La parola del Superiore generale


Introduzione di Mons. Bernard Fellay al numero di marzo della pubblicazione della Fraternità San Pio X riservata ai membri: Cor Unum, n° 104

Pubblicata sul sito internet francese La Sapiniére,
gestito da sacerdoti
e laici della Fraternità San Pio X, contrari all'accordo con Roma


Cari membri della Fraternità Sacerdotale San Pio X,

si è appena verificato un avvenimento importante per la Chiesa, avvenimento sorprendente, anche raro, ma che si prevede sarà carico di conseguenze: le dimissioni di un Sommo Pontefice. Senza attardarci sui motivi della rinuncia di Benedetto XVI e considerando che le ragioni di salute addotte (perdita delle forze per assicurare il buon esercizio della funzione) possono bastare per spiegare ciò che è accaduto, noi intendiamo riflettere brevemente sulle possibili conseguenze di quest’atto sulla nostra Fraternità. Poiché a dimissione corrisponde l’elezione di un successore, cosa che è ormai avvenuta con Papa Francesco.

Sembra che questa elezione sia ancora più sorprendente di quello che l’ha preceduta. Che ci riserverà il nuovo successore di Pietro? Egli è chiaramente talmente fuori norma, e si vuole così originale, che noi dobbiamo mantenere la più grande prudenza prima di avanzare un giudizio, e questo fin a quando non lo vedremo all’opera. Nondimeno, numerosi elementi ci spingono ad un certo pessimismo, la gioia dei progressisti e dei modernisti basta ampiamente a nutrire la nostra inquietudine. Sembra che le preoccupazioni di Benedetto XVI a favore di una certa restaurazione, almeno liturgica, saranno messe da parte e che un altro accento sarà introdotto nella Chiesa. L’espressione già ascoltata diverse volte dalla bocca dei moderni è: «la parentesi è chiusa».

Papa Francesco, restaurerà la Chiesa lottando efficacemente contro la corruzione morale o la affosserà ulteriormente proseguendo nell’applicazione delle riforme del Vaticano II? Queste due ipotesti non sono certo esclusive l’una dell’altra. In ogni caso, l’avvenire ce lo dirà presto. Per questo, ci basta aspettare i nomi delle persone che saranno chiamate ai posti di governo nella Curia. Se i progressisti sembra che abbiano già cantato il requiem all’antica liturgia, che ne sarà della predicazione integrale della fede, dello sviluppo dell’ecumenismo? Ci sarà un’effettiva riforma della Curia? Videbimus.

*

Per noi, un nuovo pontificato dev’essere l’occasione, per un verso di raddoppiare le preghiere e per l’altro di rinserrare i ranghi. Da lunghi mesi, e precisamente dal mese di giugno 2012, le nostre relazioni con Roma sono nuovamente congelate. Infatti, noi possiamo solo rifiutarci di andare avanti sulla base di un testo che promuove l’ermeneutica della continuità e che vuole condurci nel solco del Vaticano II: il Preambolo dottrinale del 14 settembre 2011, che noi avevamo respinto con fermezza, ma che è stato ripreso sostanzialmente il 15 giugno 2012.
E in modo del tutto evidente, è ancora meno il caso di avventurarsi verso una normalizzazione canonica fintanto che la parte dottrinale non sarà stata regolata nel senso delle condizioni stabilite dall’ultimo Capitolo.
Tuttavia, certuni cercano di diffondere delle voci contrarie, pretendendo che Menzingen vuole ad ogni costo un accordo con la Roma modernista, com’essi dicono. Noi ci teniamo a rassicurare coloro che hanno permesso che il dubbio si insinuasse nel loro cuore: non se ne parla assolutamente.

Noi pensiamo anche di dover attirare la vostra attenzione sulle manovre di destabilizzazione operate, tanto dall’esterno da Mons. Williamson e dai sacerdoti che sono con lui, quanto dall’interno da coloro che seguendo peraltro i consigli dati da Mons. Williamson, vorrebbero fondare delle specie di «gruppi di partigiani», dove dei sacerdoti, coperti dall’anonimato, si darebbero ad un vero lavoro di scalzamento, col pretesto di conservare la fedeltà a Mons. Lefebvre e di preservare la Fraternità da un cosiddetto accordo suicida con la Chiesa conciliare. Dietro questa cortina fumogena, si è stabilito che lo scopo da perseguire è la dimissione del Superiore generale e sembra che a loro tutto sia permesso per giungere a questo scopo. Poco importano le dichiarazioni, i sermoni e le conferenze che affermano il contrario, si va a cercare al  microscopio tutto ciò che è suscettibile di essere capito al contrario, per screditare l’autorità con un incredibile processo alle intenzioni e farla passare per subdola e mentitrice. È una vera opera di sovversione, che semina la sfiducia tra i sacerdoti e i fedeli, e destabilizza il governo della nostra società in vista di indebolirlo e abbatterlo.

È del tutto evidente che l’unità si fa innanzi tutto intorno alla fede cattolica, che noi vogliamo difendere e conservare. Ma questa battaglia, propria dei nostri tempi, non deve farci dimenticare che il legame dell’unità non si limita alla sola fede. Lo completano la giustizia e la carità. La giustizia esige che si rispetti la verità su tutto, che si scartino i pregiudizi, le condanne precostituite, senza conoscenza di causa, che non ci si arroghi il potere di giudici, che non si ha. Essa esige il rispetto dell’ordine stabilito da cui non ci si potrebbe affrancare tranne che per una necessità maggiore, come quella che in tutta evidenza riguarda la Chiesa odierna.

A restaurare questa unità, intervengono anche la carità e la prudenza: ciascuno dovrebbe avere sufficiente buonsenso ed equilibrio per non vedere immediatamente nel suo confratello un nemico o un traditore. Ora, questo è quanto produce la zizzania. Non lasciamo posto nei nostri cuori a queste sirene che cercano di spaventare falsamente il nostro piccolo mondo della Tradizione con una malvagia dialettica. Non lasciamo posto ad una sfiducia reciproca che incancrenirebbe e dividerebbe inutilmente.

Nessuna società può vivere a lungo senza un minimo di unione degli spiriti e dei cuori. Ecco perché organizzare una situazione di costante opposizione ai Superiori è insostenibile, poiché rende l’atmosfera avvelenata per tutti e in definitiva distrugge le relazioni necessarie e normali tra i membri e la loro gerarchia. D’altronde, questo non è una novità. Fin dall’inizio della Fraternità, Mons. Lefebvre dovette intervenire a cuasa di simili dialettiche portatrici di divisione e di sterilità.

Per attenersi ai fatti,  il presente numero di Cor Unum prosegue la pubblicazione dei documenti seguiti alle proposte romane di settembre 2011 e alle risposte che avevano ricevute. Per quanto riguarda il testo della dichiarazione dottrinale che aveva tanto agitato gli spiriti l’anno scorso, io vi invito a riferirvi al testo introduttivo che ho redatto in vista di ricondurla nel suo contesto.

*

Da adesso guardiamo all’avvenire con gli animi rasserenati. La Provvidenza è buona, che ci permette di consacrare tutta la Fraternità a San Giuseppe proprio nel momento in cui il nuovo Papa inaugura il suo pontificato. Anche se per la Chiesa si dovesse aprire un periodo ancora più travagliato, noi abbiamo una grandissima fiducia in San Giuseppe, che l’ultimo Capitolo ha voluto associare alla Madonna, al Cuore Immacolato di Maria, perché noi si possa beneficiare di una protezione ancora più grande! Viviamo bene questa consacrazione, cerchiamo di intensificare il nostro affetto, il nostro amore per coloro che Nostro Signore ha associato più intimamente alla sua opera di Redenzione e dunque anche alla nostra salvezza. Che Egli si degni di guidarci, di proteggerci, di benedirci nel perseguimento del nostro scopo sublime di salvare le anime, con un sacerdozio sempre rinnovato e santificato all’altare del Sacrificio di Nostro Signore Gesù Cristo.

Che i misteri che noi viviamo in questa settimana santa e in questo tempo della storia della Chiesa ci aiutino a purificarci sempre di più, e questo nel momento in cui commemoriamo la partenza per l’eternità del nostro venerato fondatore. Si degni Mons. Lefebvre di vegliare su tutti noi. Quando leggerete queste righe il tempo pasquale avrà diffusa la sua gioia, una gioia che non è di questo mondo e che niente potrebbe toglierci. Di fronte al timore o alla disperazione che alberga in tante anime, che le paralizza o le inasprisce, che noi si sia di quelle anime magnanime, semplici e grandi, vincitrici di questo mondo con una fede conquistatrice e un’autentica carità missionaria.

Cari membri della Fraternità, io vi benedico uno ad uno per intercessione della Madonna dell’Annunciazione e di San Giuseppe suo casto sposo, e prego il Buon Dio di benedire tutte le vostre opere e di ricompensare tutte le fatiche che vivete per fare trionfare il Suo Santo Nome.

Menzingen, 25 marzo 2013





maggio 2013

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