Lettera agli amici e benefattori, n° 72

di S. Ecc. Mons. Bernard Fellay 
Superiore Generale della Fraternità San Pio X

14 aprile 2008


Cari Amici e Benefattori,

Il Motu Proprio Summorum Pontificum, che ha riconosciuto che la Messa tridentina non è stata mai abrogata, pone un certo numero d’interrogativi circa il futuro delle relazioni della Fraternità San Pio X con Roma. 
Molte persone, negli ambienti conservatori e nella stessa Roma, hanno fatto sentire la loro voce per sostenere che avendo compiuto il Sommo Pontefice un atto di una così grande generosità e avendo dato per ciò stesso un segno evidente di buona volontà nei nostri confronti, alla nostra Fraternità resterebbe una sola cosa da fare: "firmare un accordo con Roma". 
Sfortunatamente alcuni dei nostri amici si sono fatti prendere da questo giuoco illusorio.

Vogliamo approfittare dell’occasione di questa lettera del tempo pasquale per ricordare ancora una volta i princìpi che governano la nostra azione in questi tempi oscuri e segnalare alcuni recenti avvenimenti che indicano molto chiaramente che in fondo, a parte l’apertura liturgica del Motu Proprio, non è veramente cambiato niente, così da trarre le conclusioni che s’impongono.

Il principio fondamentale che dirige la nostra azione è la conservazione della fede, senza la quale nessuno può essere salvo, nessuno può ricevere la grazia, nessuno può essere gradito a Dio, come afferma il Concilio Vaticano I. 
La questione liturgica non è la prima, essa lo diventa solo come espressione di un’alterazione della fede e contemporaneamente del culto dovuto a Dio.
Nel Concilio Vaticano II vi è un notevole cambiamento di orientamento rispetto alla visione della Chiesa, soprattutto nei confronti del mondo, delle altre religioni, degli Stati, ma anche di se stessa. Questi cambiamenti sono riconosciuti da tutti, ma non tutti li valutano alla stessa maniera. Fino ad oggi, essi sono stati presentati come cambiamenti profondi, rivoluzionari: uno dei Cardinali del Concilio è arrivato a parlare di "Rivoluzione dell’89 nella Chiesa".
Benedetto XVI, quand’era ancora Cardinale, presentava così la questione: 
"Il problema degli anni sessanta era di acquisire i migliori valori espressi da due secoli di cultura “liberale”. In effetti, si tratta di valori che, anche se nati fuori dalla Chiesa, possono trovare il loro posto, epurati e corretti, nella sua visione del mondo. Ed è questo che è stato fatto" (1). 
E in nome di questa assimilazione è stata imposta una nuova visione del mondo e delle sue componenti: una visione fondamentalmente positiva che ha dettato non solo un nuovo rito liturgico, ma anche un nuovo modo della Chiesa di essere presente nel mondo: molto più orizzontale, più attento ai problemi umani e terreni anziché a quelli soprannaturali ed eterni…
Al tempo stesso, si è trasformata la relazione con le altre religioni: da dopo il Vaticano II, Roma evita ogni giudizio negativo o che sminuisca le altre religioni. Per esempio, la denominazione classica di "false religioni" è completamente sparita dal vocabolario ecclesiastico. I termini "eretiche" e "scismatiche", che qualificano le religioni più prossime alla religione cattolica, sono parimenti spariti; alla bisogna essi sono usati, soprattutto quello di "scismatici", per indicare noi. Lo stesso dicasi per il termine "scomunica". Il nuovo approccio si chiama ecumenismo e, contrariamente a ciò che tutti credevano, non si tratta di un ritorno all’unità cattolica, ma della costituzione di una nuova specie di unità che non richiede più alcuna conversione.
Nei confronti delle confessioni cristiane si è fissata una nuova prospettiva, cosa ancora più chiara con gli ortodossi: nell’accordo di Balamand, la Chiesa cattolica s’impegna ufficialmente a non convertire gli ortodossi e a collaborare con loro. Il dogma "fuori della Chiesa non c’è salvezza", richiamato nel documento Dominus Iesus, ha conosciuto una nuova interpretazione, necessaria alla nuova visione delle cose: non si poteva mantenere questo dogma senza allargare i limiti della Chiesa, il che è stato fatto con la nuova definizione di Chiesa data dalla Lumen Gentium. La Chiesa di Cristo non è più la Chiesa cattolica, essa sussiste in questa. Si ha voglia a dire che essa sussiste solo in questa, la verità è che si pretende che vi sia azione dello Spirito Santo e di questa "Chiesa di Cristo" al di fuori della Chiesa cattolica. Le altre religioni non sono prive di elementi di salvezza… le "chiese ortodosse" diventano autentiche chiese particolari nelle quali si edifica la "Chiesa di Cristo".
Evidentemente, queste nuove prospettive hanno capovolto i rapporti con le altre religioni. 
È impossibile parlare di cambiamento superficiale, qui è proprio una nuova e ben profonda mutazione che si pretende di imporre alla Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo. 
È per questo che Giovanni Paolo II ha potuto parlare di "nuova ecclesiologia", ammettendo un cambiamento essenziale in questa parte della teologia che tratta della Chiesa. Semplicemente non comprendiamo come si possa pretendere che questo nuovo modo di intendere la Chiesa sia ancora in armonia con la definizione tradizionale della Chiesa. Qui si tratta di qualcosa di nuovo, di radicalmente altro, tale che obbliga il cattolico ad assumere un comportamento necessariamente differente con gli eretici e con gli scismatici che hanno tragicamente abbandonato la Chiesa e beffeggiato la fede del loro battesimo. Questi ormai non sono più dei "fratelli separati", ma dei fratelli che "non sono in piena comunione"… A questo proposito, l’ultima puntualizzazione della Congregazione per la Dottrina della Fede sul termine subsistit è molto illuminante. Mentre afferma che la Chiesa non può insegnare delle novità, conferma la novità introdotta dal Concilio…
Lo stesso dicasi per l’evangelizzazione: all’inizio si conferma il dovere sacro di ogni cristiano di corrispondere all’appello di Nostro Signore Gesù Cristo: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato" (2). In seguito si sostiene che questa evangelizzazione riguarda solo i pagani, così che né i cristiani né gli Ebrei ne sono interessati… Proprio recentemente, a proposito della controversia sulla nuova preghiera per gli Ebrei, i Cardinali Kasper e Bertone hanno affermato che la Chiesa non li convertirà.
Se a questo aggiungiamo le posizioni papali sulla libertà religiosa possiamo facilmente concludere che la battaglia per la fede in questi ultimi anni non è affatto scemata. 
Il Motu Proprio, che introduce una speranza di cambiamento in meglio a livello liturgico, non è accompagnato da misure logicamente conseguenti negli altri àmbiti della vita della Chiesa. 
Tutti i cambiamenti introdotti dal Concilio e dalle riforme post conciliari, che noi denunciamo appunto perché la Chiesa li ha già condannati, sono confermati. Con l’aggravante che ora si afferma nel contempo che la Chiesa non cambia… il che significa che tali cambiamenti sarebbero perfettamente in linea con la Tradizione cattolica. 
Lo sconvolgimento a livello dei termini unito al richiamo che la Chiesa deve rimanere fedele alla sua Tradizione possono ingannare più di una persona. 
Fin tanto che i fatti non conforteranno le nuove affermazioni, bisogna concludere che nulla è cambiato nella volontà di Roma di perseguire gli orientamenti conciliari, malgrado quarant’anni di crisi, malgrado i conventi spopolati, i presbiterii abbandonati, le chiese vuote. Le università cattoliche persistono nelle loro divagazioni, l’insegnamento del catechismo resta uno sconosciuto, mentre la scuola cattolica non esiste più come specificamente cattolica: è divenuta una specie estinta…
Ecco perché la Fraternità san Pio X non può "firmare alcun accordo". 
Essa si rallegra sinceramente per la volontà papale di reintrodurre il rito antico e venerabile della santa Messa, ma nota anche la resistenza talvolta feroce da parte d’interi episcopati. 
Senza disperare, senza impazienza, noi constatiamo che i tempi per un accordo non sono ancora venuti. Questo non c’impedisce di continuare a sperare, di proseguire il cammino definito fin dal 2000. 
Noi continuiamo a chiedere al Santo Padre l’annullamento del decreto di scomunica del 1988, poiché siamo convinti che farebbe un gran bene alla Chiesa, e vi incoraggiamo a pregare perché questo si realizzi. Ma sarebbe molto imprudente e precipitoso lanciarsi sconsideratamente nel perseguimento di un accordo pratico che non sarebbe fondato sui princìpi fondamentali della Chiesa, e specialmente sulla fede.
La nuova crociata del Rosario alla quale vi chiamiamo, perché la Chiesa ritrovi e riprenda la sua bimillenaria Tradizione, richiede anche alcune precisazioni. 
Ecco come la concepiamo: che ognuno s’impegni a recitare il rosario con regolarità in una precisa ora del giorno; visto il numero dei nostri fedeli e la loro distribuzione nel mondo intero, possiamo stare certi che tutte le ore del giorno e della notte avranno le loro voci vigilanti e oranti, voci che vogliono il trionfo della loro Madre celeste, l’avvento del Regno di Nostro Signore "come in cielo così in terra".

Menzingen, 14 aprile 2008

+ Bernard Fellay

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NOTE

1 -  Mensile Jesus, novembre 1984, p. 72. Cfr. Ratzinger - Messori, Rapporto sulla fede, Paoline, 1985, p. 34. (torna su)
2Mc 16, 15-16. (torna su)



aprile  2008

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