![]() |
![]() |
Sinodalità: Rapporto parziale dei gruppi di lavoro Prima parte ![]() Papa Leone XIV nella Segreteria del Sinodo I gruppi di lavoro o di studio sono
stati istituiti da Papa Francesco
in concomitanza col Sinodo sulla sinodalità. Essi sono
incaricati di temi specifici che devono affrontare col «metodo
sinodale» per promuovere il funzionamento «sinodale»
di questo o di quel settore dell’attività della Chiesa.
Recentemente è stato reso noto che queste strutture, che inizialmente avrebbero dovuto presentare le loro relazioni nel mese di giugno 2025, hanno ottenuto una proroga fino alla fine dell’anno. Inoltre, Papa Leone XIV ha aggiunto due nuovi gruppi ai dieci stabiliti dal suo predecessore: uno che deve occuparsi della liturgia e l’altro delle Conferenze Episcopali. Anche se il loro lavoro non è terminato, i gruppi hanno comunque presentato un rapporto preliminare nel mese di giugno, che è stato pubblicato dalla Segreteria del Sinodo. Sono disponibili 13 rapporti: quelli dei dieci gruppi più quello di un sottogruppo 7, e quelli delle due Commissioni istituite durante il Sinodo: una Commissione canonica e un’altra sulla poligamia. Questi rapporti sono molto brevi: non più di tre pagine formato A4. Ma sono, almeno per alcuni di essi, istruttivi, molto istruttivi, in particolare quelli delle due Commissioni. Gruppi 1, 2 e 3 Il primo gruppo tratta delle relazioni tra le Chiese orientali cattoliche e la Chiesa latina. Il secondo grippo tratta de «L’ascolto del grido dei poveri»; e il terzo della missione nel mondo digitale. Allo stato attuale non vi è alcunché da dire, perché essi sono troppo schematici e contengono solo delle linee molto generali. Gruppo 4: sulla formazione sacerdotale Questo rapporto indica «l’opportunità di approfondire l’identità relazionale del ministero ordinato, in dialogo con altri ministeri, definendola “in e per” il popolo di Dio». Una visione pericolosa che tenderà solo a ridurre il potere sacerdotale per tentare di distribuirlo ai laici. Si tratta di quanto espresso nell’Instrumentum laboris della seconda sessione, citato in questo paragrafo. Occorre considerare «dei momenti di formazione condivisi con laici, persone consacrate, ministri ordinati e seminaristi, che favoriscano la reciproca conoscenza e la collaborazione»; come pure una «maggiore partecipazione di tutte componenti del Popolo di Dio alla formazione dei ministri ordinati, con particolare attenzione al contributo delle donne e delle famiglie». Ancora una visione molto pericolosa, che sminuirà gravemente lo spirito sacerdotale, che «le componenti del Popolo di Dio» non hanno in condivisione. Il Concilio di Trento, che ha voluto i seminari, divenuti in seguito la pupilla dei vescovi e dei Papi, è totalmente respinto. Gruppo 5: questioni teologiche e canoniche su specifiche forme ministeriali Promosso dal Dicastero per la Dottrina della Fede, questo gruppo propone «un’ampia riflessione sul potere sacramentale», nell’ambito del quale «sarà più facile rivolgere la necessaria attenzione alla urgentissima questione della partecipazione delle donne alla vita e alla direzione della Chiesa. E in questo contesto alla questione dell’accesso al diaconato». Sorvoliamo sulla prima proposta. Per la seconda proposta, il testo riconosce che “sulla base dell’analisi effettuata fino ad oggi, che tiene anche conto del lavoro realizzato dalle due Commissioni istituite da Papa Francesco sul diaconato femminile (…), il Dicastero ritiene che non vi sia ancora posto per una decisione positiva del Magistero sull’accesso delle donne al diaconato inteso come grado del sacramento dell’Ordine». Ma «sempre a giudizio del Dicastero, resta aperta l’opportunità di proseguire il lavoro di approfondimento». In altre parole, non vi è nulla, ma si lavora ancora per lasciare qualche speranza. Mentre, teologicamente parlando, ciò che il DDF dovrebbe sapere è che la cosa è impossibile e contraria alla costituzione divina della Chiesa. Gruppi 6 e 7: sul ministero del vescovo Il gruppo 6 tratta le relazioni tra vescovi, vita consacrata e aggregazioni ecclesiali; il suo rapporto è solo una bozza. Il gruppo 7 tratta del vescovo in sé. Una proposta nota che si «chiede più trasparenza e responsabilità nei processi di selezione dei candidati all’episcopato, la cui riservatezza suscita a volte dei dubbi nei fedeli quanto all’onestà delle procedure messe in atto e, più in generale, un disagio nel rifiuto di metodi ritenuti non conformi ad un modello di Chiesa sinodale». E più avanti: «Come coniugare la necessaria riservatezza dell’istruttoria sui candidati con la legittima esigenza di trasparenza nella procedura». Sullo sfondo, si tratta, a lungo termine, della pura e semplice elezione dei vescovi da parte della base. Inoltre, si propone «una più reale implicazione degli organi sinodali della diocesi nel processo di selezione dei vescovi». Gruppi 8, 9 e 10 Il gruppo 8 tratta dei Nunzi. Il suo rapporto è una bozza. Il gruppo 9 tratta del discernimento condiviso sulle questioni dottrinali, pastorali ed etiche controverse. E’ opportuno citare il suo secondo paragrafo: «1. La krisis come kairos. Innanzi tutto ci sembra
fondamentale affrontare con coraggio e radicalità la sfida/opportunità che
investe oggi la missione della Chiesa: la conversione del pensiero e la
riforma delle pratiche nella contestuale fedeltà al Vangelo di
Gesù che è “lo stesso
ieri, oggi e sempre” (Ebrei
13, 8), “ma la cui ricchezza e
bellezza sono inesauribili” (EG 11). Questo esige la maturazione
della presa di coscienza e la gestione condivisa della evidente e
pressante krisis epocale,
antropologico-sociale e politico-ambientale, che viviamo come una
chiamata a discernere e a promuovere la realizzazione di un Kairos senza precedenti nella
storia della salvezza».
Senza commento … in attesa del documento finale. In gruppo 10 tratta della ricezione dei frutti del cammino ecumenico nelle pratiche ecclesiali. Il rapporto preliminare si propone di «sviluppare delle proposte pratiche per l’esercizio del ministero petrino in un nuovo contesto ecumenico e di esplorare il potenziale dei processi sinodali ecumenici radicati nella nostra comune identità battesimale». Un cammino che porta dritto ad una riduzione del potere del Papa, verso l’indifferentismo che diminuirà ulteriormente la fede nel cuore dei fedeli, e infine ad uno scisma ancora più ampio. Un’altra questione esaminata è l’ospitalità eucaristica (communicatio in sacris) che vorrebbe chiarire questa terminologia ed estenderla alla vita sacramentale (unzione dei malati, matrimonio). Ci aspettiamo il peggio. Queste proposte sono un concentrato di ciò che lo spirito progressista può produrre sulla scia del Vaticano II. Un vero cancro, che come tutte le malattie gravi, finisce per uccidere colui che attacca. A meno che non intervenga a salvarlo un trattamento vigoroso e risolutivo. Resta da esaminare il rapporto provvisorio delle due Commissioni sopra menzionate, cosa che faremo in un altro articolo. |