Fraternità San Pio X: Menzingen a Roma?


pubblicato il 3 marzo 2017 su DICI

Trattandosi di precisazioni sullo stesso argomento,
riportiamo in calce un'altra breve nota di DICI pubblicata sempre il 3 marzo 2017:
Umori e rumori






La Casa generalizia a Menzingen, Svizzera


Ne Il Foglio del 24 febbraio 2017, ripreso dall’agenzia cath.ch del 26 febbraio, il giornalista italiano Matteo Matzuzzi annuncia la prossima acquisizione da parte della Fraternità San Pio X di un edificio comprendente una chiesa in stile neogotico, Santa Maria Immacolata all’Esquilino, a Roma.
Secondo lui, questo acquisto sarebbe il segno di un accordo con la Santa Sede, anch’esso prossimo. Ed egli ne deduce che la Casa generalizia sarebbe presto trasferita da Menzingen a Roma.

A sostegno di queste «rivelazioni», Matteo Matzuzzi scrive: «Ad accelerare il tutto è stato direttamente il Papa, attraverso mons. Guido Pozzo, segretario della pontificia commissione Ecclesia Dei. Dal 17 al 20 gennaio scorso, a Santa Marta avrebbero soggiornato mons. Bernard Fellay (il Superiore della San Pio X), mons. Alfonso de Galarreta e l’assistente generale don Alain Nély. Alle trattative ha presenziato pure la Superiora delle suore della Fraternità. Don Nély è la persona incaricata di perfezionare l’acquisto del complesso

E’ vero che la Fraternità San Pio X è cattolica, dunque romana, e che il suo fondatore, Mons. Marcel Lefebvre, ha sempre voluto che essa avesse una sede a Roma. E’ per questo che una delle sue prime case fu quella di Albano, non lontano dalla Città eterna. E’ ugualmente vero che, nei rapporti che ebbe con le autorità romane, Mons. Lefebvre – come degno figlio del R. P. Henri Le Floc, cssp (1862-1950), rettore del seminario francese di Roma -, ha sempre proclamato la sua romanità. Cosa che lo portava a scrivere al cardinale Edouard Gagnon, allora inviato del Papa Giovanni Paolo II, il 21 novembre 1987: «Noi accettiamo volentieri di essere riconosciuti dal Papa così come siamo e di avere una sede nella Città eterna, di apportare la nostra collaborazione al rinnovamento della Chiesa; noi non abbiamo mai voluto rompere col Successore di Oietro, né voluto considerare che la Santa Sede fosse vacante, malgrado le prove che questo ci ha comportato

Da un punto di vista molto concreto, la Fraternità San Pio X cerca da numerosi anni di acquisire una cappella a Roma, per rimpiazzare quella che possiede e che sfortunatamente è troppo piccola. Se questa cappella, o meglio questa chiesa, avesse delle costruzioni annesse, esse potrebbero servire come alloggio per i sacerdoti di passaggio. Ma mai si è pensato di trasferire la Casa generalizia.
Per queste ragioni, dottrinali e pratiche, vi sono stati dei progetti di acquisto a Roma, e ve n’è e ve ne saranno fintanto che non si realizzerà ad una acquisizione certa e definitiva.
Per contro, per rispondere alle «rivelazioni» della stampa, non vi è alcun progetto di acquisto dell’immobile a Santa Maria Immacolata all’Esquilino, come scrive Matteo Matzuzzi. Né Mons. Fellay, né Mons. de Galarreta, né Don Nély hanno soggiornato a Santa Marta, e non erano neanche a Roma dal 17 al 20 gennaio. Certo, Don Nély deve recarsi frequentemente in Italia in ragione dell’interim che egli assicura a capo del Distretto, ma dal 17 al 20 gennaio si trovava a Mezingen e non è dotato di bilocazione. Quanto alla Superiora generale delle Suore della Fraternità, ella ha visitato la comunità delle religiose ad Albano, a febbraio, e qui non ha partecipato al alcuna contrattazione immobiliare.

Peraltro, questo 27 febbraio, il vaticanista de La Stampa, Andrea Tornielli, informato da migliori fonte romane, scrive:

«Negli ultimi giorni si sono diffuse diverse indiscrezioni sulla possibilità che la Fraternità possa acquistare uno stabile con annessa chiesa dove trasferire la propria sede a Roma e si è parlato del complesso di Santa Maria Immacolata all’Esquilino, a poca distanza dal Laterano.
«Il complesso è composto da una chiesa neogotica costruita nei primi del Novecento, edificata per i Frati della carità (detti “Frati bigi”) e da un edificio già adibito in passato a scuola elementare e media, oggi di proprietà di un ordine religioso. Si è detto che Francesco e la commissione Ecclesia Dei avrebbero propiziato l’acquisto. In realtà ciò non è avvenuto: l’Ecclesia Dei non è stata in alcun modo coinvolta, come pure non è stato coinvolto il Vicariato di Roma.»

Ne prediamo atto!


Umori e rumori (bis)



Un sito italiano annunciava: «Prima della fine del mese, dovrebbe giungere una proposta che viene direttamente dal Santo Padre, per offrire alla Fraternità San Pio X uno statuto ufficiale nella Chiesa». L’«informazione» è stata ripresa, l’indomani, da un sito americano. E su un forum francese, lo stesso giorno si poteva leggere: «Le voci sono confermate». L’autore del messaggio diceva di aver saputo «da dei sacerdoti della Fraternità» che Mons. Fellay si era recato in settimana «a Roma con i suoi due assistenti per un incontro molto importante».
Egli avrebbe potuto dire anche che il vescovo svizzero, che allora era a Menzingen, avesse il dono della bilocazione!

Un sito sedevacantista, riprendendo un articolo pubblicato nel Figaro in rete, dichiarava: «Le discussioni dottrinali fra Roma e Ecône sono terminate. Tradimento (e consumazione (?!) delle autorità della FSSPX che sanno quello che (sic!) fanno e accettano (sic)». Mentre un’agenzia romana, a proposito dello stesso articolo, scriveva: «Certe voci, da parte romana, non esitano a parlare di scacco al termine degli incontri tra teologi» del Vaticano e di Ecône.

I due paragrafi precedenti sono stati pubblicati da DICI il 25 giugno 2011!
http://www.dici.org/actualites/humeurs-et-rumeurs/

Noi abbiamo solo omesse le date delle pretese «rivelazioni» che allora la stampa confidava in «esclusiva» agli avidi lettori.

Oggi si parla di acquisizione, a Roma, da parte della Fraternità di un complesso edilizio comprendente una grande cappella, in vista di un prossimo accordo e di un trasferimento della Casa generalizia, del tutto prossimo, nella Città eterna.
Noi rispondiamo a queste «informazioni» in questo numero di DICI [vedi l'articolo qui sopra], non senza riprendere la conclusione dell’editoriale del 2011: «I rumori [voci] sono il riflesso degli umori di chi li propaga».







marzo 2017
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