Conoscere meglio la Chiesa:

Il Rito Etiope


Articolo della Fraternità San Pio X






Sacerdoti  ad una Messa in Rito Etiope



In un precedente articolo abbiamo presentato la Chiesa cattolica di Etiopia che, con la Chiesa dell’Eritrea che anticamente erano unite, usa il Rito gueze (ge’ez). Questo rito è anche chiamato Rito Etiope o Rito Abissino, ed è usato nei due maggiori arcivescovati: Addis Abeba (Etiopia) e Asmara (Eritrea).
E’ anche il rito delle Chiese «ortodosse» etiopiche ed eritree.

Per facilità e per evitare ripetizioni, tratteremo della Chiesa includendo i cattolici eritrei.

I cattolici etiopici si distinguono dall’ambiente ortodosso che li circonda per il loro grado di apprendimento del Catechismo. Rispetto a molti altri paesi, il cattolicesimo etiopico attribuisce una particolare importanza al modo in cui la liturgia trasmette la fede.

In Etiopia, la liturgia cattolica è celebrata sia in Rito Gueuze sia in Rito Latino. Ma nel paese non vi è una gerarchia latina: il clero celebra con le due liturgie. L’antica lingua gueze, che è diventata una lingua morta, è stata conservata come lingua liturgica.
Per il fatto che molti laici non comprendono tale lingua, le letture vengono fatte con la lingua locale, come l’amarica.

La liturgia etiope è lunga: dura due ore, talvolta 3. Il suo svolgimento è centrato sul clero, sui diaconi e sugli assistenti all’Altare.
Il comportamento principale è basato sulla riverenza e l’adorazione e non sulla edificazione di una comunità nel senso del post-Vaticano II.
Benché la cultura etiope tenda a disprezzare l’ostentazione, durante la liturgia il clero è abbigliato in maniera sontuosa.

Il Rito etiope comporta dei movimenti del clero intorno all’Altare, nonché le posture in piedi e in ginocchio, i canti e i gesti semplici da parte dei fedeli, tuttavia, la liturgia rimane sobria.
Il rispetto delle forme è importante. I cattolici di Addis Abeba esprimono il loro disagio al cospetto delle danze e dei movimenti più liberi che caratterizzano l’Etiopia meridionale.

Una eccezione degna di nota rispetto a questa sobrietà è la tendenza delle donne ad esprimersi con alte grida nei momenti di approvazione e di accoglienza nella liturgia.
Sembra che questo costume abbia la tendenza a sparire nelle donne più giovani.
Durante il culto, le donne sono generalmente sedute separate dagli uomini, ma le famiglie possono sedere insieme.


Le chiese

La maggioranza delle chiese etiopi sono scavate nella roccia (a ricordare che la Chiesa è fondata e consolidata dalla «vera roccia» che è Cristo. A volte le chiese si trovano interamente nelle grotte, talvolta un po’ distaccate e talvolta completamente scavate.
Tuttavia, esse sono tutte orientate verso Oriente (immagine mistica di Cristo che porta luce e salvezza al mondo).

Le chiese sono generalmente rotonde o ottagonali, divise in tre cerchi concentrici ad imitazione del Tempio di Gerusalemme. Il primo cerchio è riservato ai fedeli e ai coristi, il secondo ai comunicandi e il terzo contiene l’Altare.


La liturgia

L’anno liturgico cattolico è organizzato secondo il calendario tradizionale della Chiesa etiope, che deriva dall’antico calendario copto e dal calendario romano giuliano (pre-gregoriano).

Il calendario liturgico etiope comprende diverse feste, di cui 9 maggiori di Cristo e 33 dedicate alla Vergine Maria. A parte è onorato il sabato.

Il Breviario contiene le seguenti ore canoniche: lode di mezzanotte, prima, terza, sesta, nona, Vespri e Compieta.

Per il Battesimo, il sacerdote prepara l’acqua battesimale; poi il bambino completamente nudo è posato sul battistero dal padrino. Il sacerdote, con un grande contenitore versa per tre volte una generosa quantità di acqua sulla testa del bambino, pronunciando le parole sacre.
Talvolta, tra l’acqua e il bambino è posta una croce, in modo che l’acqua versata sulla testa del bambino passi prima sulla croce.

La Cresima (chiamata Myron) è conferita direttamente dopo il Battesimo. L’acqua del Battesimo è unta col sacro crisma prima del Battesimo.

La celebrazione del matrimonio comprende la benedizione degli abiti del fidanzato e l’incoronazione degli sposi.

La Confessione si fa come nella Chiesa latina.

La Comunione è data sotto le due specie e generalmente si fa per intinzione (l’Ostia viene immersa nel Prezioso Sangue prima di essere posta nella bocca del comunicando). Essa si riceve in piedi.

Quanto al sacerdozio, gli uomini sposati possono diventare sacerdoti, ma solo i sacerdoti celibi possono diventare vescovi.
Solo i vescovi sono chiamati abouna (nostro padre).


La Messa

La Messa è chiamata Keddase (santificante) nel Rito Gueze.
La divina liturgia è divisa in due parti: la parte introduttiva e l’Anafora (preghiera eucaristica).
Tradizionalmente per celebrare la Messa si usa il pane levitato.

In tempi normali, sono richiesti 5 celebranti: 2 sacerdoti, 1 diacono, 1 suddiacono e un lettore.

I paramenti liturgici sono simili a quelli dei Copti, poiché il Rito gueze deriva da quello copto: amitto, camice, cintura piatta dello stesso tessuto dei paramenti, due manipoli (a forma di polsini) una stola in un unico pezzo e un piviale.

Come i Copti, gli Etiopi usano un piccolo velo che copre o avvolge l’Ostia, che è identico a quello dei Latini.

La Messa comincia con una profonda venerazione del sacerdote e con le preghiere ai piedi dell’Altare.
Subito dopo si svolge un primo Offertorio, durante il quale il sacerdote avvolge l’Ostia con il piccolo velo e la solleva verso la croce.

Prima di leggere il Vangelo, il sacerdote recita delle preghiere preparatorie, durante le quali dà la sua benedizione al mondo intero, poiché il Vangelo deve essere predicato a tutti.
Alla fine, il sacerdote bacia l’evangeliario e lo tocca con la fronte, in segno di riconoscenza e di venerazione.

Il Rito gueze conta 17 Anafore (Canoni), frutto di influenze diverse e di tradizioni locali.

Dopo aver consacrato e adorato il Prezioso Corpo, il sacerdote si inchina verso il Calice per pronunciare le parole sacre.
In seguito inclina il Calice quattro volte di seguito, verso i punti cardinali, per significare il Sangue che è versato per il mondo intero.

Conclusa la consacrazione, il sacerdote abbassa la fronte fin sopra l’Altare in segno di adorazione, poi ricorda i principali fatti e benefici di Cristo (anamnesi) e infine invoca lo Spirito Santo (epiclesi).

L’elevazione si fa dopo la frazione della Santa Ostia, a significare che è il Prezioso Corpo donato per noi in sacrificio che ci viene offerto con la grazia di Dio.
Poi il sacerdote bagna il Prezioso Corpo con il dito intinto nel Prezioso Sangue. Infine ne depone una particola nel Calice.

La Santa Ostia è elevata due volte successivamente. Nella prima elevazione si legge l’ingiunzione: «Il Santo è per tutti santi», che ricorda ai fedeli lo stato di grazia per comunicarsi. Nella seconda elevazione, si legge per 41 volte l’invocazione: «Cristo, abbiate pietà di noi», alternata dal sacerdote e dal ministro.

Nei giorni delle grandi feste, la liturgia prevede un’Ostia di circa 20 centimetri di larghezza e spessa un dito (per l’occasione la patena è più grande).
L’Ostia viene divisa in 13 parti: 12 ricordano gli Apostoli e una centrale che è chiamata la parte del «Signore». Quest’ultima è delicatamente immersa nel Calice, e poi serve ad inumidire le parti degli Apostoli.

In questi giorni di festa, la cerimonia dura quasi quattro ore.
Per questi giorni, la liturgia prevede anche una processione (in particolare intorno all’Altare), durante la quale si sentono dei suoni ritmati dagli strumenti indigeni e dai tamburi, che accompagnano il coro.
Usanza che a noi sembra strana, ma che si adatta perfettamente alla cerimonia.

Per fare il segno di croce, sia durante sia fuori dalla Messa, gli Etiopi unisono il pollice e l’indice formando una croce, poi chiudono il resto della mano prima di segnarsi con il dorso del pollice.
Quando, durante la Messa, il sacerdote menziona le Sante Offerte, i fedeli tendono le mani così predisposte verso la Patena e il Calice: gesto che per loro è la più solenne espressione di rispetto e di fede nella Presenza Reale di Cristo.

Il 27 maggio 2025, il Dicastero per le Chiese Orientali ha presentato al clero delle chiese etiopi ed eritree il nuovo Messale del Rito Gueze. Questo nuovo Messale ha mantenuto numerose tradizioni di questo Rito, ma è stato influenzato dalla liturgia in lingua gueze praticata dagli ortodossi dei due paesi (che sono molto più numerosi).
Tuttavia, sembra che questo testo sia molto leggero.






 
agosto 2025
AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI