Eleison comments CXXIV, CXXV e CXXVI:
Unique Delinquency

Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X


  22 novembre - 6 dicembre 2009

Pubblichiamo il commento di S. Ecc. Mons. Richard Willamson circa la particolare criminosità del Concilio Vaticano II. Abbiamo raccolto insieme le considerazioni che Mons. Williamson ha espresso in tre parti, il 22 novembre, il 29 novembre e il 6 dicembre.

Questi commenti sono reperibili tramite il seguente accesso controllato:
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Particolare criminosità del Concilio Vaticano II

(I parte) (CXXIV)

Per segnalare ancora una volta la particolare criminosità del Concilio Vaticano II (1962 - 1965), non basteranno due settimane per rispondere ad una ragionevole obiezione avanzata da un lettore a proposito di quanto argomentato nel "Commentario Eleison" di tre settimane fa (31 ottobre). Vi si affermava che i Riti sacramentali della Nuova Chiesa, introdotti nel post-Concilio, sono di natura tale da invalidare alla lunga i Sacramenti della Chiesa, perché la loro ambiguità erode a poco a poco l’intenzione sacramentale del Ministro (vescovo, prete o laico), senza la quale non può realizzarsi alcun Sacramento.
 
Il lettore obiettava che la Chiesa insegna da sempre che una personale deficienza del Ministro, foss’anche la sua mancanza di Fede, può esser colmata dalla Fede della Chiesa, nel cui nome egli amministra il Sacramento (cfr Summa Theologiae, 3°, LXIV, 9 ad 1).
Perciò - esempio classico - un Ebreo che non ha alcuna Fede Cattolica, può non di meno battezzare validamente un amico morente, posto che sappia che la Chiesa Cattolica compie qualcosa quando battezza, e posto che egli voglia fare quella cosa che fa la Chiesa. L'intenzione di fare ciò che fa la Chiesa questo Ebreo la dimostra dicendo le parole e compiendo gli atti del Sacramento così come prescritti dal Rito del Battesimo.
Il lettore ne deduceva che anche se la Nuova Chiesa ha corrotto la Fede Cattolica dei Ministri, la Chiesa Eterna supplirà e quindi i Sacramenti saranno validi. Al che bisogna subito rispondere che, se i Riti sacramentali della Nuova Chiesa minassero solo la Fede dei Ministri, l’obiezione sarebbe valida, ma, dal momento che i nuovi Riti minano anche l’intenzione sacramentale del Ministro, ecco che non si ha affatto alcun Sacramento valido.
 
Un altro esempio classico chiarirà meglio la questione. Perché l'acqua scorra in un tubo, non è importante che il tubo sia di piombo o d’oro, ma è importante che il tubo sia collegato ad un serbatoio che contenga l’acqua. Qui, l'acqua rappresenta la grazia del Sacramento, il serbatoio la causa principale di questa grazia, e cioè Dio, e il tubo la causa strumentale, e cioè il Ministro che amministra il Sacramento. L’oro o il piombo corrispondono alla santità o meno del Ministro. In tal modo, la validità di un Sacramento non dipende dalla purezza della fede del Ministro, ma dipende totalmente dalla sua connessione con la fonte principale della grazia sacramentale, e cioè Dio.
 
Ora, questa connessione si stabilisce proprio con l’intenzione di fare nel Sacramento ciò che fa la Chiesa. È con questa intenzione che il Ministro si pone come strumento nelle mani di Dio, perché Dio faccia scorrere la grazia sacramentale attraverso di lui. Senza questa intenzione sacramentale il Ministro è scollegato dal «serbatoio», che la sua fede sia di piombo o d’oro.
 
La prossima settimana mostreremo in che modo fu voluto il Vaticano II per potere  corrompere non solo la fede dei Ministri, ma anche la loro intenzione sacramentale.
 
(II parte) (CXXV)

La scorsa settimana "Commentario Eleison" si propose di mostrare come il disegno del Vaticano II consistesse nell’invalidare i Sacramenti della Chiesa introducendo nuovi Riti sacramentali la cui ambiguità, a lungo andare («dopo 50 anni», secondo le dichiarazioni del cardinale Lienart sul suo letto di morte), avrebbe finito per corrompere l'indispensabile intenzione sacramentale del Ministro. Ma questa dimostrazione dovrà aspettare ancora una settimana. Questa settimana, per meglio comprendere come ogni Ministro dei Sacramenti necessiti di una sana idea fondamentale di ciò che fa la Chiesa e di ciò che essa è, dobbiamo soffermarci sul meccanismo delle intenzioni umane.
 
Quando un essere umano vuol fare qualcosa, o intende perseguire questo o quello scopo, deve innanzitutto avere in mente l’idea di questo scopo. Infatti, nessuno può perseguire uno scopo senza avere prima in mente l’idea di questo scopo, egli può perseguirlo solo attraverso l’idea che ne ha.
Ma l’idea di una cosa all’interno di una testa, può corrispondere o meno alla realtà che si trova all’esterno di questa testa. Se l'idea corrisponde alla realtà, lo scopo prefissato potrà essere ottenuto, diversamente, si potrà ottenere forse l’idea, ma non la realtà intravista.
 
Prendiamo per esempio un padre di famiglia che intende rendere felici i suoi figli, ma che pensa di poterlo fare rinunciando ad ogni disciplina in famiglia. Ebbene, l’indisciplina rende infelici i figli, così che quando un tal padre rinuncia alla disciplina, ottiene il rilassamento, ma non la felicità dei figli.  Realizza la sua idea, ma non coglie la realtà, perché la sua idea era scollegata dalla realtà.
 
Ora, perché un sacramento sia valido, il Ministro (vescovo, prete, o laico) deve avere l’intenzione di «fare ciò che fa la Chiesa», come abbiamo spiegato la settimana scorsa, di modo che la sua azione strumentale sia posta sotto l’azione primaria di Dio, sola fonte di ogni grazia sacramentale. Così, prima di amministrare il Sacramento, il Ministro deve avere l'idea di «ciò che fa la Chiesa», cosa che presuppone l’idea di ciò che è la Chiesa. Dunque, se le sue idee di ciò che è e fa la Chiesa non corrispondono alle realtà cattoliche, come potrà avere, questo Ministro, l’intenzione di fare ciò che fa la vera Chiesa? Come potrà amministrare dei veri Sacramenti ? Se un tal Ministro pensasse che la Chiesa è una specie di Circolo dei Credenti nella Bontà, che la Messa è il loro pic-nic comunitario e il Battesimo il loro rito di iniziazione, costui potrà certo realizzare il pic-nic e praticare tale iniziazione, ma mai la Santa Messa né il Battesimo.

Si potrebbe controbattere che un tal Ministro ha l’intenzione implicita di fare «ciò che la Chiesa fa e ha sempre fatto». Ma questo non impedisce che la sua intenzione sacramentale possa restare incerta. Per esempio, la Nuova Chiesa, con la sua attuale dottrina dell’«ermeneutica della continuità», pretende che non vi sia rottura tra sé e la Chiesa Cattolica, né tra la Messa Cattolica e il pic-nic modernista, piuttosto vi sarebbe una evoluzione armoniosa! Ne deriva che l’intenzione di celebrare la Messa, escludendo che essa sia un pic-nic, e l’intenzione di fare un pic-nic escludendo la Messa, secondo la Nuova Chiesa equivarrebbero alla medesima intenzione di realizzare ciò che, a rigore di logica, non potrebbe essere altro che una «Picmessa»!
Una tale «ermeneutica» è in grado di conciliare delle cose che nella realtà sono del tutto inconciliabili! E allora, Qualcuno può veramente dispensare dei Sacramenti validi con una tale «ermeneutica» nella testa?
Come si dice: Va’ a sapere! Solo Dio lo sa!

Ecco perché in tutta la Chiesa regna una confusione quasi senza speranza. Cos’è che potrà ricondurre questi uomini di Chiesa a chiamare gatto, e non cane, un gatto, o a chiamare cane, e non gatto, un cane? Solo un miracolo soprannaturale, o un cataclisma naturale !
                                                                                              
(III parte) (CXXVI)

Perché un Sacramento cattolico sia validamente amministrato, occorre che l’Officiante abbia l’intenzione di fare «ciò che fa la Chiesa» (Cfr. EC 124). Questa intenzione esige che egli abbia almeno un minimo dell’idea corretta di ciò che la Chiesa è e fa (Cfr. EC 125).
In questa terza parte vedremo in che modo il Vaticano II abbia minato questa intenzione corrompendo tale idea, e corrompendola come mai s’era visto prima in tutta la storia della Chiesa.
 
In effetti, il Vaticano II ha ufficializzato, o piuttosto ha reso ufficiale nella Chiesa Cattolica, l'umanesimo anticattolico che risale all’inizio del Rinascimento, cioè alla fine del XV secolo. Nei cinque secoli successivi, gli uomini di Chiesa, cattolici, adorando il vero Dio, resistettero validamente al mondo moderno che proponeva loro di adorare l’uomo al posto di Dio. Ma, poiché il mondo, in questi 500 anni, non ha fatto altro che spingersi sempre più oltre sulle strade del paganesimo, alla fine gli uomini di Chiesa hanno finito con l’abbandonare questa resistenza; e questo proprio negli anni sessanta, quando col Vaticano II si sono messi a seguire il mondo moderno invece di condurlo. Nella Chiesa vi sono sempre stati degli uomini che hanno seguito il mondo, ma mai prima d’ora, in tutta la sua storia, s’era vista la Chiesa Universale imporre ufficialmente una tale apostasia!
 
Tuttavia, i Padri Conciliari non hanno né voluto né potuto abbandonare completamente l’antica religione, certuni perché ci credevano ancora, certi altri perché volevano fare salve le apparenze. Ecco perché i documenti conciliari sono così ambigui, e mischiano sottilmente la religione in cui Dio è Dio con quella in cui  è l’uomo a farsi dio.
Quest’ambiguità spiega come i Cattolici conservatori possano riferirsi alla lettera dei testi del Concilio per confortare la loro opinione che il Vaticano II non avrebbe mai veramente esclusa l’antica religione, mentre i Cattolici modernisti possano appellarsi allo spirito degli stessi testi per sostenere che il Concilio avrebbe promosso la nuova religione - e qui entrambi hanno ragione!
In effetti, l’antica religione è ancora presente nel Vaticano II, ma le sue fondamenta sono state minate in maniera tale che da allora essa si è avviata a sparire completamente.
 
Questa stessa ambiguità affligge i Riti sacramentali che sono stati riscritti nello spirito di questo Concilio, che rispetta apparentemente la religione di Dio, ma intimamente abbraccia la religione dell’uomo. L’antica religione può ancora apparirvi, perché le forme dei Sacramenti (le parole essenziali per la loro validità) non sono automaticamente invalide, ma, al tempo stesso, tutto quello che in questi Riti accompagna queste forme si muove verso la nuova religione.
Ora, dato che il mondo moderno esalta in maniera dissimulata ma costante la religione dell’uomo che si sostituisce a Dio, e dato che l’Officiante che celebra i Sacramenti possiede, come tutti noi, la natura decaduta che preferisce facilmente la strada della facilità, ne deriva che questi nuovi Riti sono tutti fatti per minare l’intenzione sacramentale dell’Officiante, e con essa la validità dei Sacramenti.
 
Cattolici, mentre evitate questi nuovi Riti, conservate l’equilibrio della verità. Non dite che questi riti sono automaticamente invalidi, e non dite nemmeno che essendo validi sono senza pericolo. Poiché, benché validi talvolta, essi sono sempre pericolosi per la Fede. Lo stesso vale per i membri del clero che li usano, non dite che perché li usano hanno perduto la Fede, né che l’usarli è senza pericolo. Questi preti possono ancora avere la Fede, ma rischiano di farvi del male con la pratica di questi nuovi Riti, tutti fatti per corrompere la Fede.
Cercate sempre i Riti antichi e il clero che li amministra. Così facendo contribuirete a salvaguardare l’onore di Dio, a preservare la Sua vera religione e a salvar un buon numero di anime che oggi, senza di essa, si trovano sul cammino della perdizione.

Kyrie eleison.






dicembre  2009

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