Omelia 

di S. Ecc. Mons. Bernard Tissier de Mallerais
della Fraternità San Pio X

in occasione delle ordinazioni diaconali e sacerdotali a Ecône

  29 giugno 2016




Pubblicata su La Porte Latine,
sito ufficiale della Fraternità San Pio X in Francia


In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, così sia.

Monsignore Superiore Generale
Monsignore,
Miei cari confratelli nel sacerdozio
Cari ordinandi
Carissimi fedeli,

E’ con una grande gioia che andiamo a intraprendere questa ordinazione di numerosi ordinandi, ricordandoci di queste belle parole di San Pio X: «Instaurare tutto in Cristo», specialmente per mezzo del sacerdozio cattolico.

La festa di San Pietro e di San Paolo, che festeggiamo oggi, porta questa bella orazione che io vi invito a meditare: «O Dio, che avete consacrato questo giorno col martirio degli Apostoli Pietro e Paolo, concedete alla Vostra Chiesa di professare gli insegnamenti di cui ha ricevuto le primizie dalla predicazione di questi santi Apostoli». Di professare interamente gli insegnamenti che essa ha ricevuto dalla predicazione dei santi Apostoli, la Fede cattolica, ed è a questo scopo che noi ordineremo questi diaconi e questi sacerdoti.

Il sacerdote, cari amici, non è altro che il mediatore fra Dio e gli uomini, Mediator Dei et hominum. Certo, solo Nostro Signore Gesù Cristo è mediatore della Redenzione per mezzo della Sua Croce, ma il sacerdote istituito da Nostro Signore Gesù Cristo è lo strumento di Cristo Sacerdote per applicare la Redenzione alle anime; con la bocca, il cuore, le mani del sacerdote si eleva la preghiera della Chiesa verso Dio. Questa preghiera di lode, di supplica, si eleva dai fedeli essenzialmente per mezzo del sacerdote. Il sacerdote è mediatore di intercessione. E di rimando, la grazia divina scende sui fedeli, sugli uomini, tramite il cuore, le parole, le mani, i gesti del sacerdote. Così il sacerdote è veramente mediatore fra Dio e gli uomini, riconciliatore di Dio con gli uomini, offrendo specialmente con la grande preghiera del santo Sacrificio della Messa, le espiazioni, le suppliche e ottenendo la propiziazione di Dio verso i peccatori.

Questo duplice ruolo ascendente e discendente della mediazione del sacerdote in tutta la vostra vita da sacerdoti, cari ordinandi, è espresso molto bene nell’incensamento delle oblate nell’offertorio della Messa. Il sacerdote inizia col tracciare tre segni di croce sulle oblate, cioè il calice ripieno del vino e la patena su cui sta l’ostia. Egli traccia tre larghi segni di croce con l’incensiere «Incensum istud ad te benedictum ascendat ad te domine et descendat super nos misericordia tua». Egli pronuncia queste parole: che questo incenso da Voi benedetto ascenda a Voi o Signore; e in quel momento il fumo dell’incenso sale al di sopra delle oblate per esprimere la preghiera, la grande preghiera di Nostro Signore sulla Croce, la supplica di Nostro Signore sulla Croce per gli uomini peccatori.
Poi l’incensiere traccia tre cerchi concentrici attorno alle oblate: «Et descendat super nos misericordia tua», tre gesti avvolgenti, come se la misericordia di Dio venisse ad avvolgerci insieme, interamente, per esprimere che in quel momento, per l’azione del sacerdote, discende la grazia, la misericordia di Dio, la vera misericordia, che presuppone il pentimento dai peccati e la penitenza del peccatore.

Dunque, è in questo spirito cattolico del sacerdozio come mediatore fra Dio e gli uomini che io vi ordinerò, cari ordinandi.

Recentemente, ormai sono tre anni, è stata condotta dai media un’inchiesta in un paese dell’Europa ritenuto fervente nella fede cattolica. E c’era una domanda sulla pietà del sacerdote, per sapere quale fosse la pietà del sacerdote oggigiorno. E si interrogava sulla preghiera del sacerdote, poiché il sacerdote è proprio l’uomo della preghiera e della grazia. E si poneva la domanda: quanto tempo, con quale regolarità, pregate, voi sacerdoti cattolici, della Chiesa cattolica? E il risultato del sondaggio fu che il 42% dei sacerdoti di questo paese non pregava nemmeno una volta al giorno, ed anche meno, e certuni non pregavano affatto. Il 42% dei sacerdoti di quel paese.
Questa è la situazione della Chiesa, del sacerdozio di oggi.

Si poneva la domanda: con quale regolarità vi confessate, voi sacerdoti che avete tanto bisogno di ricevere il sacramento della penitenza? E la risposta fu che il 54% si confessava una volta l’anno o meno, o meno…

Questo significa che il sacerdote come uomo della grazia e della misericordia è sparito dall’orizzonte della Chiesa. Questa è la situazione attuale del sacerdozio e quindi ecco quant’è urgente che la Fraternità Sacerdotale San Pio X, che ha ricevuto questa eredità della Chiesa, per mezzo del nostro venerato fondatore, comunichi questo ideale e anche questa realtà cattolica del sacerdozio mediatore e santificatore delle anime, del sacerdote uomo della preghiera e della grazia.
E che la Fraternità assuma tutti i mezzi opportuni oggi, vista la situazione della Chiesa, per trasmettere a tutti i sacerdoti della Chiesa questa verità del sacerdozio di Nostro Signore Gesù Cristo, la realtà di Cristo Sacerdote e Re e comunicarla a tutta la Chiesa.

Questa natura del sacerdote come mediatore mi sembra molto semplicemente illustrata nella cerimonia dell’ordinazione sacerdotale.

Con l’unzione delle mani del sacerdote, con la trasmissione del calice e della patena e con la seconda imposizione delle mani accompagnata dal potere di assolvere i peccati. Questi tre riti sono compiuti alla fine dell’ordinazione, quando gli ordinandi sono già pronti per l’imposizione silenziosa delle mani del vescovo e per il prefazio consacratorio. Essi sono già sacerdoti. Nondimeno la Chiesa insiste, con questi tre riti secondari, per precisare qual è la natura del potere del sacerdote.

Prima di tutto l’unzione delle mani, così bella, così significativa. Il sacerdote non è più un uomo come gli altri, è un consacrato, poiché ha ricevuto l’unzione delle sue mani. Unendo le due mani dell’ordinante e dell’ordinato, il sacerdote pronuncia queste parole: «Consacrate e santificate, o Signore, con questa unzione e la nostra benedizione, queste mani, affinché tutto ciò che esse benediranno e consacreranno sia consacrato e santificato nel nome del Signore».

Ormai con le vostre mani, cari candidati al sacerdozio, voi compirete delle meraviglie, consacrerete e santificherete. Consacrare nella Messa, beninteso, tenendo il calice che diventerà il calice del Prezioso Sangue, e tenendo la patena che diventerà la patena che sostiene Nostro Signore Gesù Cristo, il Suo Corpo immolato. E consacrerete la santa Eucarestia, rinnoverete sacramentalmente il Sacrificio della Croce. E santificherete le anime con le vostre mani, con tutte le benedizioni della Chiesa, col battesimo, con la santa Comunione che darete.

Ora, cari fedeli, questa meravigliosa unzione delle mani del sacerdote è stata truccata dalla Chiesa conciliare da 46 anni. Paolo VI ha istituito altre parole, che non parlano né di consacrazione né di santificazione. Ecco perché noi conserviamo preziosamente questo tesoro di queste preghiere dell’ordinazione.

Secondo rito è il rito della presentazione al giovane sacerdote del calice e della patena, con delle parole molto chiare: «Ricevete il potere di offrire il sacrificio a Dio». Queste parole, non le trovate nelle altre parti dell’ordinazione. Da nessuna parte. E’ in questo rito secondario che voi trovate la precisazione ultima di ciò che è il sacerdozio che riceverete. Ricevere il potere di offrire a Dio il sacrificio e, continua «di celebrare le messe sia per i vivi sia per i morti in nome del Signore». Di celebrare le messe, è chiarissimo, sia per i vivi sia per i morti.
Non è solo un sacrificio di lode per i vivi, ma anche il sacrificio di espiazione e di propiziazione per le anime del Purgatorio di cui non si parla più nella Chiesa attuale. Il vostro sacerdozio è un sacerdozio che ha effetti nell’eternità, non solo sulla terra, ma anche in cielo, per fare entrare le anime in cielo, e in Purgatorio, per liberare le anime.

Mons. Lefebvre ci diceva: «Il sacerdote è un uomo di eternità, che non vive solo nel tempo, ma il cui sacerdozio ha effetti eterni».

Ora, questa bella preghiera è stata truccata, ancora una volta, dalla Chiesa conciliare, nel nuovo rito dell’ordinazione, quando il vescovo presenta il calice e la patena, col vino e l’ostia, dice semplicemente: «Ricevete i doni dei fedeli per offrirli a Dio».
E che cos’è questo? Ricevete i doni dei fedeli per offrirli a Dio? Tutto qui? Noi non riceviamo i doni dei fedeli, noi riceviamo il dono di Dio che è Nostro Signore Gesù Cristo immolato sulla Croce, per offrirlo di nuovo a Dio Suo Padre. Ecco la verità!
E noi non possiamo accettare evidentemente questo nuovo rito di ordinazione truccato, che fa gravare dei dubbi sulla validità di tante ordinazioni secondo il nuovo rito.

E infine il terzo bel rito, secondario è vero, e tuttavia così importante, il potere di assolvere i peccati. Il sacerdote dice all’ordinando, svolgendo la sua casula per significare che ormai può esercitare il sacerdozio e tutte le sue funzioni di sacerdote: «Ricevete lo Spirito Santo. I peccati saranno rimessi a coloro a cui li rimettere e saranno ritenuti a coloro a cui non li rimetterete». Le belle parole agli Apostoli il giorno di Pasqua, la sera del giorno di Pasqua, cosa c’è di più bello? Esprimere questo potere che i giovani sacerdoti hanno già ricevuto con l’imposizione silenziosa delle mani e col prefazio, certo, ma esprimere in maniera esplicita che il sacerdote ha il potere di rimettere i peccati.
Voi mi direte, ma Dio solo può rimettere i peccati. Esattamente, il sacerdote è lo strumento di Dio, Nostro Signore Gesù Cristo, per rimettere i peccati.

Ebbene, cari fedeli, questa preghiera, questo rito per trasmettere il potere di rimettere i peccati, è stato semplicemente soppresso nel nuovo rito dell’ordinazione. Non se ne parla più. Dunque questo nuovo rito dell’ordinazione non è cattolico. E dunque noi continueremo senz’altro a trasmettere fedelmente il sacerdozio reale e valido, e valido, col rito tradizionale dell’ordinazione sacerdotale.

Finisco, cari fedeli, invitandovi ad invocare la Santissima Vergine Maria, il suo Cuore immacolato, che può solo avere grande pietà per l’afflizione della Chiesa e della Roma attuali, affinché ci aiuti a trasmettere la fiaccola, a predicare chiaramente la dottrina di Nostro Signore Gesù Cristo, vero Dio, vero Re e vero Sacerdote, questo sacerdozio di Nostro Signore Gesù Cristo al quale i nostri futuri sacerdoti andranno a partecipare con la grazia di Dio.
Così sia.

In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Così sia.




luglio  2016

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