Perché stiamo correndo

deliberatamente verso la distruzione del mondo?

LA DISTRUZIONE DEL TEMPIO DI GERUSALEMME
figura dell’attuale guerra mondiale occulta

Parte seconda

di Don Curzio Nitoglia



Gli articoli dell'Autore sono reperibili sul suo sito
https://doncurzionitoglia.wordpress.com/






I Romani prendono la fortezza di Masada - 74 d. C.





Verso LA DISTRUZIONE DEL TEMPIO DI GERUSALEMME,

dello Stato d’Israele e del mondo?



Gli antefatti: Gli Zeloti provocano Roma (66 d. C.)

Verso la metà del maggio del 66 la Torre Antonia, presso il Tempio di Gerusalemme, fu assalita dagli Zeloti e dal popolo giudaico, che passarono a fil di spada la guarnigione romana ivi stanziata.


Il generale Vespasiano, nell’ottobre del medesimo anno, assunse il comando della guerra contro i Giudei, ma il 1° luglio del 69 fu nominato Imperatore e lasciò il posto di comando in Gerusalemme a suo figlio Tito (cfr. FLAVIO GIUSEPPE, La Guerra Giudaica, lib., IV, par. 3, n. 8).

Sempre nel 66 gli Zeloti-Sicari s’impadronirono della fortezza di Masada, uccidendo la guarnigione romana lì presente.

Nel 69 Simone Bar-Ghiora era divenuto potentissimo in Masada, con quarantamila uomini armati. Il Fariseismo era degenerato in Zelotismo e questo si era organizzato nel banditismo dei Sicari (cfr. FLAVIO GIUSEPPE, La Guerra Giudaica, lib. IV, par. 9, n. 10).

Tito arrivò nella primavera del 70 davanti a Gerusalemme, impartì l’ordine di costruire dei terrapieni e cominciò l’assalto contro il terzo o il più esterno muro della città di Gerusalemme, che cadde dopo cinquanta giorni di pugne feroci. Perciò, fu la volta del secondo muro che cadde dopo cinque giorni, di modo che i Romani penetrarono nella città bassa, ma dopo quattro giorni i Romani dovettero ritirarsi assaliti dai Giudei. Allora Tito fece costruire un muro e scavare un fosso tutt’attorno alla città (come aveva predetto Gesù, cfr. Lc., XIX, 43), che misuravano circa 6 km. I soldati Romani impiegarono solo 3 giorni per tale costruzione (cfr. FLAVIO GIUSEPPE, La Guerra Giudaica, lib., V, par. 12, n. 1 ss.).  

YAKOV M. RABKIN, professore al Dipartimento di Storia dell’Università di Montreal, ha scritto un interessante libro intitolato: Una minaccia interna. Storia dell’opposizione ebraica al sionismo (1).

Ora, alla luce di quanto sta succedendo in questi giorni in Palestina, con il rischio che la guerra israeliana si estenda al Libano, all’Iran e alla Russia come dar torto al professor Rabkin?

Infatti, egli ci mostra quanto sia grave la posta in gioco per l’insieme del popolo ebraico, e ciò vale ancor più oggi (2024), quando lo Stato sionista cerca d’imporre la propria egemonia politica e militare anche nei confronti del Libano, della Siria, dell’Iran e, perciò, anche della Russia.

Se, si considera - anche alla luce della stessa tradizione ebraica - il rischio della concentrazione di milioni di ebrei in uno stesso luogo; i tragici fatti odierni ci fanno osservare che le previsioni più gravi sembrano realizzarsi, perché realmente «lo Stato d’Israele è diventato “l’ebreo tra le Nazioni” e il Paese più pericoloso per un ebreo» (2).

In effetti, lo Stato d’Israele è in pericolo e con esso il mondo intero.
 


PERICOLOSITÀ APOCALITTICA DEL SIONISMO

Secondo molti pensatori haredim «la shoah e lo Stato d’Israele non costituiscono affatto degli avvenimenti antitetici - distruzione e ricostruzione -, ma piuttosto un processo continuo: l’eruzione finale delle forze del male […]. La tradizione giudaica considera rischiosa ogni concentrazione di ebrei in uno stesso luogo. I critici odierni fanno osservare che le previsioni più gravi sembrano realizzarsi, perché lo Stato d’Israele è diventato “l’ebreo tra le Nazioni” e il Paese più pericoloso per un ebreo» (3). Che cosa dire oggi (giugno 2024), nella tragica congiuntura storica che stiamo vivendo, riguardo a questa costatazione fatta dagli haredim?

Nel capitolo VII del suo libro Rabkin continua e approfondisce questo stesso tema: «Lo Stato d’Israele è in pericolo […]. Quello che veniva presentato come un rifugio, addirittura il rifugio per eccellenza, sarebbe diventato il luogo più pericoloso per gli Ebrei. Sono sempre più numerosi gli israeliani che si sentono presi in una “trappola sanguinaria”. […] E cresce il numero di quanti esprimono dubbi circa la sopravvivenza di uno Stato d’Israele creato in Medio Oriente, in quella “zona pericolosa” […]. I teorici dell’antisionismo rabbinico sostengono […] che la shoah sia solo l’inizio di un lungo processo di distruzione, che l’esistenza dello Stato d’Israele non fa che aggravare. […] Concentrare [nove, nda] milioni di Ebrei in un luogo così pericoloso sfiora la follia suicida».


Maccabei e Messianismo

«Il periodo maccabico orientò i Giudei verso un’interpretazione errata del Messia, che si afferma nella Letteratura Apocrifa e Rabbinica. […]. L’opposizione tra la Rivelazione attuata dal Cristo e l’interpretazione giudaica dominante non poteva essere più stridente; essa fu fatale a Israele, che rimase fuori dalla salvezza eterna. […]. Gli Israeliti avrebbero preso le idee mitologiche [dell’Apocalittica apocrifa] applicandole alla loro Nazione: lo sconvolgimento cosmico avrebbe rovinato i Pagani, mentre avrebbe dato a Israele felicità terrena definitiva» (F. SPADAFORA, Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1952, VIII vol., coll. 847-848, voce “Messia”).

Quest’idea malsana ha portato all’attuale sfida d’Israele a tutto il mondo con il rischio d’incendiare nuclearmente il globo intero.

Ora, il vero Messia, Gesù Cristo, è soprattutto Re spirituale di tutti gli uomini e non di una sola Nazione e quindi non potrà non essere odiato, combattuto e messo a morte dai “falsi profeti” o “veggenti” dell’Apocalittica giudaica, che dal 170 a. C. aveva cominciato a corrompere la Fede del vero Israele in senso millenaristico, temporalistico, mondialistico e di dominazione universale.

Questo è il dramma di Israele: aver seguito nella maggior parte un falso concetto di Messia cosmico, militante e temporale (che è un puro uomo o addirittura una collettività: Israele stesso, “Padrone di questo mondo”) e aver rifiutato, tranne “una piccola reliquia”, il vero Messia, Salvatore di tutti gli uomini, il cui Impero è universale, definitivo, spirituale e soprattutto proteso nell’aldilà, pur iniziando già in questo mondo, anche se imperfettamente. La sua morte in Croce è l’Unico Sacrificio perfetto e senza macchia la “oblatio munda”  (Mal. I, 11).

Mentre per i Profeti dell’A. T. il Messia è una persona, per i veggenti dell’Apocalittica apocrifa come del Sionismo odierno è una collettività e precisamente il popolo d’Israele, che conseguirà la prosperità nazionale, il predominio su tutte le altre Nazioni.

Inoltre «un Messia morto e risorto, un Messianismo che si era adempiuto in Gesù Cristo, era la nuova Fede che gli Apostoli dovevano predicare a tutto il mondo, cominciando dai Giudei. Ma per questi un Messia messo in croce era uno ‘scandalo’ , come per i Pagani una ‘follia’ (I Cor. I, 23). […]. L’opposizione, che tale predicazione trovò presso la maggior parte della nazione giudaica ha la sua prima radice nel diverso concetto che s’era formato del Messianismo […] mentre il mondo romano accettò il Messia ripudiato dai Giudei. […]. La prima conseguenza della venuta del Messia consisterebbe, secondo il Sionismo, nel ritorno degli Ebrei, numericamente aumentati, in Palestina e la riedificazione di Gerusalemme e del Tempio» (A. VACCARI, Enciclopedia Italiana, Roma, Treccani, II ed., 1951, vol. XXII, p. 957, voce “Messianismo”).

L’Apocalittica nasce al tempo postmaccabico, in cui l’Ellenismo pagano trionfa in Israele, che è oppresso e il Tempio viene profanato (168-164 a. C.). Poi dopo il successo di Antioco Epifane (175 - 164 a. C.), la conquista della Giudea da parte di Roma con Pompeo (64 a. C.) e la distruzione del Tempio con Tito (70 d. C.) e della Giudea con Adriano (135 d. C.) si accende sempre più la speranza della riscossa nazionale giudaica, sotto la guida dei “falsi profeti” predetti da Gesù.



NOTE

1 - Verona, Ombre corte, 2005.
2 -  ID., pp. 210-211.
3 -  ID., pp. 210-211.




 
Giugno 2024
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