I FRANCESCANI DELL'IMMACOLATA CACCIATI
DAL SANTUARIO DI CASTELPETROSO (IS)
I velenosi colpi di coda di un
ultraprogressismo alle corde
Il caso dei Francescani dell’ Immacolata
del Santuario di Castelpetroso (Isernia)
SI
VEDA IN CHE MODO È STATO SUBITO TRASFORMATO IL SANTUARIO A GENNAIO
2006
Errata corrige: per errore avevamo indicato (*)
che ai Francescani dell'Immacolata fosse affidata la custodia della Basilica
Patriarcale di Santa Maria Maggiore, in realtà a loro è affidata
solo la custodia della sagrestia della stessa Basilica.
Sebbene in questi giorni da Roma cominci a percepirsi,
nelle parole e talora anche nei fatti, qualche segnale di una volontà
concretamente correttiva rispetto ai troppi abusi cui - in ogni campo -
nella Chiesa ci è stato dato assistere negli ultimi anni, la vicenda
che ci apprestiamo sinteticamente a raccontare varrà probabilmente
a documentare quale sia ancora il clima in molte diocesi, quanta ostilità
si serbi tuttora da parte di taluni Vescovi verso tutto ciò che
permane e vuole pervicacemente permanere “cattolico” e, dunque, quale lavoro
di lunga lena attenda la Gerarchia per “bonificare” le troppe diocesi in
cui si è lasciato che la deriva neomodernista prendesse piede del
tutto incontrastata nel lungo pontificato giovanpaolino.
Ma veniamo ai fatti: che hanno luogo nel piccolo Molise,
segnatamente nell’ Arcidiocesi Diocesi di Campobasso- Bojano, nel cui territorio
canonico è posto in quel di Castelpetroso (IS) un importante Santuario
Mariano intitolato alla Beata Vergine Addolorata, per volontà
del Santo Padre Paolo VI proclamata Patrona della Regione Molisana l’ormai
lontano 6 dicembre 1973.
Il Santuario in questione, una bella costruzione in stile
neo-gotico meta di numerosi pellegrinaggi da tutta la zona circostante
(molisana e non), è situato presso un valico appenninico dove, nei
giorni 22 Marzo e 1° aprile 1888 presso la località "Cesa
tra Santi" di Castelpetroso apparve alle contadine Bibiana e Serafino
(all’ epoca dei fatti poco più che trentenni) la Vergine Addolorata
in atto supplice verso il cielo, semi-inginocchiata presso il suo Divin
Figlio morto.
Le Apparizioni a Castelpetroso sono in seguito continuate
saltuariamente fino al 1970 circa, e molte sono le persone che ne hanno
reso dettagliata testimonianza: di particolare importanza resta peraltro
quella verificatasi il 26 settembre dello stesso 1888, che vide protagonista
l’ allora vescovo dell’antica Diocesi di Bojano Mons. |
Statua dell'apparizione
Croce sul luogo dell'apparizione
|
Francesco Palmieri il quale - recatosi presso
la piccola grotta delle Apparizioni quale delegato apostolico di papa Leone
XIII al fine di compiervi un sopralluogo - ebbe egli stesso modo di
contemplare la Santa Vergine, presentatasigli nel medesimo atteggiamento
offerente descritto dai primi veggenti.
Il Santuario di Castelpetroso è attualmente amministrato
(forse sarebbe meglio dire, lo è stato sino ad oggi) dai
Frati
Francescani dell’ Immacolata, novello ramo della famiglia del Poverello
d’Assisi la cui fondazione risale al 2 agosto 1970 ed è dovuta
all’opera di due frati - P. Stefano Manelli e P. Gabriele M. Pellettieri
- i quali diedero avvio a nuova forma di vita al contempo francescana
e mariana, che s'ispira alla regola di S. Francesco e alla spiritualità
di S. Massimiliano M. Kolbe (vale qui forse
la pena ricordare che ai Francescani dell’ Immacolata è attualmente
affidata la custodia della sagrestia della Basilica Patriarcale di Santa
Maria Maggiore in Roma).
Sotto l’amministrazione dei Serafici Frati (che sono affiancati
dalle Suore Francescane dell’ Immacolata, che costituiscono il ramo femminile
della congregazione in oggetto) questo importante centro di culto mariano
in Molise ha conosciuto una notevole fioritura (che non può escludersi
abbia suscitato una qualche invidia da parte del clero diocesano),
fioritura frutto di un’intensa opera di apostolato che ha fatto della Comunità
presente presso il Santuario un vero e proprio punto di riferimento spirituale
per tanti cattolici della zona.
E’ soprattutto il grande zelo mostrato dai Frati nella
celebrazione del Santo Sacrificio della Messa (pur nell’ accettazione
del Novus Ordo, interpretato tuttavia con una “mens” assolutamente tradizionale
che trae dal rito riformato il meglio che se ne riesce a trarre), unitamente
al fervore della devozione eucaristica e all’ intensità della vita
di preghiera comunitaria ad aver costituito in questi anni un potente fattore
di attrazione per tante anime, che a Castelpetroso hanno avuto la grazia
di ritrovare o di ravvivare la propria fede attraverso la concreta possibilità
di un’autentica pratica cattolica.
Ma non è tutto: alla ricchezza della vita liturgica
i Francescani dell’ Immacolata hanno affiancato un prezioso e costante
impegno sul piano tanto della pastorale che della catechesi, concretizzatosi,
oltre che nelle pregevoli omelie tutte improntate alla più genuina
e integra dottrina cattolica, in una disponibilità pressoché
illimitata nel raccogliere le confessioni dei fedeli che si recano a tutte
le ore presso il Santuario (i frati offrono anche la possibilità
per i fedeli che lo desiderino di giovarsi di direzioni spirituali); mentre
pure di notevole pregio si è peraltro dimostrata l’attività
di carattere formativo, massimamente esercitata attraverso la diffusione
di materiale formativo e informativo di ottimo livello (nella specie, pubblicazioni
periodiche e bibliografiche ad argomento teologico, liturgico e spirituale). |
Santuario: esterno
I Frati
Le Suore
|
All’inizio di dicembre si è diffusa nell’ Arcidiocesi
la notizia dell’ abbandono del Santuario da parte della Comunità:
nell’ ambiguo comunicato fatto circolare dalla Curia Arcivescovile, a firma
del Metropolita Mons. Armando Dini, si fa riferimento in modo assai generico
a una necessità di adeguamento della “situazione” del Santuario
alle (non meglio precisate) “linee” del “nuovo piano pastorale”
diocesano elaborato dal Consiglio Presbiterale, il cui sviluppo ed applicazione
nella specie in oggetto, in piena coerenza con gli obiettivi della “nuova”
evangelizzazione (si sottolinea, “nuova”), sarebbero sfociate
nell’elaborazione e applicazione di un “nuovo statuto” per il Santuario
medesimo.

Ecco dunque il nodo problematico della questione: il “nuovo”
statuto del Santuario, il quale a detta dell’ Arcivescovo Dini si porrebbe
come strumento assolutamente necessario e imprescindibile per “affrontare
le nuove sfide del futuro” (si tratta, si suppone, sempre di quelle
della “nuova” evangelizzazione), oltre che per rendere l’ accoglienza
dei molti pellegrini presso il sito de quo “più coordinata ed efficace
sia per quanto riguarda la parte spirituale sia per la logistica dei servizi”.
Ma come fare ? si chiede il solerte Metropolita, tutto
acceso di fervore neo-evangelizzatore ? “perché il Santuario
di Castelpetroso sia centro vivo (perché evidentemente esso sino
a questo momento era forse moribondo, o addirittura morto del tutto)
della nuova evangelizzazione sulla quale sempre più si sta impegnando
la Diocesi” ?
La risposta dell’ eccellente Presule, ottimo allievo dell’
ultraprogressista gesuita Martini (celebre per la sua intensa e prolungata
attività di neo-evangelizzazione nella Diocesi Ambrosiana) è
la seguente: quel che ci vuole è un buon “Vicario episcopale”,
il quale rappresenti il Metropolita medesimo “per tutti gli aspetti pastorali,
giuridici, fiscali”, figura che peraltro dovrà essere affiancata
da un valente “Consiglio di Amministrazione” che sovrintenda alla “gestione
generale del Santuario e di tutte le opere annesse” (ma ? ci chiediamo
? stiamo parlando di un Santuario o di un Centro Commerciale?)
A voler restare in superficie, si potrebbe sulle prime
pensare che dietro questa invero assai triste vicenda si celino prevalentemente
preoccupazioni di natura economico-finanziaria: forse i buoni frati, decisamente
fin “troppo” bravi a fare il loro mestiere (dir Messa, confessare e far
quanto altro necessita per dare gloria a Dio e salvar l’anima di chi frequenta
il Santuario) non devono altrettanto brillare per le loro capacità
“manageriali” - il che peraltro, ci sia consentito dirlo per inciso,
dovrebbe per dei figli di San Francesco semmai rappresentare un titolo
di merito; mentre per converso l’Arcidiocesi si aspetta ben altri e
probabilmente meno spirituali “introiti” dal cospicuo movimento di
pellegrini che gravitano attorno a Castelpetroso e ha quindi avvertito,
per basse necessità di “cassa”, la necessità impellente di
preporre alla struttura un vero e proprio “amministratore delegato” più
esperto in tecnica gestionale dei serafici Francescani.
Non si può escludere che una parte delle ragioni
alla base del provvedimento vescovile forse risieda proprio in considerazioni
di tal genere, ma è pur vero che chi si fermasse a questo tipo di
motivazione non coglierebbe, ad avviso di chi scrive, il senso complessivo
di questa dolorosa vicenda.
Ciò è quanto peraltro si evince dallo stringatissimo
comunicato, apparso sul sito internet della “Casa Mariana Maria SS.ma Addolorata
di Castelpetroso”, con cui i Francescani dell'Immacolata, comunicano
ad amici a benefattori la loro dipartita dal Santuario entro il dicembre
2005, spiegando come nella recente programmazione pastorale diocesana
e nella promulgazione del nuovo Statuto per il Santuario medesimo, la Diocesi
di Campobasso-Boiano, attraverso il Vescovo e il suo Consiglio presbiterale,
non abbia trovato una giusta collocazione dei frati e delle suore nel complesso
della nuova gestione, che sia secondo il loro carisma francescano-mariano.
Non risponde dunque al vero quanto dichiarato nel comunicato
già citato dal Rev.mo Metropolita, in particolare quando Egli afferma
che i Francescani dell’ Immacolata lascerebbero il Santuario “in un clima
sereno, fatto di verità e carità”, almeno ove con tale espressione
debba intendersi che i frati sono andati via “spontaneamente”. |
Comunicato dei Francescani
http://www.immacolata.com/cmaddolorata/
Comunichiamo che i Francescani dell'Immacolata, frati
e suore, dopo 12 anni di servizio prestato al Santuario dell'Addolorata
di Castelpetroso, debbono lasciare il Santuario (le suore il 12 dicembre
2005, i frati il 27 dicembre 2005). Infatti, nella recente programmazione
pastorale diocesana e nella promulgazione del nuovo Statuto per il
Santuario, la Diocesi di Campobasso-Boiano, attraverso il Vescovo e il
suo Consiglio presbiterale, non ha trovato una giusta collocazione
dei frati e delle suore nel complesso della nuova gestione, che sia secondo
il loro carisma francescano-mariano.
I Francescani dell’Immacolata, frati e suore,
ringraziano la Madonna di aver dato loro la possibilità di servirLa
in questo luogo santo, ringraziare Mons. Armando Dini, con la Diocesi e
il suo clero, e ringraziare in modo particolare Mons. Ettore De Filippo
che li aveva accolti nel 1993. Ringraziano tutti i fedeli, venuti in questi
anni sempre più numerosi in questo Santuario, per il particolare
affetto e la testimonianza di fede manifestato loro.
|
Vero è piuttosto che la Comunità di Castelpetroso
- evidentemente ritenuta dall’ Arcivescovo e forse soprattutto dal suo
presbiterio “incompatibile” con gli indirizzi liturgico-pastorali di marca
neomodernista nettamente prevalenti nella diocesi con l’ avallo
dell’Ordinario - è stata posta di fronte ad uno Statuto assolutamente
inaccettabile attraverso cui, mercè l’imposizione di
un delegato episcopale fornito di poteri assai penetranti che gli avrebbero
consentito una pesante intromissione nella “gestione” del Santuario e dunque
indirettamente nella vita della comunità, si è di fatto tentato
di “normalizzarne” l’ eccentrica presenza della stessa Comunità
in una Diocesi come quella di Campobasso, nella quale essa ha in questi
anni rappresentato un’ “isola” autenticamente cattolica in un mare di progressismo
che sta facendo terra bruciata di tutto.
Che l’obiettivo sia stato in realtà quello di condizionare
le attività della Comunità dei Francescani dell’ Immacolata
di Castelpetroso - appunto al fine di procurarne un allineamento coatto
all’ orientamento neomodernista imperante in ambito liturgico, dottrinale
e pastorale nell’ Arcidiocesi di Campobasso-Bojano - risulta confermato
dalle notizie circolate ufficiosamente tra i fedeli legati al Santuario
in ordine a quelle che devono considerarsi le reali motivazioni che hanno
condotto all’ allontanamento dei frati dal Santuario.
Sembra in particolare che il clero diocesano (ci riferiamo
soprattutto ai parroci, in maggioranza di tendenza neomodernista) da tempo
fosse fortemente insofferente per la fuga di tanti fedeli che, stanchi
e delusi da una vita parrocchiale per lo più ridotta a uno spettro
esangue, trovavano rifugio presso l’ “isola cattolica” di Castelpetroso,
dove rinvenivano nuovamente la possibilità di ricevere ciò
di cui evidentemente in parrocchia non vi è più traccia.
Così, anziché interrogarsi sulle motivazione
del fallimento totale di un certo modo di fare liturgia come pure del disastro
immane prodotto dalla pastorale moderna, si è scelta la più
comoda strada di sopprimere la fastidiosa “isola cattolica”, accusando
i frati delle più fantasiose e astruse “colpe”: gli stessi sarebbero
troppo lunghi e “accurati” nelle confessioni, talora negherebbero l’assoluzione
(sul punto, rinviamo Metropolita e Clero diocesano ad un’ attenta lettura
dell’ ancora recente motu proprio Misericordia Dei, reso da S. S. Giovanni
Paolo II il 7 aprile 2002), distribuirebbero in modo eccessivo la Medaglia
Miracolosa dell’ Immacolata (secondo alcuni preti modernisti, saremmo qui
di fronte a vera e propria superstizione), consiglierebbero sconvenientemente
ai terziari di portare lo scapolare mostrando anche pubblicamente la propria
dignità di persone consacrate.
Ma non è tutto.
Le paventate intromissioni del vicario Episcopale si sono
infatti ben presto rivelate una concreta realtà: che si è
manifestata, oltre che con pesanti interventi nella vita intima della Comunità
(perfino, pare, nella scelta delle suore addette alla cura della Basilica),
nella pretesa esercitata in modo autoritario di operare veri e propri sconvolgimenti
nella sistemazione del Santuario.
Si può facilmente immaginare di quali sconvolgimenti
si tratti: in primis, rimozione del Santissimo Sacramento dall’ altare
maggiore e Sua sistemazione decentrata presso un altare laterale (leggi
in controluce: mortificazione del Culto Eucaristico attraverso una immotivata
quanto rigida applicazione della normativa liturgica); poi, com’ è
ovvio, spostamento dell’ altare maggiore al centro della navata, affinché
i fedeli possano disporsi “a raggiera” intorno alla “mensa” (il che significa
orizzontalizzazione del culto imposta per decreto, in assoluto ossequio
ai principi “antropocentrici” (o forse dovrebbe dirsi “antropolatrici”)
della riforma liturgica.
Ma vi era poi ancora un’ altra cosa che davvero intollerabile
per il tardo quanto virulento neomodernismo molisano: le omelie, quelle
troppo ortodosse omelie dei decisamente troppo ortodossi Francescani dell’
Immacolata.
Sì, troppo Cristo, troppa Croce, troppo Sacrificio,
troppa Grazia, troppa Immacolata in quelle belle omelie: troppa teologia
“classica, troppa distinzione tra verità ed errore, troppa morale
cattolica e, per converso, niente ecumenismi, niente sociologismi, niente
pauperismi, nessuna concessione insomma ad argomenti in qualsiasi modo
esulanti da quello che un tempo si definiva il “munus docendi” della Chiesa.
Sì, è veramente dura fare i buoni preti
nella “Nuova Chiesa”!
Ma era poi soprattutto un particolare tema tipico dell’
omiletica dei Francescani dell’ Immacolata ad essere inviso, assolutamente
insopportabile per i neomodernisti: quello della Corredenzione Mariana,
la questione teologica più amata dai Serafici Frati, il dogma “mancato,
quello che il Vaticano II ostinatamente si rifiutò di definire,
naturalmente in ossequio a quella “sensibilità ecumenica” che i
teologi progressisti - com’ è noto gli autentici egemonizzatori
dell’Assise Ecumenica - imposero quale orientamento generale del Concilio. |
 |
Non se ne parli, comanda severo il Metropolita; basta
con queste storie, urtano i “fratelli separati”, rincara il clero progressista
diocesano: tacciano i troppo cattolici Francescani dell’ Immacolata o,
se proprio non vogliono tacere, se ne vadano, e lo facciano quanto prima.
E i Francescani vanno via, lasciano il Molise obbedienti
a un comando ingiusto, senza una parola di polemica, senza che nulla gli
si sia potuto strappare contro gli artefici di questa decisione, rammaricati
certo, ma con la serenità di chi è certo di aver operato
bene, per amore di Cristo Unica Verità, dell’ Immacolata, del Santo
Padre, della Chiesa Santa e Cattolica.
Arrivederci, buoni Frati, ad maiora!
Grazie di tutto quello che in questi anni avete fatto
per questa terra!
Il Molise cattolico sentirà la vostra mancanza!
Che Dio e la Sua Madre Immacolata vi ricolmi di ogni
grazia e benedizione!
(IMUV 28.12.2005)
SI
VEDA IN CHE MODO È STATO SUBITO TRASFORMATO IL SANTUARIO A GENNAIO
2006
AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI |