L’antichità del Canone Romano
della Messa tradizionale
negli studi più recenti


parte seconda


di Canonicus romanus

Parte prima
Parte seconda


Pubblicato su Pubblicato su Sì Sì NO NO, anno LI n° 4 - del 28 febbraio 2025
via Madonna degli Angeli, 78, 00043 Velletri
tel. 06. 963.55.68; fax 06.963.69.14
sisinono@tiscali.it





Questa seconda conferenza (vedi sì sì no no del 15 febbraio 2025) verte ancora sull’antichità del Canone Romano della Messa di Tradizione Apostolica, detta impropriamente “Messa di San Pio V”.

Infatti, ci sono stati tanti libri (di cui non abbiamo potuto trattare nella prima conferenza), che sono stati scritti negli ultimissimi anni (addirittura uno di essi è stato pubblicato dall’Accademia Nazionale dei Lincei), dei quali ci occupiamo adesso.

La volta scorsa abbiamo visto tre autori tra cui, innanzitutto, padre LOUIS BOUYER (che è morto nel 2004), il quale era molto vicino a Paolo VI e ha parlato anche e persino lui dell’origine Apostolica del Canone Romano.

Il secondo autore che ho citato nella prima conferenza è stato il vescovo KLAUS GAMBER che è morto nel 1989 e, infine, Padre PATRICK FAEY morto nel 2006.


Madre Maria Francesca dell’Immacolata

Attualmente, una studiosa di Liturgia, Madre Maria Francesca dell’Immacolata, ha scritto un libro sulle origini apostoliche della Messa cosiddetta Tridentina per le  edizioni Fede & Cultura di Verona nel 2013.

Lei spiega che - secondo parecchi teologi ed esegeti - quando Gesù risuscitò, per 40 giorni apparve agli Apostoli e li istruì sui Sacramenti, sul come amministrarli e su come celebrare la Messa.

Inoltre, questa suora dice che Papa san Damaso (che è morto nel 384) fece in modo che il rito della Messa fosse tradotto dal greco in latino. San Damaso è stato eletto Papa nel 366; quindi, si ritiene comunemente che fino al 360/70 la Messa fosse celebrata in lingua greca anche nel Canone Romano, che san Pietro portò a Roma. Solo con Papa Damaso la Messa venne celebrata in latino e non più in greco.

Perciò, la Messa era celebrata in greco, lingua che, nei primi tre secoli dell’era cristiana, era la lingua sacra; poi - dopo la pace fatta tra Chiesa e Impero romano con Costantino - la lingua universale della Chiesa divenne il latino e la Messa fu tradotta dal greco in latino.

Occorre specificare che san Damaso fu il Papa che disse a san Girolamo di tradurre la Bibbia (Antico e Nuovo Testamento) in latino: la famosa Vulgata.

San Girolamo - nel quarto secolo - andò in Terra Santa e lì si mise alla scuola di alcuni rabbini (solo per la grammatica ebraica e non per il dialogo interreligioso) per imparare alla perfezione l’ebraico e, quindi tradurre l’originale ebraico in latino; per cui la Vulgata è il testo della Bibbia che è più vicino all’originale, perché il testo originale ebraico è stato smarrito.

Perciò, il cosiddetto “attuale” testo “originale” ebraico, risale soltanto al 1100-1200 dopo Cristo ed è stato interpolato dai Masoreti. Dunque molto più sicura e vicina all’originale ebraico o aramaico è la Vulgata di san Girolamo commissionata da Papa san Damaso.

Poi, la medesima suora spiega come Papa san Celestino I, che è morto nel 432, asserì che la Messa Romana non è nata nel quarto secolo con Costantino ma, che è di origine Apostolica e qui abbiamo la citazione di questo grande studioso Andreas Heinz, il quale ha scritto un libro titolato San Gregorio Magno e la liturgia Romana, che è stato pubblicato dall’Accademia dei Lincei a Roma nel 2004.

La Messa Apostolica è stata portata a compimento da san Gregorio Magno (morto nel 604) e questo tema è stato sviscerato da Renata Salvarani, che ha scritto un libro intitolato Liturgie e culture da Gregorio Magno a Leone III, esso è stato pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana nel 2012.


Padre Andreas Heinz e Renata Salvarani

Ora, padre Heinz e Renata Salvarani dimostrano come san Gregorio Magno, grossomodo, ha fatto nel 600 quello che ha fatto san Pio V nel 1500; vale a dire: ha reso la Messa Romana obbligatoria nel mondo intero; non ha assolutamente inventato una Messa, ma ha restaurato il Canone della Messa e poi l’ha resa obbligatoria non solo a Roma ma per il mondo intero.

Purtroppo, ci furono delle tristi vicissitudini con l’Umanesimo, il Rinascimento e il Grande Scisma d’Occidente (1378/1418), quando il Papa lasciò Roma e andò in Francia ad Avignone; lì si assisté a una decadenza non solo del Dogma, non solo del Primato del Papa, ma anche della Liturgia: soprattutto di quella romana, perché nacquero molti riti particolari; dunque, non c’era più un solo rito: quello romano di san Pietro.

Questi riti “avignonesi” furono, poi, imbastarditi ulteriormente dal Rinascimento, per cui si lasciava il latino ecclesiastico dei primissimi secoli e si cominciava a utilizzare un latino rinascimentale molto ampolloso e neopagano. La Liturgia veniva, quindi, celebrata in un latino classico ciceroniano non più nel latino ecclesiastico di San Girolamo.

Poi ci fu il caso di Papa Leone X, figlio di Lorenzo il Magnifico de’ Medici, questo Papa, morto nel 1521, era un signore rinascimentale, proprio come il padre, e andava a caccia, andava al teatro ad assistere a spettacoli non edificanti; inoltre, dava grandi feste mondane nel Palazzo Apostolico.

Infine, assieme a quelle di un cardinale spagnolo, Francisco Quignones morto nel 1540, calarono nella Liturgia le idee rinascimentali di Leone X.


Silvestro Morisca

Un altro autore, Silvestro Morisca, ha scritto un libro per l’Università Gregoriana nel 1992, che s’intitola Quignones il cardinale alla luce di Paolo VI ed è tutto favorevole a questa riforma di Quignones.

Silvestro Morisca scrive che la riforma di Paolo VI ha ripreso le innovazioni del cardinal Quignones; occorre dire che Papa Paolo IV, morto nel 1559, ha abrogato il neo-Breviario di Quignones e di Leone X, quest’abrogazione fu confermata da san Pio V, che non ha creato un nuovo Breviario, ma ha promulgato il Breviario, composto dal salterio, dalle lezioni dei Padri della Chiesa e l’ha reso obbligatorio nella Chiesa romana.


La rivoluzione liturgica protestante

Ora passiamo a vedere la rivoluzione liturgica nel XVI secolo; vale a dire la rivoluzione luterana che ci porterà poi a capire meglio come la Nuova Messa di Paolo VI (1969), purtroppo, abbia ripreso molti elementi della riforma liturgica di Martin Lutero.

La Liturgia luterana non è ancora la negazione esplicita del Dogma cattolico sul Sacrificio della Messa; infatti, Lutero fu sorpassato da Calvino e da Zwingli; Martin Lutero rispetto a questi era, tutto sommato, abbastanza “moderato”.

Ebbene, questa liturgia protestante/luterana non è ancora la negazione esplicita del Dogma cattolico, ma è contraddistinta da un atteggiamento contrario al culto tradizionale, che l’ha inizialmente annacquato e solo dopo contraddetto, poi pian piano andò modificandosi e sempre più radicalizzandosi.

Il Luteranesimo, per meglio sovvertire il Dogma, attaccò la Fede pregata, vale dire la Liturgia. Infatti, se non ci fosse stata la nuova Messa, i soli 16 Decreti del Concilio Vaticano II avrebbero fatto poco danno, poiché sarebbero stati letti soltanto da pochi teologi.

Tuttavia, i semplici fedeli vanno a Messa e la Messa ti coinvolge, ti fa agire, rispondi, stringi la mano...

Perciò, è la nuova Messa che ti cambia la mentalità (molto più dei Decreti del Concilio) perché si prega come si crede; se io nella preghiera introduco tutte queste novità modernizzanti, poi pian piano comincio a pensarla modernisticamente: bisogna vivere come si pensa, altrimenti si finisce per pensare come si vive.

L’odio per la Tradizione nel culto divino è tipico del Protestantesimo, perché se si vuol cambiare la Fede, come voleva Lutero e come ha fatto il Vaticano II, si deve manomettere la Liturgia che è la fede pregata: lex orandi lex credendi.
Se io non prego più come si pregava ai tempi degli Apostoli, ecco che non credo più come credevano gli Apostoli.

La Chiesa è una santa Cattolica e Apostolica e noi ci fondiamo sugli Apostoli; quindi, la Tradizione deriva da Gesù, che a sua volta l’ha insegnata agli Apostoli e gli Apostoli l’hanno fatta arrivare sino a noi.

Ora, voi vedete come questa Riforma liturgica abbia influito notevolmente sul cambiamento della Fede; infatti, pian piano si è cominciata ad annacquare la Fede e poi pian piano qualcheduno è arrivato anche a negarla.

Lutero nel 1525 scrisse un libello: L’abominazione del Canone della Messa. Il Canone della Messa di Tradizione Apostolica, lui lo chiama un’abominazione, lo odia, Lutero odia la Messa, odia Roma, odia il Papa, odia il Papato, “Lontani da Roma” è il suo motto, egli ha cercato in tutti modi, come aveva sfasciato la Germania, di sfasciare anche Roma.

La nuova “messa” luterana conteneva delle novità, le più evidenti furono quella di essere celebrata coram populo, il prete stava faccia a faccia col popolo, c’era una mensa che rimpiazzava l’Altare, si diceva tutta (Canone compreso) a voce alta, in lingua vernacolare, non più in latino, la comunione si cominciava a dare in piedi poi anche sulle mani.


Analogie tra Messa montiniana e luterana

Allora, nella nuova Messa montiniana la comunione può essere data in piedi, se un fedele si mette in ginocchio il prete lo riprende, la Messa nuova è stata composta in latino e il testo ufficiale è latino, la comunione andrebbe data in bocca, poi purtroppo con Giovanni Paolo II, ha potuto essere data - qui in Italia - sulla mano, ma infine con il Covid è stata imposta a tutti la comunione sulla mano  e l’eccezione è diventata la regola.


L’abrogazione dell’Offertorio
 
Inoltre, nella nuova Messa del 1969 è stato tolto quasi totalmente l’Offertorio perché nell’Offertorio ci sono le orazioni che trattano esplicitamente 1°) del fine soddisfattorio della Messa, vale a dire il Sacrificio della Messa cancella la pena dovuta alla colpa, il Purgatorio e lo accorcia, e 2°) del fine propiziatorio, che mi rende propizio Dio: se sto in peccato mortale, assistendo alla Messa mi dolgo dei miei peccati e sono spinto dalla grazia di Dio a confessarmi.

Siccome per Lutero la Messa è, al massimo, un sacrificio di lode, eucaristico, di ringraziamento; quindi - per lui - è una bestemmia dire che è un Sacrificio soddisfattorio e propiziatorio, quindi, l’Offertorio andava tolto. Allora, nella nuova Messa non ci dicono esplicitamente che la Messa non ha questa duplice finalità soddisfattoria e propiziatoria, però in essa è stato tolto l’Offertorio, è stata ritoccata accidentalmente perfino la forma della Consacrazione.


“per molti/per tutti”

Lutero ha messo al posto di “per molti”, il “per tutti”; con la Riforma liturgica di Paolo VI nel testo latino si recita ancora “pro multis”, invece il “per molti” nel testo italiano è stato mutato in “per tutti”.


Ora, già il Concilio di Trento (Catechismo del Concilio) spiegava perché si dicesse “per molti” e non “per tutti”; perché, Gesù è morto per tutti, ma non tutti accettano la grazia di Gesù; purtroppo, son pochi che l’accettano, quindi, difronte all’eresia protestante che diceva pecca fortiter sed fortius crede, l’importante è avere la Fede, mentre osservare i Comandamenti non è necessario, tutti si salvano purché credano… alla loro salvezza.
Allora ecco spiegato il “per tutti”, purtroppo nella nuova Messa assistiamo a uno stravolgimento delle parole di Gesù, perché quando noi leggiamo i Vangeli, (quando parlano dell’Ultima Cena) o san Paolo che ci parla anch’egli dell’Ultima Cena, tutti riportano “per molti”; il Novus Ordo Missae invece traduce “per tutti”: è un cambiamento grave.

Inoltre, Lutero diceva che la genuflessione non va fatta sùbito dopo la Consacrazione; invece nella Messa tradizionale quando il Sacerdote consacra si genuflette e poi alza l’Ostia perché quando ha consacrato, avendo detto: “Questo è il mio corpo”, Gesù è realmente presente sotto le specie del pane e del vino. Quindi, il sacerdote adora, poi alza l’Ostia, la fa vedere ai fedeli e poi la mette sull’Altare e di nuovo fa la genuflessione.

Per Lutero e Calvino non è il Sacerdote che rende Gesù presente sotto l’Ostia, ma è la Fede dell’assemblea, quindi il Sacerdote o il presidente dell’assemblea fa vedere l'ostia ai fedeli; essi credono che Gesù sia presente nell’ostia ed ecco che egli si genuflette solo dopo aver fatto vedere l’ostia all’assemblea.

A noi sembrano dei cambiamenti insignificanti, invece hanno una grande valenza teologica, per cui Lutero diceva “triunphata Missam, totum Papatum nos triunphare / una volta che abbiamo vinto sulla Messa abbiamo vinto su tutto il Papato” e oggi vediamo come l’ambiente ecclesiale purtroppo sia stato ridotto ai minimi termini.

Lutero poi credeva alla presenza reale ma non alla transustanziazione, lui parlava di companazione; cioè, assieme con il pane, c'è anche Gesù. Per noi cattolici quando il Sacerdote consacra dicendo: “Questo è il mio corpo”, cessa di esistere la sostanza del pane e comincia a esistere la sostanza di Gesù Cristo (“trans/sustanziazione”: ossia, passaggio da una sostanza a un’altra).


Zwingli e Calvino oltre Lutero

Zwingli e Calvino, invece, vanno oltre Lutero e negano anche la presenza reale, c’è sempre qualcheduno che scavalca il rivoluzionario o l’eretico di turno; infatti, ogni rivoluzionario è stato scavalcato a sinistra e ha fatto una brutta fine.
 
Addirittura, i Calvinisti nordamericani hanno negato anche la Santissima Trinità, il Calvinismo nordamericano è antitrinitario ed è chiamato, perciò, unitarista, cioè, per essi c’è un solo Dio e non esiste la Trinità delle Persone divine e in ciò esso è molto più simile al Giudaismo/talmudico. Essi si rifanno un po’ all’Antico Testamento, ma soprattutto al Talmud più che al Cristianesimo.


Thomas Cranmer

Un altro personaggio molto negativo per la storia della Liturgia è Thomas Cranmer, arcivescovo anglicano di Canterbury. Costui diceva chiaramente che per cambiare la Fede dell’Inghilterra si doveva cambiare la Liturgia (a questo riguardo Michael Davis ha pubblicato vari libri).

Thomas Cranmer diceva che la Liturgia è più efficace di ogni libro o di ogni discorso.  

Infatti, la Messa nuova è il Concilio vissuto, cantato, ballato, inoltre - purtroppo - il prete non è più il ministro di Dio ma è il presidente dell’assemblea, l’altare è una mensa, l’Eucaristia è solo un memoriale non è la riattualizzazione incruenta del Sacrificio della Croce.

Per il Concilio di Trento la Liturgia consiste nel ritorno alla Tradizione Apostolica, mentre per Lutero no: è la creazione di una nuova Liturgia che nasce con lui, com’è avvenuto con Paolo VI.

Purtroppo, la liturgia luterana moderata è entrata nell’ambiente cattolico e romano. Durante la 18ª sessione del Concilio di Trento, ci fu una Commissione per restaurare il Messale, secondo l’uso e il rito Apostolico, quindi la Messa tradizionale si trova già nei testi del Concilio di Trento.

Perciò, non fu san Pio V che creò a tavolino una Messa come hanno fatto Lutero, Bugnini e il Cardinal Quignones con Leone X, ma san Pio V ha soltanto ripristinato la Messa Apostolica e Romana.


Come si arrivò all’edizione critica del Messale Romano

Vediamo, per adesso in maniera breve e riassuntiva (nella prossima puntata ci soffermeremo più diffusamente su questo tema), come si arrivò all’edizione critica del Messale Romano, restaurato durante il Concilio Tridentino nel modo migliore possibile, tanto da avvicinarsi al manoscritto più antico e affidabile del Canone di Tradizione apostolica.

I liturgisti spiegano che i migliori manoscritti che si trovavano nella biblioteca Vaticana, quindi di origine Apostolica, furono messi a disposizione dei filologi, i quali li studiarono, li compararono e ne fecero un’edizione critica.

Inoltre, il Concilio di Trento definisce che chi volesse stabilire di recitare il Canone e la Consacrazione a voce alta “sia anatema”; quindi, c’è una condanna dottrinale per chi recitasse il Canone e Consacrazione a voce alta.
Ora l’Istitutio generalis del Messale del Novus Ordo Missae stabilisce che il Canone e la Consacrazione devono essere recitati a voce alta. Quindi, non è soltanto un abuso pratico/disciplinare, ma è un errore dottrinale, che è stato condannato con l’anatema dal Tridentino. Infine, il Concilio di Trento dice che la lingua liturgica (specialmente della Messa) non deve essere il vernacolare.

Le innovazioni liturgiche dei luterani non sono soltanto disciplinari ma sono teologiche, sono dogmatiche; quindi, il Concilio di Trento scomunica chi si oppone a decisioni dogmatiche. 

Ora, il fatto che nella Nuova Messa ci siano delle negazioni di decisioni dogmatiche, è molto molto grave. Chi si oppone, invece, a disposizioni disciplinari non cade sotto la scomunica (cfr. Alfons Stickler, L’attrattiva teologica della messa Tridentina, Editore La Maggione, Poggibonsi, 1996).


L’enciclica Mediator Dei

Adesso facciamo la chiosa (molto breve) sull’enciclica Mediator Dei di Pio XII, poi la prossima volta vedremo come si è arrivati alla Messa del 1570.

Pio XII, nel 1947, siccome serpeggiavano già degli errori in campo liturgico, scrisse quest’enciclica, in cui condannò l’uso della lingua volgare nella liturgia e nella Messa. Il Papa condanna quelli che dicono che nella Messa dei morti non vanno utilizzati paramenti neri perché si possono spaventare i fedeli.

Inoltre, secondo Lutero il Sacerdozio comune dei fedeli non è diverso dal Sacerdozio del prete ordinato; invece per la dottrina Cattolica il prete, ricorda Pio XII, offre e compie lui solo la Messa perché ha il Sacramento dell’Ordine sacro, i fedeli non ce l’hanno, quindi possono solo partecipare alla Messa offerta e compiuta dal prete, offrendo Gesù per le mani del prete a Dio Padre onnipotente. Il Papa insiste anche sulla bontà della Messa sine populo; cioè, anche se non c’è popolo, la Messa è valida ed è buona perché è un Sacrificio offerto a Dio, oggi (dopo la riforma di Paolo VI) se non c’è il popolo la Messa non è officiata. Pio XII condanna l’uso dell’Altare Coram populo, poiché rappresenta la distruzione dell’idea di Sacrificio, e riafferma che solo il Papa ha il diritto d’introdurre nuovi riti o di cambiare quelli esistenti.



Continua








 
aprile 2025
AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI