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L’antichità del Canone Romano della Messa tradizionale parte prima Pubblicato su Pubblicato su Sì Sì NO NO, anno LI n° 3 - del 15 febbraio 2025 via Madonna degli Angeli, 78, 00043 Velletri tel. 06. 963.55.68; fax 06.963.69.14 sisinono@tiscali.it INTRODUZIONE
Affrontiamo in quest’articolo
(che è tratto da una conferenza e ne mantiene lo stile parlato)
la questione dell’antichità del Canone Romano; vale a dire del
Canone della Messa, detta - impropriamente - tridentina o di san Pio V.
Infatti, la suddetta definizione (“Messa tridentina”) non è esatta, perché la Messa tradizionale non è la Messa del Concilio di Trento, non è la Messa composta da san Pio V; ma, è la Messa di Tradizione Apostolica, portata da san Pietro a Roma, quando san Pietro dovette fuggire da Gerusalemme nel 42 circa, perché Erode voleva farlo decapitare, come aveva fatto con san Giacomo. Sùbito dopo il martirio di san Giacomo, san Pietro fu arrestato e messo in carcere per essere giustiziato; ma, ecco che di notte, mentre san Pietro era legato con una manetta al polso d’un soldato e con un'altra manetta al polso d’un altro soldato, venne un angelo, ruppe le manette, aprì le porte del carcere e san Pietro varcò i cancelli della prigione, che s’aprirono miracolosamente e fuggì tranquillamente. Allora, la comunità di Gerusalemme, affinché Pietro non facesse la fine di Giacomo, decise di fargli lasciare Gerusalemme. San Pietro, quindi, s’imbarcò per Roma, poi da Roma tornò ad Antiochia per qualche tempo, infine ritornò nuovamente a Roma attorno al 55-60, vi restò sino al 64, quando fu crocifisso a testa in giù sul monte Vaticano. MARGHERITA GUARDUCCI L’archeologa Margherita Guarducci ha ritrovato il sacello in cui (sotto l’Altare del Bernini), c’è il corpo di san Pietro. Quest’edicola conteneva una scritta in greco: «Petros enì/Pietro sta qui» e poi dentro il sacello, ha ritrovato una coperta di porpora e d’oro (che era usata normalmente dall’Imperatore), dentro questa coperta c’erano delle ossa, che furono analizzate da un dottore ateo, da uno ebreo e da un altro che era cattolico, dell’Università la Sapienza e del Policlinico Umberto I. Da queste analisi è risultato che sono ossa appartenenti a un uomo di robusta costituzione, con una forte artrosi al ginocchio destro, (dato compatibile con il mestiere di San Pietro, che era pescatore e doveva spingere la barca a riva proprio col ginocchio destro, quindi era normale che avesse il cosiddetto “ginocchio della lavandaia”). Inoltre, le ossa ritrovate (secondo le analisi dei medici) appartengono a un uomo dì circa 70 anni, vissuto circa 2000 anni fa. PADRE LOUIS BOUYER Riguardo alla Messa Romana di Tradizione Apostolica/petrina, citerò degli autori che non sono tradizionalisti. Innanzitutto cito padre LOUIS BOUYER, che era “progressista”, però serio come studioso, e altri due autori che invece erano “conservatori” della linea di Papa Benedetto XVI. Ecco ciò che questi autori (progressisti o conservatori, non tradizionalisti), dicono della Messa antica: san Pietro celebrava questa Messa, la diceva in lingua greca, è soltanto con la pace di Costantino che la lingua latina prende il sopravvento e diventa la lingua ufficiale della Chiesa; infatti, prima, la lingua dei colti era il greco anche a Roma ed è soltanto con Costantino che il latino rimpiazza il greco. Padre Bouyer, morto a Parigi nel 2004, è stato cofondatore, con l’allora giovane e progressista don Ratzinger, della rivista Communio e ha avuto una formazione intellettuale che non è assolutamente tradizionalista, è stato professore all’Istituto Cattolico dei gesuiti a Parigi. Padre Bouyer, è stato nominato dall’allora Papa Paolo VI anche consultore della Commissione per l’applicazione della riforma liturgica, nel 1964. Ora, proprio nel ‘64 - nel Concilio Vaticano II - è stata promulgata la Costituzione Sacrosantum Concilium, sulla Liturgia. Essa, in maniera molto soft, apre alla Riforma liturgica del 1969. Infatti, essa non esprime ancora esplicitamente le idee maestre che appariranno con la Nuova Messa, ma le contiene implicitamente. Inoltre, Bouyer è stato incaricato di vegliare poi a che queste riforme fossero messe in pratica. Ciononostante, padre Louis Bouyer scrive che il Canone Romano, tale quale è oggi, risale in maniera ultimativa a san Gregorio Magno che è morto nel 604 dopo Cristo, ma che questo Canone ha iniziato a esistere con san Pietro, quindi attorno al 40/50 non oltre il 64. Perciò, non esiste nessuna preghiera eucaristica così antica come il Canone Romano. Padre Bouyer riconosce l’antichità di questo Canone Romano, “che è la cosa più bella, più antica, più venerabile e veneranda, che noi abbiamo e che dovremmo difendere come la pupilla dei nostri occhi”. MONSIGNOR KLAUS GAMBER Il secondo studioso che parla dell’antichità del Canone Romano è monsignor KLAUS GAMBER, Vescovo di Ratisbona. Monsignor Klaus Gamber è morto nel 1979. Egli scrive: “La Liturgia Romana immutata sostanzialmente attraverso la storia arriva sino a oggi, è il Rito più antico che la Chiesa possieda”. Anche lo stesso Benedetto XVI (amico di Monsignor Gamber) ha detto che quando Paolo VI fece la riforma e vietò la Messa Antica rimase scioccato, perché un Papa, come dice il Concilio Vaticano I, è stato fatto Papa per mantenere la Tradizione non per cambiarla, per mantenere la Fede e difenderla dagli errori, non per cambiarla; ma, se si abroga una Messa di Tradizione Apostolica, che nasce con san Pietro che viene a Roma, si commette un abuso di potere. Infatti, non si può abrogare una Messa di Rito Apostolico per obbligare a celebrare una Messa fatta a tavolino assieme a sei pastori calvinisti che non hanno la Fede cattolica. Inoltre, i Papi che hanno ultimato il Canone Apostolico - dopo san Pietro - sono san Damaso, che è morto nel 384, e infine san Gregorio Magno, morto nel 604, che appose gli ultimi piccoli ritocchi. Perciò, la Messa Romana non è, in senso stretto, la Messa di san Pio V; infatti, san Pio V ha soltanto reso obbligatoria nel mondo intero la Messa che era celebrata a Roma, la Messa che san Pietro ha portato a Roma, la Messa che si è detta a Roma già dal 42-45 dopo Cristo, che è rimasta immutata sino al 384-604; quindi, ecco perché l’espressione “Messa di san Pio V” non è esatta dal punto di vista storico. Per questa ragione nel 1570 la Messa Apostolica è stata soltanto resa obbligatoria in tutto il mondo da san Pio V, che è stato un grande Papa riformatore: il Breviario Romano, il Messale Romano, il Catechismo Romano, i Seminari, sono tutte riforme che ha fatto san Pio V. Egli ha messo in pratica il Concilio di Trento, che è durato 18 anni e che, con la sua dottrina e santità, ha dato vita a santi che hanno partecipato al Concilio di Trento: santi di grandissima levatura come san Carlo Borromeo, che si sono applicati a far mettere in pratica il Concilio di Trento. Questa Messa è rimasta immutata sino al 1969, poi Paolo VI ha cercato di abrogarla. Invece, i Riti che vantavano almeno 200 anni di esistenza furono rispettati e mantenuti in vigore da san Pio V; quindi, con Papa Ghisleri si vede il rispetto per la Tradizione, perché Pio V ritiene che il Papa non possa convenientemente abrogare un Rito che ha almeno 200 anni d’esistenza. Allora i Riti che vantavano 200 anni vennero permessi: il Rito Mozarabico, il Rito Ambrosiano, che si celebra ancora nella Chiesa milanese, il Rito Domenicano, che è molto bello e molto diverso da quello Romano, e il Cartusiano, quello che celebrano i Certosini. Il Messale Romano risale a san Pietro, invece il Novus Ordo Missae è un Rito nuovo, che è sostanzialmente diverso dal Rito di Tradizione Apostolica; per rendersene conto, basta andare all’una e all’altra Messa. La “rottura” è una cosa che si vede e che non bisogna dimostrare, si mostra e non si dimostra. Invece, per capire che i Documenti del Vaticano II sono in rottura con la Tradizione li si deve leggere e studiare; ma, se uno va a una Messa strillata ad alta voce su un tavolino, faccia a faccia con il popolo e poi a una Messa che è detta a bassa voce su un altare rivolto a Dio, già si vede immediatamente la differenza tra l’una e l’altra, senza doverle studiare dettagliatamente. Ora, il Papa deve conservare e trasmettere il deposito della Fede, non cambiarlo, perché è il Vicario di Cristo e non è Dio; quindi, non può abrogare ciò che Dio ha ispirato e ha dato a san Pietro, come dice monsignor Klaus Gamber. La Messa fu celebrata sin dall’inizio verso il Signore o ad orientem e anche Ratzinger è ritornato su questo punto sviscerato da Gamber. Infatti, “Rivolti a oriente, al Signore” è un libro scritto da Ratzinger che riprende la dottrina del suo maestro di Liturgia, che è stato monsignor Gamber: la Messa di Tradizione Apostolica non è celebrata verso il popolo ma rivolti verso il Signore. La prima Messa detta verso il popolo fu celebrata nel 1517 da Martin Lutero. Nella Messa tradizionale, i fedeli sono rivolti verso il Sacerdote solo durante l’omelia, tant’è vero che il Sacerdote per fare l’omelia si toglie la pianeta e il manipolo per significare che questa non è un’azione sacra, non è una Messa. Nella Messa Romana cosa succedeva? Avete presente il colonnato del Bernini? Allora, pensate che alla fine del colonnato, ove cessano le colonne, dalla parte opposta alla Basilica, c’è la luce, il sole; ossia, Gesù, l'«oriente». Inoltre, i fedeli sono situati lungo il colonnato. Dove sta la Basilica c’è il Prete sull’Altare, i fedeli non guardano il Prete, ma stando a semicerchio, come la forma del colonnato berniniano, assieme al Prete guardano l’«oriente»: il sole/Gesù (gli altari antichi hanno dei grossi candelabri altissimi di modo che la faccia del Prete quasi non si vede stando nell’assemblea, ed è per questo che il Sacerdote poi doveva andare all’ambone per fare la predica). Allora, ecco che Preti e fedeli sono rivolti al Signore/“ad orientem”, non faccia a faccia. PADRE PATRICK FAHEY Adesso vediamo un altro grande studioso, padre PATRICK FAHEY, morto nel 2006. Egli era un agostiniano che insegnava all’Augustinianum a Roma vicino alla Basilica di san Pietro, è stato il provinciale degli agostiniani ed è stato professore a Roma del Pontificio Istituto Liturgico, si era laureato all’Angelicum, l’Università dei domenicani; ebbene, costui nel 1994 ha scritto una voce sul “Canone della Messa”, nel Dizionario di Antichità Cristiane della Marietti - in 4 volumi di circa 2000 pagine ciascuno - in cui spiega che il Canone è d’età Apostolica e cita i Padri Apostolici, vale a dire quelli che hanno conosciuto direttamente gli Apostoli; ebbene, i Padri Apostolici hanno parlato della Messa Romana come di Tradizione apostolica e petrina. Inoltre, ritroviamo i racconti sulla Messa negli Atti degli Apostoli che risalgono al 62 circa. San Paolo, nella prima epistola ai Corinti che è del 55, in maniera netta distingue la Messa dall’Agape fraterna, tanto è vero che prima della Messa si mangiava (Agape). Ebbene, padre Fahey scrive che la Messa è costituita da quattro parti, l’Offertorio (che è stato totalmente cancellato nella Nuova Messa, vedremo poi perché, ndr); il Canone, ne abbiamo già parlato; la Consacrazione: “Questo è il mio Corpo/Questo è il mio Sangue”. Poi la Comunione. I Padri Apostolici sono quei Padri che hanno conosciuto gli Apostoli; per esempio, san Giustino Martire (che ha scritto 2 apologie, l’Apologia nel 130 e poi il Dialogo con Trifone nel 150), fa una descrizione concreta della Messa che è composta da Letture, Omelia, Offertorio, Consacrazione, Comunione. Abbiamo visto che l’ultimo ritocco al Canone della Messa avviene con san Gregorio Magno. Il Canone non è stato mai più toccato, tranne il Gloria che non c’era e fu aggiunto nel sesto secolo da Papa Simmaco (498-514) e l’Agnus Dei che fu aggiunto alla fine del settimo secolo da Papa Sergio I che è morto nel 601. Continua
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