Eleison comments XCVII

FLAT  OBJECTION  

Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X


  16 maggio 2009

Pubblichiamo il commento di S. Ecc. Mons. Richard Willamson relativo al diritto-dovere dello Stato cattolico di vietare la libertà religiosa in pubblico.

Questi commenti sono reperibili tramite il seguente accesso controllato:
http://dinoscopus.blogspot.com/


Negare la libertà alla pratica pubblica delle false religioni non ha senso,
a meno che non si conosca qual è l'unica vera religione.

Debole obiezione

Un amico mi ha appena ricordato la classica obiezione all’insegnamento della vera Chiesa cattolica sulla libertà religiosa, delineato qui la scorsa settimana. Ecco l’obiezione: Maggiore: Forzare la fede di qualcuno è assurdo, perché la fede non è qualcosa che può essere imposta a forza. Minore: Ma rifiutare la libertà religiosa delle persone significa forzare le loro credenze. Conclusione: Rifiutare la libertà religiosa è assurdo.

Il Maggiore qui è vera. Che qualcuno creda o non creda in materia di religione è una scelta del suo proprio libero arbitrio, che o non può essere determinato al di fuori di lui, e / o - soprattutto nel caso della Fede cattolica - non dev’essere determinato dal di fuori, perché “Nemo nolens credit” (Sant’Agostino), cioè nessuno può credere contro la sua volontà. Così la forzatura esterna della Fede cattolica è impossibile o sbagliata.

Il problema sta nel termine Minore dell’obiezione. La dottrina tradizionale della Chiesa: che uno Stato cattolico non debba concedere ai propri cittadini la libertà religiosa, non significa che lo Stato dovrebbe forzare la fede privata di qualcuno, né significa che lo Stato dovrebbe costringere qualcuno ad agire pubblicamente in conformità col credo cattolico. Significa invece che uno Stato cattolico ha il diritto di impedire la pratica pubblica di ogni religione contraria al credo cattolico, e se il divieto realizza più bene che male, lo Stato ha il dovere di vietare tale pratica. Questo perché ogni Stato costituito da esseri umani viene da Dio, al pari di essi, e ha da Dio il corrispondente dovere di provvedere temporalmente (cioè fare il possibile nel tempo, qui in basso sulla terra) al benessere eterno dei suoi cittadini (cioè alla loro salvezza in Cielo). I cittadini sono normalmente influenzati da tutto quello che succede intorno a loro nello Stato, quindi la loro salvezza eterna è normalmente ostacolata dalla pratica pubblica delle false religioni.

Così la Chiesa cattolica insegna che la libertà religiosa deve essere negata 1) solo nel caso di false religioni, 2) solo nella loro pratica pubblica, e 3) solo quando si farà più bene che male a vietare tale pratica. Questo ha un significato solo negli Stati cattolici, perché dove vi è poca o nessuna Fede cattolica, tale divieto ha poco o nessun senso. Oggi questo significa in quasi tutti gli Stati, perché i cittadini di tutti gli Stati moderni sono così immersi nel liberalismo (la quasi-religione della libertà), che anche in un presumibile Stato cattolico oggi un tale divieto sarebbe un oltraggio al culto della libertà della gente e quindi tale che farebbe più male che bene.

Tuttavia, di queste tre condizioni, la prima è la chiave. Se non si coglie che il cattolicesimo è l’unica religione completamente vera, non si potrà mai concepire il perché tutte le altre religioni devono sempre essere vietate in pubblico. Al contrario, se si coglie che solo il cattolicesimo (almeno accettato implicitamente) è in grado di inviare le anime al Cielo, e che tutte le altre religioni, come tali, e ripeto come tali, inviano le anime all’Inferno, ne consegue automaticamente che la loro pratica pubblica dovrebbe, ove ragionevole, essere vietata. È una questione di Fede. “Signore, io credo, aiutami nella mia incredulità” (Mc. IX, 24).

Kyrie eleison.


agosto  2014

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