La Santa Messa tradizionale
e
la partecipazione dei fedeli



Editoriale di Radicati nella fede, foglio di collegamento della chiesa di Vocogno e della cappella dell’Ospedale di Domodossola (dove si celebra la S. Messa tradizionale)
anno III - febbraio 2010, n° 2

- impaginazione e neretti sono nostri -



Ci viene detto più volte, da coloro che non vogliono il rito antico della Messa, e che hanno accettato malvolentieri la sua liberalizzazione da parte di Sua Santità Benedetto XVI, il 7 Luglio 2007, che la “vecchia” Messa non favorisce la partecipazione dei fedeli.
Il latino, dicono molti detrattori del rito antico - preti e laici -, crea una barriera tra fedeli e sacerdote, barriera che rende difficile se non impossibile la preghiera.

Potremmo sull’argomento dilungarci con questioni di teologia dogmatica o spirituale sulla Messa e sulla partecipazione dei fedeli.
Potremmo disquisire su cosa significa “partecipazione dei fedeli”, lo abbiamo già fatto in passato e lo faremo certamente ancora.
Ma ci sia consentito esprimere qui solo il dato della nostra esperienza, di ciò che ci è capitato, di ciò che possiamo constatare direttamente.

Mai abbiamo visto partecipare i fedeli alla Messa, come da quando abbiamo deciso di celebrarla in rito antico. È una partecipazione certamente più profonda di prima dal punto di vista spirituale, ma lo è anche dal punto di vista esterno e fisico.
Sì, non stiamo vaneggiando. E lo sa chi si reca nelle nostre Chiese per la Messa domenicale, per la “Messa cantata” come diciamo.

Chi è contro il rito antico dice: “E’ una Messa clericale”, dove il prete fa tutto.
No, le cose non stanno così!
È una Messa Sacerdotale, non clericale.
Il sacerdote compie l’azione sacra, fa la Messa, celebra in Persona Christi, offre il Sacrificio: se non fosse così cadremmo nel protestantesimo eretico, dove è l’assemblea che celebra e fa la Messa.

Ma non è una Messa clericale: il ruolo dei fedeli, nel canto ad esempio, è essenziale.

Mentre il sacerdote procede nell’azione sacra, i fedeli, guidati da uno di loro, devono accompagnare il rito con il canto che eleva la preghiera di tutti. Niente di meno clericale, il sacerdote nella Messa cantata di rito antico non può guidare nel canto l’assemblea dei fedeli, che deve essere in grado si sapere da sola quello che fa.
Avete poi provato a seguire i nostri chierichetti durante la Messa della Domenica?
A volte c’è da incantarsi, per come vivono tutto in prima persona, con semplicità e devozione. Si vede da come si muovono che la Messa di Gesù è la loro Messa.

E che dire dei fedeli che non sono nella schola che canta: con il loro Messalino possono seguire tutto il rito, gustando ciò che accade. Anzi, non crediamo di esagerare nel dire che hanno scoperto la Messa da quando si sono dovuti educare alla conoscenza del rito gregoriano.

D’altronde provate a chiedere a quelli che vanno alla Messa in italiano, quanti di loro conoscono che cos’è il Prefazio, o la Consacrazione. Chiedete loro che cos’è la Messa... ne usciranno delle belle.
Siamo fermamente convinti, lo abbiamo verificato più volte, che il “facilizzare” il rito sia un inganno: quando ti sembra di capire tutto, è allora che non hai capito quasi niente. È quello che generalmente è capitato nelle nostre parrocchie con la Messa in italiano.

Un giorno un sacerdote insegnante andò in classe con un microfono portatile, aveva una forte raucedine invernale. Subito un alunno disse: ”Fa la Messa?”. Eh già. Un microfono, un prete che parla, un tavolo: purtroppo questa è l’immagine che molti hanno dell’azione più sacra che la Chiesa conosca.

Occorre correre ai ripari, alla svelta, prima che sia troppo tardi.

E non abbiamo detto niente della partecipazione più importante, quella interiore, spirituale, di unione personalissima al sacrificio di Cristo.
Già, non abbiamo detto nulla, ma sarà per una prossima volta.


luglio 2014

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