Dichiarazione del XXIV Capitolo Generale dei Cavalieri di Notre Dame

23 luglio 2017

Pubblicato sul sito francese Medias presse info




Dal sito dei Cavalieri di Notre Dame

Fondato nel 1945 ed eretto canonicamente nella Cattedrale di Chartres nel Natale del 1964, la Militia Sanctae Mariae, compagnia regolare e militante dei Cavalieri di Notre Dame, è una confraternita cattolica.

Creando la Militia Sanctae Mariae, il fondatore ha voluto espressamente una nuova cavalleria adatta alla nostra epoca, in grado di far rivivere lo spirito della cavalleria cristiana in ciò che essa ha di più puro e di universale, consacrandola in modo particolare alla Madonna.

L’Ordine dei Cavalieri di Notre Dame riunisce cattolici, uomini e donne, celibi e nubili o sposati, preoccupati di assumere cristianamente i loro impegni familiari professionali, coscienti che il loro stato di laici li chiama ad evangelizzare la società. Queste persone diverse trovano la loro unità nella regola di vita comune, la battaglia per il Regno di Cristo, l’amore per la Madonna e la fedeltà alla Chiesa.




La difesa della Fede

Quali che siano le peripezie, è incontestabile che l’idea di un riconoscimento romano della Fraternità San Pio X, in questi ultimi tempi ha fatto strada: discussioni, dichiarazioni, confessioni, matrimoni, da qui in particolare la reazione dei Decani e dei Superiori generali.

1 - Stato di necessità – In ogni caso resta chiaro che, essendo Roma sotto il controllo dei neo modernisti, la difesa della Fede e della Tradizione oggi è possibile solo appoggiandosi allo «stato di necessità» creato dalle gravi defezioni dottrinali e pastorali della gerarchia e dei papi conciliari e post-conciliari. Sarebbe infatti impossibile continuare a difenderle senza che si potesse combattere gli errori della Chiesa conciliare.
In altri termini, se si smettesse di ricorrere alla «giurisdizione di supplenza», conferita caso per caso dal Diritto Canonico in caso «di stato di necessità», per rimettersi alla giurisdizione concessa da Roma, ci si verrebbe a trovare in uno stato di dipendenza dalla gerarchia conciliare, cosa che, in pratica, renderebbe impossibile continuare a condurre la battaglia della Fede contro questa stessa gerarchia, e questo sarebbe contrario alla Regola dei Cavalieri di Notre Dome, «guardiani della Tradizione» (I, 12; III, 8), la quale impone loro di «difendere la Fede» (XVIII, 1 e 3, ecc.).

2 - Rifiuto del ricongiungimento: Nel caso delle confessione e poi dei matrimoni si è realizzato, ancor prima di un formale riconoscimento canonico della Fraternità San Pio X, un abbandono parziale e progressivo della nozione di stato di necessità, sul quale tuttavia si è fondata tutta la battaglia per la Fede condotta da Mons. Lefebvre.
Il fatto che la Fraternità San Pio X accetti una prelatura personale o un riconoscimento canonico, manifesterebbe pubblicamente che essa si è sottomessa alla gerarchia neo modernista, mentre, acconsentendo di essere detta «in piena comunione» con essa, avallerebbe il suo nuovo magistero, il suo nuovo catechismo, il suo nuovo Diritto Canonico, ponendosi sotto la «giurisdizione ordinaria» concessa dalla Santa Sede.
Nel suo «Itinerario spirituale» Mons. Lefebvre ha scritto: «E’ dunque preciso dovere di ogni sacerdote che vuole rimanere cattolico,separarsi da questa Chiesa conciliare, fino a quanto essa non ritroverà la tradizione del Magistero della Chiesa e della Fede cattolica». Perché rifiutare questa esortazione?
D’altronde, quand’anche alla Fraternità San Pio X si assicurasse una relativa autonomia ed eventuali garanzie, molto incerte, essa comunque entrerebbe nel seno del pluralismo conciliare e la Tradizione diverrebbe una «opinione» fra le altre. A quel punto, la Fraternità giungerebbe a superare quel punto di rottura che i Cavalieri di Notre Dame si rifiutarono di superare con essa stessa per difendere la Santa Chiesa cattolica contro tutte le sette, le eresie e gli errori denunciati dai papi, in particolare contro la setta modernista che attualmente occupa Roma (Regola I,, 4; III, 8).

3 - Ricorso ai «vescovi pienamente cattolici»: Poiché per un cristiano che vuole «fare l’opera della Chiesa» in generale – comprese le cresime, le ordinazioni e le consacrazioni -, è necessario vivere sotto la guida di un vescovo, noi manteniamo la piena fiducia nella Provvidenza, la quale, tra tutti i vescovi derivati da Mons. Lefebvre, ci conservi sempre dei pastori che si rifiutano di tradire la loro vocazione, di «ricongiungersi» con la Roma conciliare e di rimettere la grazia del loro episcopato nelle mani di un successore di Pietro ben lungi dall’essere «perfettamente cattolico».
Così, i Cavalieri di Notre Dame continueranno, secondo le loro costituzioni (preambolo § 5), ad «appellarsi al ministero del clero rimasto fedele», e cioè che non si è ricongiunto ufficialmente con la gerarchia neo modernista, ma è rimasto con i «vescovi pienamente cattolici, senza alcun compromesso con l’errore».
Nel suo «Itinerario spirituale», Mons. Lefebvre richiama questo principio in tutta la sua semplicità: «Una sola cosa è necessaria per la continuazione della Chiesa cattolica: dei vescovi pienamente cattolici, senza alcun compromesso con l’errore, che fondino dei seminari cattolici […]». Egli non parla dei «vescovi della Fraternità San Pio X», ma, in termini generali, parla di «vescovi pienamente cattolici», esattamente come parla di «un successore di Pietro perfettamente cattolico» (29 agosto 1987).

Madonna Santa, salvaci dallo spergiuro!




agosto 2017

Ritorna a Documenti