Eleison comments CLXXI

INTERIOR CAVE

Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X


  23 ottobre 2010

Pubblichiamo il commento di S. Ecc. Mons. Richard Willamson relativo alla necessità per il cattolico odierno di ritagliarsi uno spazio, in questo mondo moderno, per stabilire un serio contatto con Dio, e alla possibilità di poterlo fare nei moderni agglomerati urbani.

Questi commenti sono reperibili tramite il seguente accesso controllato:
http://dinoscopus.blogspot.com/





Se i moderni abitanti delle città non possono fuggire come Benedetto in una grotta di montagna,
possono ancora costruire una grotta per Dio nelle loro anime.




La grotta interiore


Visitando Subiaco mi sono ricordato un distico latino che indica in successione quattro fondatori di grandi Ordini religiosi della Chiesa. Questo distico, oltre a spaziare per oltre tre quarti di storia della Chiesa, suggerisce perché così tante anime cattoliche oggi si trovano quasi aggrappate alla fede con le punte delle dita.

Qui, il distico:           Bernardus valles, colles Benedictus amabat,
                                Oppida Franciscus, magnas Ignatius urbes.
       
In italiano:                Bernardo amò le valli, Benedetto le colline,
                                Francesco i paesi, Ignazio le città.

In ordine cronologico (qui un po’ sconvolto dalle esigenze dell’esametro latino), San Benedetto (480-547) ha cercato Dio in montagna (Subiaco, Monte Cassino); i Cistercensi, galvanizzati da San Bernardo (1090-1153), sono scesi nelle valli (in particolare a Chiaravalle); San Francesco (1181-1226) ha vagato per i piccoli paesi del suo tempo, mentre i Gesuiti di Sant’Ignazio (1491-1556) hanno svolto l’apostolato nella città moderna.
Si potrebbe dire che la città moderna s’è presa la sua rivincita quando i Gesuiti, con i Domenicani, hanno portato al crollo del Vaticano II (ad esempio: de Lubac e Rahner, S.J.; Congar e Schillebeeckx, O.P.).

In effetti, non è che il procedere dalla collina in città equivalga al procedere dallo stare soli con Dio all’essere soli con l’uomo?
L’industrializzazione e le automobili hanno reso possibile la città moderna con la sua vita la più comoda possibile, ma in tal modo generano un ambiente quotidiano sempre più artificiale che taglia fuori la Natura di Dio. Con le comodità materiali aumentano le difficoltà spirituali. Infatti la vita nella grande città sta diventando così inumana che il liberale istinto di morte potrebbe portare in qualsiasi momento alla terza Guerra Mondiale, con la devastazione della vita urbana e suburbana come la conosciamo.
Quindi, se per diverse ragioni un cattolico non può rifugiarsi sulle colline, come farà ad evitare il manicomio ?

Una risposta logica c’è.
Egli deve vivere con Dio dentro di sé, in una grotta interiore, lasciando che il mondo impazzisca tutto intorno. Deve trasformare il suo cuore in un eremo, e almeno la sua casa, se può, in una sorta di santuario, sempre rispettando i bisogni naturali della famiglia.
Il che non significa vivere in un proprio mondo irreale, ma nell’intimo mondo reale di Dio, in quanto opposto all’illusorio mondo fantastico del Diavolo, che preme su di noi da ogni lato.

Allo stesso modo, la nuova Chiesa ha chiuso innumerevoli monasteri e conventi sulla spinta del Vaticano II, il quale ha lasciato spazi sempre più angusti per le anime che ritengono di sentire la vocazione interiore da Dio.
Le ha Egli condotte in un vicolo cieco, o le ha abbandonate?
O forse le chiama a condurre un’intima vita religiosa, con la trasformazione dei loro piccoli appartamenti cittadini in un eremo, e dei loro uffici atei in campi di apostolato, per mezzo della preghiera, della carità e dell’esempio?
Il nostro mondo ha un grande bisogno di anime cattoliche che irradino all’esterno la loro interiore pace e calma in Dio.                               

Kyrie eleison.

Londra, Inghilterra



ottobre 2010

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