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Il Padre de Blignières e il suo discepolo (seguito e fine) di
don Jean-Michel Gleize, FSSPX
![]() Risposta alla Fraternità San
Vincenzo Ferreri
1. C’era da aspettarselo? La Fraternità San Vincenzo Ferreri, a firma del Padre de Araujo, ha pubblicato sulla pagina del 28 giugno 2024 del sito Claves della Fraternità San Pietro, una «Breve risposta alla risposta»; in risposta all’articolo pubblicato sul numero di giugno 2024 del Courrier de Rome, vedi, il cui tenore era stato sintetizzato nel preambolo. 2. Così facendo, La Fraternità San Vincenzo Ferreri intende negare: non che la Dichiarazione sulla libertà religiosa del concilio Vaticano II possa intendersi in senso contrario alla Tradizione, ma che deve essere così. Che lo possa, sarebbe già grave, poiché sancirebbe che un documento conciliare sarebbe fondamentalmente ambiguo, al contrario di quello che deve essere, per sua stessa definizione, un atto del Magistero. Che esso debba farlo, è cosa attestata a sufficienza da tutte le dichiarazioni successive, più volte ribadite, dei successori di Paolo VI, i quali hanno eliminato (ove ce n’era bisogno) l’ambiguità dei testi del Concilio che li rendeva opposti alla Tradizione. 3. A fronte di questa realtà, tutte le risposte – possibili e immaginabili – di Padre de Blignières e della Fraternità San Vincenzo Ferreri non potrebbero mai negarla; poiché essa si impone alla retta ragione in virtù delle stesse regole della logica. 4. D’altronde, la risposta che noi abbiamo rivolto alla Fraternità San Vincenzo Ferreri non è – almeno esclusivamente – quella di Mons. Lefebvre: è anche quella di Padre Joseph de Sainte Marie, quella di Arnaud de Lassus, quella di Michel Martin, citati nel nostro articolo con i riferimenti, il quale rimanda al sito «Salve Regina» creato dai membri della Fraternità San Pietro. Di tutto questo, la «breve risposta» di Padre de Aurajo non fa parola, lasciando i suoi lettori nell’illusione che il Courrier de Rome si limiterebbe a riferire l’unico pensiero di Don Gleize o della Fraternità San Pio X. 5. Padre de Aurajo ci stupisce quando dichiara che le citazioni di Benedetto XVI, che abbiamo prodotte in appoggio delle nostre conclusioni, si trovano «soprattutto in documenti di minore importanza»; mentre invece noi abbiamo citato cinque volte dei lunghi passi tratti dall’Esortazione Apostolica Ecclesia in Medio Oriente di Benedetto XVI (2012). Lo stesso Padre ci risponde anche che le nostre citazioni sono estratte da dichiarazioni «rivolte ai paesi musulmani, dove i cristiani sono in minoranza e perseguitati». Questo significa dimenticare un po’ in fretta che questi testi, quando vengono presentati in occasione delle visite di Benedetto XVI in Turchia o altrove, intendono richiamare delle affermazioni di principio, che valgono sempre e dappertutto, che i cristiani siano perseguitati o no, come testimonia il Discorso del 2006 di Benedetto XVI all’Unione dei Giuristi Cattolici Italiani. 6. Quanto al Nuovo Catechismo, aspettiamo sempre la risposta della Fraternità San Vincenzo Ferreri all’analisi precisa e rigorosa di Arnaud de Lassus, pubblicata sul sito «Salve Regina» della Fraternità San Pietro e alla quale rimandiamo nel nostro articolo. Comunque, questo Nuovo Catechismo dovrebbe intendersi in conformità con tutti i chiarimenti fatti da Benedetto XVI, tra cui, tra gli altri: «La libertà religiosa è il culmine di tutte le libertà. Essa è un diritto sacro e inalienabile. Essa comprende ad un tempo, a livello individuale e collettivo, la libertà si seguire la propria coscienza in materia religiosa e la libertà di culto. Essa include la libertà di scegliere la religione che si ritiene essere vera e di manifestare pubblicamente la propria credenza. Deve essere possibile professare e manifestare liberamente la propria religione e i suoi simboli, senza che sia messa in pericolo la propria vita e la propria libertà personale. La libertà religiosa si fonda sulla dignità umana, essa garantisce la libertà morale e favorisce il muto rispetto» (Benedetto XVI, Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente, 14 settembre 2012, § 26). 8. E ci fermiamo qui. La Fraternità San Vincenzo Ferreri vuole chiaramente legittimare a tutti costi – nella coscienza dei cattolici detti della Tradizione – l’accettazione di Dignitatis humanae. A tutti i costi: cioè anche a prezzo del disprezzo dei testi che vengono richiamati o passati sotto silenzio. Non sarà che il disaccordo che ci divide trovi la sua profonda spiegazione in radici non solo intellettuali, ma anche morali? Infatti, l’idea che abbiamo dell’obbedienza ritorna qui al centro del dibattito, tanto è vero che Giovanni Paolo II, nel numero 5 di Ecclesia Dei adflicta ha definitivamente segnato il destino delle comunità alle quali il suo Motu proprio ha dato il nome, ingiungendo loro di «mettere in luce la continuità del Concilio con la Tradizione», a scapito perfino dell’evidenza. NOTA 1 - In realtà, ogni precisazione richiesta è data da Benedetto XVI nel suo Discorso del 9 dicembre 2006 all’Unione dei Giuristi Cattolici Italiani. La «sana laicità» auspicata dal concilio Vaticano II implica «l’autonomia effettiva delle realtà terrene, non nell’ordine morale, ma nell’ambito ecclesiastico». L’edificazione della comunità sociale e il bene comune che le corrisponde, attengono alla verità di un ordine morale naturalista, cioè indipendente sia dalla legge divina naturale (quale possono enunciarla anche le religioni non cattoliche) sia dalla legge divina soprannaturale rivelata (enunciata solo dalla religione cattolica). «Questo comporta inoltre che a ogni confessione religiosa (a condizione che non sia opposta all’ordine morale e non sia pericolosa per l’ordine pubblico) sia garantito il libero esercizio delle attività di culto – spirituali, culturali, educative e caritative – della comunità dei credenti». ![]() Don Jean-Michel Gleize è professore di apologetica, di ecclesiologia e di dogma al Seminario San Pio X di Ecône. E’ il principale redattore del Courrier de Rome. Ha partecipato alle discussioni dottrinali fra Roma e la Fraternità San Pio X tra il 2009 e il 2011. |