Intervista di
Mons. Jean-Michel Faure
rilasciata a Jérome Bourbon
per conto del settimanale francese Rivarol
n° 3182 del 2 aprile 2015








Premessa di Rivarol


In un lungo articolo pubblicato giovedì 26 marzo, abbiamo parlato della consacrazione del sacerdote francese Jean-Michel Faure ad opera di Mons. Williamson. La cerimonia si è svolta il 19 marzo nel monastero benedettino di Santa Cruz a Nova Friburgo in Brasile, nella regione di Rio de Janeiro.
Mons. Faure, che tra l’altro ha ordinato sacerdote un monaco benedettino il 28 marzo, la vigilia delle Palme, sempre nello stesso monastero, ha acconsentito a rispondere, solo dopo pochi giorni dalla sua consacrazione episcopale, alle domande che gli abbiamo poste, cosa di cui lo ringraziamo.
Precisiamo, com’è nostro costume, che le interviste concesse si svolgono in tutta libertà per permettere all’intervistato di far conoscere la sua posizione, ma esse non impegnano minimamente la redazione del giornale.

Intervista

Rivarol: Per quali ragioni ha accettato di essere consacrato vescovo il 19 marzo in Brasile ad opera di Mons. Williamson?

Mons. Jean-Michel Faure: Per servire la Chiesa, per la gloria di Dio, per la salvezza delle anime. Un vescovo può fare tutto questo a condizione di rimanere fedele. Lo scopo principale di questa trasmissione  è conferire la grazia dell’Ordine sacerdotale e la grazia del sacramento della Cresima. Mons. Williamson non può viaggiare nel mondo intero.

Rivarol: È sicuro che la Fraternità San Pio X stia riunendosi col Vaticano?

Mons. Faure
: Quando si tratta di due misteri, la grazia di Dio e il libero arbitrio dell’uomo, niente è certo. Ma, umanamente parlando, Mons. Fellay dà molte indicazioni della sua ferma volontà di ricongiungersi alla Chiesa conciliare, in particolare con la visita dei prelati conciliari che incontrano i seminaristi, e da quanto si capisce dalle recenti dichiarazioni di Mons. Pozzo espresse dopo la consacrazione.

Rivarol: Cosa risponde a coloro che le rimproverano di non avere quanto meno atteso un ricongiungimento pubblico fatto dalla FSSPX con le dovute forme, per compiere un atto così gravido di conseguenze?

Mons. Faure: Menzingen, tutti i giorni fa scivolare un buon numero di buoni sacerdoti verso il disastroso ricongiungimento, per esempio obbligando i seminaristi della Fraternità a ricevere – e dunque ad accettare in linea di principio – le visite di questi prelati conciliari ed ecumenisti.

Rivarol: Menzingen ha condannato la sua consacrazione ancor prima del Vaticano e molto più duramente. Cosa le fa pensare una cosa del genere?

Mons. Faure: Menzingen ha paura e perde la sua autorità perché non è più fedele alla verità.

Rivarol: L’Istituto Mater Boni Consilii (IMBC) il 20 marzo ha pubblicato un comunicato nel quale denuncia la sua consacrazione come sacrilega, illecita e scismatica, perché costituisce un riconoscimento pubblico di Francesco I come Vicario di Cristo, mentre allo stesso tempo gli si disobbedisce con una consacrazione senza mandato pontificio e destinato a combattere il suo magistero. Cosa risponde a questa argomentazione?

Mons. Faure: Nella vera Chiesa cattolica, la Fede primeggia sull’autorità, perché l’autorità in fondo è tale per servire la verità. Ora, Papa Francesco possiede l’autorità papale e nessun altro è papa né può esserlo mentre egli è in vita e non si dimette, ma egli non mette la sua autorità al servizio della verità, della vera Fede, e dunque davanti a Dio non si è costretti ad obbedire a lui piuttosto che a Dio.

Rivarol: Cosa risponde all’accusa di essere ricorso ad un “mandato romano apocrifo”, cosa che viene considerata una mancanza grave?

Mons. Faure: Un mandato romano “apocrifo” si impone quando la Fede è in grave pericolo.

Rivarol: La sottomissione al Papa è un dogma di fede per i cattolici. Bonifacio VIII, nella sua Bolla Unam Sancta, afferma: «Dichiariamo e definiamo che per ottenere la propria salvezza, ogni creatura umana debba essere sottomessa al romano Pontefice». In queste condizioni, come può combattere con forza l’occupante la sede di Pietro, mentre lo riconosce come la legittima autorità, il Vicario di Cristo che ha il potere delle chiavi e l’infallibilità dottrinale?

Mons. Faure: la sottomissione, l’obbedienza al Papa non sono incondizionati, ma condizionati – a condizione che esse servano Dio servendo la Fede. Staccare l’obbedienza dalla Fede significa far servire gli uomini piuttosto che Dio.

Rivarol: Come si può dire che un concilio ecumenico (come pretendere essere il Vaticano II) è fallibile e può insegnare l’errore e l’eresia, mentre lei dice che è stato promulgato da un vero papa e sa che un concilio ecumenico promulgato dal Papa è necessariamente infallibile (magistero straordinario)?

Mons. Faure: Gli stessi papi conciliari hanno proclamato che con i decreti del concilio Vaticano II non volevano impegnare il loro magistero infallibile. Dunque perché si parli di obbligo, manca una delle quattro condizioni obbliganti: la volontà del Papa di legare – obbligare – tutta la Chiesa.

Rivarol: Come si può dire che la nuova Messa e i nuovi sacramenti sono un veleno per la Fede e intanto affermare che essi sono stati promulgati legalmente dalla Santa Chiesa e dal Vicario di Cristo?

Mons. Faure: Mons. Lefebvre affermava molto semplicemente che la nuova Messa non soddisfa una delle condizioni essenziali per una legge valida: essa è contro il bene comune. Lo stesso argomento radicale di buon senso si applica a tutte queste apparenti “leggi” che distruggono la Chiesa.

Rivarol: Non teme che questa ennesima divisione tra i tradizionalisti scoraggi molti battezzati e li allontani del tutto dalla Fede e dalla pratica religiosa?

Mons. Faure: Non lo temo affatto. Come mi ha detto un amico: questa consacrazione ha rotto la morsa di Menzingen e permette ai buoni cattolici nel mondo intero di respirare. Perché? Perché si è instaurata un’autorità cattolica che è unita alla verità cattolica.

Rivarol:Può parlarci in anticipo dei suoi progetti in Francia sull’apertura di un seminario presso il convento di Avrillé?

Mons. Faure: il progetto va avanti.

Rivarol: Cosa risponde a coloro che dicono che lei è troppo anziano (74 anni ad agosto 2015) per diventare vescovo, visto che oggi i vescovi – o quelli che si dicono tali – vanno in pensione a 75 anni?

Mons. Faure: Obbligare i vescovi a dare le dimissioni a 75 anni è una stpidità rivoluzionaria, per impedire che l’anzianità faccia valere la sua esperienza. Certamente la verità cattolica ha bisogno di nuovi giovani campioni, ma nell’attesa accontentiamoci dei veterani di Mons. Lefebvre che l’hanno meglio compreso rispetto ad un gran numero di giovani.

Rivarol: È nata una polemica a proposito della sepoltura di suo padre in Argentina. Dei siti internet di lingua spagnola la accusano di essere un marrano; degli ecclesiastici che a quel tempo erano sacerdoti – come Mons. Morello, direttore del seminario di La Reja all’epoca dei fatti – affermano che alla morte di suo padre in Argentina la sua famiglia avrebbe attuato dei rituali giudaici e che questo scandalo sarebbe una delle ragioni principali - ma non la sola – dell’abbandono di 25 seminaristi e di 8 sacerdoti del seminario di La Reja.

Mons. Faure: il 3 marzo 1986, il corpo di mio padre fu portato a casa mia per essere vegliato. Venne adagiato sul mio letto e non a terra come pretendono falsamente le calunnie dei sedevacantisti. Cha facciano i nomi dei testimonii! Da parte mia, io posso citare Don Canale (FSSPX) che ha celebrato la Messa di Requiem, Don Ricardo Olmedo (FSSPX), i professori del seminario che conoscono i fatti, i seminaristi che oggi sono sacerdoti, Don Schimidberger (FSSPX) che si trovava alla Messa e al cimitero, ed anche i membri della famiglia Masuda che furono i grandi benefattori del seminario fin dall’inizio e che vegliarono tutta la notte. Essi stessi in seguito accolsero nella loro casa di campagna i 25 seminaristi che abbandonarono il seminario in occasione della ribellione sedevacantista del 1989. Mio padre è sepolto nel piccolo cimitero del seminario, dove la sua toma è ancora visibile. I seminaristi e diversi sacerdoti e fedeli assistettero alla Messa. In questo episodio non vi fu niente di speciale e niente di nascosto, se non che siamo di fronte ad un esempio della logica sedevacantista atta a poter dire che Mons. Faure è ebreo: io sono nato in Algeria, dovegli Ebrei sono numerosi, quindi sarei ebreo! Ma dal momento che i musulmani sono molto più numerosi, allora sarei forse un musulmano marrano? Contro le calunnie e le invenzioni ridicole, io dispongo in Francia un albero genealogico ben fatto, che renderò pubblico al mio ritorno.
A proposito della crisi del seminario di Buenos Aires, devo dire che io arrivai in Messico il 24 settembre 1985, cinque giorni dopo il terribile terremoto, dopo essere stato nominato Superiore del Distretto del Messico, e questa crisi ebbe luogo nel 1989 nel quadro della ribellione sedevacantista contro Mons. Lefebvre. Il direttore [Don Morello, oggi Mons. Morello – NDR], un professore [Don Medina – NDR] e diversi sacerdoti di questa tendenza, avevano influenzato la metà dei seminaristi de La Reja, i quali attesero la visita di Don Schmidberger per abbandonare in massa il seminario e andare in un “seminario” costruito da un gruppo di laici messicani. Fu uno scacco totale: un picolo gruppo di costoro andò a finire in un monastero abbandonato a Cordoba, in Argentina, e in seguito nei pressi di Lujan e infine a El Boson, nel Sud dell’Argentina. Dunque è palesemente falso che il cosiddetto scandalo della sepoltura di mio padre, sopraggiunto tre mesi prima, abbia provocato l’abbandono immediato dei 25 seminaristi. Mons. Tissier de Mallerais ha accennato a questi fatti nella sua biografia di Mons. Lefebvre (Marcel Lefebvre – Une vie – ed. Clovis, Suresnes, II ed., 2202, p. 546; Marcel Lefebvre – Una vita – ed. Tabula Fati, Chieti, 2005, p. 586).

Rivarol: Non teme di essere preso in mezzo, se permette, Monsignore, questa espressione familiare, tra la Fraternità San Pio X, a sinistra, e i sedevacantisti, a destra? I due, certo per dei motivi diversi, la accusano di essere scismatico e di entrare in una logica settaria e non cattolica.

Mons. Faure: In nome del Cielo! C’è o no una Verità al di sopra di tutti gli uomini? Se sì, in barba ai liberali e ai sedevacantisi! Per questa Verità giuoco volentieri il ruolo di sandwich. Il sacerdote, diceva il Curato d’Ars, è un uomo mangiato!

Rivarol: Lei si ritiene appartenente alla Tradizione. Ma chi è l’interprete autentico e il garante della Tradizione, se non il Papa, se non il Magistero? Come dunque esce da questo vicolo cieco?

Mons. Faure: Si legga il Vangelo di San Giovanni. Dove si trovano una ventina di citazioni secondo le quali Gesù, in quanto uomo, esprime la sua assoluta sottomissione alla volontà del Padre Suo, che è al di sopra di Lui e che è assoluto. Questa verità e questa volontà, Egli le ha trasmesse (tradidit), ed è questa l’origine e l’infallibilità della Tradizione, che è dunque al di sopra dei papi, a fortiori, essendo stata al di sopra di Gesù – in quanto uomo -. È questo che perdono di vista tutti i conciliarismi, ma che non ha mai perduto di vista Mons. Lefebvre: ben compresa, la Tradizione è la misura dei papi e non sono i papi ad essere la misura della Tradizione. Essa rimane ciò che è sempre stata, indipendentemente dalle eventuali stupidità di costoro.
Tutta la ragion d’essere  e la forza di questa consacrazione del 19 marzo, è la fedeltà a questa Tradizione. Che Dio ci conservi fedeli, per la Santissima Vergine Maria.



aprile 2015

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