La neo pastorale di Francesco

parte terza


di don Jean-Michel Gleize, FSSPX

Pubblicato sul sito francese della Fraternità San Pio X

La Porte Latine








1
. Dal 22 al 24 settembre 2024 si è svolto a Parigi il 38° Incontro Internazionale di Preghiera per la Pace, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio.
Papa Francesco ha inviato un messaggio ai partecipanti. Questa occasione gli ha dato la possibilità di insistere ancora – per la terza volta – sull’idea scandalosa e falsa del valore salvifico di tutte le religioni.


2. Il Papa ha citato il Documento firmato da lui e dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019, sulla «Fraternità umana per la pace mondiale e la coesistenza comune». L’auspicio espresso principalmente in questo testo è che le religioni non incitino all’odio. I sentimenti di odio vengono infatti presentati come deviazioni di cui i seguaci di ogni religione sono responsabili dal momento in cui «hanno abusato – in certe fasi della storia – dell’influenza del sentimento religioso sul cuore degli uomini».
La religione dovrebbe dunque essere definita come l’espressione di un sentimento religioso?…

3. Più avanti, il Papa incoraggia i partecipanti di questo Incontro a «lasciarsi guidare dall’ispirazione divina che è presente in ogni fede» e questo «per immaginare insieme la pace tra tutti i popoli».
Ritroviamo qui l’idea guida già espressa dal Papa nel corso del suo dialogo con i giovani di Singapore lo scorso 13 settembre (1) e nel videomessaggio rivolto al gruppo ecumenico riunito a Tirana il 17 settembre (2). Quest’idea è quella che ogni religione è voluta da Dio e guidata da Dio. Come potrebbe essere diversamente, infatti, dal momento che in ogni fede, in ogni credenza di ogni religione, è presente l’ispirazione divina?

4. Che cos’è esattamente «l’ispirazione divina»? Il primo intervento di Dio presso gli uomini è quello della Sua Rivelazione. E la Rivelazione è l’azione soprannaturale con la quale Dio insegna agli uomini le verità, soprannaturali (come il mistero della fede) e anche naturali (come l’esistenza di un Creatore, Autore e Fine di tutte le cose o l’immortalità dell’anima umana), la cui conoscenza è indispensabile per la salvezza (3).
L’ispirazione divina si configura concretamente come una scienza infusa donata ai Profeti dell’Antico Testamento, alla santa Umanità di Cristo e degli Apostoli del Nuovo Testamento, perché possano predicare, istruire e insegnare agli altri uomini indicando loro l’oggetto intelligibile della loro credenza. La fede si definisce allora come l’adesione dell’intelligenza a queste verità, sulla base dell’autorità di Dio che le rivela.
L’ispirazione divina, se ce n’è una, è presente quindi nella sola e unica vera fede, la fede cattolica, cioè la fede con la quale l’intelligenza si sottomette alla vera Rivelazione dell’unico vero Dio, quella che è alla base della religione cattolica escludendo le altre religioni.


5. Come si può sostenere, quindi, che l’ispirazione divina «è presente in ogni fede», se non ridefinendo da cima a fondo la stessa idea della fede e della religione, e dando un significato diverso alla nozione fondamentale di Rivelazione?
Se l’ispirazione divina è presente in ogni fede, al di là delle differenze delle credenze e dei riti, la fede non è più l’adesione ad una verità rivelata. Essa potrebbe essere solo l’esperienza – o la presa di coscienza – vissuta dall’uomo, del suo bisogno di infinito e di trascendenza.
A questo punto, rivelazione e fede si identificano nella «coscienza che l’uomo che l’uomo ha acquisito  della sua relazione con Dio» (4). E la religione, basata su questa fede, sarà vera nella misura in cui sarà vivente, cioè vissuta con sincerità, nella convinzione di entrare in rapporto con l’Infinito o il Trascendente, oggetto dell’aspirazione umana e chiama «Dio». La religione ne diviene la garanzia e il mezzo del benessere dell’uomo.
Queste nuove definizioni stabiliscono come vera ogni religione, poiché l’esperienza e la presa di coscienza del divino si riscontrano in tutte le fedi e in tutte le credenze, base delle religioni.
Con quale diritto si negherà la verità alle esperienze religiose che avvengono tra i musulmani o tra i buddisti? In virtù di che cosa si attribuirà solo ai cattolici il monopolio delle esperienze vere? Come si potrà definire falsa una religione? Questo potrebbe avvenire solo se l’esperienza del bisogno di infinito sarebbe falsa. Ora, questa esperienza rimane sempre e dappertutto la stessa, al di là delle diverse formule che differenziano le credenze religiose. In questo senso, sì, ogni religione conduce a Dio, perché l’ispirazione divina è presente in ogni fede, posto che la fede e la religione sono la manifestazione di uno stesso bisogno, di uno stesso «germe divino» che alberga nel cuore di ogni uomo (5).

6. Tutt’al più, si potrà rivendicare a favore della religione cattolica il fatto che essa è più vera, perché è più vivente. Una tale rivendicazione è inscritta nei testi del Vaticano II. Il Decreto Unitatis redintegratio, che se afferma infatti (al n° 3) – parlando delle comunità cristiane separate dalla Chiesa cattolica  - che «lo Spirito di Cristo non rifugge dal servirsi di esse come mezzi per la salvezza», precisa subito che «la loro virtù deriva dalla pienezza della grazia e della verità che è stata affidata alla Chiesa cattolica».
E da parte sua, la Dichiarazione Nostra Aetate, se afferma (al n° 2) – parlando delle religioni non cristiane – che «la Chiesa cattolica non rigetta niente di ciò che è vero e santo in queste religioni» e «considera con sincero rispetto questi modi di agire e di vivere, queste regole e queste dottrine», precisa subito che questo è possibile nella misura in cui questi elementi “riflettono un raggio della verità che illumina tutti gli uomini». E se essa esorta (sempre al n° 2) i suoi figli perché «riconoscano, preservino e facciamo crescere i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in queste religioni», precisa anche che ciò deve farsi «con prudenza e carità» e «testimoniando la fede e la vita cristiane».

7. Le dichiarazioni pronunciate recentemente da Papa Francesco mancano della precauzione di ricordare tali distinzioni. L’affermazione pesante - e ripetuta – che l’ispirazione divina è presente in ogni fede e che tutte le religioni conducono a Dio, acquista chiaramente il senso di un indifferentismo puro e semplice, a differenza degli insegnamenti del concilio Vaticano II e di Giovanni Paolo II che esprimono un indifferentismo mitigato. Con Francesco, possiamo dirlo in verità, il modernismo getta la maschera del neo-modernismo. Il vecchio errore condannato da San Pio X appare per quello che è sempre stato, nel presupposto dell’immanenza vitale: la rivelazione vi si identifica con una presa di coscienza e la religione è tanto più vera per quanto è più sincera e vivente.

8. In una recente intervista rilasciata ad un giornalista lo scorso 26 settembre (6), Mons. Schneider ha dichiarato: «Tale affermazione di Papa Francesco è chiaramente contraria alla Rivelazione divina, essa contraddice direttamente il Primo Comandamento di Dio che è sempre valido «Non avrai altro Dio al di fuori di me», questo è molto chiaro e una tale dichiarazione contraddice l’insieme del Vangelo». Non è quello che già disse Mons. Lefebvre nell’omelia che pronunciò il giorno delle consacrazioni episcopali a Ecône, il 30 giugno 1988, per rendere conto della sua condotta e giustificare lo stato di necessità?
Già prima di Francesco l’indifferentismo mitigato di Giovanni Paolo II, in occasione della cerimonia di Assisi, contraddiceva il primo articolo del Credo (7). E oggi, le reazioni espresse da Mons. Schneider, dal Cardinale Burke (8), da Mons. Strickland (9), da Mons. Chaput (10) non sono tali da dar ragione, dopo quasi quarant’anni, all’«operazione sopravvivenza» della Tradizione? Operazione sopravvivenza che dovrebbe apparire a tutti per ciò che è: la garanzia dell’indefettibilità della Chiesa…




NOTE

1 - Cfr : http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV6158_Don-Gleize_La_neo_pastorale_di_Francesco.html

2 – Cfr: http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV6166_Don-Gleize_La_neo_pastorale_di_Francesco_seconda.html

3 – Concilio Vaticano I, Constituzione dogmatica Dei Filius; Réginald Garrigou-Lagrange, De revelatione, t. I, p. 139.

4 – Proposizione condannata n° 20 (DS 3420) nel Decreto Lamentabili del 3 luglio 1907.

5 – San Pio X, Enciclica Pascendi dell’8 settembre 1907, Acta sanctæ Sedis, t. XL, (1907), p. 604–605.

6 –   https://www.lifesitenews.com/fr/news/mgr-schneider-le-pape-
francis-a-contredit-tout-levangile/?utm_source=featured-news&utm_campaign=fr

7 - https://laportelatine.org/formation/crise-eglise/sacres-1988/sacres-1988


8https://www.lifesitenews.com/news/cardinal-burke-warns-of-practical
-abandonment-of-salvation-in-christ-within-the-church-society/ 

9 - https://www.lifesitenews.com/news/bishop-strickland-the-gospel-calls-us-to-give-of-ourselves-
instead-of-always-receiving/;https://riposte-catholique.fr/archives/193267

10 - https://www.lifesitenews.com/news/archbishop-chaput-slams-
popes-extraordinarily-flawed-comment-that-every-religion-is-a-path-to-god/





Don Jean-Michel Gleize è professore di apologetica, di ecclesiologia e di dogma al Seminario San Pio X di Ecône. E’ il principale redattore del Courrier de Rome. Ha partecipato alle discussioni dottrinali fra Roma e la Fraternità San Pio X tra il 2009 e il 2011.




 
settembre 2024
AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI