LA MEDIAZIONE UNIVERSALE

DI MARIA SANTISSIMA


seconda parte




di Sua Ecc.za Mons. Antonio de Castro Mayer


Prima parte


Pubblicato su SI SI NO NO – ANNO LI  n° 20 -  30 novembre 2025

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Premessa di SI SI NO NO

Nel 1978 mons. Antonio de Castro Mayer, allora Vescovo di Campos in Brasile, scrisse una magnifica “Lettera pastorale” al Clero della sua Diocesi, in cui chiedeva a Giovanni Paolo II (allora da poco regnante), la proclamazione ufficiale, mediante un pronunciamento dogmatico e infallibile del Magistero Straordinario Pontificio del Dogma di Maria Corredentrice, Mediatrice e Dispensatrice di tutte le grazie.

Il Vescovo (morto nel 1991) che è stato sostenitore prezioso e affezionato di “sì sì no no”, dimostrava, con rara maestria, che tali titoli, tributati alla Beata Vergine Maria, sono contenuti nella Sacra Scrittura (dalla Genesi all’Apocalisse) nella Tradizione (la totalità dei Padri della Chiesa latina e greca) nei Dottori scolastici (da san Tommaso d’Aquino ai neo-tomisti del XX secolo).

Perciò, concludeva mons. De Castro Mayer, tale verità è già divinamente rivelata e definita ma solo dal Magistero Ordinario e in maniera non ancora solenne.

Mancava, dunque, un pronunciamento solenne ex cathedra o straordinario.
Purtroppo, tale pronunciamento non è venuto, anzi il 4 novembre del 2025 la “Congregazione per la Dottrina della Fede” ha scritto che non si può presentare Maria come Corredentrice.
Questa decisione è oggettivamente “almeno prossima all’eresia” se non addirittura materialmente “eretica”.

Proponiamo ai nostri lettori queste belle pagine che riassumono la Dottrina cattolica, come è contenuta nella Sacra Scrittura, nella Tradizione e nel Magistero ecclesiastico, della Mediazione corredentrice e dispensatrice di ogni grazia della Madre di Dio.

Ci raccomandiamo a Lei (in questo tempo così buio per l’umanità e per l’elemento umano della Chiesa) affinché voglia accoglierci sotto il suo Manto come l’Arca di Noè accolse dentro di sé i pochi uomini che, al tempo del Diluvio universale, erano rimasti fedeli.



Testo della Lettera pastorale – seconda parte


Sintesi


Zelanti collaboratori e amati figli,

abbiamo passato in rivista con voi le fonti della Rivelazione che ci spiegano la missione affidata da Dio nostro Signore a Maria santissima, nell’opera della Redenzione del genere umano e nell’economia della salvezza. Abbiamo visto che Maria fu scelta, negli alti disegni di Dio, per cooperare con la sua carne e il suo sangue alla formazione della natura umana del Verbo divino, quando, negli ineffabili misteri del suo Re, Dio decise di chiedere una riparazione giusta, proporzionata all’enormità della malizia inerente al peccato, in quanto violazione dei diritti divini.

Tale fisica cooperazione al formarsi della natura umana di Gesù Cristo implica, ovviamente e logicamente, una partecipazione all’opera progettata dal Figlio di Dio incarnandosi, ossia alla Redenzione del genere umano.
E la ragione sta nel fatto che Dio, nella Sua onnipotenza, avrebbe potuto fare a meno del concorso di Maria nella Incarnazione del Verbo. Se non lo fece, è perché nella sua insondabile sapienza ha affidato a Maria santissima una parte importante nella restaurazione stessa del genere umano.

Bossuet a ragione argomenta che, avendo Dio voluto darci Gesù Cristo per mezzo di Maria, non muta mai questa disposizione. La volontà di Dio non conosce pentimento. Il cammino per andare a Gesù, il mezzo per riceverlo, sarà sempre Maria (66).
Un pensiero analogo si trova in Leone XIII: «Dopo essere stata collaboratrice nel compiere il sacramento della Redenzione degli uomini è ora collaboratrice, quasi con poteri pieni, nella applicazione di quella grazia, che perennemente promana dalla Redenzione» (67).

Di conseguenza il ruolo svolto da Eva nella disubbidienza originale, che ha comportato la disgrazia di tutti gli uomini, offre ai santi Padri il mezzo per inculcare la parte che Maria ha avuto nella restaurazione dell’umanità.
Come Eva è stata la causa della morte spirituale di tutti gli uomini, Maria è la causa della vita della grazia per tutti gli uomini. Come Eva è la madre di tutti i viventi, dal momento che a tutti trasmette la vita naturale, Maria è la Madre di tutti gli uomini che, per mezzo di lei, ricevono la vita soprannaturale.

Questo pensiero suscita l’aspetto soavissimo di Maria come Madre celeste che veglia sui suoi figli in terra, da lei generati alla vita spirituale partecipando sul Calvario ai dolori acerbissimi con cui Gesù ha redento il mondo.

La Tradizione, approfondendo maggiormente la portata della parola dell’arcangelo Gabriele a Maria allorché le annunciò che sarebbe divenuta madre del Redentore, precisa meglio la natura della maternità per cui Maria è madre di tutti gli uomini. Essi infatti fanno parte del Corpo Mistico di Cristo e, precisamente in quanto membra di questo Corpo Mistico, vengono riscattati dalla prigionia del demonio e animati dalla vita della grazia.
Quindi Maria santissima, concependo nel suo seno purissimo il Redentore, è diventata, per il fatto stesso, madre di tutti i redenti dal Sangue di Cristo, ossia di tutti i membri del Corpo Mistico del Salvatore.

In concreto, l’azione materna di Maria riguardo a tutti gli uomini si realizza mediante la distribuzione delle grazie meritate per mezzo del sacrificio propiziatorio del Figlio di Dio, poiché, «Dio volle che non avessimo nulla, se non per mezzo di Maria».
Citiamo ancora una volta san Bernardo, che riassume in questa frase l’amabilissima e consolatrice donazione della bontà divina, Maria, nostra Mediatrice.


Esatta concezione della mediazione mariana

Precisamente in questo indispensabile intervento di Maria santissima per il conseguimento dei favori del cielo, dalla prima grazia fino alla perseveranza finale, consiste la sua mediazione universale, che la fa Madre che continuamente genera e alimenta la vita divina negli uomini.
Questa verità è un articolo di fede e ardentemente speriamo sia dogma solennemente definito, per la gloria di Dio, l’esaltazione della santa Chiesa, l’onore di Maria santissima, gioia degli abitanti del cielo e consolazione di quanti ancora gemono in questa valle di lacrime.

Concepita così nel suo vero significato, amati figli, la mediazione universale di Maria, lungi dall’entrare in conflitto, si armonizza perfettamente con il dogma di un solo Mediatore necessario, che presenta all’Altissimo la riparazione per i peccati degli uomini.
Infatti, secondo gli alti disegni divini, in questa indispensabile mediazione di Gesù Cristo acquista vigore ogni mediazione di Maria, perché è la mediazione di Gesù Cristo che la fa Santissima, Immacolata, Madre di Dio: inoltre è la virtù mediatrice di Gesù Cristo che concede a Maria tutti i titoli che fondano la sua missione di Mediatrice di tutte le grazie.


L’intercessione degli Angeli e dei Santi

Per un motivo analogo la mediazione universale di Maria non annulla, amati figli, l’intercessione dei Santi e degli Angeli, essi pure tutti mediatori, amici come sono di Dio e nostri benefattori. Anche le loro preghiere sono efficaci, ma non dispensano dalla intercessione di Maria. Con quelle della Madre di Dio acquistano l’efficacia di cui da sole resterebbero prive.
Questa verità esprime in modo incisivo il grande dottore della Chiesa, sant’Anselmo (†1109). Egli dice: «Il mondo ha i suoi apostoli, i suoi patriarchi, i suoi profeti, i suoi martiri, i suoi confessori e le sue vergini: buoni ed eccellenti protettori che io desidero invocare supplice. Quanto essi possono con voi, voi potete da sola e senza tutti loro […]. Ma voi, Signora, voi siete migliore e più elevata di tutti loro […]. Se voi tacete, nessuno supplicherà, nessuno mi aiuterà. Parlate, e tutti chiederanno, tutti verranno in mio aiuto» (68).


San Luigi Maria Grignion de Montfort

Anche il peccatore incallito, che neppure pensa alla mediazione di Maria, che mai ricorre a lei, viene beneficato dall’intercessione della Vergine Madre, e può giungere a conversione, poiché «La tua benignità non pur soccorre / A chi domanda, ma molte fiate / Liberamente al dimandar precorre» (69).

In altre parole, anche quando il fedele non ricorre a Maria, ella interviene spontaneamente e gli ottiene la grazia che lui, infelice, non ha saputo chiedere. Dante ci trasmette la convinzione del popolo fedele; Sant’Anselmo, l’insegnamento della Gerarchia: «Senza la vostra assistenza – egli supplica la Vergine – io sono un nulla che ritorna al nulla. Soccorretemi e non ricusate a me solo quanto a tutti concedete anche senza essere pregata» (70).

La medesima concezione dell’economia della grazia, nella quale Maria occupa una posizione chiave, insegna san Luigi Maria Grignion de Montfort: «Il Padre – egli dice – non ha dato il suo Figlio che per mezzo di Maria; non riceve figli che per mezzo di lei, e non comunica le sue grazie che per mezzo di lei. Dio Figlio non è stato formato per tutti in generale che per mezzo di Maria; ogni giorno non è formato e generato che per mezzo di lei, unitamente allo Spirito Santo; non comunica i suoi meriti e virtù che per mezzo di lei. Lo Spirito Santo non ha formato Gesù Cristo che per mezzo di lei; non forma i membri del suo corpo mistico che per mezzo di lei, e non dispensa i suoi doni e favori che per mezzo di lei» (71).

La mediazione della Madonna non si oppone alla efficacia sacramentale.

In modo simile, amati figli, non si oppone alla mediazione universale di Maria l’efficacia dei sacramenti nell’anima. Come sapete, i santi sacramenti producono nell’anima la grazia santificante, da sé stessi, ossia nell’espressione classica in teologia, «ex opere operato», cioè per la virtù dello stesso Gesù Cristo, di cui è vicario o rappresentante il ministro del sacramento, che si serve di un mezzo al quale il Salvatore ha vincolato questa causalità nell’ordine soprannaturale.

È vero che si potrebbe escogitare una mediazione di Maria santissima incompatibile con la teologia sacramentale. Consisterebbe nel concepirla come se Maria agisse direttamente nell’anima, creando in essa, quale causa efficiente, la grazia santificante.
Ma questa concezione della mediazione universale di Maria è falsa. Maria è Mediatrice di tutte le grazie perché nessuna grazia è applicata all’uomo se non interviene la sua intercessione.
La Tradizione ha compendiato questa verità in una espressione assai giusta: «Maria – dice la pietà cristiana – è l’onnipotenza supplicante» (72). Ella è Mediatrice perché supplica, intercede, e Dio nostro Signore vuole che ci sia questa intercessione, questa supplica, per concedere la sua grazia, il suo favore.
Ripetiamo la parola di san Bernardo: «Dio volle che tutto ricevessimo per mezzo di Maria» (73).

Come la grazia sacramentale è condizionata alla recezione condegna del sacramento, cioè, senza che la volontà opponga a esso l’ostacolo della adesione al peccato, poiché la Madonna ottiene da Dio per un individuo il beneficio di ricevere il sacramento, e di riceverlo fruttuosamente, si può e si deve dire che il fedele ha beneficiato della grazia sacramentale per mezzo della sua intercessione.
In altre parole, si può dire che la stessa grazia sacramentale è condizionata dalla mediazione di Maria, dal momento che Dio concede la grazia della recezione fruttuosa del sacramento, come frutto dell’intercessione della Vergine santissima. Tanto più che le buone disposizioni dell’anima, che contribuiscono al pieno effetto della grazia sacramentale, sono frutto di grazie attuali condizionate da Dio all’intercessione di Maria.

In conclusione, né la mediazione universale di Maria santissima impedisce la causalità propria dei sacramenti, né questa causalità costituisce una difficoltà nei riguardi di tale mediazione universale.


Aiuti chiesti direttamente al Signore

Quanto agli aiuti divini concessi dal Signore come frutto di petizioni che i fedeli fanno salire direttamente all’augusto trono della Sua misericordia, non sminuiscono per niente la mediazione universale di Maria santissima.

Infatti, nell’economia della grazia fissata dalla bontà ineffabile di Dio, Gesù è inseparabile dalla sua Madre santissima. L’ordine dell’Incarnazione comprende Madre e Figlio.
Così hanno deciso liberamente gli amorosi e insondabili disegni della Provvidenza.
Non vi è il minimo dubbio che l’intercessione di Gesù Cristo, d’altronde ininterrotta, come dichiara san Paolo (74), è infinitamente sufficiente per ottenere il gradimento dell’Altissimo, in quanto corroborata dai suoi meriti infiniti.

Dio, tuttavia, lo volle inseparabile dalla sua santissima Madre, nella realizzazione del suo compito di Redentore. Per questo, dice molto esattamente san Bernardo, «fu Dio a volere che ricevessimo tutto per mezzo di Maria».
Non si trattava di una esigenza che si imponesse. Si è trattato di una benignità ineffabile dell’amore divino. Ecco che si applica a queste preghiere il principio generale secondo cui, anche quando a lei non si ricorre, ella spontaneamente interviene con la sua prece.


L’infinita misericordia di Dio

Vedete, amati figli, fin dove giunge la misericordia divina. Diremmo quasi che, per venire incontro alla nostra vergognosa paura, Dio ha disposto che, nella riparazione della nostra colpa, potessimo avere di fronte a Lui, quale nostro rappresentante valido e accetto, una persona totalmente della nostra stirpe. È già un mistero ineffabile della bontà del Signore predisporre la Redenzione, per mezzo dell’umiliazione del suo Unigenito, che ha preso la forma di schiavo e si è presentato come vero uomo (75).
La misericordia divina, poi, ha completato la sua amabilità verso di noi, associando una semplice creatura all’opera della Redenzione. Ci ha dato una possibilità di partecipare al pagamento del nostro debito, di per sé totalmente insolvibile. Quasi per mostrarci che i suoi favori erano anche frutto di una cooperazione nostra, di un membro della nostra famiglia.
Veramente appare in Gesù, nato da Maria, la soave benignità di Dio nostro Salvatore.
Rendiamo sempre mille grazie a Dio!


E possiamo concludere, amati figli.

Quale azione di grazia non dobbiamo, amati figli, elevare ai Cieli e fare risuonare con forza e armoniosamente alle orecchie divine, per questa ineffabile e amabilissima disposizione amorosa della Provvidenza, che ci dà Maria per Madre e la fa diventare il canale di tutte le grazie che scorrono dall’abbondanza delle Sue misericordie!
Qui trova la sua applicazione il salmo che dice: «La sua misericordia è al disopra di tutte le sue opere».
Non c’è dubbio che il punto culminante della misericordia di Dio è il Verbo Incarnato, il capolavoro di una bontà che può essere solo divina. Ma possiamo separare Maria santissima dal Verbo Incarnato? Nell’ordine che piacque alla Provvidenza stabilire, Maria è elemento indispensabile dell’Incarnazione del Verbo. É lei che con la sua carne formò il corpo che rese possibile al Figlio di Dio venire a far parte della razza umana. Perciò è impossibile pensare al Dio fatto Uomo, senza che sorga nella mente la figura eccelsa di sua Madre, Maria.


Per la nostra salvezza Maria «non risparmiò il suo stesso Figlio»

Con una tanto amabilissima disposizione, Dio in un certo modo elevò Maria santissima alla partecipazione della Sua Paternità unica. Infatti, come l’eterno Padre dice in modo del tutto appropriato al suo Verbo: «Figlio mio», così Maria può del tutto appropriatamente dire allo stesso Figlio di Dio: «Figlio mio», perché in Gesù c’è una sola persona, la Persona del Figlio di Dio, e questa Persona Maria ha generato nella natura umana.

E siccome le opere di Dio sono perfette, l’Altissimo l’ha associata anche alla Sua ineffabile misericordia.
Del tutto a proposito applichiamo a Maria quanto dice san Paolo dell’immensa bontà di Dio nei confronti degli uomini: «Non risparmiò il proprio Figlio, ma per tutti noi lo diede» (76).
Infatti, come il Padre eterno si è quasi privato di Suo Figlio, svuotandolo della gloria celeste, quando gli ha dato un corpo mortale (77) affinché potesse immolarsi per noi, sordidi peccatori; così la Vergine Maria sul Calvario, presso la croce, con il cuore straziato da acerbissimi dolori e ciononostante in piedi, virilmente non risparmia l’amatissimo Unigenito, ma lo consegna a una morte atrocissima per la nostra salvezza. Non ha risparmiato suo Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi (78).
Si associa così alla misericordia del Padre eterno come, in qualche modo, era stata associata alla sua Paternità, quando diede alla luce il Figlio di Dio fatto uomo.


«Quanti agiscono in me non peccheranno»

Ecco che, dinanzi al ricchissimo mistero della mediazione universale di Maria, dobbiamo intonare al Signore dei Cieli e della terra l’inno di ringraziamento, proclamando con il salmista: «La sua misericordia è al disopra di tutte le sue opere».

Quindi riflettiamo con frequenza, amati figli, sulla realtà soprannaturale nella quale viviamo, come veri figli di Maria, e collocati, di conseguenza, sotto la soave azione materna di Maria santissima. E ricordiamoci di quanto dice di sé, nella sacra Scrittura, la Sapienza Increata e la sacra liturgia colloca sulle labbra della santa Madre di Dio e Madre nostra dolcissima: «Quanti agiscono in me non peccheranno», «Qui operantur in me non peccabunt» (79).
Viviamo sotto lo sguardo di Maria, alle dipendenze di Maria.
Interamente consacrati a lei, agiremo sempre nell’atmosfera che le è propria, fatta di santo timore di Dio e impregnata di fede, purezza e carità.
In un tale ambiente mariano il peccato non entra. E in esso che agiamo in Maria e per Maria e sperimentiamo la parola della Scrittura: quanti agiscono in Maria non peccheranno (80).

Questo è il modo di vivere la nostra fede nella mediazione universale di Maria.
Di conseguenza, o siamo logici e ci conserviamo nel seno materno di Maria, nel suo ambiente proprio, fatto di castità, mortificazione dell’amor proprio e carità divina e fraterna, oppure la nostra fede si svuota e diventa inutile come il sale insipido che non vale nulla e si getta via (81).


Confidenza nella Vergine Santissima

Per realizzare in noi l’ideale della vita in Maria abbiamo bisogno degli aiuti divini, visto che «senza di me – dice il Signore – non potete fare niente» (82).
Difatti, la Mediatrice di tutte le grazie ce li otterrà.
Abituiamoci a ricorrere, con somma e indistruttibile confidenza, a Maria. Ricordiamoci che lei è Madre, e dà quanto di buono le chiediamo, dal momento che dispone del tesoro inesauribile dei meriti del suo divin Figlio ed è perciò l’onnipotenza supplicante.
Non vediamo qui sulla terra le angosce e quasi la disperazione delle madri che non sanno come soddisfare i desideri dei loro figli?
Non pensiamo che Maria abbia meno sentimenti materni delle madri della terra che, nonostante tutto, non sono capaci di eliminare totalmente il loro egoismo.

Ricorriamo quindi a Maria con confidenza inalterabile. Per quanto grandi peccatori siamo, non ci manchi la convinzione che Maria è potente e vuole scacciare il demonio dalle nostre anime e confortarci con la speranza della vita eterna.

E siamo assidui nella recita del Rosario della Madonna, o almeno della corona.
Tra le devozioni della santissima Vergine, questa ci porta ad approfondire il mistero della mediazione universale di Maria.
Siccome nel santo Rosario colleghiamo i misteri della vita di Gesù Cristo e della vita di Maria, per mezzo di esso veniamo condotti ad assimilare le virtù e la carità del Signore, guidati dall’esempio e dalle mani materne di Maria.


Per la definizione del dogma

Infine, la nostra gratitudine esige che ci impegniamo affinché giunga presto, assai rapidamente, il momento felice e opportuno, determinato dalla Provvidenza, in cui, per la parola infallibile della santa Chiesa, sia collocata nella corona di gloria che adorna la Madre santissima di Dio, la beata Vergine Maria, anche questa stella luminosa, il dogma di Maria santissima Mediatrice di tutte le grazie.

Con questa intenzione desideriamo che tutti i nostri amati diocesani recitino ogni giorno la supplica Memorare, ispirata ai sermoni di san Bernardo (83), che compendia non soltanto l’amore ardente, la confidenza e la devozione filiale che il Dottore Mellifluo nutriva nei confronti della Vergine santissima, ma anche la sua fede nella mediazione universale di questo canale di tutte le grazie, che santifica tutti gli uomini, la Madre santissima di Dio e Madre amabilissima degli uomini.

Data e pubblicata nella nostra città episcopale di Campos, addì 16 luglio 1978, commemorazione della Madonna del Carmelo.



NOTE

66 - BOSSUET, Terzo sermone per la festa della Concezione della SS. Vergine, cit. in J. B. TERRIER, op. cit., parte II, libro V, cap. 1.
67 - LEONE XIII, Enciclica Adiutricem populi, del 5-9-1895, in Maria SS., cit., p. 137.
68 - SANT’ANSELMO, Orazione 46, cit. in J. B. TERRIER, op. cit., parte II, libro VII, cap. 2.
69 - DANTE ALIGHIERI, La Divina Commedia. Paradiso, canto XXXIII, vv. 16-18.
70 - SANT’ANSELMO, Orazione 46, cit. in J. B. TERRIER, op. cit., ibidem.
71 - SAN LUIGI MARIA GRIGNION DE MONTFORT, Trattato della vera devozione a Maria, cit., p. 140. Tutta questa opera di san Luigi Maria mira a creare nei fedeli la convinzione profonda per cui la mediazione di Maria, come madre che genera, nutre e perfeziona i membri del Corpo Mistico di Cristo, è indispensabile alla salvezza. Da ciò la necessità di una vera devozione a Maria SS.
72 - L’espressione della pietà popolare riassume l’affermazione di Papi e di teologi. Cfr. G. ALASTRUEY, op. cit., parte III, cap. 4, q. 5.
73 - Come abbiamo già indicato, questo pensiero è nel sermone della Natività, noto come L’Acquedotto, al n. 7. Analoga metafora usa san Bernardino da Siena († 1444), per significare la stessa idea della mediazione universale di Maria: «Ella – dice il santo – è il collo del nostro Capo attraverso il quale tutti i doni spirituali sono comunicati al suo Corpo Mistico. Perciò il Cantico dei Cantici dichiara: “Il tuo collo è come una torre d’avorio”» (sermone 10 della prima domenica di Quaresima, e sermone 4 della Concezione, cit. in J. B. TERRIER, op. cit., parte II, libro VII, cap. 3).
74 - Cfr. Ebr. 7, 27.
75 - Cfr. Fil. 2, 7.
76 - Rom. 8, 32.
77 - Cfr. Fil. 2, 7.
78 - Cfr. Rom. 8, 32.
79 - Eccli. 24, 30. Brano letto nella Epistola delle Messe di Maria Regina, 31 maggio, e della Madonna di Guadalupe, 12 dicembre.
80 - San Luigi Maria Grignion de Montfort nel suo Trattato della vera devozione a Maria, cit., cap. V, art. 2, pp. 248-258, espone questa vita in Maria.
81 - Cfr. Mt. 5, 13.
82 - Gv. 15, 5.
83 - Posteriore a san Bernardo, il Memorare, supplica consolatrice dei fedeli di tutto il mondo, si ispira soprattutto a due sermoni di san Bernardo, il IV della festa dell’Assunzione della beata Vergine Maria e quello tra l’ottava di questa stessa festa (Dictionnaire de Théologie Catholique, vol. II, col. 758). Nella edizione da noi usata, i brani si trovano nel vol. III, p. 387, al n. 8 e p. 392, al n. 15.





 
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