Eleison comments XL

DOCUMENTING  DISINTEGRATION

Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X


  5 aprile 2008

Pubblichiamo il commento di S. Ecc. Mons. Richard Willamson relativo alla disintegrazione dell'arte come paradigma della disintegrazione della civiltà.

Questi commenti sono reperibili tramite il seguente accesso controllato:
http://dinoscopus.blogspot.com/


Una mostra d’arte moderna a Londra dimostra come l’“arte” è stata ridefinita per servire al suicidio di un anti-civiltà senza Dio.


Disintegrazione documentata

Le mostre di arte moderna non dovrebbero interessarmi tanto, perché non c'è davvero da sperare dall’arte moderna, tanto quanto non ce n’è continuando a guardare Humpty Dumpty. Ma “la speranza scaturisce sempre nel petto dell’uomo”, così passando per Londra solo ora sono andato a vedere una mostra di Duchamp, Man Ray e Picabia, indicati come “tre artisti d’avanguardia e amici, il cui incontro durante la prima Guerra Mondiale ha portato alla creazione del movimento New York Dada ed ha cambiato il mondo dell’arte per sempre”.

Ahimè, il programma era invitante, ma i soggetti esposti erano deludenti come sempre. Nati tra il 1887 e il 1890, prima di incontrarsi tutti e tre gli artisti hanno mostrato un certo talento convenzionale, ma dal momento in cui hanno lavorato insieme per raggiungere il loro comune obiettivo di rompere ogni convenzione artistica, nei soggetti di questa mostra tradiscono la loro incapacità quasi totale di produrre alcunché di valore da mettere al posto di quello che hanno sfasciato.

Del francese Duchamp, pensatore del gruppo, tipico e rinomato è il suo soggetto del 1917 dal titolo “Fontana”, costituito da nient’altro che da un comune orinatoio di porcellana poggiato sul dorso. Che idea geniale! L’arte, diceva Duchamp, non ha bisogno né che sia fatta dallo stesso artista, né che sia visivamente accattivante. D’ora in poi l’arte può essere qualsiasi cosa già bell’e pronta, basta che sia indicata da un “artista” come opera d’“arte”. Da qui la spazzatura in acciaio intrecciato indicata come “statua”, che si trova in così tante città moderne. I tre amici erano partiti per cambiare la definizione di arte. Sembra che abbiano avuto successo!

La prima moglie di Francis Picabia diceva su di lui e Duchamp che “hanno dimostrato una straordinaria aderenza ai principi paradossali e distruttivi nelle loro bestemmie e nella loro disumanità, che erano dirette non solo contro i vecchi miti dell’arte, ma contro tutti i fondamenti della vita in generale.” Quanto a Man Ray, nel 1951 diceva ancora che voleva “dipingere il più possibile in modo difforme da altri pittori, soprattutto, dipingere in modo difforme da me stesso – così che ogni opera successiva, o una serie di opere, doveva essere completamente diversa dalle opere precedenti.

Il programma di questi tre – ri-definiti – “artisti” fu la distruzione dalle fondamenta, non esclusa l’autodistruzione. Com’è possibile che il loro programma abbia raggiunto quel prestigio universale e quella popolarità di cui gode oggi? – La mostra era frequentata da spettatori devoti! Risposta, perché ogni civiltà che si allontana da Dio deve chiudersi in se stessa, e poi, per giusta vendetta, rivoltarsi su se stessa.
Ecco perché milioni di anime vogliono il modernismo nella loro arte - e nella loro religione.

Kyrie eleison.

Londra, Inghilterra


aprile  2014

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