Eleison comments CXLIII
 
VAN GOGH'S POPULARITY

Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X


  10 aprile 2010

Pubblichiamo il commento di S. Ecc. Mons. Richard Willamson relativo all'attrazione dell'uomo moderno per quella forma di vaga religiosità, che misconoscendo Dio, si trasforma in una religione per apostati.

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La religione non religiosa del pittore Van Gogh lo rende popolare alle folle di oggi, ma per essere felice lui stesso aveva bisogno della vera religione.

La popolarità di Van Gogh

 
Alla recente mostra del moderno artista olandese, Vincent Van Gogh, presso la Royal Academy of Arts di Londra, vi sono state code continue di persone che aspettavano di entrare. Come spiegare tale popolarità?
Certo, Van Gogh è moderno senza esserlo troppo, una combinazione che attrae oggi molte anime ansiose di dare un qualche senso al pazzo mondo che le circonda, ma sicuramente egli, che  era religioso senza essere religioso, presenta in questo una combinazione ancora più interessante: la religione per apostati!
 
Nato in Olanda nel 1853, era il figlio maggiore di un pastore protestante. Per quasi tre quarti della sua breve vita pensò di porsi al servizio della religione, fu infatti solo all'età di 27 anni che scoprì il suo talento eccezionale e la sua vocazione di artista. Da quel momento si dedicò con religiosa intensità ad acquisire la padronanza del disegno e della pittura, per poter esprimere con l'arte ciò che non era riuscito ad esprimere attraverso una qualche apparente forma religiosa. Egli diceva: "In tutta la natura, ad esempio negli alberi, vedo un'espressività e un anima ".
 
Egli rese quasi tangibile quest'anima nel dipinto scelto dalla Royal Academy per il volantino della mostra: "Davanti all'ospedale di St. Remy". Tronchi d'alberi nodosi protendono verso l'alto il loro fogliame scuro che sovrasta l'edificio di un giallo brillante e che si intreccia in alto con un cielo di un blu scuro. Le poche figure umane presenti appaiono insignificanti in mezzo alla dinamica vorticosa della natura, tanto più drammatica per la brillante tavolozza di colori, tipica di Van Gogh. La stessa dinamica è ancora più visibile nel suo famoso "Notte stellata" (non incluso in questa mostra), dove il paesaggio, cipressi, montagne, stelle e cielo appaiono stretti insieme in una selvaggia, ritmica, danza tra giallo e viola, che sembra suggerire il vortice dell'intero cosmo.
 
Entrambi i dipinti appartengono agli ultimi cinque anni particolarmente produttivi di Van Gogh, tra il suo trasferimento a Parigi nei primi mesi del 1886 e la sua morte in Francia nell'estate del 1890. Può non piacere l'arte moderna e può non piacere Van Gogh, ma nessuno può negare che i suoi dipinti di questo periodo rappresentino una reazione profondamente individuale ed umana a quello che Wordsworth chiamava "qualcosa di molto profondamente infuso" nel mondo della Natura che circonda noi esseri umani. Che altro è "arte"?
Solo che, mentre all'inizio del XIX secolo questo "qualcosa di infuso" aveva spinto il poeta inglese a "riflettere in tranquillità", alla fine dello stesso secolo apostata, l'artista olandese, che aveva anche lui abbandonato la religione notoria, trovò in esso la bellezza, ma poca pace, cosa che lo rende alquanto in sintonia con la nostra epoca ancora più inquieta.
 
Ahimè, Van Gogh ha pagato un alto prezzo per riconoscere il movimento primario della natura, senza identificare il Primo Motore. Questo movimento senza il Motore immobile, il dinamismo feroce senza il Re della Pace, finirono per travolgerlo, e morì per essersi sparato un colpo al petto.
Signore Iddio, abbi pietà, abbi pietà di milioni e milioni di anime che ti percepiscono, che hanno bisogno di te, ma non possono - o non vogliono - trovarti!
Tu solo sai quanto sia pericolosa senza di te la loro religione irreligiosa!
 
Kyrie eleison.

Londra, Inghilterra



aprile 2010

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