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Eleison Comments CDLXVIII Commenti settimanali di di S. Ecc. Mons. Richard Williamson Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X 2 luglio 2016
Città e periferie portano male
all’uomo,
I vantaggi della campagnaMa egli può sempre pregare Dio Onnipotente. Dal momento che nessun essere umano è mai stato creato da Dio su questa terra per altro motivo che per la sua salita al Paradiso (I Tim. II, 4), è evidente che la bontà di Dio è da sempre al lavoro, in una forma o nell’altra, più o meno fortemente, per attirare tutte le anime al Cielo. E se un uomo comincia a rispondere a questa attrazione, egli finisce presto o tardi col rendersi conto che la massa delle anime che lo circondano oggi o non hanno coscienza di tale attrazione o stanno resistendole positivamente. E quanto più egli prende sul serio il conseguimento del Cielo, tanto più seriamente deve chiedersi quali sono i fattori del mondo circostante che rendono tante anime incuranti del Cielo, o almeno di raggiungerlo. Alcuni di questi fattori possono essergli immediatamente evidenti, come il recente avanzamento del vizio innaturale e il suo trionfo nella legalizzazione mondiale del “matrimonio” omosessuale. Altri fattori possono richiedere più tempo perché lui li possa cogliere, perché non sono così palesemente contrari alla virtù e perché sono stati immessi nell’ambiente molto più tempo fa, come il vivere in città o sub-città, e cioè nelle periferie. Ora solo un pazzo potrebbe affermare che ogni paesano sia pieno di virtù, mentre ogni cittadino sia piena di vizio. Ma d’altro canto, il paesano vive ovviamente più vicino alla natura di quanto faccia il cittadino, così che se la Natura è stata creata da Dio per essere il recipiente indispensabile della Sopranatura, senza la quale nessuna anima può entrare in Paradiso, ne consegue che i paesani saranno, in quanto tali, più vicini a Dio di quanto lo siano i cittadini, e un cittadino che desidera raggiungere il Cielo deve almeno prendere coscienza del tessuto della sua vita in città. “Impara dal tuo nemico”, dicevano i latini. Il comunismo è da sempre uno dei più terribili nemici del cattolicesimo, e due eminenti comunisti sono famosi per il loro odio per i paesani, o contadini. Per Lenin (1870-1924), capo della Rivoluzione russa del 1917, uno dei principali ostacoli sulla via della Rivoluzione dei senza Dio era il vecchio contadino, radicato nella terra, profondamente consapevole del suo essere nulla in quanto creatura circondata dal mistero della creazione da cui dipendeva, mentre il cittadino che vive in un mondo artificiale inventato dall’uomo e fatto di fabbriche, macchine e robot umani, in un mondo carico di ogni tipo di risentimento (arrabbiarsi per la pioggia è un esercizio futile, mentre la “rabbia al volante” è in continua crescita), era del tutto adatto per la Rivoluzione (è per questo che De Corte diceva che i politici moderni promettono costantemente il “cambiamento”). Per Antonio Gramsci (1860-1937), maestro, dopo Lenin e Stalin, della chiave di transizione della Rivoluzione dal comunismo “duro” al globalismo “morbido”, i contadini rappresentavano ugualmente un nemico temibile che la Rivoluzione doveva superare. Con il loro “buon senso” e il loro “ordine naturale” i contadini erano stati il fondamento di un intero sistema di valori che doveva scomparire. Religione, famiglia, patria, esercito, natura, cultura, dovevano cedere il passo ad un nuovo modo di pensare in accordo col Nuovo Ordine Mondiale. Per condurre gli uomini lontani dalla loro vecchia mentalità, tutta la loro cultura doveva essere sovvertita non più con l’aggressione violenta alla loro economia, ma con una “conquista delle istituzioni”, tutte le loro istituzioni. La Rivoluzione doveva rimodellare la loro educazione, le arti, il tempo libero, la stampa, lo sport, ecc, ogni elemento della loro cultura nel senso più ampio, minando totalmente il precedente modo di vivere incarnato dai contadini. E la Rivoluzione di Gramsci è così riuscita a rovesciare il vecchio ordine naturale, che gli agricoltori che oggi lavorano la terra sono talmente dipendenti dalle macchine e dai banchieri da non essere più contadini nel vecchio senso della parola. Ma oggi la Rivoluzione è una tale guerra aperta a “tutto ciò che si intende per Dio”, che non esiste un possibile modo umano per ricostruire il tipo del contadino in grado di resisterle. Il miglior contadino possibile, in quanto tale, oggi non è più la soluzione. Il problema non è meramente culturale. Il vero problema è la nostra apostasia da Dio. La vera soluzione inizia con la preghiera, che la Rivoluzione apparentemente onnipotente sarà sempre impotente a fermare. Kyrie eleison. (torna
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luglio 2016 |