Conferenza  

di S. Ecc. Mons. Marcel Lefebvre
Fondatore della Fraternità San Pio X

alla conclusione del ritiro sacerdotale a Ecône
6 settembre 1990

ripresa dal n° 87 di Fideliter, maggio-giugno 1992


I neretti sono nostri




Il problema resta molto grave, e soprattutto non bisogna minimizzarlo. È questo che bisogna rispondere a tutti i laici che vi chiedono se la crisi finirà, se non vi sarà modo di avere un’autorizzazione per la nostra liturgia, per i nostri sacramenti…

Certo, la questione della liturgia e dei sacramenti è molto importante, ma ancora più importante è quella della fede. Per noi, questa questione è risolta, perché noi abbiamo la fede di sempre, quella del concilio di Trento, del Catechismo di San Pio X, di tutti i concili e di tutti i papi precedenti il Vaticano II, in una parola la fede della Chiesa.

Ma a Roma? La perseveranza e la pertinacia delle false idee e dei gravi errori del Vaticano II continuano. È chiaro.

Don Tam ci ha inviato dei ritagli de L’Osservatore Romano: dei discorsi del Santo Padre, del cardinale Casaroli, del cardinale Ratzinger. Si tratta di documenti ufficiali della Chiesa della cui autenticità non si può dubitare, e si resta stupefatti.

In questi giorni - che sono un po’ disoccupato - ho riletto il libro di Barbier che voi conoscete bene, sul cattolicesimo liberale. È sorprendente vedere come la nostra battaglia sia esattamente la stessa di quella dei grandi cattolici del XIX secolo dopo la Rivoluzione, e di quella dei papi Pio VI, Pio VII, Pio VIII, Gregorio XVI, Pio IX, Leone XIII, San Pio X, fino a Pio XII.
Ora, in che si riassume? Nella Quanta Cura e nel Syllabus di Pio IX, nella Pascendi Dominici Gregis di San Pio X. Questi sono dei documenti sensazionali, che peraltro colpirono al loro tempo, che hanno opposto la dottrina della Santa Sede agli errori moderni. È la dottrina che la Chiesa ha opposto agli errori che si sono manifestati nel corso della Rivoluzione, in particolare nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo.

Ora, si tratta della stessa battaglia che conduciamo noi oggi: vi sono i pro-Syllabus, i pro-Quanta Cura, i pro-Pascendi e vi sono quelli che sono contro. È molto semplice.
Quelli che sono contro questi documenti adottano i principi della Rivoluzione, gli errori moderni. Quelli che sono pro rimangono della vera fede cattolica.

Ora, voi sapete molto bene che il cardinale Ratzinger ha detto ufficialmente che per lui il Vaticano II era un anti-Syllabus. Se esso si è chiaramente posto contro il Syllabus, è dunque perché ha adottato il principio della Rivoluzione. D’altronde, l’ha detto molto chiaramente: «La Chiesa si è aperta alle dottrine che non sono nostre, ma che vengono dalla società…». Tutti capiscono: i principi dell’89, i Diritti dell’uomo.

Noi ci troviamo esattamente nella situazione del cardinale Pie, di Mons. Freppel, di Louis Veuillot, del deputato Keller in Alsazia, di Ketler in Germania, del cardinale Mermillod in Svizzera, che hanno combattuto la buona battaglia, insieme alla grande maggioranza dei vescovi, poiché all’epoca essi avevano la ventura di avere la gran maggioranza dei vescovi con loro.
Certo, Mons. Dupanloup e alcuni vescovi francesi al suo seguito, costituirono un’eccezione, al pari di alcuni altri in Germania e in Italia che si sono apertamente opposti al Syllabus e a Pio IX, ma si trattò più che altro di casi straordinari.

Vi era questa forza rivoluzionaria degli eredi della Rivoluzione e c’erano i Dupanloup, i Montalembert, i Lamennais… che, per tendere loro la mano, non vollero mai invocare i diritti di Dio contro i diritti dell’uomo. «Noi chiediamo il diritto comune», cioè ciò che conviene a tutti gli uomini, a tutte le religioni, a tutti. Il diritto comune, non i diritti di Dio…

Noi oggi ci ritroviamo nella stessa situazione, non bisogna farsi illusioni: conduciamo una battaglia molto dura. Ma siccome abbiamo l’assicurazione di tutta una serie di papi, non dobbiamo esitare o avere paura.

Certi vorrebbero cambiare questo o quello, quanto meno ricongiungersi a Roma, al Papa… Noi lo faremmo, certo, se essi fossero nella Tradizione e continuassero il lavoro di tutti i papi del XIX secolo e della prima metà del XX. Ma essi stessi riconoscono che hanno intrapreso una strada nuova, che il concilio Vaticano II ha aperto una nuova era e che la Chiesa percorre una nuova tappa.

Io penso che bisogna inculcare questo ai nostri fedeli, in modo tale che essi si sentano solidali con tutta la storia della Chiesa. Perché in definitiva tutto questo risale anche a prima della Rivoluzione: è la battaglia di Satana contro la città di Dio.
Come si risolverà? Questo è un segreto di Dio, un mistero. Ma non bisogna farsene una pena, bisogna avere fiducia nella grazia del Buon Dio.

Che noi si debba combattere contro le idee attualmente in voga a Roma, quelle che esprime il Papa, come Ratzinger, Casaroli, Willebrands e tanti altri… è cosa scontata. Noi li combattiamo perché essi non fanno che ripetere il contrario di quello che i papi hanno detto e affermato solennemente per un secolo e mezzo.

Allora, bisogna scegliere.

E’ quello che ho detto a Papa Paolo VI. Si è costretti a scegliere tra voi, il Concilio, e i vostri predecessori. A chi bisogna rivolgersi? Ai predecessori che hanno affermato la dottrina della Chiesa oppure bisogna seguire le novità del concilio Vaticano II che voi avete confermato?
«Oh, non facciamo della teologia adesso», mi ha risposto.
Dunque è chiaro!

Non dobbiamo esitare un istante, se non vogliamo ritrovarci con quelli che stanno per tradirci. Ci sono di quelli che hanno sempre voglia di guardare dall’altra parte della barricata. Non guardano dalla parte degli amici, di quelli che si difendono sullo stesso terreno di combattimento, guardano sempre un po’ dalla parte del nemico.
Essi dicono che bisogna essere caritatevoli, avere dei buoni sentimenti, che bisogna evitare le divisioni. Dopotutto, costoro dicono anche la Messa buona, non sono così malvagi come si dice…

Ma essi ci tradiscono. Danno la mano a quelli che demoliscono la Chiesa, a quelli che hanno delle idee moderniste e liberali, anche se condannate dalla Chiesa. Dunque, oggi essi fanno il lavoro del diavolo, mentre lavorano con noi per il regno di Nostro Signore e per la salvezza delle anime.

«Oh, a patto che ci diano la Messa buona, si può dare la mano a Roma, non ci sono problemi.» Ecco come stanno le cose! Essi sono in un vicolo cieco, poiché non si può dare la mano ai modernisti e al tempo stesso voler conservare la Tradizione.

Che si abbiamo dei contatti per riportarli alla Tradizione, per convertirli, nel migliore dei casi. Questo è del buon ecumenismo. Ma dare l’impressione che quasi dispiace, e che dopo tutto si possa pure parlare con loro, questo non è possibile. Come parlare con chi oggi dice che siamo congelati come dei cadaveri? Secondo loro, noi non siamo più la Tradizione vivente, siamo persone tristi “senza vita e senza gioia.” C’è da credere che costoro non abbiano mai fatto parte della Tradizione! E’ incredibile. Come volete che si possano avere dei rapporti con questa gente?

Questo talvolta ci pone dei problemi con certi laici molto bravi, che sono con noi e che hanno accettato le consacrazioni, ma che hanno come una specie di interiore rimpianto per non essere più con quelli con cui stavano prima, quelli che non hanno accettato le consacrazioni e che adesso sono contro di noi. «Che peccato. Vorrei andarli a trovare, bere qualcosa con loro, tendere loro la mano». Questo è tradimento. Perché alla prima occasione questi se ne andranno con quelli. Bisogna sapere ciò che si vuole.

Poiché è questo che ha ucciso la cristianità dell’Europa, non solo la Chiesa di Francia, ma anche quella della Germania, della Svizzera… Sono i liberali che hanno permesso alla Rivoluzione di installarsi, proprio perché hanno teso le mani a quelli che non avevano i loro princípi.

Bisogna sapere se anche noi vogliamo collaborare alla distruzione della Chiesa, alla rovina del regno sociale di Nostro Signore oppure se siamo decisi a lavorare per il regno sociale di Nostro Signore Gesù Cristo.

Tutti quelli che vogliono venire con noi, a lavorare con noi, Deo gratias, noi li accogliamo, poco importa da dove vengano, ma che non ci chiedano di lasciare la nostra strada per andare con loro a collaborare con gli altri. Non è possibile.

Nel corso del XIX secolo, i cattolici si sono letteralmente dilaniati a proposito del documento del Syllabus, pro, contro, pro, contro…

Voi vi ricordate in particolare del conte di Chambord, che è stato criticato per aver rifiutato la regalità per una questione di bandiera. Ma non fu proprio una questione di bandiera, il conte di Chambord rifiutò di sottomettersi ai princípi della Rivoluzione. Egli disse: «Non accetterò mai di essere il re legittimo della Rivoluzione». E aveva ragione, poiché sarebbe stato acclamato dal paese e dall’Assemblea, ma a condizione di accettare il parlamentarismo e cioè i princípi della Rivoluzione. E allora disse: «No, se devo essere re, lo sarò secondo i miei antenati di prima della Rivoluzione».
E aveva ragione. Bisogna scegliere. Con il Papa egli sceglieva i princípi di prima della Rivoluzione, princípi cattolici e contro-rivoluzionari. E anche noi dobbiamo scegliere di essere contro-rivoluzionari, con il Syllabus, contro gli errori moderni, di essere nella verità cattolica e difenderla.

Questa battaglia fra la Chiesa e i liberali modernisti è quella del concilio Vaticano II. Non bisogna cercare mezzogiorno alle due. E questo va ben oltre. Più si analizzano i documenti del Vaticano II e l’interpretazione che ne danno le autorità della Chiesa, più ci si accorge che non si tratta solo di alcuni errori, l’ecumenismo, la libertà religiosa, la collegialità, un certo liberalismo, ma di una totale perversione dello spirito. Vi è tutta una nuova filosofia basata sulla filosofia moderna del soggettivismo.
Da questo punto di vista è molto istruttivo il libro appena pubblicato da un teologo tedesco, che io spero venga tradotto in francese perché possiate leggerlo. Egli commenta il pensiero del Papa, specialmente in un ritiro che da semplice vescovo predicò in Vaticano. Egli mostra che nel Papa tutto è soggettivo.
Quando si rileggono i suoi discorsi, ci si accorge che è quello il suo pensiero. Malgrado le apparenze, questo non è cattolico. Il pensiero che il Papa ha di Dio, di Nostro Signore, viene dal profondo della sua coscienza e non dalla Rivelazione oggettiva a cui aderire con la sua intelligenza. Egli costruisce la sua idea di Dio. Ultimamente, in un documento incredibile, ha detto che l’idea della Trinità è potuta sopraggiungere molto tardi, perché bisognava che la psicologia intima dell’uomo fosse capace di cogliere la Santa Trinità. Così, quindi, l’idea della Trinità non sarebbe venuta dalla Rivelazione, ma dal profondo della coscienza umana. E’ tutta un’altra concezione della Rivelazione, della fede e della filosofia, è una perversione totale.
Come venirne fuori? Io non lo so. Ma in ogni caso è questa la realtà

Qui non si tratta di piccoli errori. Ci si trova al cospetto di tutta una filosofia che risale a Cartesio, a Kant, a tutta la linea dei filosofi moderni che hanno preparato la Rivoluzione.

Ecco alcune citazioni del Papa sull’ecumenismo, pubblicare su L’Osservatore Romano del 2 giugno 1989:
«La mia visita nei paesi nordici è una conferma dell’interesse della Chiesa cattolica per il lavoro dell’ecumenismo, che è quello di promuovere l’unità tra tutti i cristiani. Venticinque anni fa il concilio Vaticano II ha insistito chiaramente sull’urgenza di questa sfida alla Chiesa. I miei predecessori hanno cercato di raggiungere questo obiettivo con una perseverante attenzione alla grazia dello Spirito Santo, che è la fonte divina e il garante del movimento ecumenico. Fin dall’inizio del mio pontificato, io ho fatto dell’ecumenismo la priorità della mia sollecitudine per l’azione pastorale.»

E’ chiaro.

E il Papa continua a fare senza sosta altri discorsi sull’ecumenismo, poiché riceve costantemente delegazioni di ortodossi, di ogni religione, di ogni setta.
Ma si può dire che questo ecumenismo non ha fatto fare il minimo progresso alla Chiesa. Esso non ha portato a niente, se non a confortare gli altri nei loro errori, senza cercare di convertirli.
Tutto quello che si dice è un vero chiacchiericcio: la comunione, l’avvicinamento, desideriamo essere presto in una comunione perfetta, speriamo che da qui a poco ci si possa comunicare nel sacramento dell’unità… E così di seguito. Ma non si fa un passo avanti, ed è impossibile che lo si faccia mai.

Sempre ne L’Osservatore Romano, si trova un discorso di Casaroli rivolto alla Commissione delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo:
«Rispondendo con molto piacere all’invito che mi è stato rivolto di venire da voi a portarvi gli incoraggiamenti della Santa Sede, desidero soffermarmi un po’ – e tutti lo capiscono – su un aspetto specifico della libertà fondamentale di pensare e di agire secondo la propria coscienza, quindi sulla libertà religiosa.» - Ascoltare delle cose simili dalla bocca di un vescovo! «L’anno scorso, Giovanni Paolo II non ha esitato ad affermare, in un messaggio per la Giornata mondiale per la pace, che la libertà religiosa costituisce come una pietra angolare nell’edificio dei diritti dell’uomo.
La Chiesa cattolica e il suo Pastore supremo, che ha fatto dei diritti dell’uomo uno dei grandi temi della sua predicazione, non hanno mancato di ricordare che nel mondo fatto dall’uomo e per l’uomo» - dice Casaroli! - «tutta l’organizzazione della società ha senso solo nella misura in cui essa fa della dimensione umana una preoccupazione centrale» - Di Dio non se ne parla, né della dimensione di Dio nell’uomo, spaventoso! E’ il paganesimo! – e continua: «Ogni uomo, tutto l’uomo, ecco la preoccupazione della Santa Sede, esattamente com’è indubbiamente la vostra.»

Non resta che ritirare i ponti! Noi non abbiamo alcunché a che fare con questa gente, poiché non abbiamo alcunché in comune con loro.

Ed ecco che il nostro famoso Ratzinger oggi si trova in imbarazzo per aver detto che il Vaticano II era un contro-Syllabus, visto che glielo si rimprovera spesso. Ed ecco perché ha trovato una spiegazione, che ha dato il 27 giugno 1990.
Voi sapete che Roma ha pubblicato un documento fiume per spiegare le relazioni fra il Magistero e i teologi. Visto che non sanno come venire fuori dalle difficoltà che hanno un po’ dappertutto, cercano di correggere i teologi senza condannarli troppo. Vi sono pagine e pagine, che vi si può perdere completamente.
E’ nella presentazione di questo documento che il cardinale Ratzinger esprime il suo pensiero sulla possibilità di poter dire il contrario di ciò che i papi hanno sempre affermato fin dai primi secoli.

«Il documento – dice il cardinale – afferma forse per la prima volta con chiarezza – e in effetti io penso che è vero – che vi sono delle decisioni del Magistero che non possono essere l’ultima parola sulla materia in quanto tale, ma che sono un ancoraggio sostanziale nel problema – il maligno! – e innanzi tutto un’espressione di prudenza pastorale. Una specie di disposizione provvisoria. – delle decisioni ufficiali della Santa Sede, delle disposizioni provvisorie! – Il nocciolo resta stabile, ma gli aspetti particolari sui quali hanno un’influenza le circostanze del tempo, possono aver bisogno di nuove rettificazioni. A riguardo si possono segnalare le dichiarazioni dei papi del secolo scorso sulla libertà religiosa – se vi piace! – e anche le decisioni antimoderniste dei primi del secolo. – Che forza! – E soprattutto le decisioni della Commissione biblica della stessa epoca. – ma allora queste non le hanno digerite! -».

Ecco tre decisioni del Magistero che si possono accantonare. Che possono cambiare. Ed ecco che si possono segnalare le dichiarazioni dei papi del secolo scorso che hanno bisogno di nuove rettificazioni: «Le decisioni antimoderniste hanno reso un grande servizio, ma dopo aver reso il loro servizio pastorale al loro tempo, nelle loro determinazioni particolari, oggi esse sono sorpassate.» -
Ed ecco che si volta la pagina del modernismo. Finito, non se ne parli più -

Lui si schermisce per l’accusa che gli si fa di essere contro il Syllabus, contro le decisioni pontificie e il Magistero: “un nocciolo resta” – quale nocciolo? Non si sa! – ma gli aspetti particolari sui quali hanno un’influenza particolare le circostanze del tempo, possono aver bisogno di nuove rettificazioni.
Ed ecco che il giuoco è fatto. E’ incredibile!

Come volete che ci si fidi di gente come questa, che giustifica la negazione di Quanta Cura, di Pascendi, delle decisioni della Commissione biblica, ecc…

O noi siamo gli eredi della Chiesa cattolica, e cioè di Quanta Cura, di Pascendi, insieme con tutti i papi di prima del Concilio e con la grande maggioranza dei vescovi d’allora, per il regno di Nostro Signore e la salvezza delle anime… oppure siamo gli eredi di quelli che si sforzano, anche al prezzo di una rottura con la Chiesa e la sua dottrina, di ammettere i princípi dei diritti dell’uomo, basati su una vera apostasia, in vista di ottenere un posto da servitori nel governo mondiale rivoluzionario.
Poiché alla fine di questo si tratta: a forza di dire che sono per i diritti dell’uomo, per la libertà religiosa, la democrazia e l’uguaglianza dell’uomo, essi avranno un posto nel governo mondiale, ma che sarà un posto di servitori.

Se vi dico queste cose, è perché mi sembra che bisogna collegare la nostra battaglia a ciò che l’ha preceduta. Poiché questa battaglia molto dura, molto penosa, nella quale ha corso il sangue, non è incominciata col Concilio. La separazione tra la Chiesa e lo Stato, la cacciata dei religiosi e delle religiose, la manomissione di tutti i beni della Chiesa, hanno costituito una vera persecuzione, non solo da noi, ma in Svizzera, in Germania, in Italia. Fu il momento dell’occupazione degli Stati Pontifici, quando il Papa si ritrovò relegato nel Vaticano, in preda a delle cose abominevoli.
E allora, saremmo forse con tutto questo mondo, contro la dottrina dei papi, senza preoccuparci delle proteste che essi hanno elevato per difendere i diritti della Chiesa e di Nostro Signore, per difendere le anime?

Io credo che noi abbiamo veramente un posto e una forza che non vengono da noi. Per l’esattezza, non è la nostra battaglia che conduciamo, è la battaglia di Nostro Signore, continuata dalla Chiesa. Noi non possiamo esitare: o siamo con la Chiesa o siamo contro di essa, noi non siamo per questa Chiesa conciliare che ha sempre meno della Chiesa cattolica, praticamente più niente.

Un tempo, quando il Papa parlava dei diritti dell’uomo, spesso all’inizio richiamava anche i doveri dell’uomo. Oggi è finito: tutto è per l’uomo, tutto è dall’uomo.
Ho voluto offrirvi alcune considerazioni, perché voi vi fortifichiate e siate coscienti di continuare la battaglia con la grazia del Buon Dio.

Perché è evidente che noi non esisteremmo più se il Buon Dio non fosse con noi. Vi sono state almeno quattro o cinque occasioni nel corso delle quali la Fraternità sarebbe potuta sparire. E grazie a Dio, noi siamo sempre qui a continuare. Essa doveva sparire in particolare in occasione delle consacrazioni, ce l’avevano predetto! Tutti i profeti di sventura e anche i nostri vicini ci dicevano: «Monsignore, non fatelo, è la fine della Fraternità».
Ma no, il Buon Dio non vuole che la nostra battaglia abbia fine. Tutto qui.

Questa battaglia ha avuto i suoi martiri: i martiri della Rivoluzione e tutti quelli che sono stati martirizzati moralmente nel corso di tutte le persecuzioni del XIX e del XX secolo. San Pio X ha sofferto il martirio a causa dei tanti vescovi perseguitati, dei conventi espropriati, dei religiosi cacciati al di là delle frontiere e tante altre cose. E tutto questo sarebbe niente? Sarebbe una falsa battaglia, inutile, una battaglia che condannerebbe le vittime e i martiri? E’ impossibile.

Noi facciamo parte di questa corrente, siamo in questa continuità, ringraziamo il Buon Dio. Noi siamo perseguitati, è evidente, noi siamo i soli scomunicati, i soli perseguitati, ma noi non possiamo non esserlo!

Quindi, che avverrà? Io non lo so. Elia? Leggevo questo nella Scrittura ancora stamattina: «Elia ritornerà e rimetterà tutto a posto». Omnia resistuet.
Che venga presto!

Umanamente parlando, io non vedo attualmente delle possibilità di accordo. Mi si diceva ieri: «Se Roma accettasse i vostri vescovi e se foste completamente esenti dalla giurisdizione dei vescovi…».
Prima di tutto essi sono ben lontani dall’accettare una cosa così, poi bisognerebbe che ce ne facciano l’offerta, e io penso che essi non siano pronti, poiché il fondo della difficoltà è proprio il darci un vescovo tradizionalista. Essi vogliono solo un vescovo che abbia il profilo della Santa Sede. Il «profilo», capite che vuol dire questo.
Essi sanno molto bene che dandoci un vescovo tradizionale costituirebbero una cittadella tradizionalista. E non la vogliono e non l’hanno data neanche agli altri. Quando gli altri dicono che hanno firmato il nostro stesso protocollo, non è vero. Il nostro protocollo prevedeva un vescovo e due membri nella Commissione romana. Roma l’ha tolto dal protocollo, poiché questo non lo voleva ad ogni costo.

Il prossimo primo novembre noi festeggeremo i vent’anni della Fraternità ed io sono intimamente convinto che essa rappresenta quello che il Buon Dio vuole per conservare e mantenere la fede, la verità della Chiesa e quanto si può ancora salvare nella Chiesa. Questo si farà anche grazie ai vescovi che stanno vicini al Superiore generale e svolgono il loro ruolo indispensabile di continuatori della fede, pregando e fornendo le grazie del sacerdozio e della cresima. Queste sono cose insostituibili, di cui si ha assolutamente bisogno.

Tutto questo è veramente consolante e penso che possiamo ringraziare il Buon Dio, e operare nella perseveranza, affinché un giorno si riconosca ciò che noi facciamo. Benché la visita del cardinale Gagnon non ha prodotto molti risultati, essa ha dimostrato quanto meno che noi ci siamo e che la Fraternità fa del bene. Benché non abbiano voluto dirlo esplicitamente, essi sono obbligati a riconoscere che la Fraternità rappresenta una forza spirituale insostituibile per la fede, di cui essi avranno – io spero – la gioia e la soddisfazione di servirsi quando avranno ritrovato la fede tradizionale.

Preghiamo la Santa Vergine, chiediamo alla Madonna di Fatima, in tutti i nostri pellegrinaggi in tutti i paesi, di venire in aiuto alla Fraternità perché essa abbia molte vocazioni. Noi dovremmo avere un po’ più vocazioni, i nostri seminari non sono pieni. Ma io penso che con la grazia di Dio questo verrà.

Grazie per avermi ascoltato. Io vi chiedo di pregare perché io faccia una buona e santa morte, perché adesso mi resta solo questo da fare.





giugno  2016

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