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| L’omicidio di Kirk e il centenario della Quas Primas: due eventi provvidenzialmente collegati ![]() L’omicidio di Charlie Kirk – colpevole solo di essersi battuto in difesa della morale cristiana e del buon senso, e per questo accusato da molti dei suoi oppositori di essere un “odiatore”, al punto da giustificare la sua condanna a morte – dimostra quanto sia ancora terribilmente attuale la Quas Primas di Papa Pio XI. L’omicidio di Kirk ci ricorda che difendere la Regalità sociale di Cristo oggi può costare il martirio. La tragica morte di Charlie Kirk, avvenuta lo scorso 10 settembre, ha suscitato negli ultimi mesi vergognose reazioni di giubilo da parte di centinaia di attivisti della sinistra radicale che, soprattutto online, hanno ignorato il principio del parce sepulto - l’antico precetto secondo cui se non si può onorare un defunto è meglio tacere. Tuttavia, in questo breve periodo, migliaia di persone (non solo negli USA) hanno espresso profonda indignazione per le dette reazioni, e persino numerosi oppositori politici di Kirk hanno riconosciuto il valore della sua testimonianza. E’ il caso di ricordare che nel Regno Unito si è svolto il raduno Unite the Kingdom Rally, una imponente manifestazione in difesa dei valori conservatori e della sovranità nazionale, organizzata dal controverso Tommy Robinson e scandita dal grido Cristo è Re. Si dice che vi abbiano preso parte più di 110.000 persone. «Pio XI ci ha
ricordato che, poiché Cristo è la Verità, Egli
è innanzi tutto Re delle menti, delle volontà e dei
cuori. Noi vediamo ogni giorno come, senza il vero Dio, l’intelligenza
umana smarrisca la strada e degeneri in ideologie».
Per Kirk non vi era una credibile alternativa: il cristanesimo è l’unico pilastro in grado di tenere insieme il tessuto morale e sociale di una nazione. Al di fuori del cristianesimo, una nazione può solo scivolare nella tirannia. Pur partendo da una prospettiva protestante (era infatti evangelico, benché ci siano numerose testimonianze che negli ultimi mesi hanno parlato del suo graduale ma incompiuto avvicinamento al cattolicesimo), Kirk aveva colto a suo modo un concetto molto caro alla tradizione cattolica, tanto da essere stato “sigillato” perfino con una festa liturgica, quella della Regalità sociale di Cristo. Lo scorso 11 dicembre si è ricordato – senza grandi clamori da parte delle autorità vaticane – il centenario della promulgazione dell’Enciclica Quas Primas, pubblicata nel 1925 dal Papa Pio XI e dedicata ad approfondire la necessità di riconoscere Cristo nella società come fonte dei diritti e della dignità umane. Nel 1925, come è noto, ricorreva anche il 17° centenario del Concilio di Nicea (325), in cui la Chiesa proclamò solennemente nella preghiera liturgica del Credo che Cristo è Re eterno: “il Suo Regno non avrà fine”. “In un mondo che cerca
risposte nella scienza, nello Stato o nelle emozioni fugaci, la Chiesa
ci ricorda che la verità, la libertà e l’amore si
manifestano in modo supremo nel nostro sforzo di conformarci a Cristo”.
Questa verità emerge con forza non appena si riconosce, come afferma Pio XI all’inizio di quell’Enciclica – riecheggiando quanto aveva già insegnato in Ubi arcano Dei consilio (1922) – che la vera pace tra gli uomini non nasce da trattati politici, accordi internazionali o strategie di deterrenza militare, ma unicamente dalla “pace di Cristo nel Regno di Cristo”. Questi altri strumenti mondani possono imporre la quiete, ma non realizzano la vera pace. Come un cavallo mal domato che si ribella alle redini fino a disarcionare il cavaliere, così una società senza Cristo, costretta dalle istituzioni a reprimere i propri impulsi, finirà per esplodere e generare violenza e conflitto. Pio XI ci ha ricordato che, poiché Cristo è la Verità, Egli è innanzitutto Re delle menti, delle volontà e dei cuori. Vediamo ogni giorno come, senza il vero Dio, l'intelligenza umana si smarrisca e degeneri in ideologie. Egli è Re delle volontà perché con la sua grazia orienta la nostra libertà verso il bene, non imponendosi con la forza, ma attirandoci interiormente. È Re dei cuori perché il suo amore, dolce e senza misura, vince senza violenza – anzi, vince tanto più precisamente perché si dimostra efficace senza esercitare la forza. Ma cos’è, concretamente, il Regno di Cristo? Pio XI ci ricorda che si tratta di un Regno prima di tutto spirituale, fondato su una triplice autorità che Cristo esercita su ciascuno di noi: legislativa, perché Dio ci ha dato una Legge che non passa; giudiziaria, perché giudica in ogni momento le nostre buone opere e i nostri peccati; esecutiva, perché ci esorta mediante le grazie a proseguire sulla via della santità e ci manda i castighi quando ci allontaniamo da Lui. Eppure, questo dominio non è oppressivo: le sue leggi sono dolci, il suo giogo è soave. In un’epoca segnata dal predominio delle burocrazie statali e di ideologie che pretendono di regolare ogni aspetto della vita e perfino i nostri pensieri più intimi, la Regalità di Cristo appare più liberatoria che mai. “Il socialismo crede che la
società rifaccia l’uomo; il cristianesimo afferma che è
l’uomo rinnovato da Cristo a rinnovare la società”
L’omicidio di Charlie Kirk ci mostra l’esito della prima
falsa soluzione: quando la società pretende di rifare l’uomo
senza Cristo, finisce per distruggerlo”.. Ma la grande differenza tra la pace di Cristo e la pace mondana è che la prima è propria di un regno – come dice ancora Pio XI – “principalmente spirituale”, il che non significa che sia privo di ripercussioni nella società civile. Ciò significa che un tale regno non si costruisce con eserciti o parlamenti, ma si fonda sul cuore convertito e sulla vita interiore di ciascun suddito. Cristo regna quando l’uomo riconosce la propria miseria e si lascia trasformare dalla grazia. Per questo motivo, la pace cristiana è prima di tutto una pace personale: nasce dal perdono ricevuto e dalla conversione. La pace sociale, a cui bisogna certamente tendere, è un effetto della pace interiore nel solo Cristo Gesù. Qui sta la differenza radicale tra il cristianesimo e i grandi sistemi ideologici moderni di origine statalista e socialista. Il socialismo promette la pace cercando di cambiare le strutture, l’economia, persino il linguaggio, e crede che la società rifaccia l’uomo; il cristianesimo funziona al contrario: è l’uomo rinnovato da Cristo che rinnova la società. “Il Regno di Cristo non
è un dominio che schiavizza, ma un ordine che eleva, un ordine
che libera”.
Proprio perché il Regno di Cristo non è spirituale in senso intimistico, è anche universale e sociale. Il suo dominio non si limita ai credenti, ma abbraccia tutta l’umanità, perché tutte le cose sono state create in Cristo e per Cristo. Ciò significa che il messaggio cristiano non può essere confinato alla sacrestia: riguarda la politica, l’economia, la cultura e la famiglia. Riconoscere la Regalità sociale di Cristo non significa “clericalizzare lo Stato”, ma riconoscere che la società sussiste solo se fondata sulla legge divina e naturale. Charlie Kirk lo aveva capito molto bene e, pur non essendo cattolico, cercò di far comprendere ai suoi oppositori dialettici che la condanna dell’aborto, del suicidio assistito e dell’ideologia queer non sono dogmi della religione cristiana – incomprensibili e inaccettabili senza il dono della fede – ma piuttosto conseguenze logiche di un’attenta osservazione della natura umana. Ed è proprio in questo che il Regno di Cristo è benefico. Non è un dominio che schiavizza, ma un ordine che eleva – un ordine che libera. Il sangue di Charlie Kirk ci grida che il Regno di Cristo non è un ideale remoto, ma una necessità urgente. Senza Cristo, il mondo sprofonda nell’odio, nella vendetta, nell’ignoranza, nel peccato e nella tirannia; con Cristo, anche la morte più crudele diventa il seme e la promessa di una nuova civiltà. Cento anni dopo Quas Primas, la Regalità sociale di Cristo non è un capitolo del passato, ma l’unica via di prosperità per tutte le nazioni della Terra. |