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Giuseppe Garibaldi Un uomo dal cuore tenero Aspetti sconosciuti della vita dell’eroe dei due mondi:
I neretti sono nostri
Da sempre attento alle esigenze del mondo femminile, il cuore del generale è attratto dall’amara sorte toccata agli animali di una nobildonna inglese che, in viaggio per l’Italia, constata di persona i gravi maltrattamenti inflitti dai superstiziosi e ignoranti cattolici alle bestiole. È così che, sull’onda dello sdegno, il generale fonda nel 1871 la Società per la Protezione degli Animali. Forse che i cattolici del secolo scorso erano davvero
così spietati nei confronti delle bestie? A leggere i documenti
dell’epoca non si direbbe. Sembrerebbe anzi che fossero proprio i cattolici
a farsi paladini delle bestie cadute sotto il bisturi positivista di provetti
scienziati umanitari. Un gruppo di scienziati stranieri aveva infatti iniziato
a Firenze la pratica della vivisezione "per sorprendere i misteri
della vita nei suoi recessi". Fu proprio una campagna di stampa
sostenuta dal "partito cattolico" ad impedire che simili sperimentazioni
continuassero in Italia.
Garibaldi, oltre che tenero di cuore, era anche fantasioso
romanziere. E pure questo aspetto del poliedrico generale è
rimasto praticamente sconosciuto anche perché difficilmente la sua
produzione letteraria potrebbe definirsi riuscita. Interessante sì.
Perché testimonia, se ce ne fosse bisogno, l’odio che uno dei
padri nobili della nostra patria nutre per la Chiesa in generale, i suoi
ministri in particolare, i gesuiti in modo speciale.
Tanto è lo schifo che il generale nutre per tutto
quanto ricorda santa romana Chiesa ed i suoi rappresentanti, che per i
preti arriva ad immaginare un rimedio attuato circa un secolo dopo dalla
fantasia malata di un altro grande della storia: Mao Tse-Tung.
Questo benefattore dell’Umanità (con la U rigorosamente maiuscola come i massoni - di cui Garibaldi è autorevolissimo esponente - scrivono) oltre che tenero di cuore e romanziere è pure commerciante di schiavi. E anche questo aspetto della vita del liberatore d’Italia dal giogo pontificio poco si conosce. L’attività di negriero Garibaldi la esercita negli anni eroici passati a combattere per la liberazione dell’America Latina. Convinto di vivere una vita memorabile, è Garibaldi stesso a redigere un resoconto delle proprie azioni in una lunga autobiografia. Solo che, a questo riguardo, le Memorie sono leggermente reticenti e devono essere integrate con altre fonti. Garibaldi non racconta del commercio di carne umana. Si limita a specificare che il 10 gennaio del 1852, da comandante della Carmen, parte dal porto del Callao, in Perù, alla volta della Cina. La nave trasporta un carico di guano che è una qualità di letame molto pregiata. Il generale è in genere molto preciso nel racconto delle proprie gesta che descrive in dettaglio; così dei viaggio Callao-Canton-Lima sappiamo praticamente tutto: giorni di traversata, carichi trasportati, traversie. Manca solo un particolare: non viene specificato con che tipo di merce Garibaldi, dopo aver venduto a condizioni vantaggiose il guano, faccia ritorno in Perù. A questa dimenticanza provvede fortunatamente l’armatore ligure Pietro Denegri che volendo lodare il capitano della Carmen, racconta all’amico di famiglia nonché biografo del generale, tale Vecchj, il dettaglio mancante: Garibaldi "m’ha sempre portati i Chinesi nel numero imbarcati e tutti grassi e in buona salute; perché li trattava come uomini e non come bestie". Protettore degli animali, romanziere e negriero?
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(febbraio 2006) AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI |