La guerra dei bambini

di Un cattolico perplesso

Dopo l’Angelus del 27 luglio scorso, papa Bergoglio ha ricordato il dramma della guerra, e riferendosi alle “tre aree di crisi: quella mediorientale, quella irakena e quella ucraina” ha esclamato:
«Fratelli e sorelle, mai la guerra! Mai la guerra! Penso soprattutto ai bambini, ai quali si toglie la speranza di una vita degna, di un futuro: bambini morti, bambini feriti, bambini mutilati, bambini orfani, bambini che hanno come giocattoli residui bellici, bambini che non sanno sorridere. Fermatevi, per favore! Ve lo chiedo con tutto il cuore. E’ l’ora di fermarsi! Fermatevi, per favore!»

Certo un accorato appello, per molti versi degno di lode, ma inficiato da una nota sentimentale e demagogica che lascia perplessi, perché non si può ricorrere sempre ai bambini per strappare la condivisione o l’applauso, quando, per esempio a Gaza, sono morti più di mille persone inermi, ne sono state ferite altre migliaia e sono state distrutte migliaia di case e di famiglie.

La guerra è davvero un dramma, ma insieme alla depravazione dell’uomo essa è generata dall’imperante ingiustizia, che è poi la giustizia di un mondo che rifiuta Dio.
Non una parola di papa Bergoglio su questo aspetto essenziale del problema. Piuttosto il solito richiamo alla mera volontà umana che dovrebbe permettere di affrontare “ogni diatriba con la tenacia del dialogo e del negoziato e con la forza della riconciliazione.”
Ma senza la sottomissione al vero Dio, l'uomo non può fare alcunché di buono, e si rivela vano l’appello di “continuare a unirvi alla mia preghiera perché il Signore conceda alle popolazioni e alle Autorità di quelle zone la saggezza e la forza necessarie per portare avanti con determinazione il cammino della pace”.
Non può esserci pace senza la conversione al vero Dio e la sequela di Nostro Signore Gesù Cristo, e questo il Papa dovrebbe saperlo meglio di tutti e dovrebbe ricordarlo all’inizio di ogni suo appello per la pace. E dovrebbe sapere meglio di tutti che non è con le preghiere multireligiose che si può ottenere l’aiuto del Cielo, perché tali preghiere possono fare appello solo alla volontà degli uomini, di quegli stessi uomini che rifiutano Dio e che possono suscitare solo i Suoi castighi.

È stolto dimenticare che la giustizia di Dio è fatta di misericordia e di rigore e non si possono fuorviare i fedeli ricordando solo la Sua misericordia e sottacendo che chi non segue i comandi di Dio è destinato a perire nell’Inferno, nella prossima vita, e a subire i suoi castighi in questa vita.





luglio 2014

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