Eleison comments CXVI

… AND IF EVER…    

Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X


  26 settembre 2009

Pubblichiamo il commento di S. Ecc. Mons. Richard Willamson relativo alla necessità che i capi della FSSPX siano nominati dalla stessa anche in caso di “accordo pratico”.

Questi commenti sono reperibili tramite il seguente accesso controllato:
http://dinoscopus.blogspot.com/



E laddove i colloqui Roma-FSSPX sfociassero in qualche accordo pratico, la questione cruciale sarebbe: chi nomina d’ora in poi i vescovi della FSSPX?



…E se mai…

... E se mai le discussioni che si svolgeranno fra Roma e la Fraternità San Pio X sembrassero  potere giungere  ad un “accordo pratico” non dottrinale fra le parti, tutti i cattolici desiderosi di salvare le loro anime dovrebbero studiare l’“accordo” da vicino - in particolare nelle scritte più piccole - per vedere chi sarebbe in futuro a nominare il capo o i capi, e i loro successori, nella FSSPX approvata da Roma.

Questi potrebbe portare qualunque titolo che piacerà a entrambe le parti: “Superiore Generale” o “Prelato personale” o “Gran Signore delle galere” (un personaggio di nobile rango e titolo) - il nome sarebbe di nessuna importanza. Cruciale sarebbe chi dovesse prendere le decisioni; e chi nominerebbe chi dovesse prendere le decisioni? Sarebbe nominato dal Papa o dalla Congregazione del Clero, o da qualche ufficiale romano, o come adesso dovrebbe continuare ad essere nominato, indipendentemente da Roma, all’interno della FSSPX, con un’elezione ogni 12 anni da parte dei circa 40 principali sacerdoti della FSSPX (prossime elezioni nel 2018)? Che “accordo” si sarebbe raggiunto con Roma se non si fosse ottenuto il controllo sulle nomine della direzione della FSSPX?

La storia della Chiesa cattolica è costellata di esempi della lotta tra gli amici e i nemici di Dio - normalmente Chiesa e Stato, rispettivamente - ma oggi non più! - per il controllo della nomina dei vescovi cattolici. Come ogni intelligente amico o nemico della Chiesa sa bene, i vescovi sono la chiave per il suo futuro. (Come Mons. Lefebvre usava dire, a dispetto di tutte le sciocchezze democratiche odierne, sono i vescovi che formano il popolo cattolico e non il popolo che forma i vescovi.)

Un classico esempio di questa lotta è il Concordato napoleonico del 1801, con il quale lo Stato francese da poco massonico, fece in modo di assicurarsi un significativo grado di controllo sulla scelta dei vescovi nella Chiesa in Francia. Prontamente tutti i vescovi pre-rivoluzionari furono allontanati in quanto ancora troppo cattolici, e la Chiesa si avviò tranquillamente lungo il cammino verso il Vaticano II. Allo stesso modo, quando nel 1905 la massoneria interruppe l’unione dello Stato francese con la Chiesa, per meglio perseguitarla, l’eroico Papa Pio X approfittò dalla sua indesiderata nuova indipendenza dallo Stato per nominare, e consacrare lui stesso, una manciata di nove vescovi; ma il  loro virile cattolicesimo spaventò così tanto i Massoni che, non appena Pio X morì, si affrettarono a tornare a negoziare una certa riunione fra Chiesa e Stato, perché potessero recuperare il controllo della nomina dei vescovi francesi - e il Vaticano II ne ha seguito la pista.

Lo schema si ripeté nel 1988, quando solo la fede eroica e il coraggio di Mons. Lefebvre salvarono la FSSPX con la consacrazione di quattro vescovi a prescindere dalla disapprovazione esplicita della Roma conciliare. Le stesse volpi conciliari potrebbero ora “dar via al negoziato”, al fine di riprendere il controllo dei quattro “brutti anatroccoli” della FSSPX, e dei loro successori potenzialmente indipendenti – gli anatroccoli sono un boccone prelibato per le volpi affamate!
Dio benedica don Schmidberger e Mons. Fellay, e tutti i loro successori che sosterranno questa indipendenza cattolica fino a quando Roma rimarrà fuori del suo sentire cattolico!

Kyrie eleison.

Londra, Inghilterra.


agosto  2014

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