Intervista di Alain-Marc Nély

secondo Assistente di Mons. Bernard Fellay

  del 26 maggio 2017


L’intervista, condotta da Anne Le Pape, è stata pubblicata sul giornale Présent del 26 maggio 2017, e ripresa da Actualitè, il servizio d'informazione della Fraternità San Pio X






Don Nély, da più di dieci anni, è il secondo Assistente di Mons. Fellay, Superiore Generale della Fraternità San Pio X. Le sue attività lo portano a percorrere il mondo con dei viaggi talvolta gravosi, e spesso si reca a Roma.


Reverendo, le sue funzioni la portano a compiere molti viaggi, può raccontarci qualche incontro originale fatto nel corso di questi spostamenti?

Vi sono, certo, degli incontri sorprendenti sugli aerei o negli aeroporti. L’abito ecclesiastico che porto permette a coloro che incontro di sapere con chi hanno a che fare. Talvolta mi capita – mi ricordo proprio dell’aeroporto di Tokyo o di Zurigo – di incontrare dei vescovi, che reagiscono più o meno bene, o dei preti che mi fermano, hanno voglia di parlare, vogliono conoscere la Fraternità. Ma noi passiamo dal Priorato all’aeroporto e dall’aeroporto al Priorato in brevi spazi di tempo, che non lasciano molto tempo per delle interviste improvvise.
Mi ricordo di un incontro fatto nel corso del mio ultimo viaggio a Vanuatu, nel mese di febbraio. Là abbiamo appena aperto una missione nel villaggio e io ho voluto incontrare il vescovo del luogo per conoscerlo. Arrivo dunque al vescovato con Don Bochkoltz, che si occupa di Vanuatu, della Nuova Caledonia e della Nuova Zelanda. Intravedo un monsignore corpulento in camicia blu, a piedi nudi con dei sandali. Gli dico che sono della Fraternità San Pio X e che avrei piacere di incontrare il vescovo. «Ah no! Lui non ha niente a che fare con voi – mi risponde – voi siete fuori dalla Chiesa». «Ma lei chi è?» - gli chiesto allora – mi risponde: «Sono in vescovo», «Monsignore, sono desolato, io sono Don Nély, secondo Assistente, ecc.» «Ma voi venite a portare lo scompiglio nella mia diocesi», mi risponde, «Io ho incontrato il Santo Padre alcuni giorni fa, ed è stato più gradevole di lei!» gli ribatto. E gli mostro una foto in cui sono con Papa Francesco. Ecco che ha subito cambiato atteggiamento e mi ha detto che in questo momento lui ci tollerava. E così ci siamo lasciati, mentre gli ho promesso che gli avrei fatto avere qualche parola da Roma in occasione del mio prossimo soggiorno…


A proposito delle conversazioni con Roma, avverte un cambiamento di attitudine dei vescovi nei confronti della Fraternità, dopo i passi fatti da Papa Francesco (a proposito delle confessioni, dei matrimoni…)?

Due vescovi in Francia hanno trasmesso ogni poter sui matrimoni alla Fraternità, Mons. Planet, vescovo di Carcassonne, e Mons. Rey, vescovo di Tolone. Un vescovo in Nuova Zelanda ha fatto lo stesso e il Nunzio in Argentina ha scritto a tutti i vescovi per chiedere che lascino via libera alla Fraternità

Si tratta di passi importanti?

Certo, noi attualmente stiamo preparando una direttiva per spiegare il tenore di questo documento e in quale misura possiamo applicarlo rispettando la volontà del Santo Padre. Penso che ci vorrà qualche mese perché le cose siamo chiare sia per i sacerdoti sia per i fedeli, poiché si tratta di una situazione relativamente nuova.

Senza chiederle di rivelare qualche segreto, non posso non farle la domanda: tutti si interrogano a proposito di una dichiarazione del Papa riguardo alla Fraternità… Si parlava del 13 maggio scorso, ed ora si parla del 7 luglio, anniversario del motu proprio che ha liberalizzato la Messa tradizionale. Si tratta di notizia fondate

Ho sentito parlare di queste due possibili date. Non ne vedo il fondamento. Si è detto di Fatima perché il Papa sa che i sacerdoti della Fraternità sono molto devoti a Fatima. Quanto al 7 luglio, noi non ne sappiamo niente. Ma tutto può succedere. Solo non si capisce perché a proposito di questa dichiarazione si è parlato di queste due date.

La Fraternità non sta cercando di acquistare attualmente una casa nel centro stesso di Roma, dunque più vicina del Priorato di Albano, peraltro un po’ decentrato?

Questa non è una novità, poiché quando fui nominato Superiore d’Italia, nel 2004, una delle mie priorità assolute fu di trovare giustamente un posto a Roma, in particolare una chiesa più visibile di quella di via Urbana, dove celebriamo la Messa da quasi trent’anni, posta tra Santa Maria Maggiore e Termini. Si tratta di un locale arrangiato che può contenere solo una cinquantina di persone. Nel 2006, quando fui nominato secondo Assistente, Don Pagliarani è diventato Superiore del Distretto d’Italia ed ha continuato a cercare. In seguito anche Don Petrucci, che gli è succeduto, ha fatto lo stesso.
Attualmente, noi abbiamo in vista tre complessi immobiliari, che potrebbero permetterci di installarci a Roma. La Casa Generalizia resterà in ogni caso a Menzingen, ma sarebbe bene avere un posto a Roma, una «procura», secondo il nome comunemente usato, come peraltro ce l’hanno tutte le congregazioni.
Quello che ci auguriamo, in più, è di avere un istituto, un centro universitario, un luogo in cui si possano fare delle conferenze, l’equivalente di ciò che si fa a Parigi con l’Istituto San Pio X.
Dunque, sì, noi cerchiamo a Roma un luogo in cui possiamo avere sia un punto d’appoggio per la Casa Generalizia, sia una bella chiesa, sia dei locali universitari. Preghiamo perché alla fine questo progetto si possa realizzare!

Le facilitazioni date alla Fraternità dal Papa per le confessioni e i matrimoni, riguardano anche le «congregazioni amiche»?

In linea di principio, ciò che attiene alla Fraternità San Pio X riguarda anche le congregazioni amiche. Questo è previsto nel progetto di Statuto per la Prelatura. E’ chiaro che la Fraternità non è un’entità separata da quelli che vorrebbero continuare a seguirla nella battaglia attuale.

Vorrebbe aggiungere qualcosa per i lettori di Présent… giornale che anche lei, credo, ha venduto nel metro?

Sì, con i fondatori, a cui ero molto vicino: Bernard Antony, Max Champoiseau,  nel metro Opera, me ne ricordo bene! Allora era un mensile, prima che diventasse un quotidiano. E ho conosciuto bene anche Jean Madiran… Sono ricordi che rimangono profondamente impressi nella memoria.
Io incoraggio Présent, certamente, a continuare il lavoro difficile che svolge, libero da ogni servitù, e i suoi lettori a sostenerlo attivamente.




maggio 2017

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