Verso nuove sanzioni?

Editoriale di Don Régis de Cacqueray
Superiore del Distretto francese della
Fraternità San Pio X

sul n° 208 di Fideliter, luglio agosto 2012


Quale sarà la credibilità del verdetto che forse la Roma conciliare emetterà quanto prima nei confronti della Fraternità?
La dichiarerà scismatica, di nuovo scomunicata, o la esonererà da tali etichette?

Quale che sia la decisione che si vorrà prendere, non bisognerà accordarle un’importanza eccessiva…

Via via che sono trascorsi gli anni di vita della Fraternità, ci sono state tante minacce e tante pene inflitte per quanti sono stati i complimenti, le diverse promesse, le mani tese. Le condanne della Chiesa, perfino le più gravi, sono giunte a sanzionare la pertinacia della Fraternità nel rifiutare gli errori del Concilio, la nuova Messa, il nuovo Codice di Diritto Canonico, la nuova religione.
Quanto alle promesse che le sono state fatte, esse hanno sempre cercato, come unica contropartita, di far cessare le sue critiche e di ottenere che essa tacesse la sua opposizione su questi stessi punti.

Chi meriterebbe di essere scomunicato?

Si comprenderà, allora, come questa interminabile palinodia finisca col lasciarci impassibili e con lo screditare ai nostri occhi chi continua ad usare con tanta facilità il bastone e la carota…
A furia di essere scomunicati, poi “descomunicati”, poi di nuovo minacciati di essere scomunicati, si finisce col non essere più impressionati da tutti questi colpi di scena e da tutti questi voltafaccia.
Noi abbiamo tutte le ragioni per ritenere queste condanne ingiuste, nulle e mai pronunciate! Ai nostri occhi esse sono screditate.

Per prima cosa, conserviamo il ricordo del 1988. Fu con la scomunica che fu ricompensato l’importante servizio reso da Mons. Marcel Lefebvre alla Santa Chiesa con l’averla provvista di quattro eccellenti vescovi, grazie ai quali si è fortificata la trasmissione del sacerdozio cattolico. In quella occasione abbiamo constatato come, per un mistero di iniquità, siano stati maltrattati i migliori servitori della Chiesa. Non ne risentiamo l’amarezza, ma da tutto questo si può dedurre come la condanna della scomunica non ci faccia più tremare.

In quest’anno del sesto centenario della nascita di Santa Giovanna d’Arco, ci ricordiamo peraltro che nella storia della Chiesa tanti sono i santi che furono malmenati dai tribunali ecclesiastici.
D’altronde, non è la storia stessa del Verbo incarnato?
E noi non siamo ciechi. Com’è possibile che ancora oggi, dei preti, dei vescovi, dei cardinali, e in gran numero, possano insegnare delle vere eresie, possano magnificare una morale che non è più cattolica, senza neanche essere turbati?
Chi meriterebbe di essere scomunicato? Quelli che si sforzano di trasmettete ciò che la Chiesa ha sempre insegnato o quelli che travisano il deposito rivelato?

Quanto allo spesso Papa, bisogna ricordare che quanto meno noi abbiamo un po’ di motivi per dubitare della fondatezza di eventuali sanzioni che potrebbe comminarci. Certo, per applicare il Concilio egli ha adattato un modo più misurato e più saggio del suo predecessore, ma è comunque rimasto risolutamente sulle sue tracce. Riunioni interreligiose, visite di moschee e sinagoghe, partecipazione attiva ad una cerimonia religiosa luterana a Roma, elogio sostenuto di Martin Lutero, reiterazione dello scandalo di Assisi, beatificazione di Giovanni Paolo II, vespri celebrati in presenza dello pseudo arcivescovo di Canterbury…

Condannati per fedeltà alla Chiesa eterna!

Se egli decidesse che i nostri vescovi o noi stessi dovessimo essere “riscomunicati”, dovremmo chiederci: «Ma “riscomunicati” da quale Chiesa?» Dalla Chiesa cattolica o da questa chiesa conciliare che ne è una metastasi?

Ora, una cosa è chiara: a procedere a tale “riscomunicazione” sarebbe questa chiesa così: «Il Card. Ratzinger è contro l’infallibilità, il Papa è contro l’infallibilità, per la sua formazione filosofica. Ci si comprenda bene, noi non siamo contro il Papa fintanto che rappresenta tutti i valori della Sede Apostolica, che sono immutabili, la sede di Pietro, ma siamo contro il Papa che è un modernista che non crede nella sua infallibilità, che fa dell’ecumenismo. In tutta evidenza, noi siamo contro la Chiesa conciliare che praticamente è scismatica, anche se essi non l’accettano. Nella pratica si tratta di una Chiesa virtualmente scomunicata, perché è una Chiesa modernista. Costoro sono quelli che ci scomunicano mentre noi vogliamo rimanere cattolici. Noi vogliamo rimanere col Papa cattolico e con la Chiesa cattolica». (Mons. Lefebvre in Fideliter n° 70-1989, p. 8).

Ecco perché la scomunica o la dichiarazione di scisma che venissero dalla chiesa conciliare, setta che si è introdotta fin nel cuore della parte umana della Santa Chiesa, non devono inquietarci.
Ci rallegreremmo se dovessimo essere condannati per il crimine di fedeltà alla Chiesa eterna!








luglio 2012

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