La risurrezione della Chiesa


di Elia


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Dirumpamus vincula eorum: et proiiciamus a nobis iugum ipsorum (Sal 2, 3).

«Spezziamo le loro catene e gettiamo il loro giogo lontano da noi».
Queste parole possono essere attribuite sia ai nemici di Dio, che si ribellano a Lui e ne respingono il Cristo, sia ai Suoi fedeli, che rigettano l’abusivo dominio di quelli.
In un caso (che al giorno d’oggi è rappresentato da giudei, massoni, comunisti e altre marionette manovrate dai primi), si tratta di una ridicola velleità che si infrange miseramente contro la realtà dell’irreprimibile signoria divina; nell’altro, della legittima rivendicazione di libertà di coloro che, avendo riconosciuto quest’ultima e – com’è ragionevole – essendosi ad essa sottomessi, si scuotono di dosso la soffocante tirannia imposta agli uomini coi cosiddetti sistemi democratici, che danno loro la falsa impressione di essere liberi e di influire sulle scelte politiche.


Benefici insospettati

Il pontificato di Bergoglio si è inaspettatamente concluso con il suo decesso.
Non avendo né i mezzi per definire tali questioni né interesse vitale a farlo, lasciamo a chi ha tempo da perdere le discussioni sul supposto sosia, sul carattere – naturale o meno – della sua morte e sull’eventuale modifica della data.
Ciò che conta è che una lunga prova sia terminata, nel momento che la Provvidenza ha fissato da tutta l’eternità.
Il sollievo e la gratitudine sono innegabili, anche se, a causa della protratta necessità di preservare la salute psichica, ci siamo dovuti formare una spessa scorza che conferisce a queste disposizioni un carattere più intellettuale che emotivo. D’altronde, non sono certo le emozioni che ci rendono buoni cristiani, bensì la fedeltà alla volontà di Dio.

Chi ha approfittato di questi anni di lotta per abituarsi al silenzio e alla preghiera non prova alcun odio verso un defunto così come non l’ha provato verso il moribondo, per la cui salvezza ha invece interceduto per carità.
La proroga concessa dal Signore all’ammalato come esaudimento delle nostre suppliche è stata l’estremo atto di clemenza rispetto al suo destino eterno, malgrado la mancanza di ogni segno di resipiscenza e la voce secondo cui avrebbe rifiutato i conforti religiosi; neppure di questo, però, è nostro compito occuparci (a parte i suffragi giovevoli all’anima, qualora sia in Purgatorio). Ignota è pure l’esultanza per il trapasso di un uomo presentatosi al Giudizio divino, che ognuno di noi deve piuttosto temere a proprio riguardo. L’intimità con Dio comunica una pace inalterabile, scevra da ogni sentimento che non sia degno di essa, mentre spinge ad adorare umilmente i Suoi disegni di infinita sapienza e misericordia.

Il radicamento nella preghiera non è l’unico risultato benefico: oltre ad esso, il più prezioso, in questi ultimi dodici anni abbiamo imparato a resistere agli abusi di potere dell’autorità ecclesiastica nonché a quelli dell’autorità civile.
Abbiamo compreso e messo in pratica che nessuno al mondo può convincerci di ciò che è falso né obbligarci a compiere atti contrari alla nostra coscienza.
Abbiamo avuto contro tutti ma, con l’aiuto della grazia, non ci siamo piegati. Abbiamo rafforzato la fede, preservandola perfino dagli attacchi demolitori che provenivano dall’interno della Chiesa e dal suo stesso vertice.
Abbiamo mantenuto intatta la nostra appartenenza al Corpo Mistico, nonostante tutte le difficoltà e le subdole tentazioni a staccarcene per ragioni apparentemente sacrosante.


Il compito di domani

Tutto questo ci permette di presumere a buon diritto che il Signore, dopo averci adeguatamente preparati, voglia servirsi di noi per la realizzazione dei Suoi progetti a breve e medio termine.
Non ci uniremo certo alle prefiche giudaico-massoniche che piangono ipocritamente l’uomo che avrebbe incrementato il dialogo con loro, che in realtà perseguono la distruzione della Chiesa.
Ci guarderemo altresì dal canonizzarlo a furor di popolo, assecondando le suggestioni insinuate durante il ricovero con l’ossessivo riferimento a Giovanni Paolo II, effettuato già con la semplice sovresposizione della statua collocata davanti al Gemelli.
Non siamo affatto in ansia per il prosieguo del cammino sinodale, trappola appositamente escogitata per scardinare l’ordinamento divino della Chiesa e che il nuovo Papa avrà il potere di cancellare con un colpo di spugna.

D’altra parte non faremo nemmeno l’errore di “tenere in vita” un cadavere continuando ad accanirci contro di lui e il suo operato, come quei tradizionalisti che, continuando a criticarlo, mantengono vivo il ricordo di un concilio a cui non pensa più quasi nessuno.
La soluzione più salutare è il decidere di pensare e agire come se l’ultimo pontificato, semplicemente, non ci fosse mai stato, ma costituisse al massimo un incubo da rimuovere quanto prima dalla memoria.
Oltre alla fede, occorre conservare pure la sanità mentale, cosa che non tutti, purtroppo, sono riusciti a fare, in questa durissima prova, per mancanza di una vera vita spirituale.
Questi dodici anni ci han dimostrato all’evidenza che una buona vita interiore non è affatto un lusso e che non ci si può permettere di trascurarla, pena l’esser trascinati via dalla marea, se non dell’errore, di una cattiva reazione all’errore.


Il compito di oggi

Ovviamente non possiamo incrociare le braccia e riposarci: questa è l’ora della preghiera più intensa per l’imminente conclave, che comincerà tra il 5 e il 10 maggio. Esorto perciò tutti voi ad offrire rosari, adorazioni, veglie notturne e penitenze perché il Signore conceda alla Chiesa un Papa degno.
Anche se siamo ormai nel tempo pasquale, in quest’ora decisiva non possiamo smettere di portare generosamente la croce secondo le indicazioni del precedente articolo, il cui titolo originale portava l’ora delle tenebre, ma è stato ispiratamente modificato. L’ansia psicologica deve cedere il posto alla fiducia soprannaturale nei disegni divini, i quali includono però la nostra cooperazione, da attuare con tutti i mezzi a nostra disposizione.

Secondo la visione notturna ricevuta da un fedele cattolico (e da prendere, evidentemente, con tutta la cautela del caso), pare che, oltre al Papa, debbano morire pure due porporati suoi stretti collaboratori.
Fra i cardinali dannosi, quelli che più sembrano meritevoli di una simile sorte sono il papabile di massoni e giudei, da una parte, e l’esperto di perversioni sessuali, dall’altra.
Senza la minima acredine né alcuna pretesa di scrutare il futuro, abbandoniamoci agli adorabili decreti della Provvidenza, commiserando quanti non vi credono e, con la propria ostinazione, si espongono alla dannazione eterna.
Se davvero desideriamo che la Sposa di Cristo risorga con Lui, procuriamo di meritarlo.


PREGHIERA PER L’ELEZIONE DEL SOMMO PONTEFICE

Signore Gesù Cristo, affidando a san Pietro e ai suoi successori le chiavi del Regno dei Cieli, hai istituito l’ufficio del Papato. Concedi alla Tua Chiesa, Ti preghiamo, un Papa che, nella sua dedizione alla Sacra Tradizione della Chiesa stessa, la governi secondo il Deposito della Fede e per la salvezza delle anime.

Maria immacolata, Madre della Chiesa e Regina dei Confessori, Ti consacriamo il conclave e l’elezione del Santo Padre. Madre santissima, non guardare ai nostri peccati o all’infedeltà di molti cattolici che non accettano l’insegnamento di Tuo Figlio, ma alla Chiesa, che è la Sposa senza macchia di Tuo Figlio, affinché non abbiamo il capo che meriteremmo, bensì un Santo Padre che guidi la Chiesa per la gloria e l’onore di Tuo Figlio.

Amen.

(don Chad Alec Ripperberg)








 
aprile 2025
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