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Intervista di S. Ecc. Mons. Bernard Fellay
rilasciata all'Agenzia ApCom
Lefebvriani: Gli ebrei ci lascino in pace,
superare il Concilio
10:29 - CRONACA- 31 LUG 2009 L'inizio dei colloqui con il Vaticano in autunno, una forte critica agli ebrei ('ci lascino in pace'), e l'impressione che la comunità ebraica condizioni pesantemente la Santa Sede. E ancora: il Concilio che va 'superato' e la speranza di avere presto una 'prelatura'; le divisioni che esistono anche all'interno della Chiesa di Roma e l'annuncio che monsignor Richard Williamson non verrà espulso. Non manca un attacco all''Osservatore Romano' che non si deve occupare di temi come Michael Jackson, Calvino o Harry Potter, accanto a una impressione molto positiva di Papa Benedetto XVI, 'persona integra e attenta al bene della Chiesa'. Intervista a tutto campo quella che monsignor Bernard Fellay, superiore dei lefebvriani, concede ad Apcom, nella casa generalizia della Fraternità San Pio X a Menzingen, in provincia di Zug (a pochi km da Zurigo), uno dei 26 cantoni della Svizzera. Completamente immersa nel verde della campagna svizzera, tra le mucche e il suono delle campane della chiesa di paese, il quartier generale dei lefebvriani si presenta con la scritta: 'Priester Bruderschaft St. Pius X - Generalhaus'. Nella stanza che ospita monsignor Fellay una foto di Marcel Lefebvre e una del Papa. 'Certamente c'è anche la foto del Papa, siamo cattolici anche noi', esclama il superiore alla nostra sorpresa di vedere un'immagine del Pontefice. D: Il Papa si trova in Valle d'Aosta per trascorrere un periodo di vacanze. Vi trovate a due passi da lui. Avete avuto qualche contatto, o c'è stato qualche tipo di collegamento tra il suo entourage e voi? R: No, assolutamente no. Non c'è stato alcun contatto. Durante le vacanze dobbiamo lasciare il Papa in pace. Le cose proseguono con il Vaticano, con le persone incaricate per i colloqui. Ma non abbiamo disturbato il Papa. Sono le sue vacanze. D: Monsignor Fellay, è previsto un suo viaggio a Roma prossimamente? E' stato fissata la data d'inizio dei colloqui? E la vostra commissione, avete già pensato da chi sarà composta? Quante persone la formano? R: Non c'è ancora una data fissata per l'inizio del dialogo, ma possiamo presumere che sarà in autunno. Verrò a Roma per quel periodo, ma non c'è ancora niente di preciso. La Commissione è già formata da 3-4 persone, ma non possiamo ancora fornire i nomi, anche per evitare qualsiasi pressione. D: Ritiene che in Vaticano ci sia una sensibilità eccessiva nei confronti delle aspettative del mondo ebraico, sul 'caso Williamson' così come sulla preghiera del venerdì santo? R: Sì, lo penso. Io stesso sono imbarazzato - tranne ciò che è successo sul caso di monsignor Williamson - quando vedo ebrei che si occupano degli affari della chiesa cattolica. Non è la loro religione. Ci lascino in pace. Sono questioni che riguardano la chiesa cattolica. Se noi vogliamo pregare per gli ebrei, pregheremo per gli ebrei, nel modo che vogliamo. Non so se loro pregano per noi, ma direi che è un problema loro. D: Dunque, il Papa e il Vaticano subiscono pressioni del mondo ebraico? R: Certo. È un tema estremamente delicato e caldo e penso che dobbiamo uscire da questo clima che non è buono. C'è stata una sfortunata concomitanza di eventi che che non dovrebbe mai accadere. In questo contesto si può capire l'ira degli ebrei io la capisco e deploro quello che è successo. D: Nel motu proprio Ecclesiae Unitatem il Papa ritiene che 'le questioni dottrinali, ovviamente, rimangono e finché non saranno chiarite, la Fraternità non ha uno statuto canonico nella Chiesa e i suoi ministri non possono esercitare in modo legittimo alcun ministero'. Cosa ne pensa? R: Penso che non ci sia granché di cambiato. Quello che è cambiato è che questa nuova disposizione concentrerà le nostre relazioni sulle questioni dottrinali. Ma non è un cambiamento, è un processo che va avanti e che avevamo già chiesto nel 2000; il cammino va avanti. Ciò che scrive il Papa sta nella linea del discorso abituale di Roma, dal '76, quindi non è nuovo. Noi abbiamo una posizione chiara che portiamo avanti da tempo e che manteniamo anche se siamo in contrasto con questa legge, ci sono ragioni serie che giustificano il fatto di esercitare legittimamente questo ministero. Sono le circostanze nelle quali si trova la chiesa che noi chiamiamo 'stato di necessità'. Per esempio quando una grande catastrofe colpisce un paese, mette fuori uso la struttura ordinaria, va in crisi il sistema, e allora tutti coloro che possono aiutare, aiutano. E quindi non è la nostra personale volontà, ma il bisogno dei fedeli che necessita l'aiuto di tutti coloro che possono aiutare. E questo stato di necessità è abbastanza generalizzato nella chiesa - ci sono certamente alcune eccezioni - per potere assicurare, consapevolmente, l'esercizio legittimo dell'aspostolato. D: Quale status giuridico auspicate per la Fraternità San Pio X? Una prelatura, una società di vita apostolica, o cosa? R: Dipenderà da Roma, ovviamente, che è l'autorità che decide di questa struttura. La loro prospettiva è la volontà di rispettare al massimo la realtà concreta che noi rappresentiamo. La mia speranza è che siamo sufficientemente protetti nell'esercitare l'apostolato per potere fare del bene, senza essere sempre impediti nell'azione da ragioni giuridiche. L'auspicio è una prelatura, anche se non ho una preferenza. Sulla tempistica non posso esprimermi, dipende tutto da Roma. D: Per Williamson il Concilio vaticano II è una 'torta avvelenata' che va buttata nella 'pattumiera', per Tissier de Mallerais il Concilio va 'cancellato' e per Alfonso de Gallareta non c'è 'molto da salvare' del Concilio: c'è una spaccatura all'interno della Fraternità San Pio X? Come pensa di risolverla? Il Vaticano sostiene che all'interno della Fraternità ci siano delle divisioni. R: Mi permetto di dire che non vedo unione nemmeno in Vaticano. Il problema nella chiesa di oggi non siamo noi. Noi diventiamo un problema solo perché diciamo che c'è un problema. Inoltre, anche se possiamo avere l'impressione di dichiarazioni opposte o anche contraddittorie, non ci sono fratture al nostro interno. Per esempio sul Concilio, possiamo dire che c'è quasi tutto da respingere. Ma si può dall'altre parte anche dire di provare a salvare quello che è possibile. Ma non potremo mai dire tutti la stessa cosa. Il Concilio è un misto: c'è del buono e del cattivo. Anche il Papa quando sostiene che ci vuole un'ermeneutica di continuità, che non ci vuole una rottura, rifiuta il Concilio interpretato come rottura. D: Monsignor Williamson è un problema? R: È un problema totalmente marginale. Quello che lui ha detto non ha niente a che vedere con la crisi della chiesa, con il problema di fondo che noi trattiamo da 30 anni dopo il Concilio, è una questione storica. La questione di sapere quanti e come gli ebrei sono morti non è una questione di fede, neanche una questione religiosa, è una questione storica. Ovviamente sono convinto che lui non abbia trattato questo tema come avrebbe dovuto e prendiamo le distanze. Ma sulle posizioni religiose della Fraternità rispetto al Concilio non vedo nessun problema con Williamson. D: Williamson dice che il Concilio è una 'torta avvelenata' da buttare nella 'pattumiera'. Non le sembra una frase un po' forte? Lei è d'accordo? R: È una frase polemica, ma non la condanno. Tante dichiarazioni oggi sono fatte in chiave polemica, è una provocazione per tentare di far riflettere la gente. Direi il concetto in un altro modo, ma non lo so se non sono d'accordo. Direi il concetto in un altro modo, direi che dobbiamo superare il Concilio per ritornare a quello che la chiesa ha sempre insegnato e di cui la chiesa non può separarsi e a un certo momento dovremo superare il Concilio che si è voluto pastorale ma non dottrinale. Che ha voluto occuparsi della situazione contingente della chiesa. Ma le cose cambiano e tante cose nel Concilio sono già superate. D: Il vescovo Williamson aveva promesso di rimanere in silenzio e continua a parlare: verrà sanzionato? se continua a sostenere che non è possibile un compromesso con Roma sul Concilio, verrà espluso? R: Non è vero che Williamson parla spesso. È rarissimo...una volta ha detto qualcosa...e poi non gli abbiamo chiesto di tacere su tutte le cose. Il campo su cui gli abbiamo chiesto il silenzio era molto limitato. La sua è stata un'uscita momentanea. La minimizzo al massimo...è poca roba... al momento non vedo alcuna ragione di espulsione. Dipende da lui, dalle situazioni nelle quali si è messo. Per il momento c'è un processo in corso, ha seriamente danneggiato la reputazione, non immagino adesso niente di più della situazione in cui sta già. Dipenderà da quello che dirà. E' già sufficientemente punito, messo ai margini, senza nessun incarico. D: E sul Concilio, accetterete il compromesso con Roma? R: Non dobbiamo fare alcun compromesso sul Concilio. Non ho nessuna intenzione di fare un compromesso. La verità non sopporta il compromesso. Non vogliamo un compromesso, chiediamo chiarezza sul Concilio. D: Le recenti ordinazioni dei preti sono state viste come una provocazione: non era meglio evitare, in questo momento delicato? R: Non è stata una provocazione. Alcuni vescovi hanno approfittato dell'occasione per gridare alla provocazione. Ma né per Roma né per noi è stata una provocazione. È come togliere il respiro a una persona. Noi siamo una società sacerdotale il cui l'obiettivo è formare sacerdoti. E quindi impedire l'atto ultimo di formazione che è l'ordinazione è come impedire a qualcuno di respirare. D'altra parte è stato sempre previsto e abbiamo sempre saputo che revocando la scomunica si è formata una situazione nuova che è migliore della precedente ma non perfetta. Per noi è normale andare avanti con le nostre attività, e quindi anche con le ordinazioni. D: L'Osservatore Romano ha parlato di Calvino, Michael Jackson, Harry Potter, Oscar Wilde. Cosa ne pensa? R: Mi chiedo: è veramente il ruolo dell''Osservatore Romano' occuparsi di queste cose? Questa è una prima domanda. E la seconda domanda è: Quello che dicono su queste persone è veramente la cosa giusta? Ho uno sguardo piuttosto critico su queste presentazioni. D: Pensa che con questo Papa si possa finalmente giungere a una conclusione nell'annosa questione dei lefebvriani? R: Credo che ci sia certamente una buona speranza. Penso che dobbiamo pregare tanto, sono questioni molto delicate. Sono 40 anni che siamo in questa condizione e non per questioni personali, ma veramente per cose serie che toccano la fede e il futuro della chiesa. Vediamo certamente nel Papa una autentica volontà di volere andare fino in fondo al problema e questo lo accogliamo con tanta soddisfazione. Preghiamo e speriamo che con la grazia del buon Dio arriveremo a qualcosa di buono per la chiesa e per noi. D: Cosa pensa di Benedetto XVI? R: E' una persona integra, che prende la situazione e la vita della chiesa molto seriamente. © Copyright Apcom
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agosto 2009 |