Lettera del Card. Joseph Ratzinger
a Mons. Marcel Lefebvre

  30
maggio 1988


Eccellenza,

dopo essere stato ricevuto in udienza dal Santo Padre, venerdì 27 maggio, come le avevo detto al momento del nostro colloquio del 24, sono in grado di rispondere alla lettera che lei mi ha consegnato questo stesso giorno a proposito dei problemi della maggioranza dei membri della Fraternità nella Commissione romana e della consacrazione dei vescovi.

Riguardo al primo punto, il Santo Padre giudica che sia conveniente attenersi ai principi fissati al punto II/2 del Protocollo che lei ha accettato.

Questa Commissione è un organismo della Santa Sede al servizio della Fraternità e delle diverse istituzioni con le quali bisognerà trattare per stabilire e consolidare l’opera di riconciliazione. Per di più, non è essa, ma la Santa Sede che, in ultima istanza, prenderà le decisioni: la questione della maggioranza, quindi, non si pone; gli interessi della Fraternità sono garantiti con la sua rappresentanza in seno alla Commissione, e i timori da lei espressi in rapporto agli altri membri non hanno ragion d’essere, dal momento che la scelta di questi membri sarà effettuata dal Santo Padre stesso.

Per ciò che concerne il secondo punto, il Santo Padre conferma ciò che io le avevo detto da parte sua, e cioè che è disponibile a nominare un vescovo membro della Fraternità (ai sensi del punto II/5.2 del Protocollo) e a fare accelerare l’abituale processo di nomina, in modo che la consacrazione possa aver luogo per la chiusura dell’Anno mariano, il 15 agosto prossimo.

Questo richiede, da un punto di vista pratico, che lei presenti senza tardare a Sua Santità un numero più elevato di dossier per la candidatura, per permettergli di scegliere liberamente un candidato che corrisponda al profilo considerato negli accordi e al tempo stesso ai criteri generali di comportamento che la Chiesa adotta per la nomina dei vescovi.

Lei sa infine che il Santo Padre attende da Lei una lettera contenente l’essenziale dei punti di cui abbiamo parlato particolarmente nel nostro incontro del 24 maggio. Ma dal momento che lei ha annunciato ancora recentemente la sua intenzione di ordinare tre vescovi il 30 giugno, con o senza l’accordo di Roma, è necessario che in questa lettera (cfr. par. 4e del progetto) lei dica chiaramente che vi rinuncia e che si rimette in piena obbedienza alla decisione del Santo Padre.

Con quest’ultimo passaggio, compiuto nel più breve tempo possibile, il processo di riconciliazione arriverà al suo termine e potrà esserne dato l’annuncio pubblicamente.

Eccellenza, nel momento di concludere, io non posso che ripeterle, come martedì scorso e anche con maggiore gravità se possibile: quando si consideri il contenuto positivo dell’accordo al quale la benevolenza di Papa Giovanni Paolo II ha permesso che si giungesse, non v’è proporzione tra le ultime difficoltà da lei espresse e il danno costituito oggi da uno scacco, da una rottura da parte sua con la Sede apostolica, e per questi soli motivi.
Lei deve fidarsi della Santa Sede, la cui bontà e comprensione recentemente manifestati nei suoi confronti e nei confronti della Fraternità, costituiscono la migliore garanzia per l’avvenire. Lei deve infine – e tutti noi dobbiamo – avere fiducia nel Signore, che ha permesso che la via della riconciliazione fosse aperta, com’è oggi, e che la sua conclusione sia così prossima come ormai sembra.

Voglia gradire, Eccellenza, l’espressione dei miei sentimenti fraterni e rispettosamente devoti nel Signore.

 



maggio 2012

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