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S. Ecc. Mons. Richard Williamson, FSSPX rilasciata al sito messicano NON POSSUMUS il 7 novembre 2014 Intervista pubblicata sul sito NON POSSUMUS dove si trovano le versioni in spagnolo e in inglese impaginazione e neretti sono nostri Intervista
Eccellenza,
sono passati due anni dalla sua espulsione. Come vanno le cose?
Per la più parte, bene;
sono stato liberato dal veleno che sta avvelenando tutto nella
Fraternità, sotto questa dirigenza che vuole ottenere ad ogni
costo un accordo per sottomettersi ai Romani apostati; con questa
espulsione dalla Fraternità mi sono liberato o Mons. Fellay mi
ha liberato. Credo che essa sia stata provvidenziale. Io mi trovo bene,
ma sono un po’ deluso dalla relativa mancanza di reazione di parte di
molti bravi sacerdoti della Fraternità. Lo stesso vale per
i laici, ma la delusione nei loro confronti è minore rispetto ai
sacerdoti.
Io comprendo molto bene che, umanamente parlando, i sacerdoti preferiscano rimanere all’interno della Fraternità. Umanamente la cosa è comprensibile, ma dal punto di vista della Fede è una vergogna che non vedano la necessità della Fede e la necessità di proteggersi da questo veleno generale che oggi infesta la Fraternità. È terribile che i sacerdoti non vedano questo, perché se non prenderanno posizione, a poco poco cederanno. Per esempio, a Chicago, nell’Illinois, dove risiede relativamente imprigionato Mons. Tissier, non totalmente, ma relativamente imprigionato, ho sentito che la sua posizione si stanno indebolendo. Voglio dire che egli è un uomo molto buono, un buon vescovo, di sana dottrina, ma se si ostina a rimanere dentro la Fraternità, come suddito “leale” di Mons. Fellay, finirà con l’avvelenarsi sempre più. È quello che hanno osservato quelli che gli stanno vicino. Il Capitolo Generale del 2012 ha avuto una grande influenza sul declino della Fraternità? Poco dopo il Capitolo Generale
del 2012, Don Chazal parlò con Mons. Tissier, e questi gli disse
che il Capitolo Generale era stato un disastro. Quando Don Chazal rese
pubblica la cosa, il vescovo ha dovuto negare di averlo detto, a causa
delle pressioni da parte della dirigenza. In ogni modo, è vero
che il Capitolo Generale del 2012 è stato un disastro. Il motivo
è che in questo Capitolo sono entrati diversi sacerdoti e
vescovi decisi a resistere al tradimento di Mons. Fellay, di Don Nely,
Don Pfluger, Don Lorans, Don Du Chalard e di tutta la dirigenza, ma
Mons. Fellay è riuscito ad avvelenarli, così che costoro
alla fine persero la loro lucidità, il loro coraggio e la loro
volontà di resistenza. Incredibile. Questo Capitolo è
stato un colpo da maestro di Mons. Fellay, che è riuscito ad
incantarli. Da maestro di confusione, egli possiede un’incredibile
capacità di confondere e così ha confuso le loro
menti e li ha indotti a seguire la sua strada sbagliata. Viene da dire
che è stata una cosa demoniaca. Non credo che egli sia un agente
consapevole del demonio, quanto piuttosto un agente inconsapevole; cosa
che dati i frutti mi sembra evidente. Frutti che consistono nella
distruzione del lavoro di Mons. Lefebvre. Tuttavia, va detto che egli
non è solo, ha dei collaboratori che insieme costituiscono
quella dirigenza che sta dominando e falsificando tutto il lavoro di
Mons. Lefebvre. È incredibile.
È vero che anche la formazione dei seminaristi è un fattore chiave per il successo di questa dirigenza? Dopo le consacrazioni del 1988, e
prima di morire nel 1991, Mons. Lefebvre lesse il libro
di Don Emmanuel Barbier, un ottimo libro anti-liberale che studia
la storia di tutta la lotta tra liberali e anti-liberali a partire dal
XIX secolo. Dopo averlo letto, Mons. Lefebvre disse: (ho due fonti ed
è per questo che posso dirlo) «Se avessi letto prima
questo libro, avrei formato diversamente i miei seminaristi.» E
la cosa è confermata dal fatto che negli ultimi due anni di
vita, nel corso di ritiri, ebbe a dire che dopo aver letto il libro di
Don Barbier aveva capito che la lotta tra anti-liberali e liberali del
XIX secolo era esattamente la stessa lotta di Ecône contro Roma.
In altre parole, i buoni papi anti-liberali del XIX secolo, come per
esempio il Beato Pio IX, combatterono contro i perniciosi liberali di
quel secolo la stessa battaglia, con la differenza che allora i buoni
erano al potere e i cattivi furono cacciati via. Nel XX secolo invece,
dopo il Vaticano II, i cattivi sono andati al potere e sono stati i
buoni ad essere cacciati. Così
è molto verosimile che egli abbia detto che avrebbe formato
meglio i suoi seminaristi, facendone dei forti anti-liberali con una
maggiore conoscenza della Rivoluzione, in grado di comprenderla e di
resistere ad essa. Mons. Lefebvre ha sempre insistito sulla
santità del sacerdote, cosa eccellente e indiscutibile, ma che
si basava troppo sulla formazione data ai seminaristi negli anni ‘30 o
‘50, una formazione classica che è superata a causa del male del
Vaticano II. Tutto questo suggerisce che, forse, Mons. Lefebvre non
avesse preso abbastanza precauzioni; non avesse capito fin dall’inizio
il vero male del Concilio. Non lo so. Verso
la fine della sua vita, Mons. Lefebvre disse, tra le altre cose, che a
leggere i documenti del Vaticano II, ci si rende sempre più
conto che ci trova al cospetto di una profonda perversione della mente.
Non si tratta solo di particolari errori, come la libertà
religiosa, l’ecumenismo, ecc., ma della profondità di tali
errori; di qualcosa di più profondo e di più universale:
una totale perversione della mente. Tale richiamo è
particolarmente interessante se si tiene conto che è relativo
agli ultimi giorni di vita di Monsignore, e io credo che verso la fine
della sua vita, quando attuò le consacrazioni del 1988 - un atto
totalmente giustificato – avesse compreso come fosse necessaria una
preparazione che interessasse più a fondo il pensiero, lo
spirito, la religione; in contrasto con questo profondo male che
è la perversione liberale che sempre più affligge gli
spiriti in questo mondo moderno.
Verso la fine della sua vita, egli ribadì inoltre che non ci si poteva avvicinare a Roma fino a quando questa non si fosse convertita… Sì, e molto chiaramente.
Noi abbiamo quell’importante frase che dice: sarà io a dettare le condizioni e la
condizione sarà che accettino la Pascendi, Quanta Cura, il
Syllabus e i grandi documenti anti-liberali dei papi del XIX secolo e
della prima metà del XX secolo [Fideliter n° 66,
settembre-ottobre 1988]. Monsignore si rese conto che non c’era modo di
parlare con i Romani. Se in coloro che discutono non c’è
condivisione sulle cose fondamentali o principali, la discussione
è impossibile. Questo è un dato di fatto, e il povero
Mons. Fellay non ha la minima idea del male che va ad affrontare quando
va a Roma. È un’ingenuità. Egli è cieco e ignora
completamente il problema. E così cerca la soluzione in un
accordo con Roma, cosa completamente falsa dal punto di vista della
Fede. Non si avvede della cosa, è accecato. E la cosa deludente
è che ci sono anche molti sacerdoti della Fraternità che
non vedono, o se vedono non reagiscono, nonostante il problema non
possa essere più grave di com’è già. Si tratta
della completa perversione dell’uomo moderno, una perversione profonda.
È ben possibile che si tratti di persone sincere, ma è
proprio tale sincerità ad essere perfettamente compatibile con
questa perversione della mente. La
bontà soggettiva non cambia il male oggettivo dell’essere in
errore, dell’essere fuori dalla realtà, e i Romani attuali e
quasi tutto il mondo moderno si trovano in un mondo di sogni. Credo che
solo un castigo di Dio sarà in grado di correggere o di porre
fine a questa fantasia. L’umanità preferisce le menzogne degli
uomini alla verità di Dio. Solo Dio può cambiare questo.
Mons. Fellay ha affermato che non c’erano più discussioni con Roma, mentre Mons. Pozzo dice che non sono mai state sospese. Certo, e questo perché
Mons. Fellay si illude o, propriamente parlando, mente.
E quando mente, è consapevole della gravità della cosa? Egli mente costantemente. È incredibile, assolutamente incredibile. Ma egli è un uomo moderno e per l’uomo moderno la mancanza di senso della realtà giustifica tutto. Si può dire di tutto, e questo è giustificato se è in armonia con questa mancanza di senso della realtà. Si tratta di una mentalità inconcepibile, ma è questa la mentalità vigente nella dirigenza. Una dirigenza che è oggettivamente folle. Soggettivamente è possibile che ci sia della buona volontà, ma è difficile da credere, perché Dio dà sempre le grazie per uscire da questo mondo di fantasia e tornare alla realtà della Sua Verità, così che le anime possano essere guidate verso il Cielo e possano evitare l’Inferno. Ma costoro rifiutano quest’aiuto di Dio perché non agiscono in accordo con la realtà di Dio. Essi continuano ad agire in accordo con la fantasia del mondo, la menzogna… è incredibile. Che ne pensa del “riconoscimento di tolleranza” o dell’“accettarci come siamo”? Si tratta di una trappola.
Perché i Romani si sono fatti agenti del diavolo, e lo stesso
Mons. Fellay, per esempio, nella sua risposta ai tre vescovi
dell’aprile 2012, ci ha detto “voi non siete realisti, vi manca il
senso del soprannaturale, è possibile convertire Roma, non
è impossibile.” Mio caro amico, non è possibile! Don
Vallet diceva: “Un liberale non si converte.” Costoro non si convertono
a meno di una grazia eccezionale di Dio! Il liberalismo è un
sistema di pensiero e uno stile di vita in accordo con la fantasia del
mondo, in cui uno si rinchiude, e non si può uscire da essi,
perché è troppo bello e piacevole stare immersi in questa
fantasia. È quasi impossibile uscirne. Ora, quasi tutto il mondo è
liberale, ed essere liberali significa essere amici di tutti. Essere
anti-liberali significa isolarsi, vivere in difficoltà, in
opposizione, in conflitto. A causa di questo, quasi tutti i
sacerdoti della Fraternità seguono apparentemente la fantasia di
Mons. Fellay, perché è più comodo. Un accordo con
i Romani come sono adesso è impossibile; è impossibile
conciliare Satana e Cristo. È ridicolo. Sta qui il nodo cruciale
del problema del mondo fantastico di Mons. Fellay: Noi vogliamo
conciliare Satana e Cristo. È impossibile. Sono inconciliabili.
Non capisco il motivo per cui è accecato, o perché non
vuole vedere.
Il cardinale Ouellet ha detto che è necessario considerare la Fraternità da un punto di vista ecumenico. È giusto! Questo è
ecumenico. I Romani non possono accettare la Fraternità di Mons.
Lefebvre perché è il vero cattolicesimo, è la
verità di Dio; quella verità a cui Mons. Lefebvre rimase
sempre fedele. Ciò che è essenziale in Mons. Lefebvre
è che egli rimase fedele fino alla fine: Tradidi quod et accepi,
ho trasmesso ciò che ho ricevuto. Attenersi alla Verità è
inaccettabile per gli agenti di questo mondo fantastico. È la
realtà di Dio contro la fantasia dell’uomo, e le due cose sono
inconciliabili. Quello che dice il cardinale Ouellet è
perverso, e dice bene parlando di “punto di vista ecumenico”. In altre
parole, egli afferma che ciò che sta facendo la
Fraternità è buono, ma deve essere integrato
nell’ecumenismo della Chiesa ufficiale. Il che significa che la
Tradizione deve essere conciliata col Concilio. Impossibile.
Probabilmente, Mons. Fellay è contento per questa frase del cardinale Ouellet, perché esprime la sua stessa posizione. I Romani dicono che il “Concilio dev’essere conciliato con la Tradizione” e Mons. Fellay afferma che “La Tradizione deve essere conciliata col Concilio”. Entrambe le parti si incontrano al centro. Punto di vista ecumenico significa che la Fraternità deve cambiare secondo i desideri di Roma. È un errore terribile. I Romani, intrappolati nel loro sistema, sono incapaci di comprendere la Tradizione. Non possono capirla. Le loro menti sono così contraffatte e deviate da essere preda di principii veramente falsi, per i quali non possono comprendere che c’è un Dio che ha esigenze assolute che non possono scambiarsi con la volontà degli uomini. Diversi giorni fa, a Lourdes, Mons. Fellay ha dichiarato: “Niente paura! … Ma noi non abbiamo il diritto di lasciarci paralizzare, dobbiamo andare avanti”. Non è un linguaggio modernista? Naturalmente, è un
linguaggio modernista! Perché tutto quello attiene alla Dottrina
di Dio è immutabile; non può cambiare. Rinchiuderci in noi stessi in posizione
difensiva, trincerarci nella Dottrina di Dio, significa ancorarci alla
Verità di Dio. La Verità di Dio è infinitamente
aperta, ma solo alla realtà che corrisponde a Dio. Questa
apertura alla realtà di Dio esclude le bugie e la stoltezza di
Mons. Fellay, dei Romani e di tutti gli idioti del mondo moderno.
Quindi la nostra chiusura è nei confronti di ciò che
è male, mentre la nostra totale apertura è per tutto
ciò che è bene, ma questo Mons. Fellay non lo capisce
più. È la volontà degli uomini contro la
volontà di Dio, e sembra che ogni volta egli capisca sempre meno
la volontà di Dio. È sempre una volta peggio nella sua
direzione della Fraternità. Ogni volta avvelena sempre
più gli spiriti dei sacerdoti che non hanno il coraggio di
abbandonare la sua misera conduzione.
Vista la debole dichiarazione sulla presunta “beatificazione” di Paolo VI, Lei come crede che avrebbe reagito Mons. Lefebvre? In un modo completamente diverso
da quello di Mons. Fellay. Il povero Mons. Lefebvre si trova
indubbiamente in Cielo, ma se fosse possibile il suo corpo si
rivolterebbe nella tomba a Ecône. È il tradimento del suo
lavoro. È la dissoluzione del suo lavoro. Monsignore fece di
tutto a suo tempo, e fu gradito a Dio, che era contento per ciò
che egli aveva costruito; con il mondo di oggi, era inevitabile
che la Fraternità cedesse dopo la sua morte. Questo è lo
stato delle cose. Il mondo di oggi è immerso nella corruzione,
nelle coercizioni, nella confusione, nelle bugie e nell’inganno … Mons.
Lefebvre sarebbe parecchio dispiaciuto per ciò che sta accadendo
nella Fraternità.
La Fraternità assomiglia ogni giorno di più ad una comunità Ecclesia Dei. Non è così? Sì, è il veleno.
È il veleno di Mons. Fellay, di Mons. De Galarreta, di Don
Pfluger, di Don Nely, di Don Du Chalard, di Don Lorans e di Don
Schmidberger, questi capi liberali. Ma il capo in testa è Mons.
Fellay, egli ha una spaventosa responsabilità per la caduta
della Fraternità nel pensiero del mondo moderno. Alcuni Romani
sarebbero compiaciuti di questo, ma non tutti. E Mons. Fellay non riesce a vedere
che se riuscirà a condurre la Fraternità dentro la Chiesa
ufficiale, non rimarrà a lungo come suo capo. Quelli lo
deporranno come hanno deposto Don Bisig nella Fraternità San
Pietro. Perché? Chi può fidarsi di un traditore? Un
traditore può sempre tradire una seconda volta. E non avendo
fiducia in lui, ben presto verrebbe sostituito da un povero membro
della Fraternità ancora più illuso di lui. Ma
egli non si accorge di questo; non vuole vedere. Infine, qual è
la sua forza trainante? Cos’è che lo motiva? Dio solo lo sa, ma
comunque sia, egli continua ad avvelenare, ad avvelenare: a trasmettere
ciò che ha ricevuto, in questo caso il veleno: il veleno del
liberalismo, del modernismo e del distacco del pensiero da ciò
che è vero, buono e giusto.
Riguardo
alla Consacrazione della Russia, crede che a Menzingen potrebbero
ancora credere nella necessità di farla?
Non lo so. È molto
probabile che col tempo ci credano sempre meno. Probabilmente. È
ben possibile che un tempo abbiano creduto nella Consacrazione della
Russia, in forza della richiesta fatta a Fatima dalla Santissima
Vergine. Ma quando si assumono posizioni che sono in contrasto con
essa, sorge uno scontro, un conflitto, e il conflitto deve essere
risolto in un modo o nell’altro. Mentre la dirigenza della
Fraternità insiste nel voler seguire Roma, Roma stessa rifiuta
Fatima; e questa è cosa risaputa (il cardinale Ratzinger nel
2000, etc.). Roma rifiuta Fatima perché rifiuta la divina
soluzione del Cielo. Costoro non amano Dio; non amano ciò che
è di Dio. Essi non amano la Vergine Santissima. Fingono di
farlo, ma in realtà non lo fanno, quindi rifiutano la soluzione
della Madonna di Fatima, e tali persone dementi non vogliono altro che
compiacere i Romani. È per questo che esercita subito una
pressione ogni volta di arriva a prendere minimamente in considerazione
la soluzione della Beata Vergine. Alla fine si finisce col non credere
in questi mezzi, nella soluzione della Santissima Vergine. E quando si
arriva a non credere in questa soluzione, si cercano invano false
soluzioni. La Fraternità è per questa strada ed
effettivamente è alla fine di essa. Se essa non è morta,
sta morendo. E questo è molto triste. Vi sono ancora buoni
sacerdoti nella Fraternità, ma la bontà di questi
sacerdoti non è sufficiente. Questa crisi è molto
esigente. Questa crisi non prende prigionieri: uno o viene salvato o
dannato. Non c’è via di mezzo. O si mantiene la Fede e si
abbandona questo vescovo molto pericoloso, Mons. Fellay, o si rimane
sul suo terreno di giuoco e si resta avvelenati. È quello che
sta accadendo a dei buoni sacerdoti; e questo causa la caduta di molti
di essi: essi scivolano a poco a poco, e in testa ad essi vi è
Mons. Tissier, che è buono. Mons. De Galarreta era caduto
già due anni fa, nell’ottobre del 2012, con il suo discorso
Villepreux, dove annunciò che stava dalla parte della dirigenza
della Fraternità (forse vuol far parte alla dirigenza). Bene,
che il buon Dio lo benedica. Ma la sua utilità per la Tradizione
è giunta al termine. Essi non possono più difendere la
Tradizione, perché non la capiscono. Infatti, quando si afferma
che la Tradizione è incompatibile con i Massoni di Roma, essi
dicono: la Tradizione è compatibile con questi Romani.
Nonostante questi ultimi abbiano un diverso concetto di Tradizione. Si
tratta di una concezione sminuita della Tradizione, dal momento che la
si concepisce come compatibile con gli oggettivi nemici di Dio, che
sono i Romani.
È
a causa di questo che questa dirigenza non fa più distinzione
fra la Chiesa cattolica e la Chiesa ufficiale?
A questo proposito io uso il mio
modo di dire le cose. Sì, è per questo. Perché
essi pretendono che questi uomini che sono oggettivamente agenti del
diavolo, sarebbero invece agenti di Cristo. Questo è falso.
Mons. Lefebvre ha detto tante volte che la Chiesa cattolica e la Chiesa
conciliare non sono la stessa cosa.
Che cosa intendiamo quando diciamo: Chiesa conciliare? L’espressione serve ad indicare i molti uomini di Chiesa che occupano posizioni all’interno della vera Chiesa. Costoro hanno le menti occupate da idee e principi che non appartengono alla Verità cattolica. In altre parole, le idee anti-cattoliche albergano nelle menti dell’autorità cattolica della Chiesa. L’autorità continua ad esistere. Non neghiamo l’autorità delle funzioni, ma diciamo che le idee che albergano nelle menti di chi svolge quelle funzioni, sono false. Sta in questo la forza di questi uomini perniciosi che occupano i posti di comando nella Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo. Non hanno altri punti di forza. Essi esercitano un’autorità che non hanno il diritto di esercitare. Essi comandano secondo un modo del tutto falso, quindi non sono cattolici, in nessun modo sono cattolici, se non nel senso che occupano posizioni cattoliche. Un mistero di Dio, ma anche un castigo per la razza umana, che non vuole andare in Paradiso, che non vuole la Verità di Dio e predilige le menzogne degli uomini. Niente rimane, tranne che Dio intervenga con uno spaventoso castigo, ed Egli lo farà. Questo è ciò che credo. Preso in mezzo a questa terribile situazione, cosa può fare il fedele? Recitare il Rosario. Il Rosario
è un salvagente. Nostro Signore ha detto che con il Rosario e lo
Scapolare molti uomini saranno salvati. Pertanto i fedeli devono
indossare i loro scapolari e recitare il Rosario. Io vado dicendo
costantemente che si dovrebbero meditare 15 misteri al giorno. E questo
è più facile di quanto si possa pensare. Può
sembrare molto, ma non lo è. Ed è molto potente. Se penso
ancora in accordo con la Verità, io attribuisco questo al
Rosario. Decine di anni fa Dio mi ha dato la grazia di recitare in
media 15 misteri ogni giorno. Nel mio programma giornaliero, io porto
con me il conto di quanto ho pregato, ed è questo che
consiglierei. È semplice, pratico e di poca esigenza, ma
è ciò che ha chiesto la Santissima Vergine. In parole povere, se Lei lo ha chiesto,
esso avrà sicuramente successo. Se Lei lo ha chiesto, è
perché il Cielo lo vuole. Se il Cielo lo vuole è
perché esso ci ricompenserà facendoci andare in Cielo.
Inondazioni, bombe, cosa importa se si arriva in Paradiso? Dal momento
che vado in Paradiso non mi interessa come io muoia. È il Cielo
che conta.
Quindi, il Rosario e ovviamente i Sacramenti, se è possibile, anche se può accadere che essi siano meno accessibili per mancanza di sacerdoti. Ancora adesso, nella Fraternità ci sono molti sacerdoti che insegnano la sana dottrina e amministrano i Sacramenti. Ecco perché io non credo che si debba dire che si deve stare completamente lontani dalla Fraternità. Io credo che ci siano mezzi soprannaturali dati ai sacerdoti della Fraternità San Pio X, allo scopo di aiutare a raggiungere il Paradiso, ma è anche certo che c’è un qualche pericolo nella Fraternità, pericolo ogni volta più forte e più velenoso. Allora, Sacramenti ogni volta che sia possibile, buone letture e tenersi informati per non lasciarsi ingannare. Si continui a leggere per rimanere orientati, ma senza dimenticare il proprio dovere di stato. Si rimanga giustamente coinvolti nella propria famiglia nel modo giusto. Si rispettino i Dieci Comandamenti. (torna
su)
dicembre 2014 |