L’amante condivide e corrisponde alle istanze dell’amato


di Belvecchio

Era il 20 settembre 1870 quando giunse al culmine la persecuzione contro la Chiesa di Cristo in atto da diversi secoli. Quel giorno la sovversione mondiale conseguì una vittoria eclatante invadendo Roma  e cacciando il Papa. Attuata per mano di un sovrano supposto cattolico, quell’azione ottenne anche l’effetto di interrompere il Concilio che si teneva proprio in Vaticano.
Il Concilio, denominato poi Vaticano I, era stato convocato da Pio IX per definire le condanne contro le insorgenti perniciose storture del mondo moderno, le quali erano state già considerate in alcuni documenti pontifici come l’enciclica dello stesso Papa: Quanta cura.
L’interruzione manu militari del Vaticano I impedì che la Chiesa denunciasse formalmente i mali insorgenti e definisse infallibilmente le relative condanne.
Da quel momento, la marciante sovversione incominciò ad insinuarsi nella Chiesa in modo più incisivo di quanto avesse fatto fino ad allora. Non fu un caso che, poco più di 30 anni dopo, San Pio X dovette dedicare il suo pontificato alla lotta al modernismo all’interno della Chiesa, mirabilmente espressa nell’enciclica Pascendi Dominici gregis.
Con sottile, demoniaca perseveranza, il lavoro volto a minare la Chiesa e la Fede andò avanti, procurando gli interventi di altri Pontefici, ma non per questo fermato e debellato.

In queste condizioni si giunse al pontificato di Giovanni XXIII e alla convocazione di un nuovo concilio, il Vaticano II (1962-1965), il quale, ad onta della sua denominazione, non fu la prosecuzione dell’interrotto Vaticano I, ma un concilio che ebbe come base di partenza la nota dichiarazione di Giovanni XXIII:
Non c’è nessun tempo in cui la Chiesa non si sia opposta a questi errori; spesso li ha anche condannati, e talvolta con la massima severità. Quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore; pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo più chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che condannando.” (Discorso di apertura del Concilio, 7, 2).

Un concilio, quindi, che doveva guardare agli errori del mondo, non più indicandoli come un pericolo per la salvezza delle anime, ma andando loro incontro in quanto li riconosceva come “necessità odierne”.
Questo cambiamento di orientamento rivelava una condizione peculiare di quel tempo. Dopo quasi 100 anni, che avevano visto il moltiplicarsi delle derive sovversive del mondo, perfino con l’apparire di due inaudite “guerre mondiali” col corollario di ecatombi mai viste e mai neanche immaginate, la Chiesa si trovò come ad un bivio: o riconoscere l’aggravarsi della diffusione del male e indicarla e condannarla, tenendo ferma la sua funzione di guida salutare per la salus animarum, o predisporsi in maniera da sottovalutare questa stessa diffusione, come indicato dallo stesso Giovanni XXIII:
A Noi sembra di dover risolutamente dissentire da codesti profeti di sventura, che annunziano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del mondo. 
Nello stato presente degli eventi umani, nel quale l’umanità sembra entrare in un nuovo ordine di cose, sono piuttosto da vedere i misteriosi piani della Divina Provvidenza, che si realizzano in tempi successivi attraverso l’opera degli uomini, e spesso al di là delle loro aspettative, e con sapienza dispongono tutto, anche le avverse vicende umane, per il bene della Chiesa.” (Discorso di apertura del Concilio, 4, 3-4).

Nel primo caso la Chiesa avrebbe dovuto assumere un atteggiamento di rifiuto e di chiusura al mondo, arroccandosi negli insegnamenti divini come comandato dal Figlio di Dio, suo Sposo Divino. Nel secondo caso un atteggiamento di comprensione e di apertura al mondo, andando incontro all’allontanamento dagli insegnamenti divini e da Cristo stesso.

Fu scelto il secondo atteggiamento, come confermato da Paolo VI nel suo discorso di chiusura del Vaticano II:
Non mai forse come in questa occasione la Chiesa ha sentito il bisogno di conoscere, di avvicinare, di comprendere, di penetrare, di servire, di evangelizzare la società circostante, e di coglierla, quasi di rincorrerla nel suo rapido e continuo mutamento. Questo atteggiamento, determinato dalle distanze e dalle fratture verificatesi negli ultimi secoli, nel secolo scorso ed in questo specialmente fra la Chiesa e la civiltà profana, e sempre suggerito dalla missione salvatrice essenziale della Chiesa, è stato fortemente e continuamente operante nel Concilio, fino al punto da suggerire ad alcuni il sospetto che un tollerante e soverchio relativismo al mondo esteriore, alla storia fuggente, alla moda culturale, ai bisogni contingenti, al pensiero altrui, abbia dominato persone ed atti del Sinodo ecumenico, a scapito della fedeltà dovuta alla tradizione e a danno dell’orientamento religioso del Concilio medesimo.
Paolo VI precisò che: “Noi non crediamo che questo malanno si debba ad esso imputare nelle sue vere e profonde intenzioni e nelle sue autentiche manifestazioni”; noi riteniamo invece che fu proprio il Vaticano II a provocare di malanno, e proprio a causa “delle sue vere e profonde intenzioni e delle sue autentiche manifestazioni”.
Tant’è vero che lo stesso Paolo VI, in quello stesso discorso, sintetizzò lo sfacelo procurato dal Vaticano II con queste parole:
L’umanesimo laico profano alla fine è apparso nella terribile statura ed ha, in un certo senso, sfidato il Concilio. La religione del Dio che si è fatto Uomo s’è incontrata con la religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio. Che cosa è avvenuto? uno scontro, una lotta, un anatema? poteva essere; ma non è avvenuto. L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. La scoperta dei bisogni umani (e tanto maggiori sono, quanto più grande si fa il figlio della terra) ha assorbito l’attenzione del nostro Sinodo. Dategli merito di questo almeno, voi umanisti moderni, rinunciatari alla trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, noi più di tutti, siamo i cultori dell’uomo.

Questa la parabola discendente della Chiesa docente e i dati peculiari del Vaticano II che, partendo dalle premesse di Giovanni XXIII e proseguendo con lo spirito illustrato da Paolo VI, generò documenti in contrasto con la dottrina della Chiesa cattolica e diede il via libera a quel connubio col mondo che in questi ultimi cinquant’anni, a furia di “conoscere, di avvicinare, di comprendere, di penetrare, di servire, di evangelizzare la società circostante, e di coglierla, quasi di rincorrerla nel suo rapido e continuo mutamento”, si è trasformato in condivisione e amore.
E una volta trasformatasi in amante dell’uomo e del mondo e messo in un canto la suprema legge della salus animarum, la Chiesa, non potendo servire due padroni o mantenere due amori, ha dovuto subire tutte le vicissitudini dell’amante terrena, condividendo e corrispondendo alle istanze dell’amato.

Questa trasformazione è quella che autorizza ad indicare la Chiesa attuale con l’espressione “Chiesa conciliare”, espressione inventata 40 anni fa da uno dei suoi stessi uomini e che serve egregiamente a chiarire come la Chiesa attuale non sia più la Chiesa cattolica di sempre; e questo ad onta di certi discorsi che circolano in ambienti tradizionali e che spingono a credere che tale espressione indicherebbe solo una tendenza o una corrente in seno a quella che comunque, molto inspiegabilmente, sarebbe ancora la Chiesa cattolica di sempre.

Da tanta premessa nasce, per esempio, l’incredibile partecipazione ufficiale della Chiesa conciliare ad ogni sorta di organismo mondano, sempre giustificata, ovviamente, da motivazioni altrettanto mondane; e il cui culmine è la partecipazione ai varii organismi dell’ONU, la più mondana e la più antireligiosa e anticristiana e anticattolica delle creazioni umane.

Ora, un vecchio proverbio ricorda: chi è causa del suo male, pianga se stesso.
Ma la Chiesa conciliare sembra aver dimenticato anche la vecchia saggezza popolare e ritrovandosi bacchettata dallo stesso ONU di cui ha voluto far parte, si lamenta perché l’ONU la rimprovera e le impone dottrina e comportamenti.
Se la Chiesa conciliare è un organismo che fa parte dell’ONU a vario titolo, al pari di altri organismi come gli Stati e le Fondazioni, è logico e legittimo che venga controllata e guidata dall’ONU stesso, in tutti i campi del vivere civile, nei quali rientrano anche la credenza e la pratica della religione.
D’altronde, se la Chiesa conciliare ha chiesto di entrare a far parte dell’ONU, a vario titolo, è perché ha stima dell’ONU e lo ritiene un bene per l’umanità.
Le Nazioni Unite sono una realtà molto importante per l’umanità di oggi. La Santa Sede ha sempre dato un forte supporto morale all’Organizzazione delle Nazioni Unite come luogo d’incontro fra tutte le nazioni, per favorire la pace nel mondo e la crescita della comunità dei popoli nell’armonia e nel reciproco rispetto e vicendevole arricchimento. Ne sono testimonianza innumerevoli documenti e interventi della Santa Sede ai suoi livelli più alti e la partecipazione intensa dei suoi Rappresentanti nell’attività di molti organismi dell’ONU. … Insomma, le Nazioni Unite, nelle loro più alte istanze, apprezzano e desiderano il sostegno della Santa Sede e il dialogo positivo con essa. E altrettanto desidera la Santa Sede, per il bene della famiglia umana. Questa è la prospettiva in cui occorre porsi. … Le Convenzioni internazionali promosse dalle Nazioni Unite sono una delle vie attraverso cui la comunità internazionale cerca di promuovere la dinamica della ricerca della pace e della promozione dei diritti della persona umana in campi specifici. Gli Stati sono liberi di aderirvi. La Santa Sede/Stato della Città del Vaticano ha aderito a quelle che ritiene più importanti alla luce della sua attività e della sua missione.
Sono le parole del portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi, pronunciate il 7 febbraio 2014: incredibili eppure comprensibili parole dell’amante, la Chiesa conciliare, per l’amato, il mondo.
Ora, se l’ONU è questa fonte di bontà per il bene dell’umanità, fa bene a richiamare tutti i suoi membri e tutti gli uomini ad assumere le convinzioni e i comportamenti che esso ritiene più idonei per il raggiungimento della felicità dell’umanità.

Perché la Chiesa conciliare si sente maltrattata?
Perché, dice padre Lombardi:
 “…sembra grave la non comprensione della natura specifica della Santa Sede. E’ vero che si tratta di una realtà diversa dagli altri Stati e questo rende meno facile comprenderne ruolo e responsabilità. Ma ciò è stato spiegato molte volte dettagliatamente nei vent’anni e più di adesione alla Convenzione e in particolare nelle recenti risposte scritte. Non si è capaci di capire o non si vuole capire? In ambedue i casi si ha diritto a stupirsi.

La questione è sorta a proposito del rapporto presentato all’ONU dal Vaticano, il 16 gennaio 2014, sulla tutela dei diritti dei bambini. A questo rapporto, il Comitato ONU per i diritti dei bambini, il 5 febbraio ha risposto con un documento in cui si rimprovera alla Chiesa conciliare di non aver tutelato i diritti dei bambini, ricordando che,
in materia di omosessualità, essa mantiene posizioni che “contribuiscono allo stigma sociale e alla violenza contro lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e bambini allevati da coppie dello stesso sesso”;
che i figli dei preti sono tenuti all’oscuro dell’identità del loro genitore;
che essa permette l’abbandono dei neonati nelle ruote dei conventi;
che nelle scuole e nelle famiglie cattoliche vengono inflitte punizioni corporali ai bambini;
che il Codice di Diritto Canonico non proibisce espressamente tali punizioni;
che la Sacra Scrittura dev’essere interpretata e insegnata in maniera da non giustificare le punizioni corporali;
che la Chiesa conciliare non riconosce l’esistenza di “diverse forme di famiglia”;
manipola le coscienze dei bambini;
deve rivedere con urgenza le sue posizioni sull’aborto, inserendo nel Codice di Diritto Canonico il permesso a praticarlo;
deve garantire l’uso dei contraccettivi.

Ora, considerato che cos’è l’ONU e che cos’è diventata la Chiesa conciliare, e tenuto conto che essa partecipa al pari di tanti altri organismi alla vita e all’attività di questa Organizzazione internazionale votata alla distruzione della religione e quindi alla perdizione delle anime, non v’è dubbio che la cosa più logica che si possa dire è che l’ONU ha ragione e la Chiesa conciliare ha torto a lamentarsi della rogna che le ricade addosso dopo essersi andata a cercare la gatta rognosa da pettinare.

Ed è ridicolo che il portavoce vaticano lamenti come cosa grave “la non comprensione [da parte dell’ONU] della natura specifica della Santa Sede” (lo stesso padre Lombardi).

Ma quale natura specifica? Se la Santa Sede attuale avesse una sua natura specifica, per esempio legata a quel suo essere “Santa”, non avrebbe mai dovuto mettersi alla pari di qualsivoglia organismo umano e sotto-porsi alla giurisdizione del mondo, che è il regno del “Principe di questo mondo” e che è stato già giudicato. Non si può rivendicare una natura specifica dopo aver dichiarato con i fatti che si è della stessa natura degli altri.

Di questa natura specifica, la Chiesa conciliare avrebbe dovuto ricordarsi prima e prendere le distanze dal mondo, invece di amoreggiarci. E avrebbe dovuto ricordarsi che uno dei caratteri della sua natura specifica è la guida e l’indirizzo del mondo, ONU compreso, e non come dice il suo portavoce, “la partecipazione intensa dei suoi Rappresentanti nell’attività di molti organismi dell’ONU”. Se questo è accaduto, in piena scienza e coscienza, è perché la Chiesa conciliare ha rinunciato alla sua natura specifica… e allora non si lamenti se viene trattata come ha voluto che la si trattasse.

Se caso mai, dopo essersi ravveduta, ritenesse di far valere la sua natura specifica, che attiene alla volontà e alle leggi di Dio, dovrebbe decidersi a condannare e ad anatemizzare l’ONU e tutte le porcherie che propugna, ammonendo gli uomini che, seguendo la strada attuale, andranno a finire tutti all’Inferno, dove goduto e trionfante li aspetta Belzebù.

Guai! - direbbero i modernisti che hanno occupato la Chiesa cattolica e l’hanno trasformata nella Chiesa conciliare - così ci isoleremmo dal mondo e saremmo votati alla persecuzione!

Poveri illusi apprendisti stregoni!
Ma davvero pensavate che fornicare col mondo avrebbe prodotto l’impossibile santificazione del mondo?
Ma davvero vi credevate tanto più intelligenti e tanto più scaltri del mondo da poterlo irretire indossando i suoi abiti; abbracciando i suoi principii, magari dando ad essi una qualche lustratina; imitando i suoi comportamenti, magari infiocchettandoli con un nastrino di misericordia e un bel fiocco di tenerezza?

Poveri illusi apprendisti stregoni, che avete perso di vista la vostra ragion d’essere e avete ridotto la Chiesa cattolica in una cortigiana in concorrenza che tutte le meretrici mondane.
Svegliatevi!
E se è ancora rimasto in voi un barlume di insegnamento divino, riandate ai comandi del Vangelo e non respingete i rimproveri dell’ONU, ma per primi additate questa fucina di perdizione come ambito da fuggire e i suoi pretesi insegnamenti come lebbra da combattere e da annoverare tra le suggestioni del Demonio.

Come non accorgersi che, nonostante 50 anni di amoreggiamenti. questo richiamo dell’ONU è l’inizio eclatante di una vera e propria persecuzione?
Una persecuzione che, a causa del connubio cinquantennale e del conseguente svilimento della Chiesa a mero organismo governativo, si sta attuando e si attuerà ancor di più in nome del mondo, dell’umanità, dei diritti dell’uomo e del supremo novello valore della dignità dell’uomo.

Orribile beffa per una Chiesa che avrebbe dovuto mantenere la sua vera natura di Sposa di Cristo e andare incontro alle persecuzioni in nome di Dio.

Una Chiesa, questa Chiesa conciliare, che ha perso anche la possibilità della beatitudine. Dice il Signore: Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. (Mt. 5, 11); mentre questa Chiesa conciliare si è ridotta ad essere perseguitata a causa della dignità dell’uomo.

Una Chiesa, questa Chiesa conciliare, che ha perso anche la possibilità di esultare per le persecuzioni. Dice il Signore: Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. (Mt. 5, 12); mentre questa Chiesa conciliare non può neanche sperare nella ricompensa nei cieli, perché avendo deliberatamente scelto l’amore per il mondo, oggi è costretta a recriminare e a protestare per la persecuzione che il mondo stesso le infligge: una persecuzione non a causa di Dio, ma a causa del suo avere messo Dio in un canto.

Madonna Santa Benedetta, ottienici dal tuo Divino Figlio che i suoi veri fedeli siano preservati dalle conseguenze delle malefatte degli uomini di Chiesa.

Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di noi, peccatori.






febbraio 2014

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