Le idee imposte per decreto

di Roberto de Mattei

Articolo pubblicato su Corrispondenza Romana

impaginazione e neretti sono nostri



Un vaticanista bene informato, Marco Tosatti, ha portato alla luce un nuovo stupefacente caso: FFII – denunce carabinieri e censura.

Nei giorni scorsi, i carabinieri si sono presentati in casa di uno dei più attenti scrittori cattolici di arte sacra, Francesco Colafemmina, convocando lui e la moglie per una apparentemente grave questione giudiziaria.
Si tratta di una denuncia sporta dal padre Alfonso Bruno dei neo-Francescani dell’Immacolata nei confronti del blog “Fides et Forma”, della cui utenza è intestataria la moglie di Colafemmina.
Sembra che il blog sia colpevole di aver criticato troppo duramente il commissariamento dei Francescani dell’Immacolata e in particolare il padre Alfonso Bruno, definito “traditore” per il suo voltafaccia nei confronti del fondatore dell’Istituto padre Stefano Maria Manelli.
Peraltro è sufficiente sfogliare il libro curato da Carlo Manetti, Francescani dell’Immacolata un caso che fa discutere (Fede & Cultura, Verona 2013), per vedere quanto numerose e pungenti siano state, e continuino ad essere, le critiche rivolte al padre Alfonso Bruno e al commissario Fidenzio Volpi.

La democrazia è anche questo: la libertà di esprimere le proprie opinioni, in maniera netta, e talvolta sgradita a chi non ama la discussione. Caratteristica dei regimi totalitari è invece quella di tappare la bocca ai dissenzienti e di affidarli alla rieducazione dello Stato. Tramontati i regimi totalitari del Novecento, oggi viviamo nell’epoca della dittatura del relativismo.

Il relativismo, per sua natura, impone l’autorità che nega e reprime la libertà che afferma. Tutto ciò è noto. Il fatto nuovo è invece l’adesione alle regole della dittatura del relativismo da parte di uomini di Chiesa, di basso e di alto rango.

Invece di porsi sul piano del confronto delle idee, essi pretendono di imporre le idee per decreto. Coloro che esaltano la democrazia ecclesiastica e vogliono fare della Chiesa un parlamento aperto a tutte le mode, reclamano l’intervento della giustizia civile, come braccio secolare per mettere a tacere i propri avversari.

Così è accaduto quando, nel maggio dello scorso anno, il Rettore del collegio Capranica ha querelato per diffamazione il direttore di “Corrispondenza Romana”, ottenendo l’oscuramento di un articolo giudicato diffamatorio verso gli usi e i costumi morali del Collegio (la causa è ancora in corso).
Così accade oggi con la querela di padre Alfonso Bruno nei confronti di Francesco Colafemmina. Così, prevedibilmente, continuerà ad accadere.

Ciò che si prepara è un regime ecclesiastico fondato sull’uso politico del diritto. Si inserisce in questa prospettiva il progetto, di cui da tempo si parla, di accorpare i Tribunali della Segnatura apostolica, della Rota Romana e della Penitenzieria apostolica in una specie di nuovo Ministero della Giustizia della Chiesa.
In tal modo, la funzione giudiziaria sarebbe assunta da quella esecutiva e verrebbe vanificato il ruolo dei Tribunali, che sarebbero sottomessi al potere centralizzato dei nuovi organismi burocratici.
Nella storia i regimi totalitari sono stati caratterizzati dall’assorbimento dell’azione giudiziaria in quella politica e dall’uso extra-legale della giustizia per mettere al bando, isolare, privare dei diritti, gli oppositori.

Gli uomini di Chiesa vogliono mettersi su questa strada?
Se il potere viene esercitato in maniera discrezionale, si trasforma in arbitrio. Anche la misericordia può divenire arbitraria e talvolta brutale, quando è privata dei suoi presupposti giuridici e veritativi. Ma la misericordia senza la giustizia si trasforma infatti in assenza di giustizia, ovvero in palese ingiustizia.

Di fronte a questa eclissi della Verità e della giustizia non possiamo tacere.






luglio 2014

Ritorna al Sommario articoli diversi
Ritorna al Commissariamento dei FFII