Omelia 

di S. Ecc. Mons. Bernard Tissier de Mallerais
della Fraternità San Pio X

in occasione del pellegrinaggio di Pentecoste a Chartres

  19 maggio  2013




Pubblicata su La Porte Latine,
sito ufficiale della Fraternità San Pio X in Francia


In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo,

Cari pellegrini,
siamo sotto la pioggia e abbiamo freddo, ma dentro di noi la carità, lo Spirito Santo, arde in noi. E pensiamo a San Giuseppe sulle strade d’Egitto, quando, dopo aver capito che doveva essere il padre adottivo e legale del Figlio di Dio, dovette lasciare bruscamente di notte Betlemme per andare in esilio.

Ebbene, miei cari fedeli, è un po’ l’immagine della nostra situazione, noi siamo sulla via dell’esilio, per lungo tempo forse. E dobbiamo acquistare coraggio con lo Spirito Santo, imitando la condotta, la vocazione di San Giuseppe.
Quando l’Angelo nella notte gli dice: «Giuseppe, prendi Maria e il bambino e fuggi in Egitto», ebbene, egli immediatamente, senza discutere, andò là, in un paese straniero di cui non conosceva neanche la lingua, e per uno o due anni, finché Dio non lo richiamò dall’Egitto. «Ho richiamato mio Figlio dall’Egitto».

Nella nostra situazione nella Chiesa, cari fedeli, noi assomigliamo un po’ alla Sacra Famiglia. Noi siamo in esilio, e tuttavia siamo la Sacra Famiglia.
Guardate alla Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, era la Chiesa in germe.
La Chiesa non esisteva ancora, ma era il germe della Chiesa. Vi era prima di tutto Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il Capo della Chiesa, del Suo Corpo mistico; vi era il primo membro della Chiesa: Maria, la Santissima Vergine Immacolata, riscattata in anticipo nel Sangue di Gesù Cristo; vi era San Giuseppe, purificato dal peccato originale senza dubbio prima della sua nascita, non lo sappiamo esattamente. In ogni caso, la Sacra Famiglia rappresentava la Chiesa.

Noi abbiamo in effetti conservato l’unità della Chiesa, la cattolicità della Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica.
Ebbene, noi, cari fedeli, nella Tradizione, nella Fraternità San Pio X e nelle società religiose e sacerdotali amiche, noi portiamo la Chiesa nell’esilio.
Essendo la Chiesa ufficialmente occupata dai modernisti, portandola in noi, siamo ridotti all’esilio. E questo potrà durare alcuni ancora, fino a quando il Signore invierà un Angelo a dirci: «Adesso puoi rientrare nella terra d’Israele», ufficialmente. Ma noi intanto portiamo la Chiesa in noi!

Mi ricordo che Mons. Lefebvre ci aveva spiegato molto bene che noi abbiamo in noi, nella Tradizione, le quattro note distintive della Chiesa cattolica, i quattro segni della Chiesa, per sottolineare bene che nella nostra situazione anormale d’esilio, noi restiamo cattolici, al cuore della Chiesa. Infatti noi abbiamo conservato l’unità della Chiesa, la cattolicità della Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica.
L’unità perché abbiamo conservato la fede. L’unità della Chiesa consiste innanzi tutto nella fede cattolica. Che tutti i cattolici professino la stessa fede.
Ebbene, noi abbiamo l’unità della Chiesa perché noi abbiamo la fede di sempre, cari fedeli, e non è questione di lasciarla, di comprometterci con l’eresia modernista.

In seguito, Una, Santa. Noi abbiamo conservato la santità della Chiesa, perché voi ne siete la prova, care famiglie in cui il Buon Dio sceglie le sue belle vocazioni religiose e sacerdotali, di una vita consacrata al Buon Dio, che è un modello per tutta la Chiesa. Noi abbiamo conservato la nota di santità della Chiesa, con la grazia di Dio.

Una, Santa, Cattolica… noi abbiamo anche la cattolicità della Chiesa, perché la Tradizione che noi rappresentiamo nel mondo intero, non solo in Francia, non solo negli Stati Uniti, qui rappresentati dal Superiore del Distretto, non solo in Germania, qui rappresentata da numerosi pellegrini, ma in tutti i paesi del mondo. Voi, cari pellegrini, siete la prova che la Tradizione, vivente in noi, è cattolica.

E infine, noi rappresentiamo l’apostolicità della Chiesa. La Chiesa è apostolica e noi siamo apostolici. Questo significa che noi abbiamo la successione apostolica con i vescovi, noi, noi che abbiamo ricevuto l’episcopato dalle mani di Mons. Lefebvre in maniera legittima, anche se anormale. E di conseguenza, fintanto che noi siamo nella Chiesa e in esilio, noi portiamo la Chiesa in noi.

Allora, cari fedeli, spesso ci domandiamo: qual è la nostra vocazione? Non sarebbe quella di cercare a Roma le benedizioni alle quali avremmo diritto? Di cercare le approvazioni e i riconoscimenti?
Certo, sono domande che potremmo porci, ma non la domanda essenziale.
La vera domanda che dobbiamo porci è quale testimonianza dobbiamo dare alla fede cattolica oggi, nella situazione della Chiesa che patisce una crisi terribile. Quale testimonianza dobbiamo dare oggi. E la risposta sarà, quella dei testimoni della fede e dei martiri. Tutti i santi della Chiesa, tutti i confessori della fede, tutti i martiri della Chiesa, sono per noi un esempio.
Ecco dunque la risposta a questa domanda, cari fedeli, sapere qual è la maniera, il modo per portare questa testimonianza di fronte alla Chiesa, per stare sul pinnacolo, pubblicamente condannati all’esilio.
Ebbene, è un vantaggio, poiché la nostra testimonianza è la più eclatante, essendo considerati come una pietra di scandalo dai modernisti, come lo fu Nostro Signore da Erode in quel momento.
Non è un vantaggio per la Chiesa vedere dove si trova la Tradizione?
Questa pietra di scandalo per i modernisti, per ciò che si chiama Chiesa conciliare, cioè per questa setta che occupa la Chiesa cattolica. È un vantaggio per noi essere guardati come degli esclusi, come in esilio, cari fedeli, essere guardati come la pietra rigettata dai costruttori, che diventerà, che è già, la pietra d’angolo, la pietra che sostiene l’edificio.
Non è la Tradizione, la fede cattolica di sempre, che rappresentiamo?

E allora, ecco la ragione per la quale noi non piangiamo se non riceviamo da Roma le approvazioni, forse attese, non so. Restiamo tranquillamente in esilio fino a quando Dio vorrà e portiamo questa testimonianza della fede cattolica che hanno portato i martiri.

Stamattina ho parlato a dei ragazzi di Santa Ermenegilda. Era una giovane martire di diciassette anni che viveva nel VI secolo. Era cattolica, ma suo padre, furioso nel vedere che sua figlia era cattolica, le tolse la successione al trono e la condanno alla prigione, ed Ermenegilda – che noi festeggiamo il 13 aprile, cioè un mese fa – era in prigione da diversi mesi quando si avvicinò la Pasqua. Lei avrebbe voluto ricevere la Comunione, la Santa Comunione pasquale. E suo padre ci pensò e le mandò un vescovo che le portò Gesù Ostia. Quale felicità per Ermenegilda, poter ricevere la Comunione pasquale!
Solo che accade che il vescovo entra nella cella e si presenta: «Sono il vescovo di Huesca e sono ariano, ti porto la Comunione».
Sono ariano, cioè non sono cattolico. Era non vescovo non cattolico, cari fedeli, che portava la Comunione ad Ermenegilda.
Che fa Ermenegilda? Che avreste fatto voi al suo posto? Avreste accettato di ricevere la Santa Comunione, ricevere Gesù Ostia? Per questo, non vale la pena di fare qualche compromesso, di accettare comunque Gesù da mani indegne? Quel vescovo celebrava validamente la Messa, benché non credesse che Gesù Cristo è Dio, perché era di religione ariana. Egli non credeva che Gesù Cristo è Dio, ma si pensa che potesse celebrare validamente la Messa. Egli potava Gesù Ostia.
Ebbene, in un battito di ciglio, ispirato dal dono dello Spirito Santo – Spirito Santo che noi festeggiamo oggi – per suo consiglio, ella dice: «No, non riceverò la Comunione dalle vostre mani sacrileghe. Io sono in catene, ma sono libera per compiere la mia salvezza, e voi Monsignore, che siete libero, tuttavia siete schiavo del diavolo, perché avete una fede falsa. Voi non siete cattolico. Ed io non riceverò la Comunione da mani sacrileghe.»
Un esempio per noi, miei cari fedeli. Tutti i bei regali che ci potrebbe offrire Roma, noi non siamo pronti ad accettarli senza esame, senza considerare le circostanze nelle quali ci verrà fatto quel regalo. Noi esigiamo di conservare la nostra professione di fede, pubblica e completa, cattolica. Non possiamo ricevere dei regali avvelenati che ci condannerebbero a dei compromessi con i modernisti.
Ecco l’esempio di Santa Ermenegilda, ispirato dallo Spirito Santo.

L’esempio anche di San Giuseppe che resta in esilio, mantenendo la Chiesa, tutta la Chiesa intera, fino all’ora del ritorno in Terra Santa.
Io ho richiamato mio Figlio dall’Egitto.
In questa attesa, miei cari fedeli, preghiamo la Vergine Santissima, la Sposa dello Spirito Santo, che fu ripiena dei sette doni dello Spirito Santo, fin dal primo istante della sua concezione. Ella, che ebbe il dono del consiglio quando ricevette il messaggio dell’Angelo Gabriele che le diceva che doveva diventare la Madre di Dio. Ella ha disse sì, fiat, immediatamente. Il dono del consiglio. Ella che ha avuto il dono della forza ai piedi della Croce, il dono di rimanere tre ore in piedi davanti a suo Figlio, Dio fatto Uomo, agonizzante sulla Croce, sotto i suoi occhi.
Restate fermi come la Madre del Sommo Pontefice, la Madre della Vittima divina per i nostri peccati.

Ebbene, chiediamo alla Vergine Santissima di riempirci dei sette doni dello Spirito Santo, specialmente per la sua intercessione, specialmente del dono del consiglio che ci detterà la nostra condotta, divinamente; del dono della forza di sapere dire no, quando bisogna dire no, perché la forza consiste più nel resistere al male che nell’attaccare il nemico.
Rimaniamo fermi, uniti nella stessa fede cattolica, carissimi fedeli, sotto il patronato di San Giuseppe, al quale rinnoveremo presto la consacrazione della Fraternità San Pio X.

Così sia.
In nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo.




maggio  2013

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