TUTTAVIA ZENONE AMMIRA ISRAEL BAL SEHEM TOV


di  Don Curzio Nitoglia


Questo articolo fa seguito a quello in cui è segnalata l'opera di Giovanni Zenone: Il Chassidismo


Gli articoli dell'Autore sono reperibili sul suo sito
https://doncurzionitoglia.wordpress.com/









PROLOGO

Nella prima parte dell’articolo su “Giovanni Zenone – Israel Bal Shem Tov”, ho scritto soltanto che il libro di Giovanni Zenone (Il chassidismo. Filosofia ebraica, Brescia, Cavinato, 2005) è interessante e ben documentato.
Non ho scritto che sia buono dottrinalmente e che io sia d’accordo con esso, anzi… tutto il contrario.

Infatti, Zenone - nel suddetto libro - scrive: «L’albero della cultura occidentale torna a trarre linfa da una delle sue radici più profonde e vitali: l’Ebraismo. […]. In questa miniera spicca per ricchezza e profondità di pensiero Martin Buber» (Il chassidismo. Filosofia ebraica, cit., p. 19).
Ora, Martin Buber ha influenzato intellettualmente anche Woytjla e Ratzinger.



MARTIN BUBER / SHEM TOV

Martin Buber è nato a Vienna l’8 febbraio 1878, ha studiato presso una scuola chassidica, che rende la Cabala ebraica da segreta ed esoterica a pubblica ed essoterica o fenomeno di massa. Poi nel 1896, aderisce al movimento sionista di Teodoro Herzl e diventa dirigente del sionismo tedesco.

La dottrina filosofica buberiana (soprattutto nella terza parte della sua opera “Io e Tu” del 1923) s’immerge pienamente nella Cabala chassidica (1).

La filosofia buberiana consiste essenzialmente nel Nichilismo teologico di rabbi Mosè Maimonide (La guida dei perplessi).
Dio non si rivela com’è, altrimenti sarebbe oggetto di conoscenza teologica, non è oggetto di conoscenza o di Fede. Ma, Dio si manifesta come presenza vivificante, non meglio definita e identificata, che assiste l’uomo (2) (v. il “sentimento” o “esperienza religiosa” modernistica).

Egli, inoltre, nega assolutamente che la ragione umana possa dimostrare l’esistenza di Dio, il quale può essere solo “un incontro” (v. don Luigi Giussani, “Comunione e Liberazione” e Ratzinger che - assieme a Karol Woytila - è stato fortemente influenzato dalla filosofia di Buber, Lévinas e dalla spiritualità sentimentalistica di don Giussani) in “un rapporto immediato e personale”.

Infine egli traduce JHWH non come “Io sono Colui che è” (Ex., III, 14) ma - teilhardianamente - come “Colui che diviene” o “Io sarò Colui che sarò”.
Se Dio diviene o sarà, non è, quindi – implicitamente – si passa dall’apofatismo all’ateismo (cfr. Teilhard de Chardin) (3).

In ogni caso anche se l’uomo non può dire nulla di Dio e su Dio deve parlare con Lui e impegnarsi assieme a Lui nel mondo e nella creazione (v. Panteismo) (4) .

Per concludere, in Buber si ritrovano le idee direttrici del modernismo classico e del neo/modernismo: lo strutturalismo, l’ermeneutica soggettiva, il nichilismo teologico maimonideo, l’ateismo o l’evoluzionismo creatore teilhardiano, l’esperienza religiosa “ciellina”, la quale rende Dio e Gesù un incontro personale e non un oggetto di Fede o adesione intellettuale, mossa dalla grazia.

Non a caso sia Karol Woytjla che Joseph Ratzinger come pure Hans Urs von Balthasar hanno studiato Buber e i personalisti ebrei (5). La loro condiscendenza verso l’ebraismo post-biblico non è debolezza o cedimento, ma pura e ferma convinzione, che deriva da autori inquinati di cabalismo come Martin Buber.


CONCLUSIONE

Perciò, la filosofia proposta da Giovanni Zenone (op. cit., pp. 45-54) è il Chassidismo; ossia, la Cabala di massa (op. cit., p. 23 e 30), che fu fondata - come abbiamo visto (ma non approvato) nella prima parte di quest’articolo - da Israel Bal Shem Tov (1698 – 1760).

Inoltre, il libro di Zenone fu prefato da Massimo Introvigne, il quale - venti anni fa - ci insegnava che «alle origini remote del Chassidismo» (op. cit., 5-6) c’è Shabbatai Tzevi († 1676) e Jacob Frank († 1791), inoltre (op. cit., p. 9) Shem Tov († 1760) e rabbi Dov Baer († 1772). 

Infine, (op. cit., p. 10) si arriva a Martin Buber (†1965) e a rabbi Abraham Heschel († 1972), che è stato tradotto, prefato e fatto conoscere in Italia da Cristina Campo († 1977) per i tipi della Rusconi di Milano negli anni Settanta.

Da costoro derivano le varie sette chassidiche odierne (per esempio i Lubavitcher di Brooklyn di rabbi Menachem Mendel Schneerson; op. cit., p. 13), che dirigono gli Usa (Trump compreso) e Israele (Netanyahu anche) e stanno portando il mondo sull’orlo di una terza guerra mondiale nucleare.

Ora, tutti (nessuno escluso) questi autori, sono in netta e radicale contraddizione con la Dottrina cristiana (Fede e Morale comprese).

Perciò, il giudizio sull’ortodossia dottrinale del libro di Zenone non può non essere assolutamente negativo, nonostante l’acribia con la quale è stato scritto.

Infine, a partire da questo errore iniziale (“parvus error in principio fit magnus in termino”) è derivata l’adesione al genocidio che Israele sta facendo a Gaza del popolo palestinese.

Non ci si deve meravigliare più di tanto di questa mostruosità. Essa era contenuta virtualmente nel libro (Il chassidismo. Filosofia ebraica) scritto da Zenone e pubblicato da Cavinato Editore di Brescia nel 2005. 



NOTE

1 - M. BUBER, Il principio dialogico e altri saggi, Milano, 1993, pp. 61, 67 e 70; B. MONDIN, Antropologia filosofica, Bologna, ESD, 2002, 2° vol., p. 628.
2 - M. BUBER, Il principio dialogico e altri saggi, cit., p. 111 e 117.
3 - Cfr. C. LEVI COEN, Martin Buber, Firenze, 1991, p. 7. Cfr. A. POMA, La filosofia dialogica di Martin Buber, Torino, 1974; A. BABOLIN, Essere e alterità, Padova, 1965.
4 - M. BUBER, Sette discorsi sull’ebraismo, Firenze, 1923, p. 16.
5 - H. U. VON BALTHASAR, Einsame Zwiesprache. Martin Buber und das Christentum, Köln-Olten, 1958; A. BABOLIN, Il pensiero filosofico e religioso di A. J. Heschel, in “Rivista di filosofia neoscolastica”, Milano, 1973, pp. 738-797.







 
agosto 2025
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