Eleison comments CXXIV

UNIQUE  DELINQUENCY - I

Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X


  21 novembre 2009

Pubblichiamo il commento di S. Ecc. Mons. Richard Willamson relativo alla criminosità dei riti sacramentali adottati dopo il Vaticano II - Parte prima.

Questi commenti sono reperibili tramite il seguente accesso controllato:
http://dinoscopus.blogspot.com/



Il problema con i riti sacramentali della neo-Chiesa è che essi si ingegnano di minare alla lunga l’Intenzione sacramentale del ministro.



Criminosità unica - I

Per sottolineare ancora una volta la criminosità senza pari del concilio Vaticano II (1962-1965), non saranno troppe due settimane per rispondere alla ragionevole obiezione avanzata da un lettore riguardo a quanto argomentato nel “Commenti Eleison” di tre settimane fa (31 ottobre u.s.). Vi si affermava che i Riti sacramentali della neo-Chiesa, introdotti nel post-Concilio, sono di natura tale da invalidare alla lunga i sacramenti stessi, perché sono stati pensati ambiguamente per erodere l’Intenzione sacramentale del ministro, senza la quale lo stesso sacramento non può attuarsi.
 
Il lettore, seguendo l’insegnamento classico della Chiesa, obiettava che le personali deficienze del ministro, persino la sua mancanza di Fede, possono esser sostituite dalla Fede della Chiesa, nel cui nome egli amministra il sacramento (cfr Summa Theologiae, III, LXIV, 9 ad 1). Tale che - esempio classico - un ebreo che non abbia la Fede cattolica, può non di meno battezzare validamente un amico morente in quanto, sapendo che la Chiesa cattolica compie una data cosa quando battezza, egli intende fare quella stessa cosa che fa la Chiesa.  Questa Intenzione di fare ciò che fa la Chiesa, è dimostrata dalle parole che pronuncia e dal compiere le azioni previste dal Rito del Battesimo.
 
Ragion per cui, argomentava il nostro lettore, la neo-Chiesa potrà pure aver corrotto la Fede cattolica del Ministro, ma la Chiesa Eterna sostituirà ogni sua mancanza di Fede, ed i sacramenti da lui amministrati saranno ancora validi. La prima parte della risposta a questo ragionamento è che se i Riti sacramentali della neo-Chiesa minassero solo la Fede del ministro, l’obiezione sarebbe valida, ma se essi minano anche la sua Intenzione sacramentale, allora non si attuerà alcun sacramento.
 
Un altro esempio classico chiarirà meglio la questione. Perché l’acqua scorra in un tubo di metallo, non è importante che il tubo sia d’oro o di piombo, ma è indispensabile che il tubo sia collegato al rubinetto. L’acqua rappresenta la Grazia sacramentale, il rubinetto la sorgente primaria della Grazia, cioè Dio stesso e solo Lui, il tubo rappresenta la “fonte strumentale”, cioè il ministro sacramentale, attraverso la cui azione la Grazia sacramentale fluisce da Dio. L’oro o il piombo rappresentano la santità o l’indegnità del ministro, quindi la validità del sacramento non dipende dalla sua Fede o “non fede” personale, ma dal suo esser connesso o meno alla fonte primaria della Grazia sacramentale: Dio stesso.
 
Questa connessione egli la realizza precisamente con la sua Intenzione nell’amministrare il sacramento: fare ciò che fa la Chiesa. Perché attraverso quell’Intenzione egli pone se stesso come “strumento” nelle mani di Dio affinché Dio riversi la Grazia sacramentale attraverso di lui. Senza questa Intenzione sacramentale, lui e la sua Fede possono essere d’oro o di piombo, ma lui è scollegato dal rubinetto.
 
La prossima settimana mostreremo come fu programmato il Vaticano II per potere  corrompere non solo la Fede del Ministro, ma alla lunga anche qualsiasi Intenzione sacramentale egli potesse avere.
 
Kyrie eleison.


agosto  2014

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