Il cuore degli uomini liberi batte per Gaza



di Paolo Gulisano


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Campo profughi a Gaza



Moralmente inaccettabile: queste sono state le parole del Patriarca Latino di Gerusalemme che ha tenuto una conferenza stampa insieme al Patriarca ortodosso di Gerusalemme Teofilo III sulla situazione di Gaza.
Parole chiare, alle quali in una successiva conferenza il cardinale Pizzaballa ha indicato nella mitezza, nella riscoperta di questa beatitudine, la via per uscire dall’odio e dalla violenza demoniaca che da tempo si stanno abbattendo sui Palestinesi.

Gaza rappresenta una delle più preoccupanti emergenze umanitarie della storia recente, e alla denuncia di tale situazione si è unito anche il Comitato Liberi in Veritate con un suo “Appello per la pace” il 31 luglio scorso.

Questa tragedia non può lasciare indifferenti, e in particolare sollecita le coscienze dei cristiani. La preoccupazione dei Pastori della Terra Santa è più che giustificata: si stanno moltiplicando gli atti di violenza anche contro fedeli cristiani oltre che contro luoghi di culto.

Lo stesso cannoneggiamento della chiesa cattolica della Sacra Famiglia è stato visto come un messaggio intimidatorio rivolto al Vaticano.
Molti temono che la pulizia etnica avviata dalle autorità israeliane non si fermerà ai mussulmani, e presto verrà anche il momento in cui si cercherà di cacciare tutti i cristiani dalla Terra Santa, realizzando il sogno razzista di Israele come Stato monoetnico.

Nel frattempo, di fronte alla morte di migliaia di persone, oltre che per atti bellici anche per la fame indotta da una carestia, non ci possono essere scuse.

Sappiamo che in parte dell’opinione pubblica l’esprimersi a favore della cessazione degli atti violenti e dell’assedio di Gaza fa scattare reazioni spesso scomposte e aggressive, in primo luogo con l’accusa di avere simpatie verso i terroristi di Hamas.
Questa accusa va decisamente respinta.

Gli abitanti di Gaza, ma anche della Cisgiordania, sono esseri umani, degni di rispetto per le loro vite e la loro dignità. Difenderne i diritti non significa affatto schierarsi dalla parte di Hamas. Non ci si può nascondere di fronte alle violazioni dei diritti umani da parte dell’attuale governo israeliano guidato da un personaggio discusso e discutibile come Benjamin Netanyhau, che rappresenta peraltro solo una parte della popolazione israeliana. Molti Ebrei in Israele e nel mondo chiedono infatti che questo conflitto trovi una risoluzione pacifica.

L’altra vergognosa accusa che viene mossa a chi chiede rispetto per la popolazione palestinese è quella di antisemitismo. Criticare un governo come quello di Netanyahu non significa avere sentimenti di ostilità nei confronti del popolo ebraico.

Nell’attuale contesto, il termine “antisemita” è surreale, dal momento che anche i Palestinesi – in quanto arabi - sono semiti. Dunque, anche chi fa violenza a un Palestinese è antisemita.

Pertanto, le terribili circostanze del momento richiedono il coraggio di una risposta morale, oltre che materiale. Richiedono il rispetto per la giustizia e per la verità.



 
agosto 2025
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