antica, che si ritrova descritta già nei Poemi di Omero e di Esiodo (IX-VIII secolo a. C.), la quale è fatta di vane credenze e superstizioni, dalla teologia naturale della metafisica classica (Platone e Aristotele), che giunge - pur con tutti i limiti del Paganesimo - all’Ente per essenza distinto e trascendente gli enti per partecipazione, all’Atto puro distinto e trascendente gli atti misti, come pure bisogna distinguerla dalla filosofia morale di Seneca, Cicerone (7), Varrone che era una conseguenza pratica della filosofia speculativa ellenica.

Mentre gli Dei greci più simili ai peccatori viziosi che ai filosofi saggi non avevano saputo dare risposte degne ai problemi che agitano l’intelletto e la volontà degli uomini; la metafisica greca e l’etica romana avevano dato risposte razionalmente quasi soddisfacenti, anche se manchevoli di Rivelazione divina.


DAL SENTIMENTALISMO AL PAN/ECUMENISMO

Dal sentimentalismo immanentistico deriva il pan-ecumenismo (Assisi ottobre 1986/Pachamama ottobre 2019/Abu Dhabi febbraio 2019). Infatti, l’essenziale è “sentire soggettivamente” qualcosa di vagamente e astrattamente “spirituale”, che non è contenuto in nessuna dottrina di nessuna Chiesa o Religione positiva, ma si trova nel subconscio di ogni uomo il quale sente il bisogno del “miracolistico”, come insegnano Kant (Critica della Ragion pura) e il Modernismo filosofico (v. San Pio X, Enciclica Pascendi, 8 settembre 1907).

Perciò, non vi sono più eresie, eretici, vera Religione e false religioni, Chiesa di Dio e sette, ma solo “fratelli apparentemente separati, però sostanzialmente uniti”.


IL “COMPENDIO DI TUTTE LE ERESIE”

Il modernismo demolisce tutta la religione cattolica e non solo qualche suo dogma, onde più che di eresia san Pio X lo qualifica come “il compendio di tutte le eresie”. Esso, infatti, sostituisce l’opinione o l’arbitrio soggettivo al magistero ecclesiastico e alla gerarchia. Onde, dall’agnosticismo teologico si passa all’ateismo o addirittura al nichilismo religioso (“la teologia della morte di Dio”), con la conseguente abolizione di ogni religione positiva e specialmente di quell’unica vera: la cattolico-romana.


TRASFORMARE LA CHIESA DAL DIDENTRO E SEGRETAMENTE

La gravità dell’errore modernista consiste nel fatto che esso cerca di trasformare la Chiesa dal didentro e segretamente, cambiando la nozione o la natura stessa di religione, di Fede, di dogma e di verità oggettiva, mediante l’immanentismo o soggettivismo che è l’anima della filosofia moderna (la quale va da Cartesio † 1650 sino a Hegel † 1831).

Padre Cornelio Fabro (voce “Modernismo”, in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1952, vol. VIII, coll. 1188-1196) fa notare che i modernisti raramente hanno voluto esprimere, chiaramente e in maniera sistematica, tali princìpi, per poter passare inosservati e non condannati, di modo da trasformare la Chiesa dal suo interno. Essi preferiscono il metodo storicistico a quello teoretico, ma esso è pur sempre infarcito di soggettivismo, relativismo (ivi, col. 1191); onde, tra Rahner (teoretico) e Ratzinger (storicista) il più intrinsecamente modernista è il secondo anche se apparentemente più conservatore (“L’estremismo malattia infantile del modernismo”, parafrasando Lenin). Frutto di tale soggettivizzazione della Fede fu la trasformazione della religione cristiana e la sua “transustanziazione” in una vaga religiosità immanentistica, antropocentrica e antropolatrica, che riduce ogni realtà a istinto soggettivo, come la pseudo-riforma luterana.

Padre Fabro, inoltre, giustamente paragona il modernismo allo gnosticismo del II secolo (ivi, col. 1192), poiché entrambe hanno cercato di rinchiudere tutta la realtà e la verità (che è “conformità dell’intelletto al reale”) in un principio unico: la conoscenza o ‘gnosis’ (8) soggettiva e misterica della verità naturale e soprannaturale, donde la relatività di tutte le formule dogmatiche e l’unità trascendente di tutte le religioni.

Ancora p. Fabro (ivi, col. 1193) c’insegna che la pericolosità del modernismo, come dell’esoterismo, consiste nella sua duttilità, non facile definibilità, che vuol schivare ogni qualificazione determinata e precisa, sia in filosofia sia in teologia; onde, ci si mantiene sul vago, sul “mitico” o poetico. Questo principio sarebbe una conoscenza o esperienza intima, privata, segreta che auto-divinizzerebbe l’uomo. Tale immanentismo respinge la Trascendenza, nonostante la sua pretesa di essere solo “immanenza” e di conciliare antropocentrismo col teocentrismo, dacché in realtà risolve l’uomo in Dio e diventa panteismo o pancristismo teilhardiano.


LA COINCIDENTIA OPPOSITORUM IN GIOVANNI PAOLO II

Purtroppo nella sua seconda enciclica (del 1980) “Dives in misericordia” (n. 1) Giovanni Paolo II afferma: «Mentre le varie correnti del pensiero umano nel passato e nel presente sono state e continuano a essere propense a dividere e persino a contrapporre il teocentrismo con l’antropocentrismo, la Chiesa [conciliare, ndr] […] cerca di congiungerli […] in maniera organica e profonda. E questo è uno dei punti fondamentali, e forse il più importante, del magistero dell’ultimo Concilio».

Nel Programma dei modernisti (2a ed. Torino, 1911, p. 101) si legge “l’immanentismo non è quel grosso errore che l’enciclica [Pascendi] ha voluto far a credere”.

Sempre il Programma dei modernisti (2a ed., p. 127) asserisce di non rifiutare né la S. Scrittura né la Tradizione, ma solo l’interpretazione o ‘ermeneutica’ scolastica e soprattutto tomistica di esse, poiché sorpassata dal soggettivismo della filosofia moderna. Onde, quando s’asserisce l’«ermeneutica della continuità», ma non la si prova (9), si è in piena sintonia col Programma dei modernisti.

Padre Fabro commenta (ivi, col. 1195) «A nulla valgono le proteste di alcuni modernisti di accettare integralmente la dottrina cattolica, perché il modernismo de facto ha introdotto nel principio d’immanenza vitale il veleno corrosivo non solo dell’essenza e delle verità di Fede, ma del valore oggettivo di qualsiasi verità assoluta, di fatto e di ragione, e ritorna al principio di Protagora secondo cui “l’uomo è misura di tutte le cose”».

Il modernismo, inoltre ha rigettato il sano realismo della conoscenza greco-cristiano, la distinzione dell’ordine naturale da quello soprannaturale, il valore logico e ontologico dei princìpi primi per sé evidenti e con essi la sana logica e ogni metafisica (C. FABRO, ivi, col. 1195). Tuttavia, con padre Fabro, dobbiamo concludere che «il modernismo, pur derivando dal soggettivismo del pensiero moderno, non presenta alcuna consistenza teoretica perché non s’impegna [e non lo vuole] a fondo con nessun sistema o filosofia determinata, così che si risolve in un fenomeno di ‘contaminazione teoretica’ e di superficiale concordismo» (ivi).

L’edificazione del tribalismo selvaggio e democratico del “Nuovo Tempio Universale” si può raggiungere solo dopo avere quasi eclissato l’aspetto gerarchico, giuridico, filosofico e teologico scolastico della Chiesa romana, della S. Scrittura e della Tradizione apostolica, definite dogmaticamente dal Magistero ecclesiastico.  


IL MODERNISMO HA OCCUPATO IL VERTICE DELL’AMBIENTE ECCLESIALE

Il punto più grave e angosciante del neo-modernismo conciliare e post-conciliare è quello di aver invaso il vertice della Chiesa e di aver reso vago se non il concetto almeno l’esercizio del Magistero, di modo che essendo oramai nella maggior parte dei documenti soltanto “pastorale” (‘approssimativo’ e ‘simbolico’, come dicevano i modernisti) e non più definitorio, lascia il fedele nell’incertezza e data la sua oggettiva non corrispondenza col Magistero tradizionale dogmatico e definitivo, lo mette in condizione di dover paragonare i due insegnamenti e di correre il rischio di scivolare in un soggettivismo in cui è il singolo a giudicare che si trova in accordo coll’autorità esterna. 


S. SCRITTURA, TRADIZIONE E MAGISTERO

S. Pio X non definì il modernismo quale eresia ma come “compendio di tutte le eresie”; infatti, esso è l’eresia essenziale, in quanto capovolge e nega la garanzia stessa dell’ortodossia , cioè il supremo Magistero. Occorre fare attenzione a non assolutizzare la Tradizione o la Scrittura a scapito del munus docendi del Magistero, il quale soltanto interpreta autoritativamente e infallibilmente (secondo le quattro condizioni poste dal Concilio Vaticano I) le due fonti della Rivelazione.

Il “colpo da maestro di satana” è stato quello di aver insegnato in maniera talmente approssimativa, simbolica, pastorale, che ha confuso le idee anche a chi ha cercato di non soccombere all’antropolatria o culto dell’uomo, che dal 1958/59 ha invaso l’ambiente cattolico ed ha portato confusione e tenebre dappertutto.

Solo Dio nella sua Onniscienza e Onnipotenza può mettervi riparo. Noi poveri uomini non possiamo che cercare di credere a quello che è stato sempre insegnato dal Magistero costante e tradizionale della Chiesa prima di tale periodo di confusione (S. Vincenzo da Lerino, Commonitorium, III) e di fare ciò che i cristiani hanno sempre fatto. Pretendere di risolvere noi, con una teoria o un’altra, tale ‘mysteriun iniquitatis’ è antropolatria narcisistica.


L’ULTRA MODERNISMO BERGOGLIANO

Si può paragonare il pontificato di Francesco alla musica pop, la quale fa esercitare a vuoto l’intelligenza.

Infatti, la cultura pop si contraddistingue come una cultura del fare piuttosto che del sapere, dove - per lasciare spazio alla spontaneità - si preferisce non sapere; dove, la pratica conta più che la teoria.

Questa dismissione della capacità dell’intelletto di conoscere la realtà e, quindi la verità, spiega quel desiderio d’identificarsi, anche nel “Presidente dell’assemblea liturgica”, col “cantante” o collo “show man” di turno, che già con il Novus Orror Missae e le Sinassi beat, hanno iniziato a dominare nel mondo neo cattolico.

Il collante di questa grande “ola” - che si è spinto sino alle messe sul materassino nel mare - è un vago sentimento, molto anteriore a fede, dottrina e morale. Eppure, la pratica del cattolicesimo ha sempre richiesto l’esercizio dell’intelletto e della volontà.

Infatti, l’esperienza e il sentimento religioso sono due concetti tipicamente modernisti, che contrastano diametralmente con la dottrina cattolica; poiché, il genuino sentimento religioso nasce dalla conoscenza e dall’amore di Dio.

Secondo il cattolicesimo il sentimento e l’esperienza religiosa non precedono, ma accompagnano e seguono la conoscenza di Dio, però dal luteranesimo al modernismo, il sentimentalismo e l’esperienza subconscia del divino son diventate la principale, se non l’unica fonte della vita religiosa ridotta a esperienza psicologica individuale, che si può definire anarchia e smarrimento dello spirito, che s’avvia inconsciamente verso il panteismo e l’ateismo (10).

Oramai, la fede non s’oggettiva più nel rapporto con la ragione. “Conosciamo solo i nomi e non la natura delle cose” (Guglielmo d’Occam), questo è il messaggio del Vaticano II e di Francesco.

Portato nell’ambiente ecclesiale, tutto ciò produce un cattolicesimo senza dottrina, emotivo, empatico, pneumatico e carismatico. Infine, ciò segna addirittura la nascita di un trans/cattolicesimo “liquido”.

Ma, senza dottrina, teologia e studio della fede non si diventa buoni cristiani. Se i preti non studiano teologia nei minimi dettagli, molte anime si perdono, come se i dottori non studiano approfonditamente la scienza medica molti uomini muoiono e, infine, se gli ingegneri non studiano la matematica accuratamente, molti palazzi crollano.

La Scuola di Francoforte ha studiato attentamente la musica e ha capito che, togliendo l’armonia dalla musica e immettendovi solo il ritmo ossessivo, essa diventa un ottimo strumento di depravazione mentale e morale, perché scatena le passioni dell’appetito concupiscibile a discapito dell’irascibile (musica marziale) e della razionalità (musica armonica, gregoriana, polifonica e classica).

Dagli Usa, Herbert Marcuse, negli anni Sessanta, ha lanciato una campagna ideologica di diffusione massiccia di musichette e canzonette pop, ritmate e sincopate. L’uomo è diventato interiormente schiavo delle sue fantasie, dei ritmi ossessionanti e ha perso la libertà psicologica.

Il massimo della depravazione lo s’è raggiunto quando Paolo VI ha sdoganato il pop e lo ha lasciato invadere la Liturgia (1966); per arrivare con Bergoglio alla “piramide preternaturalmente rovesciata” (2023) (11).

Per quanto riguarda la musica yé-yé il quotidiano torinese La Stampa (29 giugno 1965) intitolava: «Estate 1965, i Beatles in Italia. Isteria collettiva» e continuava: «assistiamo alla degenerazione dei comportamenti giovanili, sembrano tanti automi, simili a epilettici o indemoniati».

L’effetto della musica rock e pop era quello di “liberare” i giovani da ogni “inibizione” o meglio, dal senso del pudore, per tagliare i ponti colla propria famiglia e vivere da sradicati. La musica pop era vissuta come protesta contro la generazione anteriore. Le sue parole, ridicolizzano l’autorità, la Chiesa, la morale, il maestro, il marito e la tradizione. L’unica vergogna è il pudore. Il genere rock (derivato dal boogie-woogie) si basa su motivi afro-americani, ripresi da antiche usanze tribali, atte a liberare dai freni inibitori o meglio dalla padronanza di sé. Molti complessi musicali (Beatles, Rolling Stones, Pink Floyd) sono stati la testa d’ariete per animalizzare l’uomo europeo, onde il darwinismo si è avverato ma, al contrario: dall’uomo è derivata la “scimmia”; una “piramide naturalmente rovesciata”.

La musica è stata - anche nello Strutturalismo francese degli anni Sessanta - l’elemento dirompente e dissolutore dell’armonia e dell’equilibrio umano (sensibilità sottomessa a intelletto e volontà).

A partire da Richard Wagner e Schönberg, con cui inizia il predominio della variazione, la dissonanza, l’accavallamento dei temi, si è giunti alla musica leggera (o pop) moderna, madre del Sessantotto, che è la radicalizzazione della disarmonia per squilibrare e diseducare attraverso l’udito la mente delle giovani generazioni (12).

Purtroppo il fenomeno Bergoglio (nato dal Concilio Vaticano II) è analogo a quello della musica pop: il primato del fare, il disprezzo della ragione e della dottrina.

Francesco stesso ha definito il Vaticano II come una rilettura del Vangelo alla luce della cultura contemporanea e la cultura contemporanea è quella post-moderna e nichilistica, ben peggiore della cultura moderna o idealistica: Bergoglio peggiora Roncalli, Montini, Wojtyla e Ratzinger come il nichilismo post-moderno di Nietzsche, Marx e Freud peggiora l’idealismo moderno di Cartesio, Kant e Hegel.

Il “Vangelo” di Bergoglio è quello deformato dalla cultura del mondo moderno e contemporaneo e non è più quello di Gesù e degli Apostoli. Ma, in San Paolo, è rivelato divinamente: “Se io stesso o un angelo v’annunziassimo un Vangelo diverso da questo [di Cristo e degli Apostoli] sia anatema” (Gal., I, 8 ss.).

La riforma liturgica è il frutto principale o almeno più visibile dell’adattamento della Chiesa alla modernità voluto dal Vaticano II.

Pio XII lamentava il fatto che, nel mondo moderno si fosse perso il senso del peccato. Oggi è il Papa che non solo l’ha perso, ma  esalta il peccato ponendo la convivenza (anche contro-natura) addirittura ad uno livello superiore a quello del matrimonio non ben preparato  (Intervista durante il ritorno da Ankara, 27 giugno 2016; Sinodo della Sinodalità, 4 – 29 ottobre 2023; Decreto Congregazione della Dottrina per la Fede, 8 novembre 2023).

Non solo ci si rassegna davanti all’avanzata del male morale, ma con Francesco lo s’accetta e lo s’esalta diabolicamente. Questo modo di agire non è conforme alla Legge divina e il potere del Papa, che su questa terra non ha superiori, è limitato proprio dalla divina Volontà.


CONCLUSIONE

Non perdiamoci di coraggio. Gesù ha promesso solennemente: “Le porte degli inferi non prevarranno” (Mt., XVI, 18) e la Madonna a Fatima ha detto: “Alla fine il mio Cuore immacolato trionferà!”. I Padri hanno parlato delle crisi che la Chiesa avrebbe patito nel corso dei secoli, ma ci hanno rassicurato:

San Beda il venerabile ha scritto: «In questo passo del Vangelo di Marco (VI, 47-56) è scritto giustamente che la Nave (ossia la Chiesa) si trovava nel mezzo del mare, mentre Gesù stava da solo sulla terra ferma: poiché la Chiesa, non solo è tormentata e oppressa da tante persecuzioni da parte del mondo, ma talvolta è anche sporcata e contaminata di modo che, se fosse possibile, il suo Redentore in queste circostanze, sembrerebbe averla abbandonata completamente» (In Marcum, cap. VI, lib. II, cap. XXVIII, tomo 4).

Sant’Ambrogio di Milano: «La Chiesa è simile a una nave che viene continuamente agitata dalle onde e dalle tempeste, ma non potrà mai naufragare perché il suo albero maestro è la Croce di Gesù, il suo timoniere è Dio Padre, il custode della sua prua lo Spirito Santo, i suoi rematori gli Apostoli» (Liber de Salomone, c. 4).

La conclusione, quindi, difronte al “fenomeno Bergoglio”, mi pare ovvia: «Il rimedio a un male così grande come “un Papa scellerato” e la crisi nella Chiesa in tempi di caos è la preghiera e il ricorso all’onnipotente assistenza divina su Pietro, che Gesù ci ha promesso solennemente» (CAJETANUS, Apologia de Comparata Auctoritate  Papae et Concilii, Roma, Angelicum ed. Pollet, 1936, p. 112 ss.).


NOTE

1 - Alcide De  Gasperi - il fondatore della Democrazia Cristiana - in un discorso del 1944, citato dall’allora Segretario della DC Benigno Zaccagnini il 15 agosto del 1975, paragonò Cristo a Marx in nome della comune origine israelitica, dell’ispirazione internazionalistica, del messianismo e dello spirito di rivolta contro lo Stato (cfr. Il Borghese, 3 settembre 1975).
2 - M. SORDI, Il Cristianesimo e Roma, Bologna, Cappelli, 1965, p. 171.
3 - U. BENIGNI, Storia sociale della Chiesa, Milano, Vallardi, 1906, vol. I, pp. 32-33.
4 - Lo Spirito Santo nostra speranza, Alba, Paoline, 1975.
5 - G. EBELING, Teologia e Annuncio, Roma, Città Nuova, 1972; W. SMET, Pentecostalismo cattolico, Brescia, Queriniana, 1975; R. LAURENTIN, Il movimento carismatico nella Chiesa cattolica, Brescia, Queriniana, 1976; F. SPADAFORA, Pentecostali & Testimoni di Geova, Rovigo, IPAG, V ed., 1980; E. ZOFFOLI, Verità sul Cammino Neocatecumenale, Udine, Il Segno, 1996; A. CASTRO MAYER, Carta pastoral sobre Cursillos de Cristiandad, San Paolo del Brasile, Vera Cruz, 1972.
6 -  Pagano viene da pagus ossia la campagna, il villaggio. Non è un termine dispregiativo ma, distintivo del miles o del civis dal contadino, che vive in campagna. Pagano è il contadino, il borghese o cittadino e il militare sono due categorie sociali distinte da lui.
7 - Cicerone nella sua opera De natura Deorum, 1°) prova con la ragione l’esistenza degli Dei; 2°) discorre sulla loro natura o i loro Attributi; 3°) spiega che essi governano il mondo; 4°) e che desiderano la felicità degli uomini. Infine, conclude sulla natura stretta dei rapporti tra Impero e Religione per cui esiste la religione di Stato, sulla quale lo Stato si fonda e che rafforza lo Stato. Come si vede, la filosofia e religione naturale romana antica è superiore alle filosofie moderne ateistiche ed agnostiche che sono confluite nel Modernismo religioso, al Deismo che nega la Provvidenza divina, ad ogni forma di gnosticismo o manicheismo che negano la bontà divina e persino al cattolicesimo liberale che propugna per principio la separazione tra Stato e Religione. Quest’ultimo principio è penetrato anche in ambiente catto-modernista con la Dichiarazione sulla “libertà religiosa” (Dignitatis humanae personae, 7 dicembre 1965) del Concilio Vaticano II.  
8 - Cfr. Erik Peterson, voce “Gnosi” in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, vol. VI, 1951, coll. 876 ss. Il card. Pietro Parente definisce lo gnosticismo come “un’alta scienza riservata ai dotti, che offre una spiegazione filosofica della fede comune. […] La gnosi ‘cristiana’ può definirsi un filosofismo teosofico, che tende ad assorbire la Rivelazione divina per farne una filosofia religiosa […]. Lo gnosticismo fu uno dei pericoli più gravi per il cristianesimo nascente; l’altro fu il giudaismo” (Dizionario di teologia dommatica, Roma, Studium, 4a ed., 1957, p. 184). Nei tempi moderni, lo gnosticismo si è servito del modernismo per attuare il suo antico piano: assorbire la Rivelazione nella filosofia e rendere la religione rivelata, una teosofia naturalistica teurgica e mistagogica.
9 -  B. GHERARDINI, Il Concilio Ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare, Frigento, Casa Editrice Mariana, 2009.
10 - Cfr. C. FABRO, Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1950, vol. V, coll. 601-607, voce Esperienza religiosa; cfr. anche P. PARENTE, Dizionario di teologia dommatica, Roma, Studium, IV ed., 1957, p. 144, voce Esperienza religiosa; ID., Dizionario di teologia dommatica, cit., p. 384, voce Sentimento religioso
11 - In realtà Bergoglio aveva già parlato di “piramide rovesciata” il 17 ottobre del 2015 nel Discorso per la commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi. Ora, se la piramide vorrebbe rappresentare il desiderio d’avvicinarsi (con le sole forze naturali) al Cielo; la piramide rovesciata potrebbe essere il simbolo della discesa agli inferi.
12 - Cfr. U. ECO, La struttura assente, Milano, Bompiani, 1968; J. M. AUZIAS, tr. it., La chiave dello strutturalismo, Milano, Mursia, 1969; J. PIAGET, tr. it., Lo strutturalismo, Milano, Il Saggiatore, 1968; S. MORAVIA, Lo strutturalismo francese, Firenze, Sansoni, 1975.




 
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