Sermone di Mons. Williamson
nella consacrazione di Mons. Ferreira da Costa

19 marzo 2016





Pubblicato dal sito francese della Resistenza Cattolica France fidele

Impaginazione e neretti sono nostri

Giorno di grande gioia! Noi ci ritroviamo tutti qui oggi per consacrare un vescovo, per la consacrazione di un vescovo nelle circostanze assolutamente eccezionali della Chiesa. E molti dei problemi vengono direttamente dal fatto che le persone, anche dei buoni cattolici, non comprendono la gravità della crisi nella quale ci troviamo.

Ma, innanzi tutto, ringraziamo tutti gli amici, giovani e vecchi, che ci hanno aiutato, ragazze e ragazzi che ci hanno aiutato e hanno contribuito ad organizzare questa cerimonia. Dietro un avvenimento come questo c’è molto lavoro. E ringraziamo tutti quelli che hanno lavorato per la cerimonia, in sagrestia, in cucina, per la decorazione della nostra cattedrale.

Ringraziamo anche San Giuseppe: ancora una volta è nella festa di San Giuseppe, Patrono della Chiesa, che ci ritroviamo per la consacrazione di un vescovo.
Grande San Giuseppe, molto potente, molto vicino a Nostro Signore, ma silenzioso e discreto. Non si pensa molto a lui, ma io non ho dubbi che ci sia lui dietro queste due consacrazioni.

Ringraziamo dunque San Giuseppe e ovviamente Monsignor Lefebvre: noi siamo quelli che cercano di seguire Monsignor Lefebvre e di essere i suoi veri successori, e pensiamo che altri che pensano di seguirlo, non lo seguano, proprio perché non comprendono la gravità della situazione attuale del mondo e della Chiesa.

Siamo a venticinque anni dalla sua morte, tra qualche giorno, il 25 marzo, sarà il venticinquesimo anniversario della morte di Monsignor Lefebvre, e sono accadute molte cose in questi anni; noi non siamo più ai tempi di Monsignor Lefebvre, il suo tempo è passato e la situazione si è molto deteriorata in questo quarto di secolo.
Egli è stato il pioniere di una nuova epoca della Chiesa, e oggi è un altro momento di questa nuova epoca, un nuovo momento di questa nuova epoca.
Monsignor Lefebvre creò la sua Fraternità per resistere al Concilio, per permettere alla Chiesa di non perdere la Verità che veniva contraddetta, Verità di cui il Concilio è la contraddizione.

E allora, che la sua Fraternità pensi di sottomettersi ai conciliari di Roma è qualcosa di quasi inconcepibile, ma ecco cos’è la crisi della Chiesa e del mondo odierno.
Questo slittamento della Fraternità è un segno, un altro segno della gravità della crisi. Se i capi attuali della Fraternità avessero compreso la crisi, mai! mai! mai! avrebbero fatto ciò che stanno per fare adesso e cioè cercare di sottomettersi a Roma.
Ebbene, io mi ricordo che Monsignor Lefebvre, durante gli anni 70-80 del secolo scorso, ci diceva spesso, a noi seminaristi, parlando della situazione della Chiesa, che egli andava frequentemente a Roma, non per giungere ad un accordo, ma per difendere la Fede! Cosa che la Fraternità attualmente non capisce. Essi dicono: noi siamo i successori di Mons. Lefebvre perché egli cercava di sottomettersi a Roma, e noi facciamo la stessa cosa. No, no, no, no, no! In apparenza è la stessa cosa, ma in realtà, no! Perché ciò che faceva Monsignor Lefebvre era di cercare di salvare Roma per il bene di tutta la Chiesa e per il bene della Fede! Egli difendeva la Fede quando andava in visita a Roma. Quando visitava Roma, egli difendeva la Fede! Non cercava un accordo politico come oggi.

Ma è tipico del mondo di oggi, della Chiesa di oggi, dei preti di oggi, del vescovi di oggi, volere una soluzione umana per un problema che è molto più che solamente umano.
Il problema è il rifiuto di Dio, un problema divino; vi è un problema divino, ed è questo. Anche all’interno della Chiesa. E allora è una soluzione divina che si applica, e non una politica umana. Una politica umana non risolverà mai questa crisi.

La crisi consiste nel fatto che il gran numero, una gran parte dei capi della Chiesa ha accettato i princípi della contro-chiesa e cioè della Rivoluzione, i princípi del liberalismo.
E evidentemente, quando i capi di un’organizzazione accettano i princípi opposti a questa organizzazione, l’organizzazione cade, cade in rovina. E la Chiesa è sul punto di cadere. E la Fraternità e sul punto di cadere, essa non è ancora caduta completamente, questo non si può dire, ma è in procinto di cadere; se non cambierà direzione, cadrà.

Allora, con lo scivolamento della Fraternità noi vediamo la gravità della situazione, perché questi buoni sacerdoti e vescovi, all’inizio buoni, fatti per resistere alla caduta della Chiesa, alla fine seguendo questa strada cadranno. Incredibile. Monsignor Lefebvre diceva costantemente: «è inimmaginabile, è inconcepibile», ma erano i fatti.
E Monsignor Lefebvre non negava mai i fatti, era realista, egli riconosceva e si sottometteva alla realtà. Questi uomini della Chiesa e della Fraternità non sono realisti, fantasticano, vogliono seguire la fantasia liberale del mondo moderno. E questo, questo non è di Dio. Dio ha molta pazienza, ma la verità è quella che è.

È il grande problema di oggi, il grande problema del mondo e della Chiesa, in primo luogo della Chiesa e in secondo luogo del mondo: se la Chiesa fosse stata sempre sana, il mondo non sarebbe com’è adesso.
La Chiesa è il sale della terra e la luce del mondo, e senza la santità della Chiesa non vi è luce, ci sono le tenebre, e c’è corruzione invece di salute, quindi: segno di decadenza; e noi non possiamo seguire tutto questo ed è per questo che noi facciamo la cerimonia di oggi e abbiamo fatto la cerimonia dell’anno scorso. E continueremo a consacrare vescovi secondo il bisogno dei fedeli che capiscono.
Ma in questa crisi, non possiamo pensare che vi saranno sempre molti fedeli che capiscano, né molti sacerdoti; la crisi è tale che la grande maggioranza delle persone, dei fedeli, dei sacerdoti, sono convinti che il male non è così malvagio, che lo si può sopportare, che si possono fare dei compromessi, che si può attendere, che si può pregare; preghiamo, sì, sì, ma noi abbiamo bisogno di più della semplice preghiera, bisogna anche agire.

Non vi sono molte persone che comprendono questa gravità della crisi. E allora credono che sia un problema che noi siamo poco numerosi, ma è normale che nel movimento della Resistenza di oggi non si sia in molti.

E anche la struttura; la struttura è assolutamente normale per i cattolici ed essi vogliono naturalmente e normalmente una struttura. E quando si sono resi conto che la struttura della Fraternità non sopravviverà, che corre il rischio di non sopravvivere, hanno cercato e sperato un'altra struttura, ma, cari amici, io vi suggerisco che il tempo delle strutture è quasi superato, sì, sì, sì. Il tempo delle strutture è dietro di noi. Le strutture presuppongono degli uomini che abbiano molta coerenza, docilità e sottomissione alla realtà, per costituire una solida congregazione; senza uomini solidi non vi sarà una congregazione solida. La Fraternità ne è la prova. Gli uomini di oggi non siamo solidi, oggi solo pochi di noi sono solidi. Allora, non aspettiamoci i  frutti del tempo degli uomini solidi, quando gli uomini non sono più solidi.

Questo movimento della Resistenza alla destra della Fraternità è e rimarrà molto piccolo, e questo è normale, perché adesso Dio lavora con un resto. E nella storia della Chiesa, per esempio nel Vecchio Testamento, al tempo di Elia, questi resti sono normalmente poco numerosi. Ieri, le persone, i cattolici, potevano contare nelle strutture, nelle istituzioni, le persone potevano dipendere dalle istituzioni, ma oggi sono le istituzioni che dipendono dalle persone, perché le istituzioni sono quasi dissolte. Oggi, un’istituzione è cosa molto difficile; solo per il male, per il male è molto facile; ma per fare il bene è molto difficile. Il bene è quasi scomparso dalle teste e dai cuori, come per la verità: oggi gli uomini hanno perso la verità. E per le stesse ragioni non c’è più, quasi non c’è più autorità.
Il Papa di Roma è essenziale per un cattolico, ieri, ieri l’altro, nella Chiesa si è sempre lavorato sotto l’autorità del Papa. E senza il Papa non c’è alcunché di cattolico, mentre invece il Papa di oggi – come i sei papi che lo hanno preceduto – tutti hanno accettato i princípi liberali del Concilio, sono uomini del Concilio; oggettivamente parlando si tratta di una follia che sta in cima alla Chiesa, e dalla cima questa follia scende giù.

I papi del Concilio, questi papi del Concilio, sanno cosa fanno? Dio è giudice. Non sta a noi giudicare . Ma senza il Papa, attraverso il quale passa ogni autorità dal Cielo verso gli uomini, ogni autorità all’interno della Chiesa e anche al di fuori della Chiesa, sì al di fuori della Chiesa, perché il mondo dipende molto dall’autorità, dal prestigio, dall’insegnamento del Papa cattolico: «Io non sono cattolico, io odio i cattolici, ma io dipendo dai cattolici», è così. Oggi la Chiesa è sul punto di crollare, di dissolversi, perché il Papa ha corrotto tutto.

La soluzione divina di questa crisi non può essere altro che la salvezza del Papa, il ritorno del Papa cattolico, e in quel momento vi saranno cattolici provenienti da ogni direzione, di buona volontà, che verranno ad unirsi intorno al Papa e sotto l’autorità del Papa, anche noi. E in quel momento, noi, i due vescovi e il futuro vescovo, ci sottometteremo immediatamente, quando ci sarà di nuovo un papa realmente cattolico, e uno ci sarà, noi lo crediamo e lo sappiamo: Dio non può abbandonare la Chiesa, è impossibile.

Allora, bisogna sperare nel salvataggio divino del Papa; noi non sappiamo come questo accadrà, ma sappiamo che accadrà. Ma fino a quel momento, l’autorità sarà dissolta?
Allora, strutturare una resistenza con un’autorità e un’obbedienza e dei superiori? Non sperateci, io penso che questo non accadrà.

Di contro sta la visione di Padre Calmel, che negli anni ’70 vedeva un futuro della Chiesa consistente in sacche di resistenza, una rete di sacche di resistenza. Una rete, cioè diverse roccaforti sparse qui e là, nel nuovo mondo, nel vecchio mondo, dappertutto.
E da un po’ di anni questo si vede già, per esempio la roccaforte di Don Jayr, di fronte a Salvador; e qui in Brasile esiste già da tempo, non so se da quindici, da vent’anni, indipendente, essa esiste, è là, un faro per molti cattolici del centro del Brasile, che io sappia.

E allora, il futuro della Chiesa fino a quando Dio salverà il Suo Papa, sarà particolare. E questo sarà difficile, sì! Ma impossibile, no!
Perché impossibile no? Perché per grazia di Dio noi abbiamo la Verità, e la Verità è l’obiettivo, la ragion d’essere dell’autorità; noi abbiamo perduto l’autorità, ma se conserviamo la Verità, se rimaniamo fedeli alla Verità, salveremo l’essenziale dell’autorità. Poiché, quanto ritornerà un’autorità sana, sarà nella Verità, ed allora, per così dire, la Verità ci unirà. La Verità sarà l’unità, la forza e l’unità di questa rete di sacche di resistenza.
Ma senza l’autorità, per il tempo che non vi sarà autorità, si avranno delle dispute, e lo vediamo già oggi, in Brasile, vi sono state delle dispute fra buoni sacerdoti che resistono, che vogliono resistere, che hanno la Fede; vi sono state delle dispute molto forti, e una mancanza di unità, e cari amici, bisogna sopportare; in inglese si dice: «What can’t be cured must be endured», ciò che non può essere guarito dev’essere sopportato.

Allora, ringraziamo Dio perché abbiamo un nuovo vescovo, che ha la fede e che ha dimostrato per quindici anni che segue la linea della Verità, egli non segue le persone, segue la Verità, e questo è ciò che è necessario al giorno d’oggi. Le persone non dipendono più dalle istituzioni e questa è una fragilità per le persone, quindi non facciamo troppo affidamento nelle persone; tutte le persone, compreso il vostro servitore, sono fallibili e tutti noi possiamo cadere; che si guardi ancora una volta alla Fraternità: creata per resistere è in procinto di affondare.

Ringraziamo San Giuseppe e Dio per il nuovo vescovo, un uomo provato nella guerra per la Fede, nella battaglia per la Fede. E preghiamo la Santissima Vergine per lui in particolare e per tutti i sacerdoti e i vescovi che vogliono servire Dio, preghiamo per la sopravvivenza della Fede. Ecco ciò che è importante: che viva la Fede, tutto perché sopravviva la Fede, tutto dev’essere sottomesso a questa necessità fondamentale. Senza la Fede noi ci ritroviamo nelle tenebre più complete, nel mondo e nella Chiesa. Manteniamo la Fede, rimaniamo fedeli alla Fede e per questo recitiamo costantemente il Rosario, il Santo Rosario della Santissima Vergine Maria.

In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.



marzo 2016

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