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Superiore del Distretto italiano della Fraternità San Pio X sui funerali del capitano Erich Priebke 22 ottobre 2013 di Marco Bongi
pubblicata sul sito italiano della Fraternità San Pio X Rev.
don Pierpaolo,
a distanza di qualche giorno dalla "bufera" mediatica
relativa ai funerali dell’ex comandante Erich Priebke, tra gli autori
della terribile strage delle Fosse Ardeatine, le chiediamo, allo scopo
di fugare definitivamente le polemiche e le strumentalizzazioni,
qualche considerazione conclusiva. Non sono mancate infatti, in quei
giorni caldi, informazioni superficiali ed approssimative. Cerchiamo
dunque di fare chiarezza.
D. 1 - Quando e da chi vi è stato chiesto di celebrare le esequie del defunto? R.
Lunedì mattina l’avvocato incaricato dalla famiglia di occuparsi
del funerale ci ha telefonato per chiedere la nostra
disponibilità alle esequie fissate a martedì 15 ottobre,
con tutte le autorizzazioni necessarie delle autorità civili. La
cerimonia doveva celebrarsi in privato ed essere un atto puramente
religioso, senza alcuna enfasi o strumentalizzazione mediatica ed
ideologica. Per questo occorreva la massima discrezione che noi abbiamo
scrupolosamente osservato.
D. 2 - Per quale motivo, di fronte al divieto imposto dal Vicariato di Roma, Lei ha consentito alla celebrazione? R.
Il rifiuto del vicariato di accordare il funerale ad un battezzato che
ha ricevuto i sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia, qualunque
siano state le sue colpe ed i suoi peccati, non è conforme alla
legge della Chiesa e alla dottrina cattolica. Dopo aver appreso che
Priebke era stato battezzato e riceveva i sacramenti, questo atto ci
è parso subito una grave ingiustizia nei confronti del defunto e
della famiglia. Il nostro ha voluto essere anche un gesto di
riparazione nei confronti di una simile leggerezza.
D. 3 - Quasi tutti gli organi di informazione hanno riferito che Erik Priebke non si sarebbe mai pentito dei suoi comportamenti tenuti durante la II Guerra Mondiale. Nel comunicato stampa della Fraternità si parla invece di un cattolico morto dopo essersi riconciliato con Dio. Ci può spiegare come stanno realmente le cose? R. Sembra che vi sia una
volontà di coltivare l’odio da parte di certa stampa che si
attribuisce il diritto di stabilire chi può essere perdonato e
chi no, dettando leggi alla Chiesa per imporre i suoi criteri su chi ha
il diritto al funerale religioso ed esponendo al linciaggio mediatico
coloro che non vogliono piegarsi.
Erich Priebke, battezzato
protestante, nel dopoguerra si convertì al cattolicesimo con la
moglie e fece battezzare i suoi figli.[1] Nella sua vita sarà
seguito da diversi sacerdoti. Durante la prigionia agli arresti
domiciliari chiede ed ottiene nel 2002 la possibilità di recarsi
ad ascoltare la S. Messa. Fino alla fine della sua vita riceverà
regolarmente i sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia.
Al suo ritorno in Italia, in
occasione della pubblica udienza di fronte al Tribunale Militare di
Roma tenutasi in data 3 aprile del 1996 egli legge una lettera davanti
alle famiglie delle vittime in cui manifesta il suo cordoglio
deplorando l’orribile atto di obbedienza che aveva dovuto compiere in
quelle circostanze: [2] “Sento dal profondo del cuore il bisogno di
esprimere le mie condoglianze per il dolore dei parenti delle vittime
delle Fosse Ardeatine …. Come credente non ho mai dimenticato questo
tragico fatto, per me l’ordine di partecipare all’azione fu una grande
tragedia intima… io penso ai morti con venerazione e mi sento unito ai
vivi nel loro dolore”
Nella sua ultima intervista,
rilasciata nel luglio scorso, in mezzo a considerazioni storiche
certamente discutibili, vi sono considerazioni morali di massima
importanza. Sono quelle che interessano un sacerdote. Alla domanda del
giornalista che gli chiede se giustifica l’antisemitismo, Priebke
risponde: “ No (…) ripeto antisemitismo significa odio indiscriminato
(…) da vecchio privato della libertà, ho sempre rifiutato
l’odio. Non ho neppure voluto odiare chi mi ha odiato. Parlo solo di
diritto di criticare e ne spiego i motivi”. Egli rigetta il culto della
razza come “una causa di errori senza ritorno”. Parlando dello
sterminio di massa afferma: “La mia posizione è di condanna
tassativa per fatti del genere. Tutti gli atti di violenza
indiscriminata contro le comunità, senza che si tenga conto
delle effettive responsabilità individuali, sono inaccettabili,
assolutamente da condannare”. Non vedo il motivo di mettere in dubbio
la sincerità di tali propositi.
D. 4 - Alla luce di quanto sopra esposto Lei ritiene il comandante Priebke un "pubblico peccatore" a cui dovrebbero essere negati i funerali pubblici? R. Secondo il Codice di
Diritto Canonico attuale il funerale ecclesiastico si può negare
soltanto a coloro che “prima della morte non diedero alcun segno di
pentimento”. [3] Non vedo quindi come Erich
Priebke potesse essere considerato indegno delle esequie.
Mai nella Chiesa come oggi si
parla della carità, dell’amore del prossimo, soprattutto sotto
questo pontificato. Quando poi si tratta di mettere in pratica queste
virtù per coerenza al Vangelo, anche quando non è
politicamente corretto e occorre sfidare le opinioni comuni ed i media,
allora le cose cambiano…
La Chiesa però non
può piegarsi al mondo se non vuole meritare il rimprovero di
ipocrisia che Gesù ha indirizzato ai farisei nel Vangelo.
La misericordia di Dio va al di
là delle appartenenze politiche, anche quelle più
condannabili come dei peccati anche più gravi, purché vi
sia il pentimento, unica condizione fondamentale. La Chiesa si basa
sugli atti esterni. Un cattolico che manifesta pentimento per i suoi
peccati ha diritto alle cerimonie funebri. L’intima coscienza dell’uomo
nessuno di noi può giudicarla ma solo Dio a cui spetta l’ultima
sentenza. La religione cattolica è quella della misericordia e
del perdono e non quella dell’odio e della vendetta.
D. 5 Abbiamo visto comunque qualche personalità ecclesiastica di rilievo riconoscere il diritto di Priebke al funerale ecclesiastico. R. Si, abbiamo sentito qualche
voce nel deserto e questo fa loro onore. Mi ha fatto molto piacere
leggere le dichiarazioni del Card. Cottier così come
l’intervista del card. Montezemolo, nipote del colonnello ucciso alle
Fosse Ardeatine. Mi ha commosso poi la testimonianza di alcuni parenti
delle vittime che mostrano solidarietà, dopo il perdono
accordato da tempo e si uniscono alla preghiera per il defunto. Questa
sola è l’attitudine cristiana.
D. 6 - Priebke era un fedele della FSSPX o almeno ne frequentava saltuariamente le cappelle? R.
No, non lo avevo mai incontrato né ha mai frequentato la
Fraternità San Pio X, avevo letto che era stato battezzato, e
che aveva ricevuto il permesso di lasciare gli arresti domiciliari per
andare a Messa. Sapevo poi che era seguito regolarmente da un sacerdote.
D. 7 - Molti giornali hanno altresì riferito che le esequie non sarebbero state realmente celebrate o comunque che sarebbero state sospese. Come sono andate realmente le cose in quelle ore convulse? R.
La salma è arrivata verso le 17,30 ma i famigliari e gli amici
invitati alla cerimonia non sono riusciti ad entrare a causa dei
manifestanti. Dopo vari tentativi effettuati l’avvocato ha deciso di
sospendere il funerale poiché in quelle condizioni stimava non
poter adempiere l’incarico che la famiglia gli aveva affidato.
Verso le 19.20, alla presenza di
una ventina di persone ho allora celebrato la messa per il defunto in
assenza del corpo.
Nel frattempo la bara era stata
posta in una stanza al pian terreno dove era stata allestita una camera
ardente. In tarda serata, per compiere il mio dovere sacerdotale, ho
proposto all’avvocato di benedire la salma con la cerimonia delle
esequie che la Chiesa accorda alla fine della Messa. Alla sua presenza
e con poche altre persone si è svolta quindi questa cerimonia.
Di questo ho avuto modo di parlare anche in una recente intervista
concessa ad Andrea Tornielli della Stampa.
D. 8 - Fra le reazioni più negative alla Sua decisione, troviamo soprattutto quelle provenienti da alcuni settori del mondo cattolico. In special modo ci ha stupito il tono poco caritatevole espresso dal direttore di Radio Maria, emittente, che più di ogni altra dovrebbe insegnare cosa sia la misericordia. Anche il Vescovo di Albano Laziale ha rilasciato dichiarazioni molto dure contro la Fraternità San Pio X giungendo a sostenere che essa non fa parte della Chiesa Cattolica. Cosa ci può dire in proposito? R. L’appartenenza alla
Chiesa non è soltanto qualcosa di puramente giuridico. San
Tommaso d’Aquino spiega che la prima condizione per far parte del Corpo
Mistico di Cristo è la fede. Purtroppo, dopo il concilio
Vaticano II, nuove dottrine sono state insegnate dalle autorità
ecclesiastiche in contraddizione con l’insegnamento costante della
Chiesa. La nostra Fraternità, regolarmente riconosciuta dalla
Chiesa il 1 novembre 1970, è stata poi ingiustamente combattuta
per la sua opposizione a questi cambiamenti. Cambiamenti che danno poi
origine a comportamenti contrari alla dottrina cattolica, come il
negare il funerale ad un battezzato che muore riconciliato con Dio, per
conformarsi al politicamente corretto
Pur nel rispetto
dell’autorità, la Fraternità San Pio X si è sempre
opposta a questi errori, convinta che il più grande servizio che
si possa rendere alla Chiesa non è il servilismo ma la
proclamazione integrale dell’insegnamento cattolico e la denuncia di
tutto ciò che gli si oppone, anche se proclamato da una parte
della gerarchia.
Affermare che non siamo
cattolici, soprattutto da parte di sacerdoti che dovrebbero conoscere
la dottrina della Chiesa, è una pura menzogna che forse
richiederebbe una pubblica riparazione.
D’altro canto mi accorgo che
molti cattolici e anche molti vescovi ci giudicano senza conoscerci,
partendo spesso da pregiudizi e luoghi comuni. Il Vescovo di Albano,
che ogni sacerdote del nostro Priorato cita tutti i giorni nel canone
della Messa in quanto vescovo del luogo, è sempre benvenuto tra
noi e potrà verificare se davvero non facciamo parte della
Chiesa come forse imprudentemente ha affermato.
D. 9 - Altri commentatori, evidentemente poco informati, hanno accostato la Sua decisione alle posizioni di mons. Richard Williamson o di don Floriano Abrahamowicz. Cosa può dirci in proposito? R. Come superiore di Distretto
della Fraternità San Pio X in Italia tengo a precisare che, sia
Mons. Williamson che don Floriano Abrahamowicz sono stati espulsi dalla
nostra Fraternità proprio per via di alcune loro posizioni
incompatibili con la vocazione della Fraternità. Le loro
affermazioni non rappresentano in alcun modo il pensiero ufficiale
della Fraternità San Pio X. Ogni accostamento è quindi
puramente gratuito. Ci tengo inoltre a precisare che alcuni propositi
scambiati sui giornali per mie dichiarazioni sono altrettanto non
rappresentative del nostro pensiero. La misericordia di Dio non esclude
nessuno quando c’è vero pentimento.
D. 10 Come avete vissuto quel pomeriggio nella comunità? R.
Il giorno del funerale abbiamo assistito purtroppo a manifestazioni di
odio gratuito, come la presa d'assalto di un carro funebre con sputi e
calci sotto gli occhi di un sindaco in fascia tricolore! Sono rimasto
stupefatto di fronte ad uno striscione che alcuni manifestanti
esibivano con la scritta “Il Padre Eterno ti ha forse perdonato ma noi
no”. Questo funerale è stata l’occasione di uno scontro aperto
fra dottrine opposte: l’insegnamento di Gesù Cristo e della
Chiesa centrato sulla misericordia ed il perdono da una parte e
ideologie che non sanno e non vogliono perdonare dall’altra. La legge
immutabile dell'Amore e della Carità e quella dell'odio, della
vendetta, dell' "occhio per occhio, dente per dente".
La legge di Cristo è
quella che ci proponiamo indegnamente di seguire, ben lontani da ogni
polemica ideologica.
D. 11 - Non sono mancati infine giornali che hanno cercato di accreditare l'immagine di una comunità San Pio X di Albano poco integrata con la popolazione locale che non gradirebbe la presenza del Priorato sul territorio. E' davvero così? R.
La nostra Fraternità è presente qui ad Albano dal 1974.
Ha formato diverse generazioni di bambini alla prima comunione ed alla
cresima e svolge opere di misericordia nei confronti dei malati e dei
poveri a cui distribuisce regolarmente viveri e vestiti. Abbiamo quindi
molti amici nella popolazione che ci hanno espresso anche la loro
solidariètà in questa vicenda. Rifiuto di credere che la
folla inferocita che martedì scorso si è abbandonata
all’odio fazioso davanti alla bara di un morto possa essere
rappresentativa degli abitanti di Albano.
Per concludere vorrei citare una
frase di San Paolo che scrive nella sua epistola ai Galati :“Se
cercassi di piacere agli uomini, non sarei più servo di Cristo”.
Penso che questo debba essere il programma e l’ideale di un uomo di
Chiesa: agire sempre in conformità all’insegnamento di Cristo,
senza mai cercare compromessi con lo spirito del mondo.
1 - Erich Priebke Autobiografia, Associazione uomo e libertà, Roma 2003, p. 150, 160, 161, 170 2 - Intervista esclusiva rilasciata a Francesco Giorgino, dopo la condanna di Priebke all’ergastolo. Vedere su You tube, Guai ai vinti, storia di Erich Priebke 10/11 3 - Can. 1185 (torna
su)
ottobre 2013 |