Eleison comments CCVIII

BENEDICT'S  THINKING - I

Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X


  9 luglio 2011

Pubblichiamo il commento di S. Ecc. Mons. Richard Willamson relativo al pensiero di Papa Benedetto XVI, che vuole credere nella Fede cattolica in modo tale da non escludere i valori del mondo. Prima parte.

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Benedetto XVI cerca di interpretare il Vaticano II e la Tradizione in modo da renderli compatibili, ma la Verità di Dio non può essere piegata.

Il pensiero di Benedetto XVI - I


“Commenti Eleison” del 18 giugno ha promesso una serie di quattro numeri in cui si dimostra come sia “disorientato” il “modo di credere” di Papa Benedetto XVI. Essi presenteranno infatti una sintesi del prezioso studio scritto due anni fa da Mons. Tissier de Mallerais, uno dei quattro vescovi della Fraternità San Pio X, sul pensiero del Papa. Lo studio del vescovo, La fede in pericolo per la ragione, che lui definisce "senza pretese", mette a nudo il problema fondamentale del Papa: come credere nella Fede cattolica in modo tale da non escludere i valori del mondo moderno. In esso si dimostra che un tale modo di credere è necessariamente disorientato, anche se il Papa in qualche modo crede ancora.  
 
Lo studio si divide in quattro parti. Dopo un'importante Introduzione all'“ermeneutica della continuità” di Benedetto XVI, Mons. Tissier si sofferma brevemente sulle radici filosofiche e teologiche del pensiero del Papa. Espone poi i frutti di questo pensiero a riguardo del Vangelo, del dogma, della Chiesa e della società, della Regalità di Cristo e dei Fini Ultimi. Infine conclude con un giudizio misurato sulla nuova fede del Papa, molto critico, ma del tutto rispettoso.
 
Iniziamo con uno sguardo all'Introduzione:- 
 
Il problema di fondo per Benedetto XVI, come per tutti noi, è costituito dallo scontro tra la Fede cattolica e il mondo moderno. Per esempio, egli vede che la scienza moderna è amorale, che la società moderna è secolarizzata e la cultura moderna è multi-religiosa. Egli precisa che lo scontro è fra fede e ragione, fra la Fede della Chiesa e la ragione come elaborata dall'Illuminismo del XVIII secolo.  Tuttavia, egli è convinto che queste possano e debbano essere interpretate in modo tale da armonizzarle tra loro. Da qui la sua incisiva partecipazione al Vaticano II, un Concilio che ha tentato anch'esso di riconciliare la Fede col mondo di oggi. Ma i tradizionalisti sostengono che il Concilio ha fallito, perché i suoi principi sono inconciliabili con la Fede. Da qui l'“ermeneutica della continuità” di Papa Benedetto, ossia un sistema di interpretazione che dimostrerebbe che non v'è rottura fra la Tradizione cattolica e il Vaticano II
 
I principi dell'“ermeneutica”  di Benedetto XVI risalgono ad uno storico tedesco del XIX secolo, Wilhelm Dilthey (1833-1911). Dilthey sosteneva che le verità sorgono dalla storia, così che esse possono essere comprese solo nella loro storia, e le verità umane non possono essere comprese senza il coinvolgimento del soggetto umano in questa storia. Ne consegue che per perpetuare nel presente il nucleo delle verità del passato, occorre depurarle da tutti gli elementi che appartengono al passato, ormai irrilevanti, e sostituirli con gli elementi importanti del presente. Questo doppio processo di purificazione e di arricchimento, Benedetto XVI lo applica alla Chiesa. Da un lato, la ragione deve purificare la Fede dagli errori del passato, per esempio dall'assolutismo, dall'altro, la Fede deve muovere la ragione a moderare i suoi attacchi contro la religione e a ricordare che i suoi valori umanistici di libertà, uguaglianza e fraternità sono tutti originati dalla Chiesa. 
 
Il grande errore del Papa sta nel ritenere che le verità della Fede cattolica, su cui è  stata edificata la civiltà cristiana e si fonda il debole resto rimasto, abbiano la loro origine nella storia umana, mentre in realtà esse originano dal seno eterno dell'immutabile Iddio. Esse sono verità eterne, dall'eternità per l'eternità. “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”, dice Nostro Signore (Mt. XXIV, 35). Né Dilthey né, come sembra, Benedetto XVI potrebbero concepire delle verità così al di sopra della storia umana, né al di sopra di qualche loro condizionamento storico.
Se il Papa pensa che facendo simili concessioni alla ragione infedele possa attrarre i suoi adepti alla Fede, bisogna farlo ricredere.
Essi semplicemente disprezzeranno la Fede ancor di più! 

Nel prossimo si dirà  delle radici filosofiche e teologiche del pensiero di Benedetto XVI.              
                                    

Kyrie eleison

Londra, Inghilterra



luglio 2011

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