Intervista esclusiva a Fideliter,
n° 79, gennaio-febbraio 1991 

di S. Ecc. Mons. Marcel Lefebvre
Fondatore della Fraternità San Pio X


Pubblicata su La Porte Latine, sito ufficiale del Distretto francese della FSSPX

Impaginazione e neretti sono nostri


Intervista rilasciata in esclusiva alla rivista Fideliter, organo ufficiale del Distretto francese della FSSPX, in occasione del 25° anniversario della fondazione della Fraternità Sacerdotale San Pio X,
poco prima di morire (25 marzo 1991)
 



Fideliter: Dopo le consacrazioni episcopali non ci sono stati contatti con Roma, tuttavia, come Lei ha raccontato, il cardinale Oddi Le ha telefonato e Le ha detto: «Bisogna che le cose si sistemino. Chieda un piccolo perdono al Papa ed egli sarà pronto ad accoglierLa.» Quindi, perché non tentare quest’ultimo passo e perché Le sembra impossibile?

Mons. Lefebvre: È assolutamente impossibile nel clima attuale di Roma, che diventa sempre più malsano. Non bisogna farsi illusioni. I principii che oggi guidano la Chiesa conciliare sono sempre più apertamente contrarii alla dottrina cattolica.
Davanti alla Commissione dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite, il cardinale Casaroli ha dichiarato recentemente: «Desidero soffermarmi un po’ su un aspetto specifico della libertà fondamentale di pensare e di agire secondo la propria coscienza, dunque sulla libertà di religione… La Chiesa cattolica e il suo Pastore supremo, che ha fatto dei diritti dell’uomo uno dei grandi temi della sua predicazione, non hanno mancato di ricordare che, in un mondo fatto dall’uomo per l’uomo, tutta l’organizzazione della società ha senso solo nella misura in cui essa fa della dimensione umana una preoccupazione centrale».
Ascoltare questo dalla bocca di un cardinale!
Egli non parla più di Dio!

Da parte sua, il cardinale Ratzinger, presentando un documento fiume sulle relazioni tra Magistero e teologi, ha affermato: «per la prima volta con chiarezza» che «le decisioni del Magistero non possono essere l’ultima parola su una data materia in quanto tale», ma «una sorta di disposizione provvisoria… il nocciolo rimane stabile, ma gli aspetti particolari, sui quali hanno influenza le circostanze di tempo, possono aver bisogno di ulteriori rettifiche. A questo proposito, si possono segnalare le dichiarazioni dei Papi del secolo scorso. Le decisioni antimoderniste hanno reso un grande servizio, ma oggi esse sono superate».
Ed ecco ritornata la pagina del modernismo!
Queste riflessioni sono assolutamente insensate.

Infine, il Papa è più ecumenista che mai. Tutte le idee false del Concilio continuano a svilupparsi, ad essere riaffermate con sempre maggiore chiarezza. Essi si nascondono sempre meno. È dunque assolutamente inconcepibile che si possa accettare di collaborare con una gerarchia simile.

Fideliter: Pensa che la situazione si sia ancora degradata dopo che Lei – prima delle consacrazioni – si era impegnato nelle conversazioni che erano sfociate nella redazione del Protocollo del 5 maggio 1988?.

Mons. Lefebvre: Oh, si! Per esempio, il fatto della professione di fede che oggi viene richiesta dal cardinale Ratzinger dall’inizio del 1989. È un fatto grave. Perché egli chiede a tutti quelli che sono rientrati o che potrebbero farlo, di fare una professione di fede nei documenti del Concilio e nelle riforme post-conciliari.
Per noi è impossibile.

Bisognerà ancora attendere prima di considerare una prospettiva di accordo. Da parte mia, credo che solo il Buon Dio può intervenire, poiché umanamente io non vedo la possibilità che Roma corregga l’andazzo.
Per 15 anni si è dialogato per cercare di rimettere la Tradizione in onore, al posto che le è dovuto nella Chiesa. Ci siamo imbattuti in un continuo rifiuto. Ciò che oggi Roma accorda in favore della Tradizione è solo un gesto puramente politico, diplomatico, per forzare i ricongiungimenti. Ma non è un convincimento sui benefici della Tradizione.

Fideliter: Quando si vede che Dom Gérard e la Fraternità San Pietro hanno ottenuto di conservare la liturgia e il catechismo, senza aver concesso nulla – essi dicono – certuni, che sono turbati perché si trovano in una difficile situazione con Roma, alla lunga possono essere tentati di riunirsi a loro volta per stanchezza. «Si può arrivare – dicono – ad intendersi con Roma senza concedere nulla».

Mons. Lefebvre: Quando dicono che hanno concesso nulla, è falso. Essi hanno abbandonato la possibilità di contrastare Roma. Non possono dire più niente. Devono tacere, dati i favori che sono stati loro accordati. Adesso è loro impossibile denunciare gli errori della Chiesa conciliare. Essi aderiscono molto dolcemente, non foss’altro che per la professione di fede chiesta loro dal cardinale Ratzinger. Io credo che Dom Gérard sia sul punto di far pubblicare un piccolo libro redatto da uno dei suoi monaci sulla libertà religiosa, dove egli cerca di giustificarla.
Dal punto di vista delle idee, essi virano molto dolcemente e finiscono con l’ammettere le false idee del Concilio, perché Roma accorda loro qualche favore per la Tradizione. È una situazione molto pericolosa.
Nel corso dell’udienza concessa a Dom Gérard e ad una delegazione dei monaci di Le Barroux, il Papa ha espresso il desiderio di vederli evolvere sempre di più. Egli non l’ha nascosto. Bisogna che si sottomettano ancor di più all’arcivescovo e che evitino di fare in modo che le riforme conciliari siano sottovalutate, perché sono state accordate loro delle eccezioni alla regola liturgica del Concilio. È anche necessario che facciano uno sforzo per far rientrare tutti coloro che non sono ancora all’ubbidienza del Santo Padre.
Sono stati fatti loro degli inviti pressanti ed è proprio in questo che sta lo scopo dei privilegi che sono stati loro accordati.
È per questo che Dom Gérard ha scritto alla Madre Anne-Marie Simoulin, al Padre Innocent-Marie, ai Cappuccini di Morgon e ad altre persone per provare perfino di arrivare fino a me. Al suo ritorno da Roma egli ha lanciato quest’offensiva per tentare di convincere tutti quelli che non lo seguono a seguire il suo esempio e a riunirsi a Roma.
Tutto quello che è stato loro accordato, è stato concesso al solo scopo di fare in modo che tutti quelli che aderiscono o sono legati alla Fraternità, se ne allontanino e si sottomettano a Roma.

Fideliter: Don Gérard riprende così il ruolo che era stato assegnato a Mons. Perl.

Mons. Lefebvre: Io ho avuto occasione di vedere almeno tre lettere che Mons. Perl ha inviato in risposta a delle persone che gli avevano scritto. È sempre la stessa cosa. Bisogna assolutamente fare uno sforzo presso coloro che non hanno capito la necessità di riunirsi al Papa e al Concilio. È un peccato, egli scrive, che non vi siano più stati dei rientri.

Fideliter: Nei confronti di Dom Gérard e di altri, Lei ha detto: «Hanno tradito. Oggi danno la mano a quelli che demoliscono la Chiesa, ai liberali, ai modernisti». Non è un po’ severo?

Mons. Lefebvre: Ma no. Essi si sono appellati a me per quindici anni. Non sono stato io che sono andato a cercarli. Sono loro che sono venuti da me per fare delle ordinazioni, per chiedermi degli appoggi, l’amicizia dei nostri sacerdoti e perfino l’apertura dei nostri priorati per essere aiutati finanziariamente. Si sono serviti in tutto di noi fin quando hanno potuto. Lo si è fatto di buon grado ed anche generosamente. Io sono stato felice di fare quelle ordinazioni, di aprire le nostre case perché potessero approfittare della generosità dei nostri benefattori. E poi, all’improvviso mi si telefona: non abbiamo più bisogno di voi, è finita. Andremo dall’arcivescovo di Avignone. Adesso siamo d’accordo con Roma. Abbiamo firmato un protocollo.
Non è con gioia che abbiamo avuto delle difficoltà con Roma. Non è per piacere che abbiamo dovuto batterci. Noi l’abbiamo fatto per dei principii, per conservare la fede cattolica. E loro erano d’accordo con noi. Collaboravano con noi. E poi all’improvviso si abbandona la vera battaglia per allearsi con i demolitori, col pretesto che è stato loro accordato qualche privilegio. È inammissibile.
Praticamente, essi hanno abbandonato la battaglia per la fede. Non possono più attaccare Roma.
È quello che ha fatto anche il Padre de Blignières. È cambiato completamente. Lui, che aveva scritto un intero volume per condannare la libertà religiosa, adesso scrive a favore della libertà religiosa. Non è serio. Non si può più contare su uomini così, che non hanno capito alcunché della questione dottrinale.
In ogni caso, io ritengo che commettano un grave errore. Essi hanno peccato gravemente agendo come hanno fatto, scientemente e con una disinvoltura inverosimile.
Ho sentito dire che dei monaci avrebbero l’intenzione di abbandonare Le Barroux, dicendo che non possono più vivere in un clima di menzogna. Io mi chiedo come abbiano potuto rimanere finora in tale clima.
Lo stesso per quelli che erano con Dom Augustin. Erano ancora più tradizionalisti di noi, e adesso sono completamente passati sull’altra sponda. Per tutti i giovani che ci sono là è terribile pensare ad un tale capovolgimento. Sono entrati in monastero per essere veramente nella Tradizione. Era la Tradizione più sicura, la più ferma, più ancora che la Fraternità. Essi pensavano di essere garantiti per sempre. E poi cambiano completamente casacca… e restano. È inspiegabile.

Fideliter: Il Padre de Blignières, Don de Nantes e Dom Gérard l’accusano praticamente di menzogna, in quanto Lei ha assicurato di non aver firmato due documenti del Concilio, Dignitatis humanae sulla libertà religiosa e Gaudium et Spes. La rivista Sedes Sapientiae ha riprodotto un documento degli archivi del Vaticano su cui figura il suo nome scritto di suo pugno. Che cos’è esattamente e qual è questo documento?

Mons. Lefebvre: Quest’idea dell’interpretazione delle firme che indicherebbero un’approvazione dei documenti conciliari è parto del cervello male intenzionato di Padre de Blignières.
L’approvazione o il rifiuto dei documenti erano evidentemente compiuti per ogni documento particolare. Il voto era segreto, per mezzo di schede individuali e apposto con una penna speciale che permetteva il calcolo elettronico dei voti. Le schede venivano raccolte dai segretarii dalla mano di ogni votante.
I grandi fogli che passavano di mano in mano tra i Padri del Concilio e dove ognuno apponeva la sua firma, non avevano alcun valore di voto pro o contro, ma indicavano solo la nostra presenza in quella seduta di voto per quattro documenti.
Bisogna davvero prendere per delle banderuole i Padri che hanno votato contro i testi, facendo credere che avrebbero approvato ciò che avevano respinto mezz’ora prima.
Ecco cosa ci si può aspettare dall’immaginazione di coloro che sono essi stessi delle banderuole e che adorano ciò che prima avevano bruciato, come il Padre de Blignières, Dom Gérard e la banderuola per eccellenza che è Don de Nantes.

Fideliter: Certi fedeli sono tentati di mantenere buone relazioni con quelli che sono rientrati, cioè assistere alla Messa o alle cerimonie che celebrano; pensa che vi sia pericolo in questo?

Mons. Lefebvre: Io ho sempre messo in guardia i fedeli, per esempio nei confronti dei sedevantisti. Essi dicono: la Messa è buona, noi ci andiamo.
Sì, vi è la Messa, ed è buona, ma vi è anche il sermone, vi sono l’atmosfera, le conversazioni, i contatti prima e dopo, che fanno sì che piano piano si cambii idea. Vi è dunque un pericolo, ed è per questo che in linea generale io ritengo che questo fa un tutt’uno. Non si va solo a Messa, si frequenta un ambiente.
Evidentemente, vi sono delle persone che sono attratte dalle belle cerimonie e così vanno a Fontgombault, dove si è ripresa la Messa antica. Esse si trovano in un clima di ambiguità che a mio avviso è pericoloso. Dal momento che ci si trova in quest’atmosfera, sottomessa al Vaticano e in definitiva sottomessa al Concilio, si finisce per diventare ecumenisti.

Fideliter: Il Papa è molto popolare. Mobilita le folle, vuole riunire tutti i cristiani nell’ecumenismo, di cui ha detto che ne faceva la pietra angolare del suo pontificato. A prima vista, questo di voler riunire effettivamente tutti i cristiani, può apparire un nobile pensiero.

Mons. Lefebvre: il Papa vuole realizzare l’unità al di fuori della fede. Questa è una comunione. Una comunione con chi? In che? A che? Questa non è più un’unità. Quest’ultima può farsi solo nell’unità della fede. È questo che la Chiesa ha sempre insegnato. È per questo che c’erano i missionarii, per convertire alla fede cattolica. Adesso non si deve più convertire. La Chiesa non è più una società gerarchica, è una comunione. Tutto è falsato. È la distruzione della nozione stessa di Chiesa, di cattolicesimo. Questo è molto grave e spiega perché sono così numerosi i cattolici che abbandonano la fede.
Se a questo si aggiungono tutte le proposte scandalose presentate in occasione del sinodo per il sacerdozio e le dichiarazioni come quelle dei cardinali Decourtray e Daneels, ci si chiede com’è possibile che vi siano ancora dei cattolici.
Dopo Assisi e dopo simili dichiarazioni, si capisce com’è possibile che ci sia tanta gente che va dai Mormoni, dai Testimoni di Geova o da altri. Si perde la fede, è normale.

Fideliter: A proposito del Sinodo, il cardinale Lorscheider, annunciando che sono stati ordinati preti due brasiliani sposati, ha chiesto che si studii la possibilità di ordinare degli uomini sposati dalla «vita specchiata».

Mons. Lefebvre: Tutto questo è diretto contro il celibato dei sacerdoti. Il Sinodo che si terrà in Africa sarà probabilmente una tappa verso l’abolizione dei celibato dei sacerdoti, se tuttavia il Buon Dio non interverrà prima.

Fideliter: Si cita ad esempio lo sviluppo del cattolicesimo e la crescita considerevole del numero delle vocazioni nei paesi dell’Africa, in particolare nello Zaire, dove si contano centinaia di seminaristi.

Mons. Lefebvre: Ma bisogna vedere come sono formati. In questi paesi del Terzo Mondo vi sono molti ragazzi, ed essere prete costituisce una promozione sociale. Sfortunatamente, questo non è un reale progresso del cattolicesimo.
Io non dico che sia tutto negativo. Ma si tratta di seminaristi conciliari, con la nuova Messa, l’introito col tam-tam, l’inculturazione della liturgia. Quale religione vogliono avere? Non sarà più la religione cattolica, ma una specie di sincretismo religioso con delle manifestazioni puramente esteriori. Questo è grave, perché è la demolizione di tutto il lavoro compiuto dai missionarii.

Fideliter: Lei dice spesso che più che una questione di liturgia, oggi è una questione di fede che ci oppone alla Roma attuale.

Mons. Lefebvre: Certo la questione della liturgia e dei sacramenti è molto importante, ma non è la più importante. La più importante è la questione della fede. Per noi è risolta. Noi abbiamo la fede di sempre, quella del Concilio di Trento, del catechismo di San Pio X, di tutti i Concilii e di tutti i Papi di prima del Vaticano II.
Per anni, a Roma, si sono sforzati di dimostrare che tutto quello che c’era nel Concilio era perfettamente conforme alla Tradizione. Oggi si rivelano. Il cardinale Ratzinger non s’era mai espresso con tanta chiarezza. Non c’è Tradizione. Non c’è più deposito da trasmettere. La Tradizione nella Chiesa è ciò che dice oggi il Papa. Dovete sottomettervi a ciò che il Papa e i vescovi dicono oggi. Ecco cos’è per loro la Tradizione, la famosa tradizione vivente, solo motivo della nostra condanna.
Oggi non cercano più di provare che ciò che dicono è conforme a ciò che ha scritto Pio IX, a ciò che ha promulgato il Concilio di Trento. Tutto questo è finito, superato, come dice il cardinale Ratzinger. È chiaro, e avrebbero potuto dirlo prima. Non ci saremmo presi la pena di parlare, di discutere. Adesso c’è la tirannide dell’autorità, perché non ci sono più regole. Non ci si può più riferire al passato.
In un certo senso, oggi le cose diventano più chiare; e ci danno sempre più ragione. Noi abbiamo a che fare con della gente che ha una filosofia diversa dalla nostra, un altro modo di vedere, influenzato da tutti i filosofi moderni e soggettivisti. Per loro non c’è una verità fissa, non ci sono dogmi. Tutto è evoluzione. Si tratta di una concezione del tutto massonica. È veramente la distruzione della fede. Fortunatamente, noi continuiamo ad appoggiarci alla Tradizione.

Fideliter: Sì, ma Lei è solo contro tutti.

Mons. Lefebvre: Sì, è un grande mistero.

Fideliter: Nell’ultimo bollettino “Introibo”, il Padre André nota che, sebbene dicano la nuova Messa, una dozzina di vescovi alimentano una speranza. Il “Trombinoscope épiscopal” li qualifica come “vescovi tradizionalisti”.

Mons. Lefebvre: Sì, ma sono dei conciliaristi. Solo io e Mons. De Castro Mayer abbiamo resistito al Concilio e alle sue applicazioni, nonostante in Concilio fossimo in 250 ad opporci ai suoi errori.
Mi si è fatta rileggere recentemente la profezia di Nostra Signora di Quito [Nostra Signora del Buon Successo] (1), dove all’inizio del XVII secolo la Santissima Vergine ha rivelato ad una santa religiosa la dissoluzione dei costumi e la terribile crisi che oggi affligge la Chiesa e il suo clero, Ella ha anche rivelato che un prelato si sarebbe dedicato alla restaurazione del sacerdozio.
La Santissima Vergine ha annunciato questo per il XX secolo. È un fatto. Il Buon Dio ha previsto questo momento nella Chiesa.

Fideliter: Lei ha sottolineato di aver acquisito la convinzione che l’opera che ha intrapreso sia benedetta dal Buon Dio, visto che in diverse occasioni essa sarebbe potuta sparire.

Mons. Lefebvre: Sì, è vero. Noi abbiamo sempre subito degli attacchi, molto duri, molto penosi. Spesso delle persone che hanno lavorato con noi, che ci sono state amiche, si sono rivoltate contro di noi e sono diventate dei veri nemici. Questo è doloroso, ma non c’è niente da fare.  Dopo un po’ di tempo, ci si accorge che quelli che non ci vogliono e che cercano di distruggerci, affondano, mentre noi continuiamo ad andare avanti, c’è da credere che quanto meno la linea di fede, la Tradizione che abbiamo adottata, così come le seguiamo, è imperitura, perché è la Chiesa, e Dio non può lasciare perire la Sua Chiesa.

Fideliter: Cosa può dire a quei fedeli che sperano sempre nella possibilità di un accomodamento con Roma?

Mons. Lefebvre: I nostri veri fedeli, quelli che hanno capito il problema e che ci hanno giustamente aiutato a portare avanti la linea retta e ferma della Tradizione e della fede, temono i passi che io ho fatto a Roma. Essi mi hanno detto che era pericoloso e che perdevo tempo. Sì, certo, io ho sperato fino all’ultimo minuto che a Roma si vivesse un minimo di lealtà. Non mi si può rimproverare di non aver fatto il massimo. Così, oggi, a quelli che mi dicono: bisogna intendersi con Roma, credo di poter dire che io mi sono spinto più oltre di quanto avrei dovuto fare.

Fideliter: Lei risponde: non dovete temere, perché noi siamo con la Tradizione, con i Concilii di prima del Vaticano II, con tutto quello che hanno dichiarato i Papi che l’hanno preceduto…

Mons. Lefebvre: Sì, è evidente, se noi inventassimo qualcosa, si potrebbe temere che la nostra invenzione non duri, ma noi non facciamo alcunché di nuovo.
Un po’ di tempo fa ho visto un vescovo, uno dei miei amici con i quali ho lavorato al Concilio,  e che allora era totalmente d’accordo con me. Egli mi diceva: «È un peccato che tu sia in difficoltà con Roma».
Com’è possibile – gli ho risposto – che tu che hai lottato al Concilio per le mie stesse ragioni, ti possa oggi meravigliare? Noi abbiamo fatto delle continue riunioni, anche insieme ad altri, per cercare di mantenere la linea della Tradizione al Concilio. E adesso tu hai abbandonato tutto questo. Forse che quello che facevamo era reprensibile?
Guarda i risultati del Concilio. Puoi dire che siano buoni, che siano positivi? O in che dominio il Concilio e le riforme da esso scaturite hanno apportato un rinnovamento straordinario nella Chiesa?
Egli non mi ha potuto rispondere. Non c’è niente. È tutto negativo.

Fideliter: E il carismatismo?

Mons. Lefebvre: È anch’esso negativo. È diabolico, visto che dei carismatici vengono da noi per farsi esorcizzare. Si deve credere che siano posseduti dal demonio.
Essi si appellano allo Spirito. Ma a quale spirito? Che fra loro vi siano delle persone di buona volontà, senza dubbio, che si sforzano di pregare, di fare delle adorazioni, indubbiamente, ma il demonio è il maligno. Egli avvicina da un lato e dall’altro allontana.
Noi non abbiamo finito di lottare. Io non ci sarò più, i miei successori avranno ancora da lottare.
Ma il Buon Dio può tutto. Sul piano politico, uno o due anni fa era difficile prevedere ciò che accade attualmente. Non si pensava che sarebbe caduta la cortina di ferro, che la Germania si sarebbe riunita, Oggi si dice che l’implosione dell’impero sovietico sia prossima.
Io ho ricevuto una lettera di un vescovo ucraino che voleva prendere contatto con noi, perché lo si aiutasse a ristampare un catechismo, perché loro non hanno più niente. Egli ha fatto, insieme ad altri, più di quindici anni di prigione sovietica. Un certo numero di loro oggi è libero.
Egli ha ritrovato la sua diocesi in uno stato spaventoso, perché ormai appartiene tutto alla Chiesa ortodossa. Si sono presi tutto. Allora, essi cercano di recuperare ciò che possono, ma hanno contro il Vaticano, che è avvelenato da questa questione. Il ritorno di questi vescovi e di questi sacerdoti che vogliono far rivivere la Chiesa cattolica in Ucraina, infastidisce il Vaticano, che prima di tutto non vuole avere storie con il Cremlino e con gli Ortodossi. Questo rinnovamento cattolico in Ucraina li infastidisce. E questo vescovo mi scrive: «Ci appare veramente come un mistero l’attitudine di Roma».
Per noi non è un mistero!

Fideliter: Che bilancio si può fare della Fraternità, dopo venticinque anni d’esistenza?

Mons. Lefebvre: Il Buon Dio ha voluto la Tradizione. Io sono profondamente convinto che la Fraternità rappresenti il mezzo che il Buon Dio ha voluto per conservare e mantenere la fede, la verità della Chiesa e ciò che può essere ancora salvato nella Chiesa. Anche grazie ai vescovi che sono vicini al Superiore generale della Fraternità, e che svolgono un ruolo indispensabile nel mantenere la fede, nel predicare la fede, e che comunicano le grazie del sacerdozio e della cresima, la Tradizione rimane inalterata e sempre fonte feconda di vita divina.
Tutto questo è veramente molto consolante e io penso che dobbiamo ringraziare il Buon Dio e continuare a conservare fedelmente i tesori della Chiesa, sperando che un giorno questi tesori riprendano il posto che spetta loro a Roma e che non avrebbero mai dovuto perdere.

Intervista condotta da André Cagnon

NOTE

1 – Estratto dall’omelia pronunciata da Mons. Lefebvre il 30 giugno 1988, in occasione della consacrazione dei quattro nuovi vescovi.
«Ultimamente, il nostro sacerdote che è incaricato del Priorato di Bogotà, in Colombia, mi ha portato un libro sulle apparizioni del Buon Successo - in una chiesa, una grande chiesa in Ecuador, a Quito, capitale dell’Ecuador – e sulle apparizioni avute da una religiosa di un convento di Quito, risalenti a poco tempo dopo il concilio di Trento.
«Come si vede, si tratta dunque di diversi secoli fa. Ebbene, la Vergine Santissima ha detto a questa religiosa – e questo è stato depositato, questa apparizione è stata riconosciuta da Roma e dalle autorità ecclesiastiche, poiché è stata costruita una magnifica chiesa per la Vergine, il cui viso, tra l’altro, dicono gli storici, è stato completato miracolosamente: mentre lo scultore stava per terminare la statua della Vergine, improvvisamente si trovò che il viso era stato completato miracolosamente, questa Vergine miracolosa è dunque onorata con molta devozione dai fedeli dell’Ecuador – e questa Vergine ha profetizzato per il XX secolo e ha detto esplicitamente: «Durante il XIX secolo e la maggior parte del XX secolo, nella Santa Chiesa si propagheranno degli errori sempre più fortemente, metteranno la Chiesa in una situazione di catastrofe assoluta, di catastrofe, e i costumi si corromperanno e la Fede sparirà».
«Mi sembra che non possiamo non constatarlo e, io mi scuso se continuo il racconto di questa apparizione, ma essa parla di un prelato che si opporrà assolutamente a quest’onda di apostasia e a quest’onda di empietà, preservando il sacerdozio, ordinando dei buoni sacerdoti. Traetene le conseguenze, se volete; io non voglio farlo, non posso farlo. Io stesso sono rimasto stupefatto nel leggere queste parole, non posso negarlo, è così, è scritto, è stampato, è consegnato negli archivi di questa apparizione.»





marzo 2014

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