Eleison comments CCXLVII
 
BENEDICT'S ECUMENISM - II

Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X


  7 aprile 2012

Pubblichiamo il commento di S. Ecc. Mons. Richard Willamson relativo alla trasformazione della comprensione che la Chiesa ha di se stessa e al ruolo svolto in questo da Benedetto XVI. Parte seconda.

Questi commenti sono reperibili tramite il seguente accesso controllato:
http://www.dinoscopus.org/italiano/italianiprincipale.html




La Chiesa è più come un albero che vive che come una pila di monete d’oro, come pretendono il Vaticano II e Benedetto XVI.

L'ecumenismo di Benedetto - II


Come qualsiasi disputa relativa alle terribili ambiguità del Vaticano II, ciò che il Dott. Wolfgang Schüler presenta nel suo libro del 2008 su “Benedetto XVI e l’auto-comprensione della Chiesa cattolica”, potrebbe richiedere lunghi articoli accademici a sostegno o a confutazione. Tuttavia, il suo argomento principale è abbastanza chiaro e vale la pena presentarlo ai lettori di “Commenti Eleison”, per aiutarli a vederci chiaro in mezzo a tanta confusione. A questo scopo, i confronti hanno i loro inconvenienti, ma aiutano.

Un insieme può essere composto di parti in due modi diversi: come un albero vivo o come una pila di monete. O il tutto è primario e le parti sono secondarie, come per l’albero, o le parti sono primarie e il tutto è secondario, come per una pila di monete. L’insieme dell’albero è primario perché le parti, come i rami, possono essere tagliate, ma l’albero continua a vivere la sua vita da albero sviluppando nuovi rami, mentre quelli tagliati perdono la loro vita e diventano qualcosa di molto diverso, come un ceppo o una sedia. Al contrario, ogni moneta separata dalla pila di monete rimane esattamente ciò che era prima nella pila stessa, e se dalla pila si togliessero abbastanza monete, sarebbe solo la pila a venire meno.

Ora, la Chiesa cattolica, presa nel suo insieme, è più come l’albero o come la pila di monete? La Chiesa cattolica è quella particolare comunione di esseri umani che sono uniti in società da tre cose: la Fede, i sacramenti e la gerarchia. A tutt’e tre la vita è data da Dio stesso. La Fede è una virtù soprannaturale dell’intelletto che solo Dio può dare. I sacramenti si servono di elementi materiali come l’acqua e l’olio, ma ciò che li rende sacramenti è la grazia soprannaturale che essi veicolano e che può venire solo da Dio. Parimenti, la gerarchia è costituita da esseri umani naturali, ma se essi non fossero guidati da Dio, non potrebbero mai riuscire da soli a condurre le anime in Cielo.

Ne consegue che la Chiesa cattolica è molto più simile a un albero vivo che a una pila di monete, fossero perfino d’oro. Al pari, infatti, di ogni organismo vivente che ha in sé un principio vitale che gli dà l’esistenza e l’unità, la Chiesa cattolica ha al suo interno primariamente Dio stesso e secondariamente la sua gerarchia, che le danno l’esistenza e l’unità. Quando quella che era una parte della Chiesa si stacca dalla gerarchia con lo scisma o dalla fede con l’eresia, essa cessa di essere cattolica e diventa qualcos’altro, come gli scismatici Ortodossi o gli eretici Protestanti. Certo, i credenti ortodossi possono aver mantenuto sacramenti validi, ma dal momento che non sono più uniti col Vicario di Cristo a Roma, nessuno sano di mente li chiama cattolici.

Ma ecco che è arrivato il Vaticano II, che ha cambiato la visione della Chiesa, da quella, per così dire, di un albero o di una vite (Nostro Signore stesso fa il paragone in Gv 15, 1-6), in quella di una pila di monete d’oro. Partendo dal desiderio di aprire la Chiesa al mondo moderno, gli uomini di Chiesa conciliari hanno cominciato con lo sfumare i confini della Chiesa (LG 8). Questo ha permesso loro di far finta che vi siano elementi della Chiesa cattolica fuori dai confini visibili della Chiesa cattolica (UR 3), come fossero monete separate dalla pila. E dal momento che una moneta d’oro rimane una moneta d’oro, ecco che essi possono ulteriormente far finta (UR 3) che quelli che erano elementi di salvezza all’interno della Chiesa cattolica rimangano tali anche fuori di essa. Da qui la naturale conclusione a cui giungono innumerevoli anime, che non c’è più bisogno di essere cattolici per andare in Cielo. Questo è il disastro dell’ecumenismo conciliare.

Dobbiamo presentare questi testi del Vaticano II in maniera un po’ più dettagliata, prima di passare agli sforzi di Benedetto XVI tesi a conciliare l’ecumenismo che divide la Chiesa con la dottrina cattolica che la unifica.


Kyrie eleison.

Londra, Inghilterra



aprile 2012

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