ONU vs CHIESA CATTOLICA:
astuzia e ingenuità (?)



di L. P

Non è nostro intento ripetere le ottime osservazioni lette nell’intervento di U. T. “ONU locuta, causa soluta? ” che, naturalmente, condividiamo. Avvertiamo, però, l’esigenza di riesumare talune cosucce che sembra siano state dimenticate e che, nella loro obiettività mai smentita, inchiodano alle responsabilità non la Chiesa Una Santa e Indefetttibile ma alcuni suoi uomini di elevato rango ai quali va addebitato, per i motivi che addurremo, l’attuale clima di ostilità che è esploso lo scorso 5 febbraio allorché il portavoce del “Comitato Diritti Infanzia” – ONU – ha pubblicamente accusato la Santa Sede di omertà e inerzia riguardo gli scandali di pedofilìa clericale.
La stampa così ha titolato: “Il report del Comitato dei diritti dell’infanzia sorprende la Santa Sede” (Il Giornale 6 febbraio 2014 pag. 12).
Attacco improvviso? Attacco inatteso?
Attacco a sorpresa? Colpo a tradimento?
   
No! perché siffatta strategìa onusiana  è nel DNA massonico di questa istituzione supernazionale la cui natura intima, al di là delle declamazioni  su libertà, diritto, emancipazione dei popoli, persegue il disegno dell’antica Gnosi, la dissoluzione cioè dei valori cristiano/cattolici, diciamo e sottolineiamo “cattolici” dacché, è  più che noto come  le chiese cristiane deviate e scismatiche protestanti anglosassoni, siano compartecipi e associate alla stessa massoneria internazionale. Bisogna  rammentare che James Anderson, colui che redasse le famose “Costituzioni” era un pastore della chiesa presbiteriana, uno dei tanti rami usciti dalla rivoluzione protestante, attecchito specialmente in Scozia.
Benché sia vero che anche da parte del cristianesimo protestante vi sono state condanne (contro la massoneria), tuttavia risulta che, nel complesso, non esistono tensioni. Oggi vale ancora di più ciò che E. Lennhoff scrisse a riguardo dell’Inghilterra < anche fra gli ecclesisatici che hanno servito come funzionari la Gran Loggia britannica, sono rappresentate tutte le diverse confessioni a esclusione della confessione cattolica. Un arcivescovo Gran maestro, 14 vescovi e 24 altri dignitari della Chiesa d’Inghilterra appartengono al gran Consiglio dei Funzionari delle Grandi logge Unite. All’ombra dll’abbazia di Westminster lavora una loggia composta quasi solamente da chierici. . .>”  (J. Stimpfle cit. in: Orio Nardi - Il Vitello d’oro, l’altra faccia della storia – Ed. Salpan, 2007,  pag. 48).
   
La strategìa dell’ ONU si esprime con l’arte della simulazione per un verso e della dissimulazione per un altro. Sulla scia del sabbatismo/franckismo, essa affetta atteggiamenti di intesa con la Chiesa cattolica con la pubblica attestazione della  stima e dell’omaggio ma nasconde, in sé, il vero motivo di questo comportamento, condurre cioè, lentamente un’opera di disgregazione avvalendosi  anche di determinanti forze interne alla Katholika stessa.
    
Abbiamo attribuito all’ONU una natura gnostica, e non per mero spirito d’antipatìa  ma per un’obiettiva realtà, una natura che in modo manifesto si mostra nel suo logo stesso costituito, questo, da un planisfero terrestre racchiuso tra due spighe campeggianti, il tutto su fondo celeste - il colore della bandiera di Israele.  Se si osserva attentamente, si nota che il planisfero, tramato da meridiani e da paralleli, presenta 33 settori  che alludono al grado sommo del R. S. A. A. (Rito Scozzese Antico Accettato) con le spighe che recano, ciascuna, 13 glume ad indicare l’alta iniziazione rosicruciana. 
A titolo informativo e di chiarimento, riferiamo cosa si dice dei primi anni di funzionamento dell’ONU: “Dei 1800 funzionarii dell’ONU, 1200 sono ebrei. Dei funzionarii superiori dell’ONU più del 50% sono ebrei. La bandiera dell’ONU porta i colori bianco/azzurro d’Israele. . .appare quindi chiaro che l’ONU è la sede dove l’apparente antagonismo fra bolscevismo russo e capitalismo occidentale si compone e si risolve nei limiti di una diatriba tra consanguinei e correligionarii  (leggi: Askenazim e Sephardim) <pag. 121>” (E. Malinsky e L. De Poncins: La guerra occulta – Carmagnola, Ed. Arthos, 1979  – cit. in “Epiphanius: Massoneria e sette segrete – Ed. Controcorrente 2002  pag. 424).
   
Ci siamo chiesti se la Santa Sede sia stata veramente sorpresa da questo ultimo attacco che tende all’intimo della natura della Chiesa stessa, rovesciando sulla sua trascendente, immacolata e santa storicità un fiume di liquame da cui sarà difficile venir fuori salvo che, dalle sacre stanze, ci si decida a rompere il cordone ombelicale di sudditanza che, dal Concilio ad oggi, i Papi hanno mantenuto e rafforzato proprio con questa istituzione luciferina.
   
Abbiamo affermato che la Santa Sede non è stata colta di sorpresa perché se così fosse, si dimostrerebbe una sua estrema superficiale ingenuità difficilmente attribuibile alla conclamata e secolare sagacia della Curia. Viene, infatti, da notare che, avendo da tempo, la Santa Sede, un ruolo come “osservatore” in seno all’ONU, appare quanto mai improbabile che gli ufficii di questo “osservatore” non abbiano imparato a muoversi nei labirinti del “Palazzo di vetro”, non abbiano carpito le intenzioni più recondite e i giochi della Segreteria Generale e capìto il codice e l’andazzo delle cose onusiane. Dare, ad esempio, del disattento al cardinale Casaroli vuol dire sminuire la sua astuzia e la sua abilità diplomatica che, a questo punto, vien da ritenersi al servizio dell’intelligenza nemica. Non è fuori luogo, a tal proposito, ricordare che il nome del potente cardinale Segretario di Stato, fu trovato inserito quale massone (CASA matr. 41/076 ) nella famosa “lista Pecorelli” – OP, 12 settembre 1978. 
Pertanto, se il sillogismo, di cui sopra, è corretto, ne deriva che la Santa Sede conosce  il “modus operandi” dell’ONU, conosce i retropensieri del suo Segretario di turno, i programmi  e le riserve culturali pronte ad essere messe in campo al momento opportuno. Come nel caso di cui scriviamo.
   
Cosa pensava la Curia  dell’ONU?
Allo scopo di cautelarci da inesatte, stravolte o infondate valutazioni, diamo ampi squarci degli interventi che i Papi hanno prodotto nelle varie visite ufficiali, rese nella sede ONU di New York, principiando da quella storica, imprudente, inutile e nefasta che Paolo VI si concesse nel lontano 4 ottobre 1965, poco prima della chiusura del Concilio Vat. II.
Signori, voi avete compiuto un’opera grande: voi insegnate agli uomini la pace. L’ONU è la grande scuola dove si riceve questa educazione… voi sapete che la pace non si costruisce soltanto con la politica e con l’equilibrio delle forze e degli interessi. Essa si costruisce con lo spirito, con le idee, con le opere della pace. Voi lavorate a questa grande opera” (Ench. Vat. Vol. I, n. 386 )”.

Eppure è un fatto notorio- annota il sacerdote Andrea Mancinella - che l’ONU, erede della Società delle Nazioni, è un’istituzione prettamente massonica, insieme alle sue branche e ad altre Associazioni ad esso collegate, come riconosce espressamente padre Esposito SSP che altrove ci fornisce, appunto, un breve elenco delle principali società di origine massonica che lavorano a <realizzare la pace>, e cioè:  “La Croce Rossa, l’Arbitrato Internazionale, le  Conferenze e gli  istituti dell’Aja, l’ONU (ex Società delle Nazioni), l’UNESCO, l’Organizzazione mondiale per la Sanità – OMS – la FAO, l’UNICEF”.  (Il  cooperatore paolino – gennaio 1987).
A questo punto chiunque può misurare la gravità delle parole di Papa Montini: l’ONU, ovvero l’umanitarismo massonico, porterà la pace al mondo (Sac. Andrea Mancinella: 1962. Rivoluzione nella Chiesa – Ed. Civiltà Brescia 2010  pag. 146).

Metteteci, inoltre, i Lions Clubs e i Rotary Clubs, tanto per non tralasciare i maggiori.
   
Non c’è spazio e pretesto per gli equivoci: papa Montini ha detto chiaro e tondo, con parole inusitate e sorprendenti, che soltanto l’ONU può assicurare la pace la quale, quasi obbedendo  a un moto di censura e di vergogna per aver esagerato, egli dichiara non essere perseguibile soltanto con la politica ma anche “con lo spirito, con le idee, con le opere della pace”. 
Di quale spirito parla? Di quali idee parla? Di quali opere parla?
   
E’ evidente come Paolo VI non abbia condotto fino in fondo il suggerimento dettatogli dal senso di colpa, col dichiarare nitido e solenne il nome di Dio e di Gesù.
Bon ton, rispetto dell’ospite, adulazione, o viltà allo stato puro?

Ma si legga ancora:
Noi presentiamo il nostro saluto cordiale e deferente. . .oltre al nostro omaggio personale, noi vi apportiamo quello del Concilio Ecumenico Vaticano… siamo coscienti di vivere l’istante privilegiato (!)… nel quale ha compimento un voto che portiamo nel cuore da quasi venti secoli. Il nostro messaggio  vuol  essere  anzitutto una  ratificazione morale e solenne di  questa  istituzione… E’ in  veste di < esperto di umanità> che noi apportiamo a questa organizzazione il suffragio dei nostri ultimi predecessori, convinti come siamo che questa organizzazione rappresenti il cammino obbligato della Civiltà moderna e della Pace mondiale… il nuovo nome della Pace è lo sviluppo…  Quanto di più bello c’è nell’Organizzazione delle Nazioni Unite è il suo volto umano più autentico. E’ l’ideale sognato dall’umanità nel suo pellegrinaggio attraverso il tempo; è la più grande speranza del mondo. Noi osiamo dire. È il riflesso del disegno di Dio – disegno trascendente e pieno d’amore – per il progresso della società umana, riflesso ove noi vediamo il Messaggio evangelico farsi terrestre (!)… Voi siete un ponte tra i popoli… non si può concepire nulla di più elevato sul piano naturale, nella Costruzione ideologica dell’Umanità. Chi non vede la necessità di giungere così a instaurare un’autorità mondiale in grado di agire con efficacia sul piano giuridico e politico?” (Epiphanius – op. cit. pag. 522).
Dal che – chiosa Epiphanius – sembrerebbe di dover logicamente dedurre che i cattolici, sotto la guida dei papi precedenti il Concilio, si sarebbero sbagliati ritenendo Cristo e la Sua legge l’unica scuola della vera pace e concludere che Egli non è l’unica Via – come ha dichiarato nel Vangelo, e la Chiesa ha proclamato per quasi due millenni – bensì ne esistono altre possibili, di cui la più importante è l’ONU che opera quasi sacralmente con l’azione politica e le idee. Idee ampiamente affrontate in questo studio e che la massoneria da sempre rivendica e proclama come proprie.”
  
Sarebbe, Paolo VI, un papa da innalzare all’onore degli altari, di quegli altari eretti e dedicati alla Santissima Trinità, al Redentore Gesù, alla Beata Vergine Maria e ai santi, dei quali tutti egli s’è vergognato con l’anteporre loro una sovversiva  e luciferina istituzione? 
Forse sì, perché in base al teorema secondo cui tutti i papi postconciliari sono santi, anche Paolo VI, già venerabile, potrà entrare nel novero. Intanto l’ONU ha provveduto, dopo il discorso di cui abbiamo riportato alcuni brani, a canonizzarlo col titolo massonico di “ Cittadino del mondo”.

   
Ma questo era lo spirito e il messaggio del Concilio che andava interpretato, sviluppato ed applicato nella sua interezza,  sicché il pontefice successivo, non Papa Luciani  ma Wojtyla,  intese rafforzarlo con ulteriore visita all’ONU senza lesinare elogi e stima.
Giovanni Paolo II ha reso visita all’ONU il 2 ottobre 1979, dichiarando di fronte alla stessa Assemblea Generale riunita per l’occasione < La Dichiarazione dei diritti delle Nazioni Unite deve rimanere il valore di base con cui la coscienza dei suoi membri si confronta e da cui attinge la sua ispirazione costante>. E nel 40° anniversario della suddetta Dichiarazione, rivolgensosi al Corpo Diplomatico riunito il 9 gennaio 1988 presso la Santa Sede per gli auguri del nuovo anno”… i princìpi superiori che (essa) contiene meritano un’attenzione universale. Questo documento può essere considerato come una pietra miliare posta sulla strada lunga e difficile del genere umano”. (Epiphanius: op. cit. pag. 525).

Il discorso della montagna, il discorso sacerdotale nell’ultima cena?
Aneddoti.

E’ l’ONU il fondamento della futura civiltà, quella che diventerà pietra miliare, pietra di fondazione del Nuovo Ordine Mondiale.
Il motivo formale del mio intervento odierno è indubbiamente il particolare legame di cooperazione che unisce la Sede Apostolica all’Organizzazione delle Nazioni Unite… Trovandomi quindi dinanzi ai rappresentanti degli Stati, desidero non soltanto ringraziare, ma congratularmi in modo particolare, perché l’invito a dare la voce al Papa nella Vostra Assemblea comprova che l’Organizzazione delle Nazioni Unite accetta e rispetta la dimensione religioso-morale di quei problemi umani, dei quali la Chiesa, per il messaggio di verità e di amore che deve portare al mondo, si occupa.” (Discorso di Giovanni Paolo II all'Assemblea Generale dell'ONU, 2 ottobre 1979).
   
Stando alle risultanze delle passate e ultime campagne pro aborto, pro unioni omosessuali, pro eutanasìa  che l’ONU programma e porta avanti, è davvero sconfortante apprendere che la Santa Sede riconosce a questa organizzazione una natura profondamente ancorata ai valori della vita, ai valori cosiddetti “non negoziabili”. Con quale animo GP II ha potuto affermare simili falsità?
Sarebbe, Giovanni Paolo II, un papa da innalzare agli onori degli altari, di quegli altari eretti e dedicati alla Santissima Trinità, al Redentore Gesù, alla Beata Vergine Maria e ai santi, dei quali tutti egli s’è vergognato con l’anteporre loro una sovversiva e luciferina istituzione?
Si, tanto è vero che ad onta di queste e di altre aberranti affermazioni che si possono reperire su libri e siti, egli sarà canonizzato.
Roma locuta est.
    
Ma, dopo lo scroscio delirante degli applausi, seguiti alla pubblicazione della pagina del patinato “Time” dedicata al sorridente Papa Francesco I, è arrivata la doccia di rito… scozzese antico ed… accettato.
L’ONU accusa la Santa Sede, cioè la Chiesa Cattolica, dimostrandosi – tale sembra dire con la sua piagnucolante replica padre Federico Lombardi – ingrata e cattivella per essere andata “oltre i suoi compiti” (Il Giornale  8 febbraio 2014 pag. 15).
Ma come: dopo tanti elogi, tante strizzatine d’occhio, tante patenti di bontà e di riconoscimenti per l’alta e meritoria opera civilizzatrice rilasciate dai papi postconciliari all’ONU e ai suoi dirigenti, questa sarebbe la riconoscenza, questo sarebbe lo spirito amichevole?
Abbiamo – sembrano dire le eminenze vaticane – deformato la Santa Messa in chiave protestante, abbiamo effettuato l’iscrizione al Consiglio Mondiale delle Chiese, abbiamo taciuto, nei documenti conciliari, il comunismo, abbiamo cancellato dal Codice di Diritto canonico la condanna espressa e chiara della massoneria, stimoliamo gli incontri panreligiosi  - Assisi -  la concelebrazione con i fratelli di Taizé, abbiamo abolito il “Summorum Pontificum” e messo sotto accusa i “tradizioinisti” Frati Francescani dell’Immacolata, portiamo sugli scudi i varii Enzo Bianchi, Scalfari, Odifreddi, diamo lavoro d’arte sacra – si fa per dire! – ad architetti di grido ma gnostici, nominiamo docenti ordinari presso le nostre Università Pontificie i Cacciari, i Severino, diamo onor di firma su Avvenire ai Gennari, ai Mancuso, ci stiamo inventando – sicut dixit Mons. Vincenzo Paglia – i matrimonii omosessuali in chiave… ”patrimoniale”.  Insomma, abbiamo eseguito per bene gli ordini e i compiti dei superioriincogniti,
e questa sarebbe la ricompensa?
   

Ma questa stolida, commossa e disorientata manifestazione di delusione non ha avuto tempo d’essere formulata per esteso – lo diciamo in chiave ironica, sia chiaro! – che è giunta, come tuono e frastuono che seguono  il lampo, la messa in stato d’accusa, con rischio di galera, dell’arcivescovo di Pamplona – futuro cardinale – Mons. Fernando Sebastian Aguilar, 84 anni, reo di aver espresso la dottrina della Chiesa sul peccato della sodomìa. La casta – perdonate l’equivoco  bisticcio semantico – degli omosessuali è intoccabile,  vietato non solo vietare il peccato ma vietato alla Chiesa di ribadire la condanna per quello che viene considerato mortale e contro lo Spirito Santo.

Santità: vede che cosa ha scatenato la sua irresponsabile, estemporanea, paradossale battuta: “ Se un gay cerca Dio, chi sono io per giudicarlo?”.

Mala tempora currunt. 
Si pensava e si sperava, nelle sacre stanze, che avvolgendo di adulazione e di piaggerìa il potere mondialista ma, soprattutto, dimostrandogli la buona volontà di stemperare  la forza, la durezza e la chiarezza del messaggio evangelico nella besciamella della diplomazia, della mozione degli affetti, nell’untume della sociologìa e nello spirito dei tempi, il mondo, “l’antico avversaro” (Purg. XI, 20) si sarebbe placato permettendo alla Chiesa e ai suoi fedeli di vivere in coesistenza pacifica con tutte le confessioni del globo.
Speranze mal riposte perché sarebbe  stato saggio ricordare quel  detto secondo cui “inutilmente si lavora per il re di Prussia” a memoria di un certo Bestonjef, un faccendiere che espose a Federico il Grande una proposta: in cambio della sommetta di 6 mila fiorini d’oro, lo Zar Pietro II sarebbe stato disposto a passar sopra alle rispettive contese belliche.  Fatto l’accordo per 4 mila fiorini, la Russia sciolse il patto con l’Austria di Maria Teresa, lasciando mano libera alla Prussia. Raggiunto lo scopo, Federico si rifiutò di onorare il patto e allo sconsolato Bestonief, che reclamava la sua parcella di mediatore, non restò altro da dire che: “Ecco cosa significa lavorare per il re di Prussia”.
   
Ma a noi preme maggiormente concludere con altra riflessione che non con questa di sapida aneddoticitià, perché, in questa vicenda di risonanza mondiale, non tràttasi di  contropartita  mercantile ma di suprema difesa dell’autonomìa della Chiesa fatta oggetto di neocesaropapismo e di vera e violenta persecuzione lanciata sul filo di una giurisprudenza satanica,  corrotta. 
E’ pur vero che “Portae inferi non praevalebunt” ma è altrettanto vero che i pastori, dal papa all’ultimo fedele, debbono farsi carico della difesa della Chiesa come si difende la propria Madre. A patto, però, di non colludere col nemico o, quanto meno, offrirgli posizioni di vantaggio  per  slombato e sconsiderato spirito ecumenistico.
   
Il Vangelo della V Domenica del Tempo ordinario – 9 febbraio  2014 – riporta il discorso di Gesù sul sale e  sulla luce.
Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde sapore, con che cosa lo si potrà rendere salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono in casa” (Mt. 5,13/15).

La traduzione latina – si evanuerit - così come quella italiana – se perde sapore - non rendono giustizia al termine greco “moràino”, che significa “essere stoltoimpazzire”. Non si tratta di essere soltanto sciapo, che ciò sarebbe un inconveniente marginale. Poiché, nell’antichità, molti cibi si conservavano col sale ben si comprendeva cosa potesse succedere, alla carne o al pesce, se il sale fosse impazzito, se avesse, cioè, perso la propria virtù conservativa.  Corrotto il sale, si sarebbero corrotti i cibi e  chi ne avesse mangiato avrebbe corso il rischio di star male o di morire. 
Questo intendeva dire Gesù quando insegnava con queste allegorie.

Il sale sono i discepoli di Gesù, sono i pastori, i vescovi successori degli Apostoli, è il Papa Vicario di Cristo e non il semplice vescovo di una qualsiasi Roma. Se la loro fede perde sapore, se essi impazziscono nella falsa convinzione di evangelizzare col semplice e neutro dialogo, se si corrompono nel tramezzo di vicende umane fatte di cedimenti e di concessioni, di reverenza e di viltà, anche i fedeli si corrompono e la colpa maggiore cadrà sui pastori perché, come dice Gregorio Magno “corruptio optimi pessima” (Moralia in Job).

E “
quei che più n’ha colpa” (Purg. XXIV, 82 ) dovrà rispondere in un processo di prima istanza e senza appello.






febbraio 2014

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