Fidelis inveniatur:

trenta giorni dopo il ritorno alla Casa del Padre



di Francesco Gisci








Pochi giorni prima del trigesimo del trapasso di Sua Eccellenza, che oggi commemoriamo, ha avuto luogo la cerimonia funebre in presenza dei suoi vescovi, sacerdoti e fedeli.
È ancora aperta la ferita in tutti coloro che non si lasciano assuefare dall’anestetica necrocultura che si è fatta “diritto” e che ha lasciato Monsignore Williamson agonizzare privo del minimo, ordinario e proporzionato supporto idratativo endovenoso: idratare una persona a tutti gli effetti viva, sebbene in stato di apparente incoscienza e nonostante un male irreversibile, è un mezzo medico assolutamente ordinario e proporzionato. E ancora più ridicola, o meglio, tragica, è la teoria, buona solo per gli allocchi o per i conniventi, secondo cui l’idratazione avrebbe peggiorato l’emorragia celebrale in atto. È stato deliberatamente omesso un trattamento non invasivo, non straordinario e tantomeno sproporzionato: il nostro Vescovo ha subìto una vera e propria eutanasia passiva. Su questo delitto, ancora oggi, un silenzio assordante e complice o, peggio ancora, in questo caso, veramente e gravemente incosciente, si è impossessato persino di alcuni dei suoi fedeli. Monsignore perdonateci.


«La Fede! La prima preoccupazione di Mons. Lefebvre era la Fede, prima ancora della Messa» (1). E così è stato anche per il nostro Vescovo Williamson: «solo le anime con la Fede, che hanno la luce di vita (Gv 8, 12), possono leggere ed interpretare ciò che accade. Per secoli, quella che viene chiamata “civiltà Occidentale” [l’infezione cancrenosa che si è sviluppata in seno alla Cristianità] si è allontanata da Dio […]. E questo rivolgersi o allontanarsi da Dio è l’essenza della vita umana sulla terra, che gli uomini lo riconoscano o no […]: al centro dell’essere dell’ateo più accanito c’è comunque Dio» (2).

La storia umana di Richard Nelson Williamson non si può comprendere, se non alla luce della missione soprannaturale che lo Spirito Santo gli ha assegnato. Sul solco della storia millenaria della Chiesa, si è inserita la storia umana e religiosa del soldato inglese di Gesù Cristo Nostro Signore, una storia di battaglie a difesa della Fede contro l’eresia.

Il Vescovo ha liberamente donato la propria vita, a partire dal 1976, a difesa della Fede contro l’eresia del XX secolo (3), ultimo stadio della Rivoluzione sobillata dal Demonio contro il creato per attaccare il Creatore, eresia il cui culto è stato intronizzato nella Santa Sede, come mai è accaduto, a partire dal “Concilio Vaticano II”. Come soleva ricordare alle sue lezioni e conferenze, la specificità del “Concilio Vaticano II”, rispetto alla storia della Chiesa visibile di Gesù Cristo Nostro Signore, è stata quella di aver ufficializzato l’idolatria umanista (4). Idolatria che è il surrogato moderno della vera ed unica Fede e che per quasi due millenni la Chiesa ha combattuto.

Lo scopo dell’eresia umanista, vecchia come il mondo, è, se mai fosse possibile, quello di innalzare l’uomo a livello di Dio e perfino superarLo. Questa eresia intronizzata segna il passaggio e la sostituzione della vera Religione (5), necessariamente teocentrica, con una falsa religione antropocentrica.

Fu lo stesso Paolo VI ad ammetterlo senza infingimenti nell’Allocuzione finale del 7 dicembre 1965: attraverso il “Concilio” «la religione di Dio che si è fatto Uomo s’è incontrata con la religione dell’uomo che si fa Dio» (6). Lo stesso inoltre affermava che quel “Concilio” fu «in definitiva, un semplice, nuovo e solenne insegnamento ad amare l’uomo per amare Dio [...], amare l’uomo, diciamo, non come strumento [sic], ma come primo termine verso il supremo termine trascendente» (7).

Dunque, se San Giovanni insegnava, nella sua Prima Lettera, che la carità per il prossimo è indissolubile dalla carità per Dio (8), la nuova interpretazione considera il rispetto e la dignità dell’uomo non più strumento ma un fine stesso. Con dialettica sofista si è negato ufficialmente che il fine di Dio non può che essere Se Stesso, perché «Dio non è egoista e non cerca il Suo Bene ma quello dell’uomo. In questo modo l’uomo è il fine dell’uomo perché è il fine di Dio» (9). La Rivelazione, invece, insegna che «Io sono il Signore tuo Dio, non avrai altri dèi di fronte a me» (10), «Vattene Satana. Adora il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi culto» (11). «Non cederò ad altri la Mia gloria, né il mio onore agli idoli» (12) «perché il Signore tuo Dio che sta in mezzo a te, è un Dio geloso» (13). «Dio è Spirito» (14): «a chi potreste paragonare Dio?» (15).

«Facendo della persona umana un fine a se stessa, un essere che sarebbe amabile per se stesso, a differenza delle altre creature materiali che sono amabili solo per la persona, il personalismo eleva l’uomo allo stato divino. In questo modo, esso subordina il bene comune alla persona individuale, considerata simpliciter come fine.
Ora, in realtà, questa persona esiste per la famiglia, la città, il mondo e Cristo, al fine di partecipare al supremo Bene comune: DIO. Invertendo quest’ordine, il personalismo cristiano si mette in sintonia con l’umanesimo ateo, che vuole ad ogni costo promuovere l’uomo. La sola differenza è che il personalismo cristiano aggiunge che questa gloria dell’uomo è trascendente, perché essa glorifica il Creatore che ha fatto l’uomo a sua immagine e somiglianza» (16). 

Il documento Conciliare Gaudium et spes esplicita questa eresia ed inversione: «l’uomo è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stesso» (17) e «la persona umana, che di natura sua ha assolutamente bisogno d’una vita sociale, è e deve essere principio, soggetto e fine di tutte le istituzioni sociali» (18). «L’ordine sociale pertanto e il suo progresso debbono sempre lasciar prevalere il bene delle persone, poiché l’ordine delle cose deve essere subordinato all’ordine delle persone e non l’inverso» (19). E allora ci domandiamo: «ove, dunque, in tutto questo possiamo trovare il Bene Comune Supremo?» (20).

«L’umanesimo è sempre stato una contestazione dell’autorità. Il paganesimo del Rinascimento, il libero esame protestante, il dubbio cartesiano, la ghigliottina rivoluzionaria, tutti hanno mirato a fondare il mondo moderno su una nuova versione dell’autorità. Marsilio di Padova ha liberato lo Stato dall’autorità soprannaturale della Chiesa, e Machiavelli lo ha liberato da ogni principio morale. Per giustificare agli occhi degli ingenui questo esercizio machiavellico del potere, si è inventato il sofisma della democrazia, che maschera un potere senza principii dottrinali né responsabilità morale. Il Vaticano II ha fatto adottare alla gerarchia ecclesiastica questa modalità moderna dell’esercizio del potere, trascinando con sé le ultime autorità politiche che beneficiavano ancora del sostegno dottrinale e morale della Chiesa» (21).

La nuova cristianità Conciliare vuole riformare le deviazioni dell’antico umanesimo conciliando ciò che è inconciliabile, «facendo prendere coscienza alla gerarchia della Chiesa che la sua funzione non è di regnare, ma di servire. Cristo, non ha detto che era venuto per servire? (Mt 20, 25-28). E allora, la gerarchia servirà l’umanità» (22).

E «siccome non bisogna rompere con la Tradizione – altrimenti ci si separa dalla Chiesa – si continua ad utilizzare la nozione tradizionale di bene comune, ma reinterpretandolo. Si dirà, dunque, che l’autorità è al servizio del bene comune, il quale, democraticamente, è al servizio della persona» (23).

In conclusione, la Massoneria mediante «l’umanesimo integrale ha trionfato al Vaticano II, non opponendosi alla gerarchia, ma offrendole il suo ufficio di mediatore nei suoi conflitti col mondo moderno, a condizione che essa agisca alla luce dei suoi consigli. Tutta la forza del cristianesimo e l’immensa autorità del Papa sono stati così mobilitati al servizio della nuova cristianità» (24).

«Ma quando verrà il figliuolo dell’uomo, credete voi che troverà Fede sopra la terra?» (25).

Monsignore Williamson intercedete per noi.


Réquiem aetérnam dona ei Dómine
Et lux perpétua lúceat ei
Requiéscat in pace



NOTE

1 - La Fraternità San Pio X dell’Arcivescovo Lefebvre e la neofraternità dei suoi successori. Intervista a S. E. R. Mons. R. N. Williamson, Broadstairs, 26 giugno 2024, https://odysee.com/@TruthUnchained:5/Fourth-Part:2
2 - La forza del Rosario, Commenti Eleison (C. E.) n. 683 del 15 agosto 2020.
3 - Si vedano i Commenti Eleison n. 688, 690, 692, 694, 696, 698, 700, 702, 704… e non solo.
4 - Prometheus - The Religion of Man, by don Calderon. Conferenza di S. E. R. Mons. R. N. Williamson, autunno 2024, https://odysee.com/@TruthUnchained:5/Prometheus-Conference-24:3
5 - da religere/relegere e soprattutto religare, ovvero, unire il Creatore e la Sua creatura, fatta a Sua immagine e somiglianza, mediante la Sua Rivelazione.
6https://www.vatican.va/content/paul-vi/it/speeches/1965/documents
/hf_p-vi_spe_19651207_epilogo-concilio.html
7 - Ibidem.
8 - 1 Gv 2, 10-11, cfr. 1 Gv 4; 1 Cor 13; Col 3.
9 -   chrome-extension://efaidnbmnnnibpcajpcglclefindmkaj/http:
//www.unavox.it/PDF/Articoli/Williamson_Vaticano-II_Religione%20dell-uomo.pdf , p. 7.
10 - Es 20, 2-3.
11 - Mt 4, 10.
12 -
Is 42, 8, e 48, 11.
13 - Dt 6, 15.
14 -
Gv 4, 24.
15 - Is 40, 18.
16 - Ibidem, Vaticano II: religione dell’uomo, p. 8.
17 -   https://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/
documents/vat-ii_const_19651207_gaudium-et-spes_it.html , II, 24.

18 - Ibidem, II, 25.
19 - Ibidem, II, 26.
20 - Ibidem, Vaticano II: religione dell’uomo, p. 8.
21 - Ibidem, p. 11.
22 - Ibidem, p. 12.
23 - Ibidem.
24 - Ibidem.
25 - Lc. 18, 8.









 
febbraio 2025
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