Giovanni XXIII
DISCORSO DI APERTURA DEL
CONCILIO VATICANO II
(Gaudet
Mater Ecclesia)
11 ottobre 1962
Venerabili Fratelli,
1. La Madre Chiesa si rallegra perché,
per un dono
speciale della Divina Provvidenza, è ormai sorto il giorno tanto
desiderato nel quale qui, presso il sepolcro di san Pietro, auspice la
Vergine Madre di Dio, di cui oggi si celebra con gioia la
dignità
materna, inizia solennemente il Concilio Ecumenico Vaticano II.
I Concili Ecumenici nella Chiesa
2. 1. Tutti i Concili - sia i venti Ecumenici
sia gli
innumerevoli e da non sottovalutare Provinciali e Regionali - che sono
stati celebrati nel succedersi dei secoli, attestano con evidenza la
vitalità
della Chiesa Cattolica e sono iscritti come lumi splendenti nella sua
storia.
2. Nell’indire questa grandiosa assemblea, il
più
recente e umile Successore del Principe degli Apostoli, che vi parla,
si
è proposto di riaffermare ancora una volta il Magistero
Ecclesiastico,
che non viene mai meno e perdura sino alla fine dei tempi; Magistero
che
con questo Concilio si presenta in modo straordinario a tutti gli
uomini
che sono nel mondo, tenendo conto delle deviazioni, delle esigenze,
delle
opportunità dell’età contemporanea.
3. Iniziando questo Concilio universale, il
Vicario di
Cristo, che vi sta parlando, guarda, com’è naturale, al passato,
e quasi ne percepisce la voce incitante e incoraggiante: volentieri
infatti
ripensa alle benemerenze dei Sommi Pontefici che vissero in tempi
più
antichi e più recenti, e che dalle assemblee dei Concili, tenuti
sia in Oriente che in Occidente dal quarto secolo fino al Medio Evo e
agli
ultimi tempi, hanno trasmesso le testimonianze di tale voce veneranda e
solenne. Esse acclamano senza sosta al trionfo di quella Società
umana e divina, cioè della Chiesa, che assume dal Divin
Redentore
il nome, i doni della grazia e tutto il suo valore.
4. Se questo è motivo di letizia
spirituale, non
possiamo tuttavia negare che nella lunga serie di diciannove secoli
molti
dolori e amarezze hanno oscurato questa storia. Fu ed è
veritiero
quello che il vecchio Simeone con voce profetica disse a Maria Madre di
Gesù: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di
molti...,
segno di contraddizione" (Lc 2,34). E Gesù stesso, cresciuto in
età, indicò chiaramente come nei tempi si sarebbero
comportati
gli uomini verso di lui, pronunziando quelle misteriose parole: "Chi
ascolta
voi ascolta me" (Lc 10,16). Questo disse inoltre: "Chi non è con
me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde" (Lc
11,23),
come vediamo scritto in San Luca, che riferisce anche le espressioni
precedenti.
5. Dopo quasi venti secoli, le situazioni e i
problemi
gravissimi che l’umanità deve affrontare non mutano; infatti
Cristo
occupa sempre il posto centrale della storia e della vita: gli uomini o
aderiscono a lui e alla sua Chiesa, e godono così della luce,
della
bontà, del giusto ordine e del bene della pace; oppure vivono
senza
di lui o combattono contro di lui e restano deliberatamente fuori della
Chiesa, e per questo tra loro c’è confusione, le mutue relazioni
diventano difficili, incombe il pericolo di guerre sanguinose.
6. Ogni volta che vengono celebrati, i Concili
Ecumenici
proclamano in forma solenne questa corrispondenza con Cristo e con la
sua
Chiesa ed irradiano per ogni dove la luce della verità,
indirizzano
sulla via giusta la vita dei singoli, della convivenza domestica e
della
società, suscitano ed irrobustiscono le energie spirituali,
innalzano
stabilmente gli animi ai beni veri e sempiterni.
7. Mentre contempliamo le successive epoche
dell’umanità
durante questi venti secoli dell’era cristiana, davanti ai Nostri occhi
sfilano le testimonianze di questo Magistero straordinario della
Chiesa,
cioè dei Concili universali. Tale documentazione è
contenuta
in parecchi volumi di grande imponenza, ed è da considerare come
un sacro tesoro, che è conservato negli archivi della
Città
di Roma e nelle più celebri biblioteche di tutto il mondo.
Origine e causa del Concilio Ecumenico
Vaticano II
3. 1. Quanto all’origine e alla causa del
grande avvenimento
per il quale Ci è piaciuto adunarvi, è sufficiente
riportare
ancora una volta la testimonianza, certamente umile, ma che Noi
possiamo
attestare come sperimentata: la prima volta abbiamo concepito questo
Concilio
nella mente quasi all’improvviso, e in seguito l’abbiamo comunicato con
parole semplici davanti al Sacro Collegio dei Padri Cardinali in quel
fausto
25 gennaio 1959, festa della Conversione di San Paolo, nella sua
Patriarcale
Basilica sulla via Ostiense. Gli animi degli astanti furono subito
repentinamente
commossi, come se brillasse un raggio di luce soprannaturale, e tutti
lo
trasparirono soavemente sul volto e negli occhi. Nello stesso tempo si
accese in tutto il mondo un enorme interesse, e tutti gli uomini
cominciarono
ad attendere con impazienza la celebrazione del Concilio.
2. In questi tre anni è stato svolto un
lavoro
intenso per preparare il Concilio, con il programma di indagare
più
accuratamente ed ampiamente quale fosse in questa nostra epoca la
condizione
della Fede, della pratica religiosa, dell’incidenza della
comunità
cristiana e soprattutto cattolica.
3. Non a torto questo tempo speso nel preparare
il Concilio
Ci sembra sia stato quasi un primo segno e dono della grazia celeste.
4. Illuminata dalla luce di questo Concilio,
la Chiesa
si accrescerà, come speriamo, di ricchezze spirituali e,
attingendovi
il vigore di nuove energie, guarderà con sicurezza ai tempi
futuri.
Infatti, introducendo opportuni emendamenti ed avviando saggiamente un
impegno di reciproco aiuto, la Chiesa otterrà che gli uomini, le
famiglie, le nazioni rivolgano davvero le menti alle realtà
soprannaturali.
5. È dunque dovere di coscienza
ringraziare fervidamente
il Sommo Datore di ogni bene per la celebrazione di questo Concilio, e
magnificare con esultanza la gloria di Cristo Signore, che è Re
vittorioso ed immortale dei secoli e dei popoli.
Opportunità di celebrare il Concilio
4. 1. C’è inoltre un’altra cosa,
Venerabili Fratelli,
che è utile proporre alla vostra considerazione sull’argomento.
Ad aumentare la santa letizia che in quest’ora solenne pervade i nostri
animi, Ci sia cioè permesso osservare davanti a questa grandiosa
assemblea che l’apertura di questo Concilio Ecumenico cade proprio in
circostanze
favorevoli di tempo.
2. Spesso infatti avviene, come abbiamo
sperimentato
nell’adempiere il quotidiano ministero apostolico, che, non senza
offesa
per le Nostre orecchie, ci vengano riferite le voci di alcuni che,
sebbene
accesi di zelo per la religione, valutano però i fatti senza
sufficiente
obiettività né prudente giudizio. Nelle attuali
condizioni
della società umana essi non sono capaci di vedere altro che
rovine
e guai; vanno dicendo che i nostri tempi, se si confrontano con i
secoli
passati, risultano del tutto peggiori; e arrivano fino al punto di
comportarsi
come se non avessero nulla da imparare dalla storia, che è
maestra
di vita, e come se ai tempi dei precedenti Concili tutto procedesse
felicemente
quanto alla dottrina cristiana, alla morale, alla giusta libertà
della Chiesa.
3. A Noi sembra di dover risolutamente
dissentire
da codesti profeti di sventura, che annunziano sempre il peggio, quasi
incombesse la fine del mondo.
4. Nello stato presente degli eventi umani,
nel quale
l’umanità sembra entrare in un nuovo ordine di cose, sono
piuttosto
da vedere i misteriosi piani della Divina Provvidenza, che si
realizzano
in tempi successivi attraverso l’opera degli uomini, e spesso al di
là
delle loro aspettative, e con sapienza dispongono tutto, anche le
avverse
vicende umane, per il bene della Chiesa.
5. Questo è facile arguire se si
considerano con
attenzione i problemi e i pericoli di natura politica ed economica del
giorno d’oggi. Essi tengono così occupati gli uomini da
distogliere
i loro interessi e le loro preoccupazioni dal fatto religioso, che
è
di pertinenza del sacro Magistero della Chiesa. Questo modo di agire
non
manca certo di errore, e dev’essere giustamente riprovato. Tuttavia
nessuno
può negare che queste nuove situazioni indotte hanno almeno
questo
vantaggio, che vengono così eliminati quegli innumerevoli
impedimenti
con cui un tempo i figli del secolo erano soliti ostacolare la libera
azione
della Chiesa. Basta sfogliare di sfuggita gli annali ecclesiastici per
constatare con evidenza che gli stessi Concili Ecumenici, le cui
vicende
sono registrate a caratteri d’oro nella storia della Chiesa, sono stati
spesso celebrati non senza gravissime difficoltà e motivi di
dolore
a causa dell’indebita ingerenza del potere civile. Talvolta infatti i
Principi
di questo mondo si proponevano sinceramente di assumere la protezione
della
Chiesa, ma molte volte ciò non avveniva senza danno e pericolo
spirituale,
perché più spesso essi erano guidati da calcoli politici
e si preoccupavano troppo dei propri interessi.
6. Confessiamo che oggi siamo afflitti da
grandissimo
dolore perché in mezzo a voi mancano molti Pastori della Chiesa,
a Noi carissimi, che per la Fede di Cristo sono tenuti in catene o sono
impediti da altri ostacoli, e il cui ricordo Ci spinge ad elevare per
essi
a Dio ardentissime preghiere; tuttavia non senza speranza e Nostra
grande
consolazione vediamo oggi verificarsi il fatto che la Chiesa,
finalmente
sciolta da tanti impedimenti profani delle età passate, da
questo
Tempio Vaticano, come da un secondo Cenacolo degli Apostoli, per mezzo
di voi possa alzare la sua voce, gravida di autorità e di
maestà.
Compito principale del Concilio: difendere e
diffondere
la dottrina
5. 1. Quel che più di tutto interessa
il Concilio
è che il sacro deposito della dottrina cristiana sia custodito e
insegnato in forma più efficace.
2. Tale dottrina abbraccia l’uomo integrale,
composto
di anima e di corpo, e a noi, che abitiamo su questa terra, comanda di
tendere come pellegrini alla patria celeste.
3. Ciò mostra in qual modo si deve
ordinare questa
vita mortale, affinché, adempiendo i nostri doveri, ai quali
siamo
tenuti verso la Città terrena e quella celeste, possiamo
raggiungere
il fine a noi prestabilito da Dio. In altri termini, tutti quanti gli
uomini,
sia singoli che come società, finché questa vita lo
permette,
hanno il dovere di tendere senza tregua a conseguire i beni celesti, e
servirsi per far questo delle realtà terrene, in modo
però
che l’uso dei beni temporali non rechi pregiudizio alla loro
felicità
eterna.
4. È certamente vero che il Signore ha
pronunziato
questa esortazione: "Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia"
(Mt 6,33). Questo "prima" esprime dove devono essere dirette anzitutto
le nostre forze e le nostre preoccupazioni; però non bisogna
affatto
trascurare le altre parole che seguono in questo comando del Signore:
"e
tutte queste cose vi saranno date in aggiunta" (Mt 6,33). In
realtà,
nella Chiesa ci furono sempre e ci sono coloro, che, pur dedicandosi
con
tutte le forze alla pratica della perfezione evangelica, danno
contemporaneamente
il loro contributo al progresso civile, perché dagli esempi
della
loro vita e dalle loro benefiche iniziative di carità riceve non
poco vigore e incremento quanto c’è di più alto e di
più
nobile nella società umana.
5. Ma perché tale dottrina raggiunga i
molteplici
campi dell’attività umana, che toccano le persone singole, le
famiglie
e la vita sociale, è necessario prima di tutto che la Chiesa non
distolga mai gli occhi dal sacro patrimonio della verità
ricevuto
dagli antichi; ed insieme ha bisogno di guardare anche al presente, che
ha comportato nuove situazioni e nuovi modi di vivere, ed ha aperto
nuove
vie all’apostolato cattolico.
6. Per questa ragione la Chiesa non è
rimasta
indifferente a quelle meravigliose scoperte dell’umano ingegno ed a
quel
progresso delle idee di cui oggi godiamo, né è stata
incapace
di onestamente apprezzarle; ma, seguendo con vigile cura questi fatti,
non cessa di ammonire gli uomini perché, al di sopra
dell’attrattiva
delle realtà visibili, volgano gli occhi a Dio, fonte di ogni
sapienza
e di ogni bellezza, affinché essi, ai quali è stato
detto:
"Soggiogate la terra e dominatela" (Cf. Gen 1,28), non dimentichino
quel
rigorosissimo comando: "Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi
culto"
(Mt 4,10; Lc 4,8), perché il fascino fuggente delle cose non
impedisca
il vero progresso.
In che modo va sviluppata oggi la dottrina
6. 1. Ciò premesso, Venerabili
Fratelli, diventa
chiaro che cosa è stato demandato al Concilio Ecumenico per
quanto
riguarda la dottrina.
2. Il ventunesimo Concilio Ecumenico - che si
avvale
dell’efficace e importante aiuto di persone che eccellono nella scienza
delle discipline sacre, dell’esercizio dell’apostolato e della
rettitudine
nel comportamento - vuole trasmettere integra, non sminuita, non
distorta,
la dottrina cattolica, che, seppure tra difficoltà e
controversie,
è divenuta patrimonio comune degli uomini. Questo non
è
gradito a tutti, ma viene proposto come offerta di un fecondissimo
tesoro
a tutti quelli che sono dotati di buona volontà.
3. Però noi non dobbiamo soltanto
custodire questo
prezioso tesoro, come se ci preoccupassimo della sola antichità,
ma, alacri, senza timore, dobbiamo continuare nell’opera che la nostra
epoca esige, proseguendo il cammino che la Chiesa ha percorso per quasi
venti secoli.
4. Ma il nostro lavoro non consiste neppure,
come
scopo primario, nel discutere alcuni dei principali temi della dottrina
ecclesiastica, e così richiamare più dettagliatamente
quello
che i Padri e i teologi antichi e moderni hanno insegnato e che
ovviamente
supponiamo non essere da voi ignorato, ma impresso nelle vostre menti.
5. Per intavolare soltanto simili discussioni
non
era necessario indire un Concilio Ecumenico. Al presente bisogna invece
che in questi nostri tempi l’intero insegnamento cristiano sia
sottoposto
da tutti a nuovo esame, con animo sereno e pacato, senza nulla
togliervi,
in quella maniera accurata di pensare e di formulare le parole che
risalta
soprattutto negli atti dei Concili di Trento e Vaticano I; occorre che
la stessa dottrina sia esaminata più largamente e più a
fondo
e gli animi ne siano più pienamente imbevuti e informati, come
auspicano
ardentemente tutti i sinceri fautori della verità cristiana,
cattolica,
apostolica; occorre che questa dottrina certa ed immutabile, alla quale
si deve prestare un assenso fedele, sia approfondita ed esposta secondo
quanto è richiesto dai nostri tempi. Altro è infatti il
deposito
della Fede, cioè le verità che sono contenute nella
nostra
veneranda dottrina, altro è il modo con il quale esse sono
annunziate,
sempre però nello stesso senso e nella stessa accezione. Va
data grande importanza a questo metodo e, se è necessario,
applicato
con pazienza; si dovrà cioè adottare quella forma di
esposizione
che più corrisponda al magistero, la cui indole è
prevalentemente
pastorale.
In che modo vanno combattuti gli errori
7. 1. Aprendo il Concilio Ecumenico Vaticano
II, è
evidente come non mai che la verità del Signore rimane in
eterno.
Vediamo infatti, nel succedersi di un’età all’altra, che le
incerte
opinioni degli uomini si contrastano a vicenda e spesso gli errori
svaniscono
appena sorti, come nebbia dissipata dal sole.
2. Non c’è nessun tempo in cui la
Chiesa non
si sia opposta a questi errori; spesso li ha anche condannati, e
talvolta
con la massima severità. Quanto al tempo presente, la Sposa di
Cristo
preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare
le
armi del rigore; pensa che si debba andare incontro alle
necessità
odierne, esponendo più chiaramente il valore del suo
insegnamento
piuttosto che condannando. Non perché manchino dottrine
false,
opinioni, pericoli da cui premunirsi e da avversare; ma perché
tutte
quante contrastano così apertamente con i retti principi
dell’onestà,
ed hanno prodotto frutti così letali che oggi gli uomini
sembrano
cominciare spontaneamente a riprovarle, soprattutto quelle forme di
esistenza
che ignorano Dio e le sue leggi, riponendo troppa fiducia nel progressi
della tecnica, fondando il benessere unicamente sulle comodità
della
vita. Essi sono sempre più consapevoli che la dignità
della
persona umana e la sua naturale perfezione è questione di grande
importanza e difficilissima da realizzare. Quel che conta soprattutto
è
che essi hanno imparato con l’esperienza che la violenza esterna
esercitata
sugli altri, la potenza delle armi, il predominio politico non bastano
assolutamente a risolvere per il meglio i problemi gravissimi che li
tormentano.
3. Così stando le cose, la Chiesa
Cattolica,
mentre con questo Concilio Ecumenico innalza la fiaccola della
verità
cattolica, vuole mostrarsi madre amorevolissima di tutti, benigna,
paziente,
mossa da misericordia e da bontà verso i figli da lei separati.
All’umanità travagliata da tante difficoltà essa dice,
come
già Pietro a quel povero che gli aveva chiesto l’elemosina: "Non
possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do:
nel
nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!" (At 3,6). In altri
termini,
la Chiesa offre agli uomini dei nostri tempi non ricchezze caduche,
né
promette una felicità soltanto terrena; ma dispensa i beni della
grazia soprannaturale, i quali, elevando gli uomini alla dignità
di figli di Dio, sono di così valida difesa ed aiuto a rendere
più
umana la loro vita; apre le sorgenti della sua fecondissima dottrina,
con
la quale gli uomini, illuminati dalla luce di Cristo, riescono a
comprendere
a fondo che cosa essi realmente sono, di quale dignità sono
insigniti,
a quale meta devono tendere; infine, per mezzo dei suoi figli manifesta
ovunque la grandezza della carità cristiana, di cui null’altro
è
più valido per estirpare i semi delle discordie, nulla
più
efficace per favorire la concordia, la giusta pace e l’unione fraterna
di tutti.
Promuovere l’unità nella famiglia
cristiana e umana
8. 1. Questa sollecitudine della Chiesa nel
promuovere
e tutelare la verità deriva dal fatto che, secondo il piano di
Dio,
"il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla
conoscenza
della verità" (1Tm 2,4), senza l’aiuto dell’intera dottrina
rivelata
gli uomini non possono pervenire ad una assoluta e saldissima
unità
degli animi, cui sono collegate la vera pace e l’eterna salvezza.
2. Purtroppo tutta la comunità dei
cristiani non
ha ancora pienamente e perfettamente raggiunto questa visibile
unità
nella verità. La Chiesa Cattolica ritiene suo dovere adoperarsi
attivamente perché si compia il grande mistero di
quell’unità
che Cristo Gesù con ardentissime preghiere ha chiesto al Padre
Celeste
nell’imminenza del suo sacrificio; essa gode di pace soavissima,
sapendo
di essere intimamente unita a Cristo in quelle preghiere; di
più,
si rallegra sinceramente quando vede che queste invocazioni
moltiplicano
i loro frutti più generosi anche tra coloro che stanno al di
fuori
della sua compagine. Se ben consideriamo, questa stessa unità,
che
Cristo impetrò per la sua Chiesa, sembra quasi rifulgere di un
triplice
raggio di luce soprannaturale e salvifica, a cui corrispondono:
l’unità
dei cattolici tra di loro, che deve essere mantenuta fermissima e
brillare
come esempio; poi, l’unità che consiste nelle pie preghiere e
nelle
ardenti speranze con cui i cristiani separati da questa Sede Apostolica
aspirano ad essere uniti con noi; infine, l’unità basata sulla
stima
e il rispetto verso la Chiesa Cattolica che nutrono coloro che seguono
le diverse forme di religione non ancora cristiane.
3. A questo proposito - per quanto tutti gli
uomini che
nascono siano stati anch’essi redenti nel sangue di Cristo - c’è
veramente da dolersi che tuttora gran parte del genere umano non
partecipi
ancora di quelle fonti di grazia soprannaturale che ci sono nella
Chiesa
Cattolica. Ne deriva che alla Chiesa Cattolica, la cui luce illumina
tutte
le cose e la cui forza di unità soprannaturale ridonda a
vantaggio
di tutta la comunità umana, si applicano perfettamente queste
belle
parole di San Cipriano: "Perfusa di luce, la Chiesa del Signore
diffonde
i suoi raggi sul mondo intero; è però un’unica luce che
viene
irradiata dovunque, né viene scissa l’unità del corpo.
Estende
i suoi rami su tutta la terra per il copioso rigoglio, espande a
profusione
i rivoli che scaturiscono con abbondanza; ma è unico il capo e
unica
l’origine e unica la madre fertile per le fortunate fecondità:
da
lei siamo partoriti, siamo nutriti dal suo latte, siamo vivificati dal
suo spirito (De Catholicae Ecclesiae unitate, 5).
Venerabili Fratelli,
4. Questo si propone il Concilio Ecumenico
Vaticano II,
il quale, mentre raccoglie insieme le migliori energie della Chiesa e
si
sforza con zelo di far accogliere dagli uomini più
favorevolmente
l’annunzio della salvezza, quasi prepara e consolida la via per
realizzare
quell’unità del genere umano, che è come il necessario
fondamento,
perché la Città terrena si organizzi a somiglianza della
Città celeste "il cui re è la verità, la cui legge
è la carità, la cui grandezza è l’eternità"
(S. AGOSTINO, Ep. CXXXVIII, 3).
Conclusione
9. 1. Ed ora "la nostra voce si rivolge a voi"
(2Cor 6,11
Vlg), Venerabili Fratelli nell’Episcopato. Eccoci ormai radunati
insieme
in questa Basilica Vaticana, dove si trova il cardine della storia
della
Chiesa: dove ora il Cielo e la terra si uniscono in uno strettissimo
abbraccio,
qui presso il sepolcro di San Pietro, presso le tombe di tanti Santi
Nostri
Predecessori, le cui ceneri in quest’ora solenne sembrano quasi
esultare
di un fremito arcano.
2. Il Concilio che inizia sorge nella Chiesa come
un
giorno fulgente di luce splendidissima. È appena l’aurora: ma
come
già toccano soavemente i nostri animi i primi raggi del sole
sorgente!
Tutto qui spira santità, suscita esultanza. Contempliamo infatti
stelle aumentare con il loro chiarore la maestà di questo
tempio,
e siete voi, secondo la testimonianza dell’Apostolo Giovanni (Cf. Ap
1,20);
e per voi risplendere i candelabri d’oro intorno al sepolcro del
Principe
degli Apostoli, che sono le Chiese a voi affidate (Cf. Ap 1,20).
Vediamo
anche le degnissime personalità che sono convenute a Roma dai
cinque
continenti, in rappresentanza delle proprie Nazioni, e che sono qui
presenti
con grande rispetto e in cortesissima attesa.
3. Si può dunque dire che i Santi e gli
uomini
cooperano nella celebrazione del concilio: i Santi del Cielo sono
impegnati
a proteggere i nostri lavori; i fedeli ad elevare a Dio ardenti
preghiere;
e voi tutti, assecondando prontamente le soprannaturali ispirazioni
dello
Spirito Santo, ad applicarvi attivamente perché le vostre
fatiche
rispondano pienamente alle attese e alle necessità dei diversi
popoli.
Perché ciò si avveri, si richiedono da voi la serena pace
degli animi, la concordia fraterna, la moderazione delle iniziative, la
correttezza delle discussioni, la saggezza in tutte le decisioni.
4. Che il vostro impegno e il vostro lavoro, ai
quali
sono rivolti non solo gli occhi dei popoli, ma anche le speranze del
mondo
intero, corrispondano largamente alle attese.
5. Dio Onnipotente, in te riponiamo tutta la
fiducia,
diffidando delle nostre forze. Guarda benigno a questi Pastori della
tua
Chiesa. La luce della tua grazia superna Ci assista nel prendere le
decisioni,
sia presente nell’emanare leggi; ed esaudisci prontamente le preghiere
che rivolgiamo a te in unanimità di Fede, di voce, di animo.
6. O Maria, Aiuto dei Cristiani, Aiuto dei
Vescovi, il
cui amore abbiamo recentemente sperimentato in modo particolare nel tuo
tempio di Loreto, dove abbiamo venerato il mistero dell’Incarnazione,
con
il tuo soccorso disponi tutto per un esito felice, fausto, propizio;
insieme
con il tuo Sposo San Giuseppe, con i Santi Apostoli Pietro e Paolo, con
i santi Giovanni Battista ed Evangelista, intercedi per noi presso Dio.
7. A Gesù Cristo, amabilissimo Redentore
nostro,
Re immortale dei popoli e dei tempi, amore, potere e gloria nei secoli
dei secoli. Amen (AAS 54 (1962), pp. 785-795).
Copyright © Libreria Editrice Vaticana
Torna a Documenti
|